A.TTI R. ACOADEMIA DELLE SCIENZE DI T O R I ]sr o 5 . 0 (s 'L PUBBLICATI DAGLI ACCADEMICI SEGRETARI DELLE DUE CLASSI VOLUME QUARANTESIMOSESTO 1910-911 TORINO VINCENZO BONA Tipografo di S. M. e dei Reali Principi. 1911 ELENCO DKOLI ACCADblMlCJ RKS1I)^:NT1. NAZIONALI NON RESIDENTI STRANIERI E CORRISPONDENTI AL 8 1 ' Dkembre 1910. NB. — La prima data è quella dell'elezione, la seconda quella del R. Decreto che approva l'elezione. Presidente Boselli S. E. (Paolo), P." Segretario di Stato dell'Ordine Mauriziano e Can- celliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Dottore aggregato alla Facoltà di Griurispradenza della R. Università di Genova, già Professore nella R. Università di Roma, Professore Onorario della R. Università di Bologna, Membro dell'Istituto Storico Italiano, Socio corrispondente della Classe di scienze morali della R. Accademia delle Scienze del- l' Istituto di Bologna, Presidente della R. Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie e la Lombardia, Socio Corrispondente del- l'Accademia dei Georgofili, Presidente della Società di Storia Patria di Savona, Socio onorario della Società Ligure di Storia Patria, Socio onorario dell'Accademia di Massa, Socio della R. Accademia di Agri- coltura, Corrispondente dell'Accademia Dafnica di Acireale, Presidente Onorario della Società di Storia Patria degli Abruzzi in Aquila, Membro del Consiglio e della Giunta degli archivi, Presidente del Comitato Centrale della Società " Dante Alighieri „ , Presidente del Consiglio di Amministrazione del R. Politecnico di Torino, Presidente del Con- siglio Superiore della Marina Mercantile, Membro del Consiglio del Contenzioso diplomatico. Deputato al Parlamento nazionale. Presidente del Consiglio provinciale di Torino, Gr. Cord. ■^ e s^®, Gr. Cord. del- l'Aquila Rossa di Prussia, dell'Ordine di Alberto di Sassonia, dell'Ord. di Bertoldo I di Zahringen (Baden), e dell'Ordine del Sole Levante del Giappone. Gr. Uffiz. 0. di Leopoldo del Belgio, Uffiz. della Cor. di Pr., della L. d'O. di Francia, e C. 0. della Concezione del Portogallo. — Torino, Piazza Ma-ria Teresa, 3. Eletto alla carica il 24 aprile 1910 — 12 maggio 1910. IV Vi ce-Presidente Cainerano (Lorenzo), Senatore del Regno, Dottore aggregato alla Facoltà di Scienze fisiche, matematiche e naturali, Professore di Anatomia com- parata e di Zoologia e Direttore dei Musei relativi nella R. Università di Torino, Membro del Consiglio e della Giunta Superiore della Pubblica Istruzione, Socio della R. Accademia di Agricoltura di Torino, Socio cor- rispondente del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Membro della Società Zoologica di Francia, Socio corrispondente del Museo Civico di Rovereto, della Società Scientifica del Cile, della Società Spagnuola di Storia naturale, Socio straniero della Società Zoologica di Londra, Socio onorario della Società scientifica del Messico, Socio onorario della Società zoologica italiana, *, Comm. ^^. — Torino, Museo Zoologico della R. Università, Palazzo Carignano. Eletto alla carica il 29 maggio 1910 — 23 giugno 1910. Tesoriere Pai'oua (Carlo Fabrizio), Dottore in Scienze naturali. Professore e Direttoi'e del Museo di Geologia e di Paleontologia della R. Università di Torino, Socio nazionale della R. Accademia dei Lincei, Socio residente della R. Accademia di Agricoltura di Torino, Socio corrispondente del R. Isti- tuto Lombardo di Scienze e Lettere, del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, della R. Accademia delle Scienze di Napoli, e Corrispon- dente dell' I. R. Istituto Geologico di Vienna, Membro del R. Comitato Geologico, ecc., Cav. as;. — Torino, Museo Geologico della B. Università, Palazzo Carignano. Rieletto alla carica 27 novembre 1910 — 15 dicembre 1910. CLASSE 1)1 SCIENZE FISICHE. MATEMATICHE E NATURALI Direttore Jfaccari (Andrea), Dottore in IMatematica, Professore di Fisica sperimentale nella R. Università di Torino, uno dei XL della Società Italiana delle Scienze, Socio Nazionale della R.. Accademia dei Lincei, Socio corrispon- dente del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, dell'Accademia Gioenia di Scienze naturali di Catania e 'dell'Accademia Pontaniana, ITffiz. %, Comm. "J^. — Torino, Via Sant'Anselmo, 6. Fdetto alla carica il 15 dicembro 1907 — 23 gennaio 1908. Se(/retario Segre (Corrado), Dottore in Mateniatic-a, Professore di Geometria superiore nella R. Università di Torino, Socio Nazionale della R. Accademia dei Lin- cei e della Società Italiana delle Scienze (dei XL), Membro onorario della Società Filo.sotioa di Cambridj^e, Socio straniero dell'Accademia delle Scienze del Belgio e ili quella di Danimarca, Sdcìo corrispondente della Società fisico-Medica di Erlangen , dell'Accademia delle Scienze di Bologna, del R. Istituto Lombardo e idt (Viktor), Professore nell'Univ. di Heidelberga. — 5 Marzo 1905. Sness (Francesco Edoardo), Professore nella 1. Università di Vienna. — 5 Marzo 1905. Haag (Emilio), Professore nell'Università di Parigi. — 5 Marzo 1905. Lacroix (Alfredo), Membro dell'Istituto, Professore al Museo di Storia na- turale di Parigi. — 15 Maggio 1910. Kìlian 1 Carlo). Professore nell'Università di Grenoble. — Id. id. Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale. Saccardo (Andrea). Professore nella R. Università di Padova. — 8 Feb- braio 1885. Hookei* (Giuseppe Dalton), Direttore del Giardino Reale di Kew (Londra). — 8 Febbraio 1885. Pirotta (Romualdo), Professore nella R. Univ. di Roma. — 15 Maggio 1892. Strasburgcr (Edoardo), Professore nell'Univ. di Bonn. — 3 Dicembre 1893. Goebel (Carlo), Professore nell'Università di Monaco. — 13 Febbraio 1898. Peuzig (Ottone), Professore nell'Università di Genova. — Id. id. SchweudfMier (Simone), Professore nell'Univ. di Berlino. — Id. id. Wiesner (Giulio), Professore nella I. R. Univ. di Vienna. — 14 Giugno 1903. Klebs (Giorgio), Professore nell'Università di Halle. — Id. id. XIV Belli (Saverio), Professore nella R. Università di Cagliari. — Id. id. Baccarlnì (Pasquale^ Professore nell' Istituto di Studi superiori in Firenze. — 15 Maggio 1910. Mangio (Luigi), Membro dell'Istituto, Professore al Museo di Storia natu- rale di Parigi. — Id. id. Sezione di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparata. Sclater (Filippo Lutley), Segretario della Società Zoologica di Londra. — 25 Gennaio 1885. Chaaveau (G. B. Augusto), Membro dell'Istituto di Francia, Professore alla Scuola di Medicina di Parigi. — 1° Dicembre 1889. Waldeyer (Guglielmo), Professore nell'Università di Berlino. — Id. id. Guenther (Alberto), Londra. — 3 Dicembre 1893. Ilonx (Guglielmo), Professore nell'Università di Halle. — 18 Febbraio 1898. Miiiot (Carlo Sedgwick) , Professore nell' " Harvard Medicai School „ di Boston Mass. (S. U. A.). — 28 Gennaio 1900. Bonlenger (Giorgio Alberto), Assistente al Museo di Storia Naturale di Londra. — 28 Gennaio 1900. Marcliand (Felice), Professore nell'Università di Leipzig. — 14 Giugno 1903. Weisiuann (Augusto), Professore nell'Università di Freiliurg i. Br. (Baden). — 5 Marzo 1905. Laiikester (Edwin Ptay), Direttore del British Museum of Naturai History. — 5 Marzo 1905. Dastre (Alberto Giulio), Membro dell'Istituto, Professore nell'Università di Parigi. — 5 Marzo 1905. Ramon y Cajal (Santiago), Professore nell'Università di Madrid. — 15 Maggio 1910. Metchnikoff, Dottore, Vice Direttore dell' Istituto Pasteur in Parigi. — Id. id. Kossel (Albrecbt), Professore nell'Università di Heidelberg. — Id. id. Elirlìch (Paolo), Professore, Direttore dell'Istituto sperimentale di terapia in Frankfurt a. M. — Id. id. XV CLASSE DI mmU MORALI. mWM E FILOLOIÌICHB Dh-ettore. Manno (Barone D. Antonio), Senatore del Regno, Membro e Segretario della R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Membrd del Consiglio degli Archivi e dell'Istituto storico italiano. Commissario di S. M. presso la Consulta araldica, Dottore honoris causa della R. Università di Ttì- bingen, Gr. Uffiz. * e Gr. Cord. (^, Bali Gr. Cr. d'on. e devoz. del S. M. 0. di Malta, decorato di Ordini stranieri. — Torino, Via Ospedale, 19. Rieletto alla carica il 24 aprile 1910 - 12 maggio 1910. Segretario. De Sanctis (Gaetano), Dottore in Lettere, Professore di Storia antica nella R. Università di Torino, Socio ordinario della Società Archeologica italiana e della Pontificia Accademia romana di Archeologia, !®5. — Torino, Corso Vittorio Emanuele, 44. Rieletto alla carica il 24 aprile 1910 - 12 maggio 1910. ACCADEMICI RESIDENTI Bossi (Francesco), Dottore in Filosofia, Socio corrispondente della R. Acca- demia dei Lincei in Roma, s«g'. — Torino, Via Gioberti, 30. 10 Dicembre 1876 - 28 dicembre 1876. — Pensionato V agosto 1884. Manno (Barone D. Antonio), /predetto. 17 Giugno 1877 - 11 luglio 1877. - Pensionato 28 febbraio 1886. Carle (Giuseppe), Senatore del Regno, Dottore aggregato alla Facoltà di Giurisprudenza e Professore di Filosofia del Diritto nella R. Università di Torino, Socio Nazionale della R. Accademia dei Lincei, ^, Uff. #, Comm. ^©. — Torino, Piazza Statuto, 15. 7 Dicembre 1879 - 1° gennaio 1880. — Pensionato 4 agosto 1892. Graf (Arturo), Professore di Letteratura italiana nella R. Università di Torino, Membro della Società Romana di Storia patria. Socio onorario della R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, Socio • corrispondente della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova, dell'Ateneo di Brescia, della R. Accad. dei Lincei, ecc., Comm. * e s^. — Torino, Via Bricherasio, 11. 15 Gennaio 1888 - 2 febbraio 1888. — Pensionato 20 maggio 1897. XVI Boselli (Paolo), predetto. 15 Gennaio 1888 - 2 febbraio 1888. - Pensionato 13 ottobre 1897. Cipolla (Conte Carlo), Dottore in Filosofia, Professore emerito nella R. Uni- versità di Torino, Prof, di Storia moderna nel R. Istituto di Stndi Supe- riori in Firenze, Membro delia R. Deputazione sovra gli studi di Storia patria per le Antiche Provincie e la Lombardia,, Socio eft'ettivo della R. De- putazione Veneta di Storia patria, Socio nazionale della R. Accademia dei Lincei, Socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Monaco (Ba- viera), del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e della R. Deputa- zione Storica toscana, Comm. g^. — Firenze, Via Lorenzo il Magnifico, 8. 15 Febbraio 1891 - 15 marzo 1891. — Pensionato 4 marzo 1900. Allievo (Giuseppe), Dottore aggregato in Filosofia, Professore di Pedagogia e Antropologia nella R. Università di Torino. Socio onorario della R. Accademia delle Scienze di Palermo, dell'Accademia di S. Anselmo di Aosta, dell'Accademia Dafnica di Acireale, della Regia Imperiale Accademia degli Agiati di Rovereto, dell'Arcadia, della R. Accademia di Lucca, dell'Accademia degli Zelanti di Acireale e dell'Accademia cat- tolica panormitana, Cav. *, Gr. Uff .'^R-. — Toì-ino, Piazza Statuto, 18. 13 Gennaio 1895 - 3 febbraio 1895. - Pensionato 20 giugno 1901. Renier (Rodolfo), Dottore in Lettere ed in Filosofia. Professore di Storia comparata delle Letterature neolatine nella R. Università di Torino, Socio attivo della R. Commissione dei testi di lingua; Socio non resi- dente dell'I. R. Accademia degli Agiati di Rovereto; Socio corrispondente del R. Istituto Veneto di Scienze. Lettere ed Arti, della R. Deputazione Veneta di Storia patria, di quella per le Marche, di quella per l'Umbria, di quella per l'Emilia e di quella per le Antiche Provincie e la Lom- bardia, della Società storica abruzzese e della Commissione di Storia patria e di Arti belle della Mirandola, della Deputazione municipale ferrarese di storia patria, della R. Accademia Virgiliana di Mantova, dell'Accademia di Verona, della R. Accademia di Padova, dell'Ateneo Veneto e di quello di Brescia; Membro della Società storica lombarda e della Società Dantesca italiana; Socio onorario dell'Accademia Etrusca di Cortona, della R. Accademia di scienze e lettere di Palermo, dell'Ac- cademia Cosentina e dell'Accademia Dafnica di Acireale. Uffiz. <^, Comm. 'ovati (Francesco), Professore nella R. Accademia scientifico-letteraria di Milano. — 21 Giugno 1903. Rossi (Vittorio), Professore nella R. Università di Pisa. — id. id. Bofflto (Giuseppe), Professore nel Collegio delle Querce in Firenze. — id. id. D'Ovidio (Francesco), Senatore del Regno , Professore nella R. Università di Napoli. — id. id. Biadego (Giuseppe), Bibliotecario della Civica di Verona. — id. id. Cian (Vittorio), Professore nella R. Università di Pavia. — id. id. Vitelli (Gerolamo), Professore nel R. Istituto di studi superiori e di perfe- zionamento in Firenze. — 31 Maggio 1908. Flamini (Francesco), Professore nella R. Università di Padova. — Id. id. Gorra (Egidio), Professore nella R. Università di Padova. — Id. id. XXIV MUTAZIONI AVVENUTE nel Corpo Accademico dal 31 Dicembre 1909 ai 31 Dicembre 1910. Er.Ezroisj^i SOCI Eletti nell'adunanza della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche del 6 febbraio 1910, per com- porre la Commissione del premio (irantieri per la Storia (triennio 1907-1909). Eletti in seduta delle Classi Unite del 20 feb- braio 1910 per comporre la P Giunta per il XVII premio Bressa del quadriennio 1907-1910 (Premio internazionale). Cipolla (Carlo) . . . De Saiictis (Gaetano) Sforza (Giovanni). Naccari (Andrea) . Crnarcschì (Icilio) . Caineraiio (Lorenzo) Segre (Corrado) . Renier (Rodolfo) . Jluffìni (Francesco) De Sanctìs (Gaetano) | Sforza (Giovanni). . Artlig-ò (Roberto). In seduta del 6 marzo 1910 la Classe di Scienze morali, sloriche e filologiche prende atto delle dimissioni rassegnate dal me- desimo da Socio corrispondente per la sezione di Scienze filosofiche. Einaudi (Luigi), Professore. Vice Direttore del Laboratorio di Economia politica " Cognetti De Martiis ,, della R. Università di Torino, eletto Socio nazionale residente nell'adunanza della Classe di Scienze mo- rali, storiche e filologiche del 10 aprile 1919, e approvata l'elezione con R. Decreto del 1" maggi'o 1910. Bandi di Vesme (Alessandro dei Conti), Dottore, Direttore della R. Pina- coteca di Torino, id. id. Scliiaparelli (Ernesto), Professore, Direttore del R. Museo di Antichità di Torino, id. id. Boselli (S. E. On. Paolo), eletto Presidente dell'Accademia nell'adunanza a Classi Unite del 24 aprile 1910, e approvata l'elezione con R. De- creto del 12 maggio 1910. Naccari (Andrea), eletto Vice Presidente dell'Accademia. — Non accetta la carica. Manno (Antonio), rieletto a Direttore di Chisse nell'adunanza della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche del 24 aprile 1910, e approvata l'elezione con R. Decreto del 12 maggio 1910. De Sanctis (Gaetano), rieletto a Segretario di Classe, id. id. XXV Salvador! iTommaso), eletto Vice Presidente dell'Accademia nell'adunanza a Classi Unite del 15 maggio 1910. — Non accetta la carica. Balbìano (Luigi), Professore del R. Politecnico di Torino, eletto Socio na- zionale residente nell'adunanza della Classe di Scienze fisiche, mate- matiche e naturali del 15 maggio 1910, e approvata l'elezione con R. Decreto del 12 giugno 1910. Jfoether (Massimiliano), Professore nell'Università di Erlangen, eletto Socio straniero nell'adunanza della Classe di Scienze fisiche, matema- tiche e naturali del 15 maggio 1910, e approvata l'elezione con R. De- creto 12 giugno 1910. Baeyer (Adolfo von), Professore nell'Università di Miinchen, id. id. Thomson (John Joseph), Professore nell'Università di Cambridge, id. id. Siiess (Edoardo), Profes.'sore dell'I. R. Università di Vienna, id. id. Sono eletti a Soci corrispondenti nell'adunanza del 15 maggio 1910 della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali nelle diverse Se- zioni i seguenti : I Sezio.vk. -- Matematiche pure. Enriques (Federico), Professore di Geometria proiettiva e descrittiva del- l'Università di Bologna. Cruccia (Gio. Batt.l, Professore di Geometria superiore nell'Università di Palermo. II Sezione — Matematiche applicate. Astronomia e Scienza dell'ingegnere civile e militare. Cernili (Vincenzo), Dottore, Direttore dell'Osservatorio Collurania, Teramo. Darwin (Sir Giorgio), Prof, di Astronomia al Trinity College, Cambridge. Bonssinesq (Valentino), Professore di Calcolo delle probabilità e di Fisica matematica nell'Università di Parigi. Levl-Civita (Tullio), Professore di Meccanica razionale nella R. Università di Padova. Cavalli (Ernesto), Professore di Meccanica generale nella R. Scuola Supe- riore politecnica di Napoli. Ili Sezione. — Fisica generale e sperimentale. Battelli (Angelo), Professore di Fisica sperimentale nell'Università di Pisa. Garbasso (Antonio), Professore di Fisica sperimentale nell'Università di Genova. Neiiinaun (Carlo), Professore di Matematica nell'Università di Lipsia. Zeemau (P.). Professore di Fisica nell'Università di Amsterdam. Cantone (Michele), Professore Ordinario di Fisica sperimentale nell'Univer- sità di Napoli. XXVI IV Sezione. — Chimica generale ed applicata. Haller (Albin), Professore di Chimica organica nell'Università di Parigi. Willstatter (Richard), Professore di Chimica generale nell' Università di Zuricli. Eiigler (Carlo), Professore di Chimica nella Scuola superiore tecnica di Karlsruhe. Meyer (v. Ernesto), Professore di Chimica organica nella R. Scuola tecnica superiore in Dresda. V Sezione. — Mineralogia, Geologia e Paleontologia. Lacroix (Alfredo), Professore di Mineralogia al Museo di Storia naturale di Parigi. Kìlìau (Wilfrid), Professore di Mineralogia e Geologia nell'Università di Grenoble. VI Sezione. — Botanica e Fisiologia vegetale. Baccarìni (Pasquale), Professore di Botanica nell' Istituto di Studi supe- riori in Firenze. Mangin (Luigi), Professore di Botanica al Museo di Storia naturale di Parigi. VII Sezione. — Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparata. • Ramon y Cajal (Santiago), Professore di Istologia e Patologia nell'Univer- sità di Madrid. MetchnìkofF, Dottore, Vice Direttore dell'Istituto Pasteur in Parigi. Kossel (Albrecht), Professore di Fisiologia nell'Università di Heidelberg. Ehrlich (Paolo), Professore, Direttore dell'Istituto sperimentale di terapia in Frankfurt a. M. Cameraiio (Lorenzo), eletto alla carica triennale di Vice Presidente nella adunanza del 29 maggio 1910, e approvata l'elezione con R. Decreto 23 giugno 1910. Segre (Corrado), eletto alla carica triennale di Segretario di Classe nella adunanza della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali del 19 giugno 1910, e approvata l'elezione con R. Decreto 17 luglio 1910. Parona (Carlo Fabrizio), rieletto alla carica di Socio Tesoriere nell'adu- nanza del 27 novembre 1910, e approvata la elezione con R. Decreto 15 dicembre 1910. XXVII ]VI O li T I 17 Gennaio 1910. Kohiransc'h (Federico), Socio corrispondente della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali (Sezione di Fisica generale e sperimentale). 15 Febbraio 1910. Poreiia (Filippo), Socio corrispondente della Classe di Scienze morali, sto- riche e filologiche (Sezione di Geografia ed Etnografia). 18 Marzo 1910. Tobler (Adolfo), Socio straniero della Classe dì Scienze morali, storiche e filologiche. 4 Aprile 1910. AiMÌissone (Francesco), Socio corrispondente della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali (Sezione di Botanica e Fisiologia vegetale). 10 Maggio 1910. Caiiuizzaro (Stanislao), Socio nazionale non residente della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali. 4 Luglio 1910. Scliiaparelli (Giovanni), Socio nazionale non residente della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali. 24 Novembre 1910. Mosso (Angelo), Socio nazionale residente della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali. 28 Gennaio 1907. Poster (Michele), Socio corrispondente della Classe di Scienze fisiche, ma- tematiche e naturali (Sezione di Zoologia, Anatomia e Fisiologia com- parata). Souriniìro Mohnn Tagore, Socio corrispondente della Classe di Scienze mo- rali, storiche e filologiche (Sezione di Linguisfira e Filologia orientale). XXIX PUBBLICAZIONI PERIODICHE RICEVUTE DALL'ACCADEMIA Dal 1" Geunaio al 31 Dicembre 1910. NB. Le pubblicazioni segnate con * si lianno ia cambio: (|iii'lle notate con •* si comprano; e le altre senza asterisco si ricevono in dono. * Acireale. R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Zelanti. Rendi- conti e Memorie, serie 3*, voi. V e VI. — Memorie della Classe di Let- tere. Ser. 3% voi. VI (1907-1908). * Aix-Marseille. Université: Annales de la Faculté de Droit, T. II, Nos. 3-4. — Annales de la Faculté de Lettres, T. Ili, Nos. 1-4. * Alba. Società di Studi storici ed artistici per Alba e territori connessi : Alba Pompeia, anno 11, N. 1-6; 111, 1-4. Albany, N. Y. State Engineer and Surveyor. Report to the Governor of the Advisory Board of Consulting Engineers upon its Work relating to the Barge Canal from January 1, 1909 to January, 1, 1910. * Albuquerque. University of New Mexico. Bulletin. Catalogne Series, voi. XX. -- Language Series, voi. 1, N. 2. America. Library of Congress. Printed Cards how to order and use them. Bulletin 14, 15 (2d edition). — Transactions and Proceedings of the American Philological Association. 1908, voi. XXXIX. — American Urological Association. Transactions, 1909, voi. Ili. Eighth Annual Meeting at Atlantic City N. J. June 7th and Sth 1909. * Amsterdam. Académie Royale des sciences. Verhandelingen Afd. Natuur- kunde, 1 Sect.. DI. X, N. 1 ; 2« Sech, DI. XIY, 2-4, XV, 1 ; Verhandelingen Afd. Letterkunde, Nieuwe Reeks, DI. X, 2. — Zittingsverslagen Afd. Natuurkunde, voi. XVII. — Proceedings (Section of Science), voi. XI. — VersUigen en Mededeelingen-Letterkunde, 4" Reeks, Di. IX. — Jaarb. 1908. — Prijsvers Sex Carmina. Amico Monita rebus novis adversanti. * Angr<>rs. Société d'Études Scientifiques; Bulletin. Nouv. Sér., XXXVIII'' an., 190S. Athènes. Observatoire National. Annales. T. V. * .Vustl». Texas Academy of sciences. Transactions, 1907. voi. X. Anstralia. V. Melbourne. V. Sydney. Atti della li. Accademia — Voi. XLVl. " (• XXX PUBBLICAZIONI lilCEVUTE DALLA il. ACCADEMIA * Baltimore. Johns Hopkins University. Oirciilar. 1909, Nos. 1-9; 1910, 1-4. — American Chemical Journal, voi. XLI, Nos. 3-6; XLII, 1-6; XLIII, 1-5, — x\merican Journal of Mathematics, voi. XXXI, Nos. 2-4. — American Journal of Philology, voi. XXX, Nos. 1-4; XXXI, 1. - Historical and Politicai Science, Ser. XXVII, Nos. 1-12; XXXVFIl, 3. — Johns Hopkins Hospital. Reports, voi. XV. * Barcelona. R. Academia de Ciencias y Artes. Nóminii- del Personal académico, ano de 1909 a 1910. — Memorias, 3" època, voi. VHI, N. 7-23, — Boleti'n, 3' epoca, voi. HI, 1. * Basel. Naturforschende Gesellschaft. Verhandlungen, Bd. XX, Heft 2-3; XXI. * — Université. Catalogne des écrits aoadémiques, Suisse, 1908-1909. * Bassano. Museo Civico. Bollettino, anno VI (1909). 4; VII (1910), 1-3. * Batavia. Bataviaasch Genootschap van Knnsten en Wetenschappen. Guide . to the Pian of the Musenm. — Tijdschrift voor indische Taal. — Land en Volkenkunde Deel LI, Afl. n-6; Lll. 1-2. — Notulen, Deel XLVll, 1909, Afl. 1-4; XLVllI, 1910. 1-2. — Rapporten van de Commissie Nederlandisch Indie voor Oudheidknndig ondezoek op Java en Madoera 1907-1908. — De Java-Oorlog van 1825-1830, VI Deel, 1909.— Verhan- delingen, Deel LVIIT, Stuk 1-2. — Ethnographica in het Mnseum. — Meteorologisch Observatorinm. Regenwaarnemingen jin Nederlandsch- Indie. Dertigste Jaargang 1908, Deel 1, Dagelijksche Regenval; II. Uit- komsten. — R. Magnetical and Meteorological Observatory. Observations, voi. XXX, 1907 and Appendix 11. * Bergen. Bergen Museum. An Account oi' the Crustacea of Norway, voi. V, p. XXVIl et XXX, Copepoda Harpacticoida. — Aarsberetning for 1909. — Avhandlinger og aarsberetning, 1909. 3die Hefte; 1910, 1-2. * Berkeley. University of California. American Archaeology and Ethnology, V, 8; VII, 2, 4; IX, 1. — Botany, voi. Ili, 6-7; IV, 1. — Chronicle, voi. XI, 2-4; XII, 1. ~ Geology. voi. V, 16, 18-25. — Modem Philo- logy, voi. I, 1-3. — Physiology, voi. Ili, 14-17. — Zoology, voi IV. 3, 4; V, 2-4, 6-12; VI. 2-6. - Publications of the Academy of Pacific Coast History, voi. 1, 3. * Berlin. K. Preussische Akademie der Wissenschaften. Abhandluugen: 1909. Physikalisch-Mathematische Classe; 1909. Philosophisch-historische Classe. — Sitzungsberichte, 1909, N. XlrLIII; 1910, I-XXXIX. — Acta Borussica. Die Behordenorganisation und die allgemeine Staatsver- vi^altung Preussens im 18 Jahrhundert, Bd. V, Erste Hillfe von Anfang Januar 1730 bis Ende Dezember 1735; Bd. X , von Anfang 1754 bis August 1756. — Das Preussische Munzw^esen im 18 Jahrhundert. Munz- geschichtlicher Teil. Bd. IH (1755-1765), 1 v. 8". .— Die Getreidehandels- politik und die Kriegsmagazinverwaltung Preussen 1740-1756, 1 voi. 8". — Centralbureau der Internationalen Erdniessung. Verhandlungen der vom 21 bis 29 Septembre 1909 in London u. Cambridge abgehalteuen 16. all- gemeinen Conferenz. 1 Th. Sitzungsberichte u. Landesberichte uber die Arbeiten in den einzelnen Staaten. Berlin. Leyde, 1910; 1 voi. 4". PUBBLICAZIONI RICEVUTE DAI, LA K. ACCADEMIA XXXI Berliu. ZentralLureau der Interniit. P]r(lmessnnf?. Vérott'entliehungen. N. F., N. 20. ** — Historische Geseilschaft. .Jahresherichte der Geschichswissenschaft, XXX. Jahrg. 1907; 2 voL 8". * Bern. Naturforschende Gesellschaft Mitteilungcn... aiis dem Jahre 1908, Nr. 1665-1700; 1909, Nr. 1701-1739. * Besse. Station Limiiologique. Annales ; 1909, fase. 3" e 4°; T. Il, 1. * Beji'outh. Université de St.-Joseph. AlMachrio. Revne catholique orien- tale mensuelle. 1910. XII Ann., N. 1-12. ' Rolog:na. Istituto di Bologna. R. Accademia delle Scienze. Classe di Scienze fisiche. Memorie, Ser. VI, t. VI (1908-1909). — Rendiconti, N. S., voi. XIII (1908-1909). — Osservatorio della R. Università. Osservazioni meteorologiche dell'an- nata 1908. 1909. * _ Biblioteca Comunale. L"Archiginnasio. An. IV, 1909, N. 6; V, 1910, 1-5. * Bordeaux. Faculté des Lettres... et des Universités du Midi. Bulletin hispanique, T. XII, 1-4. — Bulletin italien , T. X, 1-4. — Revue des études anciennes, T. XII (1910). 1-4. * — Société des sciences physique.s et naturelles. Procès-verbaux des Séances, an. 1908-1909. — Commission météorologique du Département de la Gironde. Bulletin. an. 1908. * Boston. American Academy of Arts and Sciences. Proceedings, voi. XLIV, Nos. 18-26: XLV, 1-15. * — Boston Society of Naturai History. Proceedings, voi. XXXIV, 5-8. — Occasionai Papers, VII. Fauna of New England. 11. List of the Aves. — Massachusetts General Hospital. Publications, voi. II, N. 2 ; voi. Ili, 1. * Brescia. Ateneo. Commentari per l'anno 1909: 8". * Brookljii. Museum of Brooklyn Institute of Arts and Sciences. Science Bulletin, voi. I, N. 15, 16. * Bruxelles. Académie Royale de Belgique. Annuaire, 1910. — Classe des sciences: Bulletin, 1909, N. 1-13; 1910, 1-6. — Mémoires, Collect. in-8°, 2* Sér., T. Il, fase. 5-6. — Mémoires, Collect. in-4°. 2<= Sér., T. II, fase. 2-3. — Biographie nationale, T. XX. fase. 2. * — Société d'Archeologie Annale.s, T. XXIII, 1909. livr. 1-4. — Annuaire. T. XXI, 1910. * — Société des Bollandistes. Analecta Bollandiana. T. XX Vili, fase. 4; XXIX, fase. 1, 3. * — Société Entomologique de Belgique. Mémoires, T. XVII. — Annale.s. T. LUI. * — Société Belge du Geologie, de Paleontologie et d' Hydrologie. Bul- letin, T. XXUI, 1909, Nos. 1-10; XXIV, 1-3. — Mémoires. T. XXIII, 1909, Nos. 1-4. * — Société Royale Zoologique et Malacologique de Belgique. Annales, an. 1908. T. XLIII. * — Musée Royal'd'Histoire naturelle de Belgique. Extrait des Mémoires, T. V. — Études sur les Végétaux fossiles du Trieu de Levai (Hainaut) XXXII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA K. ACCADEMIA par P. Marty, avec une note prélimiuaire sur la resine fossile de ce gisement par M. Langeron. — Les fossiles du Jurassique de la Belgique avec description stratigraphique de chaque étage par H. Joly. — Explo- ration de la mer sur les còtes de Belgique par G. Gilson, P partie. — Descriptions des Ammonitides du crétacé supéricur du Limburg Belge et HoUandais et du Hainaut par De Grossouvre. — Pélécjpodes du Montien de Belgique par M. Cosmann. * Bruxelles. Observatoire Royal de Belgique. Annuaire astronom. pour 1910. — Annuaire météorologique pour 1910. — Annales, Nouv. sér.. Annales astronomiques, T. XII, fase. 1. — Physique du Globe, T. IV, fase. 2. — Liste des Observatoires Magnétiqufs et des,Observatoires Sismologiques. * Bucurestì. Societatii de Stiinte. Buletinul. An. XVllI, 1909, N. 5-6; XIX, 'l-5. * Budapest. Ungarisehe geologische Gesellschaft. Foldtani kozlony (Geolo- gische Mitteilungen), XXXIX kotet, 6-12 fuzet, 1909; XL, 1-5, 1910. — Budapester konigliche Gesellschaft der Aerzte. Verhandlungen, 1907, 1908 * Buenos Aires. Museo Nacional. Anales, Ser. Ili, T. XII. * — Sociedad Cienti'tìca Argentina. Anales, 1909. T. LXVIII, Entrega 2-6; LXIX, 1-4. — Centenaire de la Revolution de mai, 1810-1910. — Bulletin mensuel de Statistique municipale, XXIII° ann., 1909, N. 10-12; XXIV, 2-9. — Direcicón General de Estadistica de la Provincia. Boletin mensual. an. X, 1909, N. 102-107, 112. — Jardin Zoologico. Revista, Epoca II, T. VI, N. 22. * Cagliari. R. Università. Annuario, anno scolastico 1909-1910. '*' — Società storica sarda. Archivio storico sardo, voi. V, fase. 4. * Calcutta. Geological Survey of India. Records. voi. XXXVIIT, p. 3. 4; XXXIX (19091910); Memoirs, voi. XXXVII, XXXVIII. — Memoirs, Falaeontologica Indica, Ser. XV, voi. IV, fase. 2; VI, 2; N. S., voi. III, 1. * — Royal Asiatic Society of Bengal. Journal and Proceedings, voi. LXXIV ;1909), p. 4, voi. IV, May-December 1908. - Memoirs, voi. II, 5-9. — Board of Sciontific Advice for india. Annnal Report for tbe year 1908-1909. Calruttn. 1910. California. Vedi Berkeley, San Francisco * Canibridii'e. Cambridge Philosophical Society. Proceedings, voi. XV, p. 4-6. — Transactions , voi. XXI, N. 10-14. * — Museum of Comparative Zoology at Harvard College. Bulletin, voi. LII, N. 9, 11, 12. 14-17; LIV, 1. — Memoirs, XXXIV, 3; XXXVIII, 1; XX VII, 3. — Annual Report of the Curator 1908-1909. * Cape-Town. R. Society of South Africa. Transactions, voi. I. p. 2 (1910). * Catania. Accademia Gioenia di scienze naturali. Atti, ser. V. voi. II. — Bollettino delle sedute, 1909, fase. 10-13. * — Società degli Spettroscopisti italiani. Memorie, 1909, voi. XXXVIU, disp. 11-12; XXXIX (1910Ì, gennaio-novembre. * Clianibéry. Société Savoisiemie d'histoire et d'archeologie. Mémoires et documents, T. XLVil. PUr.BLlCAZIONI HICKVUTE DALLA R. ACCADEMIA XXXIII * Charleroi. Société Paléontoloj^ique et Aruhéolo<^iqne. Documents et Rapports, T. XXX. * Charlotteiibur^. Physikalisch-teohnische Reiclisanstalt. Die Tiitigkeit im .Tahre 1910. * Chicago. Field Museuni of Naturai History. — Report Series, voi. Ili, 4. — Anthropological Sev.. voi. VII, 3. — Botanical Sei-., voi. IV, 1. - Orni-- thological Ser., voi. I, 4, 5. — Zoological Ser., voi. VII, 7, 8; IX; X, 1, 2. — John Crerar Library. Fifteenth animai Report for the year 1909; 8°. * Christìaiiia. Videnskabs-Selskabet 1908. Forhandlinger Aar 1968. I. Ma- themarisk-Naturvideuskabelig Klasse 1908. * Cividale. Memorie storiche Forogiuliesi. An. V, 1909, fase 2-4. * Cinciiiuati. Lloyd Library. Builetin, 13, 1909; 12, 1910. — Pharmacy Ser., N. 2. — Mycological Ser.. N. 4. — Mycological Notes, N. 80-35, 1908-1910. * Concarueaii. Laboratoire de Zoologie et Pliysiologie maritimes. Travaux scientifiques, T. I, p. 1-2. * Copenhagiie. Académie R. des sciences et des lettres de Danemark. Le tempie Etrusco-Latin de l'Italie centrale par L. Fenger. — Ole Romers, Adversaria med understot telse af Carlsbergfondet. — Builetin, 1909, N. 6; 1910, Nos. 1-5. — Mémoires, Section des Sciences, T. V, N. 3, 4; VI, 5; VII!. 4. * Cracovie. Académie des Sciences. Builetin international. — Classe des sciences mathématiques et naturelles, Ser. A, 1909. N. 8-10; 1910. 1-7; Ser. B, 1909. N. 1-10; 1910, 1-6. — Classe de philologie. d'histoire et philosophie, 1909, N. 9-10; 1910, 1-2. * — Akademii Umiejetnosci. Catalogne of Polish Literature, T. IX (1909), 3-4. — Wydzial filologiczny, Ser. II, T. 1. — Wydzialu matematyczno- przyrodniczeco, 1909, T. 9, A, B. — Henryk IV wobec Polski Szwecyi 1602-1610, 1907; 1 voi. S'-. — Rozpraw^y: wydzial- historyczno-filozoficzny, Ser. II, T. XXVIII. — Rozprawy: wydzial filologiczny, Ser. ITI. T. IT. ' De Bilt (Utrecht). Institut Métcorologique des Pays Bas. Mededeeligen en Verhandelingen. N. 102, 9. 10. — Publication, N. 90. * Diiblin. Royal Irish Academy. Proceedings, voi. XXVIII, Sect. A, No. 1-3; Sect. B, 1-8; Sect. C, 1-12. — Royal Dublm Society. Scientific Proceedings, voi. XII, N. 24-36. — Economie Proceedings, voi. II, 1, 2. * Edhiburg-h. Royal Society. Proceedings, Session 1909-1910, voi. XXX, part 1-6. — Transactions, voi. XLVII, part 1-2. — Royal Observatory. Annals. voi. III; 4°. * — Royal Physical Society. Proceedings, voi. XVIII, 1-2. * — Edinburgh Geological Society, voi. IX, special part. * Erlangeii. Physikalisch-raedizinische Sozietat. Sitzungsberichte, 41. Bd., 1909; 8°. * Firenze. R. Accademia della Crusca, Atti, anno accademico 1907-1908; 1908-1909. * — R. Accademia economico-agraria dei Georgofili. Atti, serie 5*, voi. VII, disp. 1-3. Atti della li. Accademia — Voi. XLVl. e* XXXIV PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA * Fireuze. R. Istituto di Studi superiori pratici e di perfezionamento. Pub- blicazioni, fase. 27. Catalogo della Biblioteca dell'Osservatorio astrono- mico di Arcetri. — R. Istituto di scienze sociali " Cesare Alfieri ,. Annuario per l'anno ac- cademico 1909-1910. — Istituto Geografico militare. Processi verbali delle adunanze della Com- missione Geodetica italiana tenute in Roma nei giorni 14-17 aprile 1909. — Latitudine astronomica del punto trigonometrico di Monte Mario in Reina determinata negli anni 1904-1905. * — Osservatorio Meteorologico del R. Museo. Osservazioni dell'anno 1909. — Unione statistica delle città italiane. Annuario statistico delle città ita- liane, anno 111, 1909-1910^ redatto dal prof. Ugo Giusti. ** — Almanacco italiano, anno XV, 1910. Fiume. Deputazione di Storia Fiumana. 1. Statuti concessi al Comune di Fiume da Ferdinando I nel MDXXX. Pubblicati e tradotti per cura della Deputazione di Storia patria da S. Gigante. Fiume, 1910: 1 voi. 8°. * Freiburg- i. Br. Naturforschende Gesellschaft. Berichte, Bd. XVIII, 2. Heft. * Gap. Société d'Études des Hautes-Alpes. Bulletin, XX« Ann., 2" Sér., N. 38-39. 2« et 3^ trim. 1901; XXVllP Ann., 3« Sér.. 4« trim. 1909. * (Jenève. Institul National Genevois. Mémoires, T. XIX, 1901-1909; XX. 1906-1910. — Bulletin, T. XXVIII. XXIX. * — Société de Physique et Histoire naturelle. Mémoires, voi. XXXVI, fase. 1-3. * — Observatoire. Résumé météorologique de l'année 1908 pour Genève et le Grand Saint-Bernard; par R. Gautikk. — Moyennes des dix ans pour les éléments météorologiques observés aux fortifications de St- Mau- rice; par R. Gautieu et H. Duaime. — Observations météorologiques faites aux fortifications de St-Maurice pendant l'année 1908; par * R. Gautikk et H. Duaime. — L'hiver de 1908 et quelques hivers rigou- reux à Genève; par R. Gautiek. * Genova. Società Ligure di Storia patria. Atti, voi. XXXIX-XLIII. * — Società di letture e conversazioni scientifiche. Rivista ligure di scienze, lettere ed arti. An. XXXI (1909), fase. 6; XXXII (1910), 1-5. * — Museo civico di Storia naturale. Annali, Ser. 3°-, voi. IV. * Ooteborgs. K. Vetenskaps-och Vitterhets-Samhalles. Handlingar Fjàrde foljden. 12:e haftet 1909. * Goitìugen. K. Gesellschaft der Wissenschaften. Matematisch-physikalische Klasse: Abhandlungen, N. F., Bd. VI, 5-6 ; VII, 4. — Nachrichten 1909, Heft 3-4; 1910, 1-4. — Philologisch-historische Klasse: Abhandlungen, N. F., Bd. XII, 1, 2, 4. — Nachrichten, 1909, Heft 4; 1910, Beiheft, 1, 2. — Geschaftliche Mitteilungen, 1909, Heft 2; 1910, 1. * Gran ville Oliio. Denison University (Scientific Laboratories), voi. XIV, Art. 11-18; XV, pages MOO. * Habana. Academia de Ciencias inédicas , fi'sicas y naturales. Anales, Revista cienti'tìca, T. XLVI, ag^sto-diciembre 1909, enero-feb. 1910; XLVll, marzo-agosto 1910. PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA XXXV Halifax. Nova Scotiara liistitnte of Science. Proceedings and Transactions, voi. XII, p. 2; 1907-1908. * Halle a. S. Kaiserliche Leop. Carol. Deutsche Akademie dei- Natur- forscher. Nova Aota, Bd. LXXXVIIl-XCI. — Leopoldina. Heft XLIll-XLV. * Hambiirsr. Hamburgische Wissenschaftliche Anstalten. Jahrbuch, XXVI Jahrgang (1908). — Beiheft, XXVI (1908), 1-5. * Harleui. Société hoUandaise des sciences. Archive.s Néerlandaisos des sciences exactes et naturelles. Sér. II, T. XV, livrs. 1-4. — ffiuvres com- plètes de Christian Huygens. T. XII. Travaux de Mathématiques pnres, 1652-1656, 1 voi. 4°. * — Musée Teyler. Archives, Ser. II, voi. XII, 1" partie. * — Fondation Teyler van der Hulst. Catalogne du Cabinet Nnmismatique de la Fondation Teyler, 2" édit., 1 voi. 8°. * Heidelberg". Natnrhistorisch-medicinischer Verein. Verhandlungen, N. F., 10. Bd., 3-4 Heft. * Helsiugrfors. Societatis scientiarum Fennice. Aota, voi. XXXV, N. 1-10, + 1 non n.; XXXVI, 1-4; XXXVII, 2-4. 6-11; XXXVIII, 1. 3; XXXIX; XL, 1-4. — Òfversigt, voi. LI, A, B, C (1908-1909); LII, A, B, C (1909-10). — Bidrag, voi. LXVII, 1-3; LXVIII, 2. — Institnt météorologique centrai de la Société des sciences de Finlande. Observations météorologiques 1899-1900. — Meteorologisches Jahrbuch fiir Finland. Bd. Ili, 1903. Beobachtungen in Helsingfors und 33. Sta- tionen etc. — Schnee- und Eisverhàltn. in Finlande im Winter 1901-1902. Herman II stadt. Siebenbiirgischer Verein fiir Naturwissenschaften. Ver- handlungen und Mitteilungen, LIX. Bd., Jahrg. 1909; 8°. * Jena. Medizinisch-Naturwissenschaftliche Gesellschaft. Jenaische Zeit- schrift fiir Naturwissenschaft, N. F., Bd. XXXIX, Heft 1-4. — Denk- schriften, XIV. Liefg. 1,2; XVI, 2-4. * Inghilterra. British Association for the Advancement of Science. Report on the 79. Meeting... Winnipeg, 1909, August 25-September 1. London, 1910; 1 voi. 8°. Italia. Società italiana per il progresso delle scienze. Bollettino del Comi- tato Talassografico. N. 1. * Jnriew. Imp. Université. Acta, 1908, T. XVI; 1909, XVII. * Kharkow. Société mathématique. Communications, 2^ Sér., T. XI, Nos. 5-6; XII, 1. Kodaikanal. Kodaikanal Observatory. Memoirs, voi. I, p. 1. — Annual Report... for 1909. - Bulletin, No. XIX-XXII. Kyoto. Imp. University College of Science and Engineering. Memoirs, voi. II (1909-1910).'n. 1-11. * Leipzig. K. Sàchsische Gesellschaft der Wissenschaften. Philologisch- historische Klasse: Abhandlungen, XXVIII Bd., N. 1-2. — Berichte. Bd. LXI, 1909, Heft 3; LXII, 1910, 1-5. — Mathematisch-physikalische Klasse. — Berichte. 1909, 4. 5; 1910, 1. — Jablonowskische Gesellschaft. Jahresbericht, Miirz 1910. * — Verein fur Erdkunde; Mitteilungen 1908, 1909. XXXVI PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA * Leyde. Association Géodésique Internationale. Rapport sur les travaux . clu Bureau Central en 1909 et proarramme des travaux pour l'exercice , de 1910. * Liège. Société Royale des Sciences. Mémoires, 3'" Sér., T. Vili. * — Société Géologique de Belgique. Annales, T. XXXIV. 4Mivr.; XXXVl, 2« et 3* livr. Lima. Ministerio del Fomento. Cuerpo de Ingenieros de Minas. Boleti'n, N. 75-76. * Lisboiiue. Comniission du Service Géologique du Portugal. Mollusques tertiaires du Portugal. V part. Peleeypoliia. Academy of Naturai Sciences. Journal, 2nd Ser.. voi. XIV, p. 1. — Proceedings, voi. LXI, p. 2-3; Lll, p. 1. * — American Philosophical Society. Proceedings, voi. XLVIU, Nos. 191-193. * — Wagner Free Institute of Science. Transactions, voi. VII, 1910. Pinerolo. Biblioteca Municipale AUiaudi. Bollettino annuale, anno 1909. * Pisa. Università, .annali delle Università toscane, T. XXIX, 4". — Annuario della R. Università per l'anno accademico 1909-1910. * — R. Scuola Normale superiore. Annali. Scienze tìsiche, matematiche e naturali, voi. XI. * — Società Toscana di scienze naturali. Processi verbali, voi. XVIII, 5-8; XIX. 1-4. — Memorie, voi. XXV. * Portici. R. Scuola Superiore di Agricoltura. Anna'i. Ser. II, voi. VII e Vili, 1907, 1908. * Portland. Portland Society. Proceedings, 1909, voi. II. p. 8. * Porto. Academia Polytechnica. Annaes scientifìcos, voi. V, N. 1-3. Potsdam. K. Preussisches Geodàtisches institut. Verolfentlichung, N. F., No. 40-41, 43, 45. * Prag. K. Bòhmische Gesellschaft der Wissenschaiten. Jahn^sbericht fùr das Jahr 1909. Sitzungsberichte der Mathematisch-Naturwissenschaftlichen XLII PUBBLICAZIOXI RICEVUTE DALLA K. ACCADEMIA Classe, 1909. — Sitzungsberichte der Klasse fùr Philosophie, Geschichte und Philologie, 1909. — Biskupstvi Olomoucké 1576-1579 a volba Sta- nislava Pavlovského. Cislo XIX. — Jednota bratrskà v piunim vyhnanstvi (1572-1586). — Jindrich IV. a Europa v létech 1609 a 1610. Kriticky rozbor prainenuv a literatury. Prag". K. K. Sterawarte. Magnetische iind Meteorologische Bt'obachtuncren... in Jahre 1909. * Praze. Ceské Akademie Cisai'e Frantiska Josefa prò védy, slovenost a umèni. Almanach, Rocn. XX. — Archiv prò Lexikografii a Dialectologii, Trida III, Cislo 8. — Bulletin international. Résumé des travaux pré- sentés. Classe des sciences mathématiques, naturelles et de la mède- cine, XI V an. (1909). - Rozpravy, Trida I, Cislo 39; Trida II (Ma- them.-prirodnicka) , Rocn. XVIII; Trida 111, Cislo 29-32. — Sbirka praraenuv, Skupina I, Rada 1, Cislo 8; Rada li, 7-9; Skup. II, Cislo 10, Sesit 1, 2; 11, 14, 15. — Skup. Ili, 7. — Biblioteka Klassiku reckych a rimskysch, Cislo 18. — Filosoficka bibliotheka, Rada II, Cislo 2. — Vseoboena Botanika-Sprovnàvaci Morfologie , Dil 111. — Véstnik, Rocn. XVin, 1909. Pretoria. Transvaal Observatory. Annual Report of the Meteorological Department for the Year ended 30th June, 1909; Pi-etoria, 1910; 4". * Pusa. Agricultural Research Institute. Second Report on the fruit expe- riments at Pusa. Bull. 16. — Department of Agriculture in India. Memoirs : Botanical Series, voi. II, No. 9; III, 1-5. — Entomological Series, voi. Il, No. 9. * Reiiiis. Académie Nationale. Travaux, An. 1908-1909, T. 125. * Reiines. Société Scientifique et Medicale de TOuest. Bulletin. XV IIP An., 1909; T. XVIII, Nos. 2-3. * Rio de Janeiro. Bibliothèque Nationale. A Bibliotheca Nacional em 1905. Relatorio, Rio, 1908. — .1. Barhosa Bodrigues, Rela^ào das plantas expostas pelo Jardim Botanico (ExposÌ9ào Nacional de 1908). Rio, 1908. — Guide des États Units du Brésil. Édit. Bilac, Passos et Bandeira. Rio, 1904. — G. T. UE AzKVKDo, Relatorio do 1" semestre de 1906 (Pre- feitura do Alto Juruà). Rio, 1906. — lo., Segundo Relatorio (Prefeitura do Alto Jurua). Rio, 1906. — L. de Castilho, Estudo da fabrica9ào pelo processo da ditfusào (Industria assucareira). Rio, 1889. — C. Ferreira FiiAN^A, These para o concurso de rhetorica do Collegio D. Fedro II. Rio, 1879. — Relatorio (Ministerio da Justiga) apresentado em 1908. Rio, 1908, 3 voi. * Roma. Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Statistica delle cause di morte nell'anno 1907. — Movimento della popolazione se- condo gli Atti dello Stato civile nell'anno 1908. — Statistica della Emigrazione italiana per l'estero negli anni 1908 e 1909 con una ap- pendice di confronti internazionali. — Relazione della Commissione Reale incaricata di designare le zone più adatte per la ricostruzione degli abitati colpiti dal terremoto del 28 dicembre 1908. — Ministero delle Finanze. Movimento della Navigazione del Regno d'Italia PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA XLIII nell'anno 1908, voi. 1, Tavole analitiche; li. Tavole riassuntive. — Statistica del commercio speciale di importazione e di esportazione, 1909, dicembre; 1910, gennaio-ottobre. — Bollettino di Legislazione e Statistica doganale e commerciale, an. XXVI (1909), ottobre-dicembre; XXVll (1910), gennaio-agosto. — Indice generale delle materie conte- nute nei voi. dal 1889 al 1908. — Relazione sull'Amministrazione delle Gabelle per l'esercizio 1908-1909. — Movimento commerciale del Regno d'Italia nell'anno 1909, voi. 1, 11, 2 voi. 4". * Koiiiii. Ministero di Grazia, Giustizia e Culti. Statistica della Criminalità per l'auno 1906. — Notizie complementari alla statistica giudiziaria penale, 1909; 4°. — Emigrazione e colonie. Raccolta di rapporti dei RR. Agenti diplomatici e consolari, voi. IH, America. ^ Annali di Statistica, Ser. IV, N. IH. — Ministero dell'Interno. L'ordinamento delle carte degli Archivi di Stato italiani. Manuale storico-archivistico. Roma, 1910; 1 voi. 8°. ** — Ministero dell'Interno. Calendario generale del Regno d'Italia pel 1910, an. XLVllI; 8". ** — Ministero della Pubblica Istruzione. Annuario 1910. — L' Istruzione primaria e popolare in Italia con speciale riguardo al- l'anno scolastico 1907-1908. 3 voi. in fol. ■" — Senato del Regno. Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei conta- dini nelle provincie meridionali e nella Sicilia. — Programma-questio- nario. 1 fase, 1907, 4"; voi. 11, T. 1-2: 111, 1; IV, 1-2; V, 1-2; VII, 3. Roma, 1909; 4". — Biblioteca. Bollettino delle pubblicazioni di recente acquisto. An. VI, nn. 35; VII, 1, 2. * — R. Accademia dei Lincei. Annuario 1910. — Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali. Memorie, Ser. V, voi. VII, fase. 11-12; Vili, 1-6. Rendiconti, Ser. V, voi. XIX, 1" e 2° semestre 1910. — Classe di scienze morali, storiche e filologiche. Memorie, Ser. V, voi. XIII, XIV, 8-4. Rendiconti, Ser. V, voi. XVII I, XIX. — Notizie degli Scavi di antichità, Ser. V, voi. VI, 9-12; VII, 1-8. — Rendiconto dell'adunanza solenne del 5 giugno 1910. — Società italiana delle scienze (detta dei XL). Memorie di matematica e di fisica, Ser. Ili, T. XVI, 1910. * — Pontificia Accademia Romana dei nuovi Lincei. Atti, Anno LXIII (1909-1910), Sessione r'-7% 19 dicembre 1909-12 giugno 1910.— Memorie, voi. XXVII. * — R. Comitato Geologico del Regno. Memorie per servire alla descrizione della Carta d'Italia, voi. V, p. 1»; voi. XIII. — Bollettino, anno 1909, 2"-4'' trimestre; voi. XLl (1910), fase. 1°, 2°. — R. Osservatorio Astronomico del Collegio Romano, Memorie, Ser. HI, voi. V, p. P. Roma, 1910; 4°. * — Ufficio centrale Meteorologico e Geodinamico italiano. Annali. Ser. 2*, voi. XIX, p. 3% 1897; XXIV, l\ 1902; XXVII, .3% 1905. * — Istituto di Diritto romano. Bullettino. An. XXI, fase. 1-4 (1910); XXII (1910), 1-4. XlilV PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA K. ACCAIiEMIA Roma. Institut international d'Agriculture. BiiUetin du Bureau des reiisei- gnements iigricoles et des maladies des plantes, novembre 1910. — Bul- letin du Bureau des Institutions óconomiques et sociales, au. T, vol.I, Nos. 1,2. — Bulletin de statistique agricole, voi. I, N. 1-12. * — Società degli Agricoltori italiani. Bollettino quindicinale, an. XIV (1909), N. 23. 24; XV, 1910, 1-23. * — Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele. Bollettino delle Opere moderne straniere acquistate dalle Biblioteche pubbliche gover- native del Regno d'Italia, an. 1908-1909. Ser. 111. * — Biblioteca Vaticana. Studi e Testi. 21. Dispacci e lettere di Giacomo Gherardi Nunzio Pontificio a Firenze e Milano. — 22. Note agiografiche. * Rovereto. 1. R. Accademia di Scienze. Lettere ed Arti degli Agiati. Atti, Ser. Ili, voi. XV, fase. 3 4, 1909; XVI, 1-2, 1910. * Saint-Louis Mo. Missouri Botanica! Garden. Twentieth Annual Report, 1909. * St-rétersboiirg\ Académie Imp. des sciences. Bulletin, 1909, N. 18; 1910, 1-17. — Comptes rendus de Séances de la Commission sismiqne per- manente, T. 3, livrs. 1-3. — Musée Géologique Pierre le Grand. Travanx, T. Ili, N. 2-3. 1909. * - Comité Géologique. Bulletins, 1908, T. XXVlI, Nos. 4-10; 1909. XXVIII, 1-8. — Mémoires, voi. XVII, No. 2, Noxiv. Sér., livrs. 36, 40. 43-52. * — Observatoire Physique Central Nicolas. Annales, An. 1906, P-IP- partie. — Observations météorologiques en Mandchourie, 1'' fase. — Publi- cations. Sér. Il, voi. VII, XVllI. — Missions scientifiques pour la mesure d'un are de méridien au Spitzberg entreprises eu 1899-1901. T. I. Geo- desie; 11. Section. * — Société physico-chimique russe. Journal, T. XLl, 9, 1909; XLIl, 1-7. * San Francisco. California Academy of sciences. Proceedings, voi. Ili, pp. 49-72. * Sassari. Studi sassaresi. An. VII, sez. II, fase. 3. •Siena. R. Università degli Studi. Annuario accademico 1909-1910. * - R. Università. Circolo Giuridico. Studi Senesi. 2" Ser. voi. T, 1909-10; II. 1-4, 1910. * — R. Accademia dei Fisiocritici. Atti, Serio V. voi. 1, N. 7-10 (1909); 11, 1-6 (1910). * Stoclcholin. Académie Royale Suédoise des Sciences. Handlingar (Mé- moires), Bd. XLIV, N. 1-5; XLV, 17. Arkiv for Matematik, astro- nomi och fysik, Bd. V, N. 8-4; VI, 1. — Arkiv for kemi, mineralogi och geologi, Bd. III, 3-5. - Arkiv for botanik, Bd. IX. 1-4. — Arkiv for zoologi, Bd. V, 4; VI, 1-4. — Arsbok (Annuaire). Ar 1909. — Obser- vations météorologiques Suédoises, Bd. 50, 50 B et Appendix, 1-2, 51. — Meddelanden fràn K. Vetenskapsakad. Nobelinstitut, 1, 14, 15. — Ac- cessionskatalog, XXII (1907). — Lefnadsteckningar, Bd. IV, Haft, 4. — Le pris Nobel en 1907. — Minnesfesten ofver Cari von Linné den 25 Maj 1907. Slonylmrst. College Observatory. Results of Meteorological and Magne- tical Observations 1909. PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA K. ACCADEMIA XLV . * . StrassburjJi". Intin-mitionale Kommissioii tur wisseiischattliche Lut'tschiti'ahrt. Venitìontliclmngen. Jahrgang 1908, Hel't 1-12. * Stuttgart. Verein fiir vaterlilndische Naturkinide in Wiiittemberg. Jahres- hefte 66 und 1 Beilage, 1910. — Mitteilungen derGeologischen ALteilung dea k. VVurttembergischen Statistischen Landesamts, N. 7. * Svìzzera. Conimission Géologique Siiisse. Matériaux pour la Carte géo- logique de la Suisse, livr. XXIV, 2" Sér. de la Carte speciale, N. 27 a e b avec notices explicatives; N. 50; N. 54 avec profil et notices expls.; N. 56rt, è; 57. — Commis'^ion Géodésiqiie Suisse. Astronomisch-geodatische Arbeiten in der Schweiz. Voi. XII. Zurich, 1910; 4°. * — Scliweizerische Naturforschende Gesellschaft. 91. Jahresversammlung vom 30 August bis 2 September 190B in Glarus, Bd. I, II. — 92" Session du 5 au 8 septembre 1909 à Lausanne, T. I, II. — Neue Uenkschriften, Bd. XLIV. Text u. Tafeln u. Karten. Sydney. Report of the 12 IMeeting of the Australian Association for the advancement ot seience, held at Brisbane, 1909. Brisbane, 1910: 1 voi. S". * — Royal Society of New South Wales. Journal and Proceedings, voi. XLII: XLIIl, p. 1, 2. Taciibaya. Osservatorio Astronomico Nacional para el aiìo de 1910; 16". * Tauanarive. Académie Malgache. Bulletin, An. 1908, voi. VI. Teddiiigtou Middlesex. National Physical Laboratory. Report for the Year 1909. * Thoiiou. Académie Savoisienne. Mémoires et Dociimeuts, 1909. * Tokyo. Kaiserlich-Japanischen Universitiit. Mitteilungen aus der Medi- zinischen Fakultilt, Bd. Vili, 3; IX, 1. — Imperiai University College of Science. Journal, voi. XXVII, art. 2-13. — Imperiai Earthquake Investigation Committee. Bulletin, voi. Ili, 2; IV, 1. * Topeka. Kansas Academy of Science. Transactions, voi. XXII, 1909; 8°. — University Geological Survey of Kansas. Voi. IX, Special Report on Oil and Gas ; 1 voi. 4°. * Torino. R. Accademia di Agricoltura. Annali, voi. LII, 1909; 8". * — R. Accademia di Medicina. Giornale, An. LXXIl (1909), N. 9-12; LXXIII (1910), 1-7. * — R. Deputazione sovra gli studi di Storia Patria. Le campagne di Guerra in Piemonte (1703-1708) e l'Assedio di Torino (1706). Studi-documenti- illustrazioni. Voi. IX e X. — Miscellanea di Storia italiana, 3* Ser., T. XIV. — Biblioteca di Storia italiana recente (1800-1870). voi. IlL * — R. Università. Annuario 1909-1910. — Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università. Bollettino, Voi. XXIV, 1909. * — R. Politecnico: Classificazione degli allievi che nell'an. scoi. 1908-1909 riportarono il diploma di Ingegnere Civile, di Ingegnere Industriale o di Architetto. * — Club Alpino italiano. Rivista, 1909, voi. XXVIII, N. 11-12: XXIX, 1-11 e Suppl. a! N. 1. — Bollettino pel 1910, voi. XL, N. 73. — Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti. Atti, voi. Vili, fase. 1. XLVI PUBBLICAZIONI llICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA * Torino. Società Meteoroloofica italiana. Bollettino bimensile, Serie III, voi. XXIX, XXXL 2. * — Osservatorio Astronomico della R. Università. Annuario astronomico pel 19061911. * — Consiglio Provinciale. Atti, Aii. 1909. * — Municipio. Annuario 1908-1909. — Bollettino statistico, 1909, agosto- dicembre; 1910, gennaio-agosto. — Atti, an. 1908. — Guida per i soc- corsi d'urgenza. — Relazione sulle condizioni igieniche sanitarie e demografiche per l'an. 1908. — Relazione della Commissione incaricata di studiare i provvedimenti adatti a risolvere il problema del caro dei viveri. Torino, 1910; 4°. — Associazione " Pro-Torino „. Pro-Torino, an. V, 1909, N. 12; VI, 1-11. * Toronto. Canadian Institute. Transactions. N. 19, voi. Vili, p. 4. — University of Toronto Studies. Review of historical publications relating to_ Canada, voi. XIV. Toronto, 1910: 8°. Tortosa. Observatoire de l' Ebresis à Roquetas . dépendant du Collège d'Etudes supérieures de Jesus, de Tortosa: 1. Notice sur l'Observatoire et sur quelques observations de l'Éclipse du 80 aoùt 1905; 2. L'obser- vation solaire; 3. La section magnétique; 4. La section électrique. Boletin mensual. Enero 1910, voi. I, N. 1. * Touloiise. Université. Annuaire pour l'an. 1909-1910 et livret d'étudiant. — Annales du Midi. XXI« Année, 1909. Nos. 83-84. — XXII, 1910, 85. — Annales de la Faculté des sciences. 3'^ Sér., an. 1909, T. 1, l' fase. * Trieste. Società di Minerva. Archeografo Triestino, voi. V, III Ser., fase. 2°. Tiifts College Mass. Tufts College Studies, voi. II. No. 3 (Scientifie Series). * Udine. Civica Biblioteca e Museo. Bollett., A. IH, 1909, N. 3-4; IV, 1910, 1-3. * Upsala. Royal University. Result of the Svredish Zoological Expedition to Egypt and the White Nile, 1901, Part III. — Universitati Lipsiensi secularia quinta diebus xxvin-xxx mensis Julii A. D. MCMIX celebranti gratulantur Univ. Ups. Rector et Senatus. — Katalog ofver Linkoping Stifts- och Laroverks-biblioteks incunabler 1910 af J. Collijn. — Bul- letin mensuel de l'Observatoire météorologique, vol.XLI, an, 1909; 4°. — Bref och SchritVelser af och till Cari von Linné, Del. JV. — Commen- tationes TuUianae. De Ciceroni s epistulis ad Brutum ad Quintum fratrem ad Atticum Quaestiones scripsit H. Sjogren. Accedunt duae tabulae phototypice exprossae. — Till Kungl. Vetenskaps Societatis i Upsala vid dess 200-Arsjubileum of Uppsala Universitet den 19 november 1910. — ^rsskrift, 1909. — K. Humanistika Vetenskaps-Samfundet. Ski-ifter, Bd. XII. * Urbana. Illinois State Laboratory of Naturai History. Bulletin, voi. VII, art. 10 a. Index, VIII, 2-5. Valle Pompei. Santuario di Pompei. Calendario 1910. * Venezia. R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti. Atti, T. LXVIII, disp. 10°; LXIX, 1-7. — Memorie, voi. XXVIII, N. 3-5. * — R. Magistrato alle Acque. Ufficio Idrografico. Pubblicazioni, N. 1-11. — Livellazioni di precisione, N. 1-13, 18, 21, 51, 52, 55, 56. — Bollettino: PUBBLICAZIONI KICEVUTE* DALLA R. ACCADEMIA XLVII Parte I (a), Servizio meteorologico: Dati orari osservati a Venezia per cura dell'Osservatorio del Seminario Patriarcale, centrale della Rete del Ma<^istrato, anni 1908, 1909. 1910, gennaio-agosto. — Parte I (6) Servizio meteorologico: Dati osservati nelle stazioni meteorologiche della rete del Ma^^fistrato , anni 1908, 1909, 1910. gennaio-agosto. — Parte II, Servizio pluviometrico e idrometrico, anni 1909, 1910. gen- naio-febbraio. — Parte HI, Servizio mareografico. Dati orari e dati di alta 0 bassa marea, anni 1909. 1910, gennaio-marzo. — Partecipation à l'Esposition International de Bruxelles, 1910. * Vercelli. Società Vercellese di Storia ed Arte. Archivio. Memorie e Studi. An. I, 1909, N. 8-4: II, 1910, 1-2. * Verona. Accademia d'Agricoltura, scienze, lettere, arti e commercio. Atti e Memorie, Serie IV, voi. X. — Osservazioni meteoriche dell'anno 1909. * — Museo civico. Madonna Verona. Bollettino. An. Ili, 1909, N. 12; IV. 1910, 13-15. * Vicenza. Museo Civico. Bollettino. 1910, fase. 1-2. * Warszawa. Towarzystwa Naukowego Warszawskiego (Travaux de la So- ciété scientifique). II. Classe des sciences anthropologiques, sociales, historiques et philosophiques. 1909, 2; 1910, 1. — III. Classe des sciences mathématiques et naturelles : Coraptes rendus des Séances, An. II (1909), Rok II, N. 8-9; An. 111(1910). Rok III, fase. 1-7. — Komisya Histo- ryczna, T. 1 (1582-1602), N. 3. * Washington. Library of Congress. Report of the Librarian Congress for the fiscal Year ended .lune 30, 1898: June 30, 1900-1909. Washington, Government Printing Office; 8 voi. 8°. — Library Congress. The Library of Congress and its Work. — Publi- cations issued since 1897, January 1909, March 1909, January 1910; 3 fase. 8°. — Want List of Publications of Societies, New edition, 1909. — Want List of Periodicnls. New edition, 1909. — Duplicate perio- dicals and serials. Available for exchange January 1910. — Want List of American historical Serials, 2nd edit., 1909. — Want List of Ame- rican 18th Century Newspapers, 1909. * — Department of Interior. U. S. Geological Survey. 80 Annua] Report, . 3 voi. 8". — Bulletm. Nos. 87, 88, 130, 135, 137. 140-142, 144-146. 149, 151-153, 155-157, 162, 163, 165, 168, 169, 172, 178, 175, 179, 181, 185. 194, 197, 199, 201, 204, 205, 215, 216, 218, 222, 224. 226. 229, 230, 232, 233. 237, 239-242, 244-250, 253-256, 258.262, 264-266, 269, 271, 273-284, 286-288, 291:296. 299-302, 304, 305, 307-313, 319, 320, 326, 327, 329, 330, 332, 333, 336. 341, 356, 360, 368, 370-380, 382-390, 392-397, 399, 400-406, 408-414. 416, 418, 421, 423, 424. - Professional Paper, N. 59, 64-66, 67. — Water Supply Paper, Nos. 223, 224. 225, 227, 228-234, 235. 236 238, 242. * — Department of Commerce and Labor. Bureau of Standards, Bulletin, voi. VI, 1-2. — Coast and Geodetic Survey. Geodesy. The figure of the Earth and Isostasy from Measurements in the United Statea by J. F. Hayford. — Supplementary investigation in 1909 of the figure of the XLVIII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA Earth and Isostasy. — Report of the .Superintendent of the Coast and Geodetic Siirvej' strowing the progress of the Work from July 1, 1908 to June 30, 19Ù9. * Washington. Smith.sonianlnstitution. United .States National Museum. Pro- ceedings, voi. XXXV, XXXVI. — Bulletin, 63-69, 72. - Contributions from the United States National Herbarium, voi. XII, p. 7-10; XIII, 1-2. — Report on the progress and condition of U. S. National Museum for the Year ending June 30, 1909. * — Smithsonian Institution. Smithsonian Miscellaneous Collections, voi. 52, N. 1860-1872 (voi. V, p. 3-4); voi. 54, 1870, 1922; 1924-1927, voi. 55; vo. 56, 1-4. — Annual Report of the Board of Regents..., 30 June 1908. — Smithsonian Mathematical Tables;. Hyperbolic functions prepared by G. F. Becker and G. E. van Orstrand (N. 1871). * — Smithsonian Institution. Bureau of .American Ethnology. Bulletin, 38, 39. 41, 42, 48. * — D. C. Garnegie Institution. Founded by Andrew Carnegie. Scope and Organization, 1 fase. 4°. — Year Book , N. 8, 1909. — Publications, N. 74, voi. [, li. 85, 85 (Kentucky), 85 (Delaware) . 87; voi. II, 96, 99, 100, 104, 105, 108, 111, 112, 116, 117, 121, 122, 123, 125. * — Philosophical Society. Bulletin, voi. XV. Simon Newcomb. * — U. S. Naval Ob.servatory. Synopsis of the Report of the Superintendent ...for the fiscal Year ending .lune 30, 1909. * Wien. Kaiserliche Akademie der Wissenschaften. Almanach, 1870, 1904, 1905, 1909. — Mathematisch-naturwissenschaftliche Klasse, Sitzungs- berichte, Abth. I, Bd. GXIV; GXVIl, 8-10; GXVIII; CXIX, 1-5. Abth. Ila, Bd. GXtV; CXVII, 10; GXVIII; GXIX, 1-4. Abth. II ò. (Bd. CXIV; GXVII,- 8-10; GXVIII; GXIX, 1-6. Abth. III, Bd. GXIV, GXVII, 8-10; GXVIII; GXIX, 13. — Denkschriften, Bd. LXXI, 1 Theil; LXXVIII ; LXXX; LXXXIV. — Philosophisch-historische Klasse, Sitzungsberichte, Bd. I, Heft 1-5; LXXX, 3; GXLIX; GL; GLVUI; GLIX, 4-5; GLXI, 1, 3, 4, 7, 9; GLXIl , 1-6; GLXIII, 1, 2, 4, 6; GLXIV, 1-4; GLXV, 3; GLXVI. 2. — Re- gisterzu den Bd. 91-100; 141-150; 151-160. — Denkschriften, LI-LIII, 3; LIV. 1. - Archiv, XGII, 2Halfte; XCIII, 2; XGIV, 1; XGV-XGXIX, 1; G, 1 Hiilfte; GÌ, 1. — Fontes rerum Austriacarum . LVIII. 2; LXII. — Mitteilungen der Erdben-Kommis.sion, N. XXVIIl-XXX, XXXIV- XXXVII-XXXIX. * _ K. K. Geologische Reichsanstalt. Verhandlnngen. 1909, N. 10-18; 1910, 1-12. - Jahrbuch, Jahrg. 1909, LIX Bd., 1-4 Heft: LX. 1.2. * — K. K. Zoologisch-Botanisehe Gcsellschaft. Verhandlungen, Jahrg. 1909, LIX Bd. — Gestorreichische Gomraission fiir die interuationale Erdmes.sung.Vei-hand- lungen-ProtokoUe iiber die am 5. Dezember 1908 abgehaltenen Sitzung. * Wiirzbur^. Physikalisch-medicinische Gesellschaft. Sitzungsberichte, 1908, N. 6; 1909. 1-5. — Verhundlungen, N. F., Bd. XI, 6, 7. * Zagrebu. Jugoslavenska Akademija znanosti i umjetnosti. Ljetopis. 1909, 24 Svezak. — Rad, Knjiga 178, 180, 182. — Razredi hist.-filolog. i filo- PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA K. ACCADEMIA XLIX zofico-juridicki. — Zbornik za narodni zivot i obicaje juznili tìlavena, Kniga XIV, Svezak 2; XV, 1. — Rjecnik hrvatskoga ili srpskoga jezika, Sv. 28, Micaii. 1 Mjesto. — Codex diplomaticus Regni Croafciae, i)al- matiae et Slavoniae. Voi. VII. Diplomata anaorum 1290-lBOO con- tinens. — Monumenta spectantia ad historiam Slavorum meridionalium, voi. XXXII. Zagrebii. Kr. Hrvatsko-Slavonsko-Dalmatiuskoga Zemaljskoga Arkiva Godina, XII, 1-2. — Societas seientiarum naturalium croatica. Glasnik, Godina XX-XXI. Ziiricli. Naturforschende Gesellschatt. Vierteljahrsschnft, 53. Jahrg., 1908, 4 Heft; 54. Jahrg. 1909, 1-4 Heft; 55. Jarhg. 1910, 1-2 Heft. PERIODICI 1910. * Acta mathematica. Zeit.'^chrit'l, ht-ran-sgegeben von G. MittagLeffler. Stock- holm : 4". % ** AUgemciiie Deutsche Biographie. Leipzig; 8". ** Aliiianacco italiano. Piccola enciclopedia popolare della vita pratica. ** Aniialeii der Physik und Cheinie. Leipzig; 8". ** Aimales de biologie lacustre publiécs sous la direction du dr. E. Rousseau. ** Auiiales de Ohimie et de Physique. Paris; 8°. Aunales scientifiques de l'École Normale supérieure. Paris. * Aiiuals and Magazine of Naturai History. London; 8". ** Annals of Mathematics, second series. Charlottesville; 4°. ** Antologia (Nuova\ Rivista di scienze, lettere ed arti. Roma; 8°. ** Archiv tur Entwickelungsmechanik der Organismen. Leipzig; 8". ** Archiv tur Naturgeschichte. Berlin (Jahrg. 75). ** Archive.s des Sciences physiques et naturelles, etc. Genève; 8°. ** Archives italiennes de Biologie... sous la direction de A. Mosso. Tnrin; 8°. ** Archivio storico italiano. Firenze; 8°. * Archivio storico lombardo. Milano: X". * Archìvio storico sardo. Edito dalla Società storica sarda. Cagliari; 8". * Archivio storico per la Sicilia orientale. Catania, 8". * Archi vum Franciscanum historicum. * Ateneo veneto. — Rivista mensile di scienze, lettere ed arti. Venezia; 8". ** Athenaeiim (The). Journal of English and Foreign Literature, Science, the Fine Arts, Music and the Drama. London; 4". * Beìbliitter zu den Annalen der Physik und Chemie. Leipzig; 8". * lieitrii^e zur chemischen Physiologie und Pathologie. Braunschweig; 8". ** Berliuer philologische Wochenschrift; 8". ** Bibliografìa italiana. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampii,. Milano; 8". ** Biblio'jrraphie der deutschen Zeitschriften-Litteratur, mit Einschluss von Sammelwerken und Zeitungen. LiMpzig; 4". L PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMLA. Biblioteca nazionale centrale di Firenze. Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa. Firenze ; 8°. ** Bibliotheca mathematica. Zeitschrift tur Geschichte dar Mathematik. Stockholm; 8°. ** Bibliotheca Philolo^'ica Classica; 8". ** Bibliotllèl!oriou, Zeitschrift fiir Literaturgesehichte. ** Forlschritte der Physik. Braunschweig; 8". (mazzetta chimica italiana. Roma; 8". * Gazzetta Ufficiale del Regno. Roma; 4". * (TÌornale del Genio civile. Roma; 8°. Giornale della lilireria. della tipografia e delle arti e industrie affini. Milano; 8". ** (TÌornale storico deUa Letteratura italiana. Torino; 8". Giornale storico della Lunigiana. ** Guida commerciale ed amministrativa di Torino. 8°. * Heidelberarer Jahrbiiclier (Neue). Heidelberg; 8°. * Historische Zeitschrift. Mùnchen ; 8°. ' lon. Zeitschrift tur Electronik. Atomistik, lonologie, Radioactivitiit und Raumchemie. An. 1, II, 1908, 1910. * JahrlMicii uber die Fortschritte der Mathematik. ** Jalirbuch (Neues), fiir Mineralogie. Geologie und Palaeontologie, etc. 1909. 1. II. Beil. Bd. Vili, 1, 2. ** Jahrcsberiolite der Geschichtswissenschaft im Auftrage der historischen Gesellschaft zu Berlin herausgei'geben von E. Bkrner. Berlin; S". * Journal (The American) of Science. Edit. Edward S. Dana. New-Haven. ** Journal Asiatiquc, ou Recueil de Mémoires, d'Extraits et de Notices relatifs à l'histoire, à la philosophie, aux langues et à la littérature des peuples orientaux. Paris; 8". ** Journal de Conchyliologie, comprenant l'étude des mollusques vivants et fossiles. 1907; T. LVl. Paris; 8^ ** Journal de Mathématiques pures et appliquées. Paris; 4°. PUBBIACAZIONI KICIiVUTE DALLA R. ACCADEMIA LI ** Journal des Suvants. Paris; 8°. ** Journal tur die i-eine u. angewandte Mathematik. Berlin; 4°. * Journal of Physieal Chemistry. Ithaea; 8°. ** Mathematische u.Natarwissenschaftliche BerichteausUngarn. Leipzig; 8^ ** Minerva. Jahrl)iich d. gelehrten Welt. Strassl)urg; 16". ** Modem language notes. Baltimore; 4". * Monatsliefte tur Mathematik und Physik. Wieu; 8°. * Morpliol02:isches Jahrbuch. Leipzig; 8^ ** Moyen Age (Le). Bulletin mensuel d'histoire et de philol. Paris; 8°. ** Nature, a weekly ilhistrated Journal of Science. London; 8". * >'ìeuw .'Vrchiett' voor Wirskunde. Uitgegeven door hel Wiskundig Geuoot- schap te Amsterdam; 8". ** Palaeoutogrrapliioa. Beitrage zar Naturgeschicbte der Vorzeit. Stuttgart. ** Peternianiis Mitteilungen aus Justus Perthes' Geographisch. Anstalt. Gotha; 8". ** — Erganzung. N. 159-160. * Physieal Revìew (The); a journal of experimental and theoretical physic. Published for Cornell University Ithaea. New- York; S". * Portugalia. Materias para o estudo do povo portuguez. Porto; 8". * Pra<'e matematyczno fìzyczne. Warzawa; 8". * Psyeliologische Studieu herausg. von W. Wundt. Neue Folge der Phi- losophischen Studien. Leipzig; 8°. ** Quarterly .Journal of pure and applied Mathematies. London; 8°. ** Raccolta Ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia. 8". ** Revue archéologique. Paris; 8°. ** Revue* de la Renaissance. Paris; 8°. * Revue de l'Université de Bruxelles; 8". ** Revue des Deux Mondes. Paris; 8°. ** Revue du Mois. Paris; 8". ** Revue generale des sciences pures et appliquées. Pai'is; 8". ** Revue numismatique. Paris; 8". ** Revue politique et littéraire, revue bleue. Paris; 4". ** Revne scientifique. Paris; 4". * Revue semestrielle des publications mathématiques. Amsterdam; 8°. ** Risorjriniento italiano. Rivista storica. Torino ; 8". * Rivista di Artiglieria e Genio. Roma; 8". ** Rivista di Filologia e d'Istruzione classica. Torino; 8°. ** Rivista d'Italia. Roma; 8°. ** Rivista di scienza. Organo internazionale di sintesi scientifica. Bologna; 8°. ** Rivista di filosofia, in continuazione della Filosofia delle Scuole italiane e della Rivista italiana di Filosofia, Pavia; 8". * Rivista internaz. di scienze sociali e discipline ausiliarie. Roma; 8°. * Rivista italiana di Sociologia. Roma; 8°. * Rivista storica benedettina. Roma; 8°. * Rivista storica italiana. Torino; 8". Rosario (II) e la Nuova Pompei. Valle di Pompei ; 8". LII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA ** Science. New-York; 8'. * Scieuce Abstracts. Physics and Electrical Engineering. London; 8°. * Sperimentale (Lo). Archivio di Biologia. Firenze ; 8°. ** Stampa (La). Grazzetta Piemontese. Torino; P. ** Studi medioevali diretti da F. Novati e R. Renier. Torino; 8°. * Tridentum. Rivista mensile di studi scientifici. Trento; 8°. ** Vegetation (Die) der Erde. * Wisliundige Opgaven met de Oplossingen, door de leden van het Wiskundig Genootschap. Amsterdam; 8°. ** Zeitsolirift fùr Gletscherkunde tur Eiszeitforschung nnd Gescliichte des Klimas. Berlin ; 4°. * Zeitschriftfiir matematischen undnaturwissenschaftl.Unterriclit,lierausg. V. J. C. HoFFMANN. Lsipzig; 8°. ** Zeitschrift ftìr physikalische Chemie. Leipzig; 8°. LUI PUBBLICAZIONI ItlCEVUTE DALL'ACCADEMIA Mi. I;r initihlii'it/.iiJiii iitiiaie culi ' sì 11,'iNiio in l'.'iiiiino. quelle luitale con ** si rnmpraiio: e le altre senza asterisco si ricevono in lionn. Dal 19 Giugno al 20 Novembre 1910. ** Archìv fiir Protistenkunde. Jena, 1902-1907. Voi. 1-10. Suppl. 1. Canuizzaro (S.). La Scienza e la Scuola (Discorso). Roma, 1910; H" {dalla famiglia di Stanislao Cannizzaro). Celoria (G.). Giovanni Schiaparelli. Brevi note commemorative. Milano, 1910; 8° (dall' A. Socio corrispondente dell'Accademia). Coblenz (W. W.). The distribution of Energy in the Spectra of Commercial lUuminants. London, 1910; 8°. — Selective radiation from various Solids II. Washington, 1910; 8°. — The Light of the Firefly. — More about Firefly. — The Reflecting Power of various Metals. Washington, 1910; 8" [dall' A.). Colounetti (G.). Sulle prove statiche del ponte in acciaio sul Tanaro. Linea di Genova-Ovada-Asti. Roma, 1910; 8" {Id.). Faccìii (Fr.). La natura e l'origine delle comete (Nuove vedute). 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Moscou, 1906; 8°. — Du microbe de la fiévre typho'ide (ileo-typhus) et la théorie ternaire de Pettenkofer. Moscou, 1906; 8^ — Du microbe de la fìèvre cbaude récurrente (Febris recurrens). Moscou, 1909; 8° {dalVA. 2)er concorrere al premio T^ccllauri per le scienze fìsiche). Lar^aiolli (V.)- Ricerche biolimnologiche sui laghi trentini. Pavia, 1910; 8° [(lalVA.). Mascart (,T.1. La détermination des longitudes et histoire des chrono- mètres. 1910; 8°. — Le tremblement de Terre en Bretagne (5 aoùt 1909). Torino, 1910; 8". — La Comete de Halley. Paris, 1910; 8°. Middendorp (H. W.). La pathogénèse de la tuberculose. Groningen {dall' A.). Niederloin (G.). Possibilità e probabilità di riuscita in Argentina in ri- guardo all'allevamento del bestiame, l'agricoltura, l'industria ed il commercio. 1910; 8° (Id.). Periii (S. F.). In memoria di Giorgio Enrico Quenda. Piacenza, 1910; S"* (dal Comitato per le onoranze al Dr. G. E. Quenda). Pizzettì (P.). Intorno alle possibili distribuzioni della massa nell'interno della Terra. Milano, 1910; 4°. — Tabelle grafiche per la risoluzione approssimativa di una equazione di Gauss che si incontra nel calcolo delle orbite. Pisa, 1910; 8° {dall'A. Socio corrispondente dell' Accademia), Rajiia (M.). Giovanni Schiaparelli e l' Università di Bologna. Bologna, 1910; 8° {dall'A.). •* Reichenbacli (L.) et (H. G.) fils. Icones florae germanicae et helveticae simul terrarum adjacentium ergo mediae Europae. Opus . . . conditum, nunc continuatum D'"" G. Beck de Mannagetta. T. XIX, Decas 27, 31, 32; T. XXIV, 1-5. Lipsiae et Gerae; 4°. Relazione della Commissione nominata dal Consiglio Direttivo per studiare il problema di una sistemazione definitiva del R. Politecnico-Museo Civico-Istituto G. Sommeiller.' Saluzzo, 1910; 8° {dalla Società degli In- gegneri ed Architetti di Torino). Stella-Starrabba (Fr.). La melilite negli inclusi delle lave etnee. Roma, 1910; 8°. — 11 cratere di Santa Teresa nei campi Flegrei. Napoli, 1910; A" {dall' A.). Storia Naturale (La) e la Geografia nella Relazione della Commissione Reale per l'ordinamento degli Studi secondari in Italia. Siena, 1910; 4° {dal prof. A. Neviani). Weber (K.). Die Logarithmus-Numerus-Rechenscheibe. Weiz, 1910; 16" {dall'A.). Dal 26 Giugno al 27 Novembre 1910. Anna (L. de). 11 verbo francese e la sua teoria dal IX al XX secolo. Studio critico-storico-filologico. Voi. III. La Coniugazione morta. Roma-Milano, 1911; 1 voi. 8". PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA L7 *• Archivio Mnratoriaiio. Studi e ricerche in servigio della nuova edizione dei Rerum italicarum scriptores di L. A. Muratori. N. 8. Berge (J.). L'amélioration des Relations économiques de la Franee et de l'Italie par voies ferrées reliant directement les deux pays à travers les Alpes. Paris; 8°. — Chemins de fer transalpini?. Paris ; 8° {dall' A.). Biàdego (G.). Pisanus Pietor. Nota quinta. Venezia, 1910^ 8°. — Aleardo Aleardi nel biennio 1848-1849. Verona, 1910; 8° {dall'A. Socio corrispondente dell' Accademia). Boselli (P.). Inaugurazione del Registro nazionale italiano. Genova {dall' A. Presidente dell' Accademia). Conti-Rossini (C). Canti popolari tigrai. 3 fascicoli. — Les listes des Rois d'Aksoum. — Per la conoscenza della lingua Cunama. — Note sugli Agau: 1. Appunti sulla lingua khamata dell'Averghelli; 2. Appunti sulla lingua Awiya del Danghelà. — Il " Nagara Galla ,. — Sugli Habasàt. — Documenti per l'Archeologia Eritrea nella bassa valle del Barca. — 11 censimento delle popolazioni indigene della colonia Eritrea. — Sul Gap. XL del Genesi. — Un portulano turco. — Vasco da Gama, Pedralvarez Cabrai e Giovanni da Nova nella cronica di Kilwah. — Racconti e canti bileni {dall'A.). ** Domangeon (A.). Dictionnaire-manuel illustre de Géographie. Paris, 1907; 8". ** (traesse (F.l. Orbis latinus oder Verzeichnis der wichtigsten lateinischen Ort- und Landernamen, 2^ Auflage, mit besonderer Berùcksichtigung der mittelalterlichen und neueren Latinitàt neu bearbeitet von Fr. Benedict. Berlin, 1909; 8°. *• Lnzio (A.). Il Processo Pellieo-Maroncelli secondo gli Atti officiali se- greti. Milano, tip. edit. L. F. Cogliati. 1903; 1 voi. 8'\ — I martiri di Belfiore e il loro processo. Narrazione storica documentata, 2^ ediz. con 68 illustr. Milano, tip. edit. L. F. Cogliati, 1908: 1 voi. 8°. — Studi e bozzetti di Storia letteraria e politica. Milano, tip. edit. L. F. Co- gliati, 1910; 2 voi. 8°. Mallarìui (A. G.). 11 Giuba, l'Uebi Scebeli e la loro navigabilità. Studi e proposte. Firenze, 1910; 8°. — I nostri veri confini coU'Abissinia in Somalia. Pistoia, 1910; %" {dall'A.). Martinez (A. B.). La Repubblica Argentina nel suo 1" centenario 1810-1910, Relazione Statistico-geografica della Repubblica e delle sue risorse come paese favorevole all' Emigrazione europea. Buenos Aires, 1910; 1 carta in-fol. {dalla " Comisión protectora de BibUotecas popidares ,). Nasci (F.). Elementi di filosofia per le scuole secondarie. Voi. Ili, Etica. Napoli, 1911; 1 voi. 8° {dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). LVI PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA ** Maratori (L. A.). Rerum italicarum scriptores; T. XIV, parte I, fase. 2" (82); T. XVII, parte I, fase. 2 (81); T. XXIV, parte XIII, fase. 3 (80); T. XXX, parte I, fase. 4 (83). •* Pagliaini (A.ì. Indice per materie del Catalogo generale della libreria italiana dall'anno 1847 a tutto il 1899. Voi. II, Puntata 1-8. Scriptores Jlthioplci. Textus et Versio, Ser. Altera, T. XXIV: Vitae Sanctorum indigenarum edit. Kar. Conti-Rossini {dono del sig. Conti- Rossini). Sforza (G.). Nel primo centenario della nascita di Camillo Cavour. Torino, 1910, in-fol. {dall' A. Socio nazionale residente dell'Accademia). Tesme (A. de). Le Peintre-Graveur italien. Ouvrage faisant suite au Peintre- Graveur de Bartach. Milano, 1906; 1 voi. in-4'' (/(/.). Dal 27 Novembre all'll Dicembre 1910. Albanese (V.). Tu es Petrus. Modica, 1910; 8" {dall' A.). Bandi di Vesme (A.). Le peintre-graveur italien. Ouvrage faisant suite au " Peintre Graveur , de Bartsch. Milano, 1906 {dall' A. Socio residente del- l'Accademia). ** Litta. Famiglie celebri italiane, fase. XLVIII, XLIX, L: Ruffo di Ca- labria; Caraffa di Napoli; D'Aquino di Napoli. ** Muratori (L. A.). Rerum italicarum scriptores. Fase. 6° del T. XXXII, p. 1. Nallino (C. A.). Venezia e Sfax nel secolo XVIII secondo il cronista arabo Maqdìsh. Palermo, 1910; 8" {dalVA.). Sforza (G.). Un musico montignosino. Spezia, 1910; 8" {dcdl'A. Socio resi- dente dell'Accademia). Stadi glottologici italiani diretti da Giacomo De Gregorio. Voi. V. Torino, E. Loescher; 8° {dono del direttore prof. G. De Gregorio). Dal 20 Novembre al 18 Dicembre 1910. De Marchi (M.), Introduzione allo studio biologico del Verbano. Milano, 1910; 8° {dalVA.). Gaarcschi (I.). Notizie biografiche su Giuseppe Priestley. Torino, 1910; 8" {dall' A. Socio residente dell' Accademia^. Loria (G.). Giovanni Schiaparelli quale storico dell' antica astronomia. Leipzig, 1910 {dall'A.). Oeclisner de Coninck (W.). Action de quelques réactifs hjulratants sur l'amidon. Bruxelles; 1910; 8". — Sur un procede facile de préparation de l'or colloidal. Bruxelles, 1910; 8°. — et Raynaiid (A.). Contribution à l'étude des celluloses. Bruxelles, 1910: 8° {dal sig. Oechsner de Coninck). Perroncito (A.). Contributo allo studio della biologia cellulare. Mitocondri, Cromidii e apparato reticolare interno nelle cellule spermatiche. Roma, 1910; 4' {dall'A. per concorrere al XV II premio Bressa). Perroncito (E.). La malattia dei minatori. Dal S. Gottardo al Sempione. Una questione risolta. Torino, 1910; 1 voi. 8° {dall' A.). PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA LVII Stiattesi (R.). 11 preawisatore sismico Stiattesi. Torino, 1910; %° [dalVA.). Sness (F. E.). Das Erdbeben voii Laibach am 14 Aprii 1895. Wien, 1897; 1 voi. 8°. — Studien ùber unterirdische Wasserbewegung. Wien, 1898; 8°. — Bericht uber eine geologische Reise in den Westen des Franzosischen Centralplateaus. Wien, 1899; 8^ — Exkursion nach Segengottes bei Briinn. Wien, 1900; 8°. — Ueber Perthitfeldspate aus kristallinischen Schiefergesteinen. Wien, 1904; 8°. — Das Gebiet der Triasfalten im Nordosten der Brennerlinie. Wien, 1904; 8°. — Kristallinische Schiefer Oesterreichs innerhalb und ausserhalb der Alpen. Wien. 1904; 8°. — Aus dem Devon- und Kuhngebiete ostlich von Brùnn. Wien, 1905; 8°. — Die Bildung der Karlsbader Sprudelschale unter Wachsfumsdruek der Aragonitkristalle. Wien, 1909; 8^ — Beispiele plastischer und kristalloblastischer Gesteinsumformung. Wien, 1909; 8^ — Uebor Glaser kosmischer Herkunft. Leipzig, 1909 ; 8° {dall' A. Socio stra- niero dell' Accademia). Dall'll Dicembre 1910 al 1'^ Gennaio 1911. BertolinI (C.). Bibliografia: II, III, 2 fase. Estratti dal " Bullettino del- l'Istituto di Diritto Romano ,, an. XX, fase. IV-VI; XXII, I-VI. Boffito (G.). Dante, Sant'Agostino ed Egidio Colonna (Romano). Firenze, 1911 ; 4" {daWA. Socio corrispondente dell' Accademia). Del Lungo (L). Il canto XVII del Paradiso letto da I. D. L. con Appendice sul Primo rifugio e primo ostello di Dante in Verona. Firenze; 8°. — L'edizione nazionale delle Opere di Galileo. Roma, 1910; 8". — e Favaro (A.). La prosa di Galileo per saggi ad uso scolastico e di coltura. Firenze, 1911; 8° {hi.). Einaudi (L.). L'indice du prix du blé à propos des statistiques de l'Institut International d'Agriculture. Milano, 1910; 8° {dall' A. Socio residente dell' Accademia). Lnbin (D.). Les oscillations dans les prix des produits agricoles; leur réaction sur la prosperità de l'État. Roma, 1910; 8°. Venturi (A.). Storia dell'arte italiana. VII. La pittura del quattrocento. Parte I. Milano, 1911; 1 voi. 8° (dall' A. Socio corrispondente dell'Ac- cademia^. Dal 18 Dicembre 1910 all*8 Gennaio 1911. Bernardi (G.). Tavole contenenti i doppi, i quadrati, i tripli dei quadrati ed i cubi dei numeri da 1 a 1000 ecc., 2' ediz. rifatta dall'Autore. Bologna. 1911; 8° {dall' A.). Carnoy (H.). Sur les travaux mathématiques de M. E. Lebon. Paris, 1910; 16° [dal sig. E. Lebon). LVIII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R, ACCADEMIA GìnfFrida-Rug:?eri (V.). La quistione dei Pigmei e le variazioni morfolo- giche dei gruppi etnici. Firenze, 1910; 8° [dall'A.]. (Juaresclii (I.). Francesco Selmi und die kolloidalen Losungeii. Gotlien, 1910; 8° {dall'A. Socio residente dell'Accademia). Icard (S.). La constatation des déces dans les hópitaux en France et à l'étranger et nécessité de la pratique hàtive des autopsies. Paris. 1911; 1 voi. 8°. — Le signe de la morte réelle en absence du médecin. Paris, 1907; 1 voi. 16'= {dall'A. per concorrere al. premio Bressa). Koebe (P.). Ueber konforme Abbildung mehrfach zusammenhàngender ebener Bereiche, insbesondere solcher Bereiche, deren Begrenzung von Kreisen gebildet wird. Leipzig, 1906; 8". — Ueber konforme Abbildung mehrfach zusammenhàngender ebener Bereiche, Leipzig, 1907; 8°. — Ueber die Uniformisierung reeller algebraischer Kurven. Gottingen, 1907; 8°. — Ueber die Uniformisierung beliebiger analytischer Kurven. Gottingen, 1907-1909, MV, 13 fase. 8°. — Zur Uniformisierung der algebraischen Kurven. Gottingen, 1907; 8"". — Ueber die Uniformisierung der algebraischen Kurven. Imaginiire Substi- tutionsgruppen (Voranzeige). Mitteilung eines Grenziibergangs durch iterierendes Verfahren. Gottingen, 1908; 8". — Konforme Abbildung der Oberflàche einer von endlich vielen regulàren analytischen Flàchenstùcken gebildeten korperlichen Ecke auf die schlichte ebene Flàche eines Kreises. Gottingen, 1908; 8°. Koebe (P.). Ueber die Uniformisierung der algebraischen Kurven durch automorphe Funktionen mit imaginàrer Substitutionsgruppe. Gottingen, 1909; 8». — Sur un principe general d'uniformisation. Paris, 1909; 4°. — Fonction potentielle et fonction analytique ayant un domaine d'existence donne à un nombi-e quelconque (fini ou infini) de feuillets. Paris, 1909; 8°. — Ueber die Uniformisierung der algebraischen Kurven. I, li. Leipzig, 1909; 2 fase. Ò\ — Ueber die Hilbertsehe Uniformisierungsmethode. Gottingen, 1910; 8''. — Ueber die Uniformisierung der algebraischen Kurven durch automorphe Funktionen mit imaginàrer Substitutionsgruppe (Fortsetzung und Schluss). Gottingen, 1910: 8°. — Ueber die konforme Abbildung mehrfach zusammenhàngender Bereiche. Leipzig, 1910; 8°. — Ueber die Uniformisierung beliebiger analytischer Kurven. I Teil: Das allgemeine Uniformisierungsprinzip. II. Die zentralen Uniformisierungs- probleme. Berlin; 4". — LTeber ein allgemeines Uniformisierungsprinzip. Roma, 1909: '6" [dall' A. per concorrere al premio Bressa). Lebon (E.). Paul Appell. Biographie, bibliographie analytique des écrits. Paris, 1910; 8» [dall'A.l PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA LIX Oddo (G.)- Impiego del minerale di zolfo di Sicilia per la preparazione dell'acido solforico. Note 4. Roma, 1908-1910; 8". — Impiego del minerale di zolfo per la preparazione dell'acido solforico. Caltanissetta, 1910; 8°. — Employment of Rock Sulphur for Manufacture of Sulphuric Acid. London, 1910; 8^ — Verwendung des Schwefelerzes zur Schwefelsaure-Fabrication. Gothen, 1910; 8*^ (dall'A. per concorrere al premio Bressa). Rosati (P.). Manuale dei funghi velenosi. Bologna, 1909; 8° [daU'A.]. Dal 1" al 15 Gennaio 1911. Anibrosiui (G.). Trasformazione delle persone giuridiche. I. Torino, 1910 (dalVA.). ** Cambridge (The) Modem history. Voi. XII. Cambridge, 1910; S\ D'Ercole (P.). Necrologio, ovvero il pensiere, gli scritti e l'insegnamento del prof. P. R. Trojano. Torino, 1910; 8". — L'insegnamento filosofico e pedagogico propugnato dal prof. Giuseppe Allievo, con riferimento all' Hegelianismo ed all'umanismo. Modena, 1910; 8o. — L'essere evolutivo finale come tentamento di una nuova concezione ed orientazione del pensiero filosofico uscente dall' Hegelianismo. Modena, 1910; 8°. — La reintegrazione della Facoltà teologica. Modena, 1910; 8° {dall'A. Socio residente delV Accademia). In Memoria del conte Roberto Magliano di Villar San Marco. Torino, 1910; 8° (dono della famiglia). Muratori (L. A.). Archivio Muratoriano. Studi e ricerche in servigio della nuova edizione dei * Rerum italicarum scriptores „, N. 9. ** — Rerum italicarum scriptores. T. IX, fase. 1, part. I; XXIII, 1, I; XXIY, 1, II (fase. 86. 87, 85). Bnffliii (F.). Perchè Cesare Baronio non fu Papa; contributo alla storia della monarchia sicula e del " Jus esclusivae „. Perugia, 1910; 8' {dall' A. Socio residente dell'Accademia). Dairs al 22 Gennaio 1911. Hamburger (H. J.). Osmotischer Druck und lonenlehre in den medicinischen- Wissenschaften. Wiesbaden, 1902-1904; 3 voi. 8°. — Die Konzentrationsangabe von Losungen. Leipzig, 1904; 1 e. 8°. — Action catalytique de l'argent colloì'dal dans le sang. Liège-Paris, 1904; 8". — Neuere Untersuchungen iiber Colloide und ihre Bedeutung fiir die me- dizinischen Wissenschaften (Archiv f. physik. Medizin.); 8". — Zur Differenzi erung des Blutes (Eiv^eiss) biologisch verwandter Tier- species. Berlin, 1905; 8°. — Orgaantherapie. Groningen, 1905; 8°. — Zur Untersuchung der quantitativen Verhaltnisse bei der Pràzipitin- reaktion. Groningen, 1905; S°. LX PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA Hamburger (H. J.). A Method for deterinining the osmotic pressure of very small quantities of liquid. Amsterdam, 1905; 8°. — Proeven over het mechanisme der darmresorpte. Amsterdam, 1906; 8°. — La pression osmotique de la théorie des Jons dans les sciences médicales. Conférence. Anvers, 1906. — Gerechtelijk onderzoek van bloed en andere lichaamdvochten. S. a. 1. — De invloed van het Hoogland op het Menschelijk Organisme. Groningen, 1907; 8°. — A method to extrat enzymes and pro-enzymes from the mucous mem- brane of the digestive tube and to establish the topic distribution of them. Amsterdam, 1907; 8°. — Sur une méthode d'extraction des enzymes et pro-enzymes de la mu- queuse du canal digestif et la détermination de leur distribution topique. Hai-lem, 1908. — A method of cold injection of organs for histological purposes. Amsterdam, 1908; 8°. — Kunstmatige ademhaling bij drenkelingen. Harlem, 1909; 8°. — De onstandvastigheid van colloidaal zilver en de daaruit voortspruitende gevaren. Harlem, 1909; 8". — Ueber den Einfluss von Ca-Jonen auf die Chemotaxis. Firenze, 1909. — Ueber den Durchtritt von Crt-Jonen durch die Blutkorperchen und dessen Bedingungen. Leipzig, 1909; 8". — Zur Biologie der Phagocyten. Berlin, 1910; 8". — Permeabilitat von Membranen in zwei entgegengesetzten Richtungen. Berlin, 1908; 8". — Arbeitslahmung durch Stoffwechselproducte, nachgewiesen am Filim- merepithel. Jena, 1910; 8°. — The influence of small amounts of Calcium on the motion of Phago- cytes. Amstei-dam, 1910; 8°. — 25 Jahre " Osmotischer Druek „ in den Medizinischen Wissenschaften. Harlem, 1910; 8". — and Biibanovic (F.). The permeability of red blood-corpuscles in phy- siological conditions, especially to alkali- and earth alkali metal. Amsterdam, 1910; 8°. — La perméabilité physiologique des globules rouges spécialment vis à-vis des cations. Liège-Paris, 1910; 8". — and Haaii (J. de). Zur Biologie der Phagocyten, V, VI. Berlin, 1910; 8». — et Hekma (E.). Sur le sue intestinal de l'homme. Paris, 1902, 1904; 8°. — — Sur la phagocytose. Harlem, 1907; 8°. — — Quantitative researches on Phagocytose. A contribution to the bio- logy of phagocytes. Amsterdam, 1907. — — Quantitative Studien iiber Phagocytose. I. Resistenz von Phagocyten gegenuber Wasserzusatz. Berlin, 1907; 8°. — — Quantitative Studien iiber Phagocytose. Berlin, 1907, 1908; 8'. ^- — Zur Biologie der Phagocyten. IV. Berlin, 1908; 8°. PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA K. ACCADEMIA LXI Hainbui'g'er (H. J.). and Arrlienins (S.). On the nature of precipitin-reaction. Amsterdam, 1906; 8°. — et De Wrìes (J.). Saccharine en Suiker. Harlem, 1906 {dal sig. Prof. Ham- hiirger per concorrere al premio Bressa). Mascari (J.). Les conditions d'observations dans la montagne. 1910; 8° {dalVA.). Suess (F. E.). Moravische Fenster. Wien, 1910; 8° [dall' A. Socio corrispon- dente dell' Accademia). Weinek (L.). Die Reise der deutschen Expedition zur Beobachtung des Vcnusdurchganges am 9 Dezember 1874 nach der Kergueleninsel und ihr dortiger Aufenthalt. Prag, 1911; 8° {dall' A.). Dal 15 al 29 Gennaio 1911. Baudi di Vesme (A.). Catalogo della R. Pinacoteca di Torino. Torino, 1909. — Di alcune monete , medaglie e pietre dure intagliate per Emanuele Filiberto Duca di Savoia. Torino, 1901 ; 4° {dall' A. Socio residente del- l'Accademia). Brondi (V.). Le ròle de la lemme dans la bienfaisance en Italie. Copenhagen, 1910 {Id.). Calò (G,). 11 pensiero filosofico-pedagogico di Giuseppe Allievo. Prato, 1910 {dall' A.). (jeriiii (G. B.\ Esame della diatriba di Pasquale D'Ercole contro le dot- trine di G. Allievo. Torino, 1910 {Id.). Pascal (C). Dioniso; saggio sulla religione e la parodia religiosa in Ari- stofane. Catania, 1911 {Id.). Schiaparelli (E.). Le migrazioni degli antichi popoli dell'Asia Minore stu- diate col sussidio dei monumenti egiziani. Roma, 1883. — Il significato simbolico delle piramidi egiziane. Roma, 1884. — Due iscrizioni inedite del Museo egizio di Firenze. Roma, 1887. — Museo archeologico di Firenze, antichità egizie, parte prima. Roma. 1887. — Le antichità egiziane del Museo di Cortona. Roma, 1893. — Antichità egizie scoperte in Benevento. Roma, 1893. — La configurazione geografica dell'Alto Egitto in relazione collo svolgi- mento della sua civiltà. Roma, 1894-96. — Di un vaso fenicio rinvenuto in una tomba della necropoli di Tarquini. Roma, 1898. — Di un'antica stoffa cristiana d'Egitto. Roma, 1900 [dall' A. Socio residente deW Accademia). Dal 22 Gennaio al 5 Febbraio 1911. Gruareschi (1.). La chimica in Italia dal 1750 al 1800. Parte II: Claudio Luigi Berthollet e sue Ricerche sulle leggi dell'affinità. Lazzaro Spal- lanzani, G. A. Giobert, G. A. Scopoli, G^ B. Bonvicino. Torino, 1910; 8° {dall'A. Socio residente dell' Accademia). LXII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA Haret (Sp. C). Mécanique Sociale. Paris, Bucarest, 1910; 1 voi. 8° {daU'A.). Molinari (E.). Trattato di Cbimica inorganica generale applicata all' In- dustria, 3* edizione. Milano, 1908-1910, 3 voi. S"^ {dai VA. j^er concorrere al i^remìo Bressa). Tarauielli (T.). Le condizioni geologiche delle Fonti termali di S. Pelle- grino. Perugia, 1910 [dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). Dal 5 al 19 Febbraio 1911. Bouasse (H.). Cours de mécanique rationnelle et expérimentale. Paris, 1 voi. 8". — Cours de Physique. Paris, 1907-1910; 6 voi. 8'' (dall'A. 2)er concorrere al premio Vallauri). Bonsshiesq (J.). Sur les principes de la mécanique et sur leur applicabilité à des phénomènes qui semblent mettre en défaut certains d'entre eux. Paris, 1910: 4° [dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). Celoria (G.). Sull'eclisse totale di Luna del 16 novembre 1910. Milano, 1910; 8° [Id.). De Toiiì (G. B.). 11 R. Comitato Talassografico e gli studi della Flora dei nostri mari. Padova, 1911; 8° [dalVA.). Oabba (L.) e Volta (L.). Osservazioni della Cometa 1910 a e della Cometa di Halley fatte al R. Osservatorio astronomico di Brera. Milano, 1910; 8" [dagli AA.). tirassi (G.). Principii scientifici della Elettrotecnica. Introduzione al Corso di elettrotecnica. Seconda edizione riveduta ed ampliata. Torino, 1911' 8" [dall'A. Socio residente dell' Accademia). Helmert (F. R.). Ueber die Genauigkeit der Dimensionen des Hayfordschen Erdellipsoids. Berlin, 1911; 8" [dall'A. Socio straniero dell'Accademia). Mattirolo (0.). I vegetali nell'arte degli antichi e dei primitivi. Torino, 1911; 8°. — 11 ■' Colus hirudinosus „ Cavai, et Sich. nella Flora della Sardegna. Roma, 1910; 8° [dall' A. Socio residente dell'Accademia). Dal 12 al 26 Febbraio 1911. Bertacchi (C). Discorso letto in Macerata il 25 settembre 1910 in occa- sione delle Onoranze centenarie al P. Matteo Ricci. Macerata, 1910; 8° [dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). Biasiotti (G.). La Basilica Esquilina di S. Maria ed il Palazzo Apostolico apud S. Mariam Majorem. Roma, 1911; 8" [dall'A.). Del Lan^o (I.) e Favaro (E. A.). La prosa di Galileo per saggi criticamente disposti ad uso scolastico e di coltura. Firenze, 1911; 1 voi. S" [dall' J, Senatore Isidoro Del Lungo Socio corrispondente dell'Accademia). Geisser (A.). Patrimonio. Debiti. Opere pubbliche nel Municipio di Torino e un suo vitale interesse e dovere. Torino, 1911; 8° [dall'A.). Graf (A.). L'Anglomania e l' influsso inglese in Italia nel secolo XVIII. Torino, 1911; 8" [dalVA. Socio residente dell'Accademia). PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA LXIII Margini (S.). I Consorzi di bonificazione, amministrazione e contabilità. Verona, 1910; 8» [dall' A.). Questioni universitarie. La condizione del Diritto comparato in Italia. Roma, 1911; 8°. Stampini (E.). Manifesto in lingua latina per il prossimo Congresso inter- nazionale degli allievi ingegneri; f° [dalVA. Socio nazionale residente dell' Accademia). Dal 19 Febbraio al 5 Marzo 1911. Barbette (Ed.). Les sommes de p'^mes puissances distinctes égales à une pième pQÌsga,nce. Liège, 1911; 4°. — Le dernier théorème de Fermat. Liège, 1910; 8" [dall'A.]. Henriksen (G.). Geological Notes. Christiania, 1910; 8° {Id). Icard (S.). Nouvelle méthode de notation et classification des fiches d'iden- tité judiciaire etc. Lyon, 1908; 8°. — La Fiche-Numero et le Registre-Digitale. Modification apportées à la méthode et réponse à quelques objections. Lyon, 1909; 8°. — Nouvelle méthode pour obtenir la formule chiffrée du portrait parie. Lyon, 1909; 8°. — La formule chiffrée du portrait parie. Lyon, 1910; 8°. — Procède pour marquer d'un signe indelèbile et non infamant les pro- fessionels du crime. Lyon, 1910; 8". — Nouvelle méthode indicatrice de la présence du Grisou, applicable à toutes les lampes de sureté {dall'A. per concorrere al premio Bressa). Mattirolo (0.). Chenopodium amaranticolor Cost. et Reyn. Nuovo succe- daneo dello Spinacelo. Risultati delle prove fatte nell'anno 1910. Torino, 1911; 8" [dall'A. Socio residente dell' Accademia). Mascart (J.). Un Observatoire près d'un volcan. Torino, 1911; 'è" [dall'A.). Meyer (E. v.). Triphenylmethylchlorid Diphenylcarbaminchlorid Cyanur- bromid in ihren Wirkungen als Saurehalogenide. Leipzig, 1910; 8*. — Notiz ùber eine Bildungsweise von Diphenylmetham und Homologen desselben. Leipzig, 1910; 8°. — Die Karlsruher Chemiker-Versammhung im Jahre 1860. Leipzig, 1911; 8» [dall'A. Socio corrispondente dell' Accademia). Phijlogenetic Association in Relation to Certain Medicai Problems. Boston, 1910; 8°. Teixeira (F. G.). Obras sobre mathematica. Voi. V, 1909; 1 voi. 4" [dalVA.). Dal 26 Febbraio al 12 Marzo 1911. Avetta (A.). Per una mostra retrospettiva del libro. Torino, 1911; 8°. — Notizia di un dono cospicuo alla Biblioteca Nazionale di Torino (" Pie- monte ,, An. II, N. 9) [dall'A.). Bofftto (G.). Saggio di bibliografia Egidiana. Precede uno studio su Dante, S. Agostino ed Egidio Colonna (Romano). Firenze, 1911; 4» {dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). LXIV PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA Boiirgeois (H.). La littérature finnoise. Bruxelles, 1910; 8". — Sur l'étude de l'hébreu. Paris, 1911; 8° (Id.). Gralletti (A.). Il canto XXII del Purgatorio letto nella sala di Dante in Orsanmichele. Firenze; 8° {Id.). Dal 5 al 19 Marzo 1911. Binder (0.). Ueber Explosionstemperaturen. Berlin, 1911; 8° (dall'A.). Borgliiiio. Saggio di una formola generale per l'estrazione di i-adice e la soluzione delle equazioni. Venezia, 1911; 8" (Id.). Celorìa (G.). Commemorazione del Socio nazionale Sen. Prof. Giovanni Schiaparelli. Roma, 1910; 8°. — Commemorazione del Senatore Prof. Giovanni Schiaparelli letta il 18 di- cembre 1910 nella Grande aula del Circolo Filologico di Milano. Milano, 1911; 8" {dall'A. Socio corrispondente delV Accademia). Colomba (L.) Sopra un granato ferri-cromifero di Praborna (St.-Marcel). Roma, 1910; 8° (dall'A.). Mangili (L.). Introduction à l'étude des Mycorhizes des arbres forestiers. Paris, 1910; 4". — Nouvelles observations sur la callose. Paris, 1910; 4°. — Sur quelques Algues nouvelles ou peu connues du Phytoplancton de l'Atlantique. Paris, 1910; 8° {daWA. Socio corrispondente dell' Accad.). Dal 19 Marzo al 2 Aprile 1911. Aggazzottì (A.). Laboratoires Scientifiques " A. Mosso , sur le Mont Rose au Col d'Olen et à la Cabane Reine Marguerite; Torino; 8°. — e Paglianì (L.). Laboratori scientifici " A. Mosso , sul Monte Rosa Torino, 1911; 8° {dal Dr. A. Agqazzotti). Caldarera (Fr.). Memoria sul moto dei pianeti (2* ediz. migliorata). Pa- lermo, 1911; 4" {dall'A.). Colonuetti (G.). Sopra un caso di emisemraetria che si presenta in certe questioni di idrodinamica. Roma, 1911; 8° (Id.). De Bolazzi (G.). I fiori e la loro coltivazione con metodo breve, facile e pratico per imparare la botanica. Torino, 1910; 8° (Id.). Gnareschi (I.). Die Pseudosolutionen oder Scheinlosungen nach Francesco Selmi. Dresden, 1911; 4* {dall' J. Socio residente dell'Accademia). Lacroix (A.). Les minéraux radioactifs de Madagascar. Paris, 1911; 4" (dal- l'A. Socio corrispondente dell'Accademia). Pascal (E.). Discorsi pronunziati nelle sedute d'inaugurazione e di chiusura del Quarto Congresso in Napoli della Società Italiana per il progresso delle scienze nei giorni 15 e 20 dicembre 1910. Roma, 1911; S''{dalVA.). Relazione della Commissione per l'esame delle condizioni tecniche ed igie- niche dell'Acquedotto della Società anonima per la condotta delle acque potabili in Torino. Torino, 1911; 4° {dal Presidente della Società). PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA LXV Sarasin (Ed.) et Tominasiiia (Th.). Constatation de quelques faits nouveaux en radioactivité induite. Genève, 1911; 8°. — — Action de faibles élévations de temperature sur la radioactivité in- duite. Paris, 1911; 4° {dal Sif/. T. Tommasina). Dal 26 Marzo al 9 Aprile 1911. Ambrosini (G.). Trasformazione delle per.sone giuridiche. Torino, 1910; 8° (dall'A.). Bourgeois (H.). Esquisse d'une morphologie da romani gallois. Bruxelles, 1910 (Id.). Lattes (A.) e Levi (B.). Cenni storici della R. Università di Cagliari. Ca- gliari, 1910; 8° {dal Prof. Lattes). ** Muratori (L. A.). Rerum italicarum scriptores. Fase. 2'' del T. XXll, p. 3" (Fase. 88). Saccomaai (G.). La filosofia delle religioni. Saggio di critica delle credenze e dei culti d'un razionalista. Treviso, 1911; 8° {dall'A.). Dal 2 al 23 Aprile 1911. Helinert (F. R.). Rapport sur les travaux du bureau centrai de l'Association Géodésique internationale en 1910 et programme dea travaux pour l'exercice de 1911. Leide, 1911; 4° {dall'A. Socio straniero dell'Accademia). Izzo (R ). Nuova Astronomia. Scoperta del vero sistema planetario. Roma, 1911; 8« {dall'A). Korner (G.). Pubblicazioni raccolte ed ordinate in occasione del 50° anni- versario della sua laurea. Milano, 1911 {Id.). Mascart (J.). Une Vague de chaleur. Bruxelles, 1910; 8° {Id.). Dal 23 Aprile al 7 Maggio 1911. Beltrami (E.). Opere matematiche. T. III. Milano, 1911; A:" {dono del Comi- tato per le onoranze al jìrof. E. Beltrami). Cabr«^ira (A.). Sur les propriétés des nombres en diagonale. Lisbonne, 1910; 8° {dall'A.). Oechsner de Coniiik (W.). Action de la soude dissoute sur le carbonate de calcium. Bruxelles, 1911; 8°. — Action de la potasse dissoute sur le carbonate de calcium. Bruxelles. 1911; 8°. — Action des hydracides, employés en proportions croissantes, sur l'amidon et la dextrine. Bruxelles, 1911; 8° {Id.). Taramelli (T.). Di un giacimento di lignite in terreno cretaceo presso Olivetta a nord di Ventimiglia. Milano, 1911; 8° {dall'A. Socio corri- spondente dell'Accademia). LXVI PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA Dal 9 Aprile al 14 Maggio 1911. Beyssac (J.). Les membres de la Maison de Savoie au Chapitre de Lyon. Lyon, 1911; 1 voL 8° (dall'A.). Biaderò (G.). Per una lettera dell'autore del " Pastor Fido „. Venezia, 1911; 8" {dall'A. Socio corrispondente dell' Accademia). D'Ercole (P.). " La Quistione Didattico-Universitaria „ proposta e risolta da un Hegeliano sessant'anni fa. Modena, 1911; 8° {daWA. Socio residente delV Accademia). Falco (M.). Il riordinamento della proprietà ecclesiastica. Progetti italiani e sistemi germanici. Torino, 1911; 8°. — Le disposizioni " Pro anima „. Fondamenti dottrinali e forme giuridiche. Torino, 1911; 8° [dalVA.). Friedeiisburg (W.). Cavour. 1. Bd. Bis zur Berufung in das Ministerium 1810-1850. C4otha, 1911; 1 voi. 8" [Id.). ** Muratori. Rerum italicarum scriptores. T. XVIII, fase. 6, p. 1 (fase. 89). Prato (G.). Il protezionismo operaio. L'esclusione del lavoro straniero. Torino, 1910; 8°. — Le Dogane interne nel secolo XX. Il mercantilismo municipale. Torino 1911; 8° [dalVA.). Schanz (M.). Die romische Litteratur in der Zeit der Monarchie bis auf Adrian. Erste Hàlfte : Die augustische Zeit. Miinchen, 1911 [Id.). Vecchioni (C). L'arte della stampa in Aquila. Aquila, 1910 8°; [Id.). Dal 7 al 21 Maggio 1911. Bouty (E.). Rappnrt sur un Mémoire de M. Émile Schwoerer, intitulé " Les Phénomènes thermiques de l'atmosphère ,. Paris, 1910; 4° [dal signor E. Schwoerer). Determination de l'altitude du Mont Huascaran (Andes du Pérou) exécutée en 1909 sur la demande de Madame F. BuUock Workam par la Société Generale d'Études et des Travaux Topographiques. Compte rendu de la Mission. Paris, 1911; in f" [dono della sig. F. Bidlock Vorkman). Gantier (R.). Resumé météorologique de l'année 1909 pour Genève et le Gran St.-Bernard. Genève, 1910; 8° [dall'A.). — et Duaiiue (H.). Observations météorologiques faites aux fortifications de St.-Maurice pendant l'année 1909. Resumé. Genève, 1911; 8" [dagli A A.). Schwoerer (E.). Les Phénomènes thermiques de l'atmosphère. Paris, 1910; 8° [dall'A:). PUBLLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA LXVII Dal 21 Maggio al 25 Giugno 1911. Bassani (F.) e (-iraldieri (A.). Scbxvo geologico est?guito a Capri. Roma, 1911; 8° {dagli A A.). Biaochi (E.). La deviazione della verticale alla R. Specola al Collegio Romano. Longitudine astronomica di C. Romano da M. Mario, deter- minata nel 1910. Roma, 1911; 8° {dotio della R. Commissione Geodetica italiana). Bruni (A. C). Sullo sviluppo dei corpi vertebrali e delle loro articolazioni negli Amnioti. Leipzig, 1911; 8° {dall'A.). Cavalli (G.). Scritti editi e inediti. Raccolti e pubblicati per ordine del Ministero della Guerra. Torino, 1910-1911, 4 voi. in-S" [dono del Mini- stero della Guerra). Coloiinetti (G.). Sul moto di un liquido in un canale. Palermo, 1911; 8". — Sull'efflusso dei liquidi fra pareti che presentano una interruzione Nota 1*. Roma, 1911; S''. — Sul calcolo dei sistemi continui su piedritti elastici. Roma, 1911; 8° {dall' A.). (iJarbasso (A.). Fisica d'oggi. Filosofìa di domani. Milano, 1910; 8°. — I progressi recenti della fìsica teorica, sperimentale ed applicata. Con- ferenze. Roma, 1911; 8'^ {dall' A. Socio corrispondente dell'Accademia). Mattirolo (0.). Nuovi materiali scientifici pervenuti in dono al R. Istituto botanico di Torino. Firenze, 1911; 8° [dcdl'A. Socio nazionale residente dell'Accademia). Pasquale (F.). Del fulcro germinale nelle pianticelle in germinazione e della sua funzione biologica. Napoli, 1911; 8° {dall'A.). Ilosetti (Giovanventura). Plictho de larte de Tentori che insegna tenger panitelle banbasi et sede si per larthe magiore come per la comune. Venetia, 1540. Ristampa con introduzione e annotazioni del prof. Icilio GuAREscHi. Torino, 1907; 8° {dal prof. I. Guuresch.i Socio nazionale re- sidente delV Accademia). Venturi (A.). Determinazione complementare di gravità in Sicilia nel 1907. Roma, 1910; 8" {dall'A.). Dal 14 Maggio al 2 Luglio 1911. Cipollini (A.). Nel MMDCLXIV Natale di Roma. Carmen. Milano, 1911; 8° {dall'A.). D'Ercole (P.). 11 saggio di Panlogica ovvero l'enciclopedia filosofica del- l'hegeliano Pietro Ceretti. Torino, 1911; 2 voi. {dall'A. Socio nazionale residente dell' Accademia). ** Donadoni (E.). Ugo Foscolo pensatore, critico e poeta. Milano, R. Sandron, 1 voi. 8». lorg'a (N.). Breve Storia dei Rumeni con speciale considerazione delle re- lazioni coir Italia. Bucaresti, 1911; 8° {dalVA.). LXVIII PUBBLICAZIONI RICEVUTE DALLA R. ACCADEMIA ** Litta. Famiglie celebri italiane (2'' Serie). Fase. LI, Lll: Carafa di Na- poli, Toraklo di Napoli. Masserani (T.). Studi letterari e artistici con proemio e per cura di Giulio Natali. Edizione postuma delle opere. Gruppo li, vol.I, IV-VIII. 7 voi. 8° idairj.). Marre (A.). Notices des Travaux scientifiques et littéraires. (Arras, 1911; 8°) {dall'A. Socio corrispondente dell'Accademia). * Monumenta Germaniae historica. Legum Sectio IV. Constitutiones et Acta publica Imperatorum et Regum. T. IV, Pars posterioris, fase. II. Han- noverae et Lipsiae, MCMIX-XI. * Muratori (L. A.). Rerum italicarum scriptores. Fase. 5° del T. XXIII, p. 3» (Fase. 901 Seiies (G.). Regole certe di ortografia ed ortoepia italiana ad uso dei sardi. Firenze, 1909; 8". CLASSE DI SCIENZE FISICHE, MATEMATICHE E NATURALI Adunanza del 20 Novembre 1910. PRESIDENZA DEL SOCIO S. E, PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti: Camerano, Vice Presidente, Naccari, Diret- tore della Classe, ed i Soci D'Ovidio, Jadanza. Guareschi, Guidi, Fi'leti, Parona, Mattibolo, Somigliana, Fusari, Bal- bi ano e Segre, Segretario, Scusano l'assenza i Soci Salv adori, Mosso, Spezia e FoÀ. Si legge e si approva il verbale della seduta precedente. Il Presidente ricorda all'Accademia la grave perdita fatta dall'Italia e da tutto il mondo scientifico colla morte del nostro Socio nazionale non residente Giovanni Schiaparelli. Accenna brevemente ai grandi meriti di questo sommo Astronomo, che apparteneva alla nostra Accademia fin dal gennaio 1870. Dà incarico al Socio Jadanza di parlarne piìi diifusamente in una prossima adunanza. Vengono comunicate alla Classe: 1° l'approvazione Reale dell'elezione del Socio Segre a Segretario della Classe per il triennio dal 19 giugno 1910 a tutto il 18 giugno 1913; 2° lettera del Ministro della Real Casa, che ringrazia a nome di S. M. il Re dell'omaggio del voi. LX della 2'' Serie delle Memorie accademiche ; Atti della R. Accademia — Voi. XLVI. 1 3'' lettera di ringraziamento del Prof. Balbiano per la sua nomina a Socio residente; 4" lettere di ringraziamento per la loro nomina a Soci stranieri dei professori von Baeyek, Noether, Thomson e Suess e per la nomina a corrispondente del prof. Ramon y Gayal. Il Vice Presidente Camerano riferisce alla Classe che, ese- guendo l'incarico affidatogli, ha rappresentato l'Accademia nel settembre scorso alle onoranze che l'Università di Napoli tri- butò alla memoria dell'insigne naturalista Filippo Cavolini nel 1" centenario dalla sua morte. Lo stesso Vice Presidente Camerano presenta, a nome del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, il 4" volume della 3=* Serie degli Annali di quel Museo. Il Socio Mattirolo presenta in omaggio il suo Discorso d'inaugurazione dell'anno accademico all'Università: 1 vegetali nell'arte degli antichi e dei primitici. Il Presidente ringrazia, e si congratula col Socio Mattirolo pel suo bel discorso, com- piacendosi dei vincoli che legano l'Università all'Accademia. Il Socio GuARESCHi presenta le sue Notizie hiografìche su Giomnni Priestley. Il Presidente lo ringrazia. Infine il Segretario presenta le seguenti pubblicazioni in- viate in omaggio all'Accademia: l** Stanislao Cannizzaro, La Scienza e la Scuola (inviato dalla famiglia Cannizzaro) ; 2° F. R. Helmert, Die Schwerkraft und die Massenver- teilimg der Erde ; 3** P. Pizzetti , Tabelle grafiche per la risoluzione ap- prossimata di im' equazione di Gauss che s'incontra nel calcolo delle orbite; 4" Id., Intorno alle possibili distribuzioni della massa nel- l'interno della Terra; 5° A. Issel, Alcuni mammiferi fossili del Genovesato e del Savonese. Vengono presentati per la pubblicazione nei volumi delle Memorie : dal Socio Paroma, uno Studio geologico del prof. F. Sacco: Il Gruppo dell'Argenterà; dal Socio Jadanza uno scritto del prof. G. Boccardi: Sulla latitudine del Regio Osservatorio di Torino. Il Presidente incarica di riferire sul primo i Soci Parona « Spezia, e sul secondo i Soci Jadanza e Naccari. U Accademico Segretario Corrado Segre. CLASSI UNITE Adunanza del 27 Novembre 1910. PRESIDENZA DEL SOCIO S. E. PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: della Classe di Scienze fisiche, matematiche e naturali: Camerano, Vice Presidente dell'Accademia, D'Ovidio, Segre, Jadanza, Foà, Guareschi, Guidi, Parona, Grassi, Fusari. — Scusano l'assenza Naccari, Direttore della Classe, Spezia, Mat- TiROLo, Somigliana ; della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche: Manno, Direttore della Classe, Renier. Pizzi, Ruffini, Brondi, Einaudi, Baudi di Vesme, Schiaparelli e De Sanctis, Segre- tario. — Scusano l'assenza Carle, Stampini e Sforza. È letto l'atto verbale dell'adunanza plenaria antecedente, 29 maggio 1910. Il Presidente pronunzia brevi parole commosse ricordando la morte del Socio Senatore Angelo Mosso, avvenuta il 24 cor- rente novembre e lumeggiando efficacemente le nobili doti del suo animo, la sua altezza di pensiero come studioso, l'ardore con cui sempre attese alla scienza, l'aff'etto che ebbe per la nostra Accademia. Si delibera d'inviare l'espressione delle condo- glianze dell'Accademia alla consorte ed alla figlia del defunto. Si invita il Socio FoÀ a commemorare il compianto collega. 11 Socio Foà accetta. 8i comunica una lettera del Ministero della Pubblica Istru- zione che partecipa l'approvazione Sovrana della nomina a Vice Presidente dell'Accademia del Socio Lorenzo Camerano. Si procede poi all'elezione del Socio Tesoriere dell'Acca- demia per compiuto triennio in detta carica del Socio Pakona. La votazione ha luogo a schede segrete. Il Presidente proclama eletto a Tesoriere dell'Accademia, salvo l'approvazione Sovrana, il Socio Parona. Gli Accademici Segretari Corrado Segre. Gaetano De Sanctis. CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE Adunanza del 27 Novembre 1910. PRESIDENZA DEL SOCIO S. E. PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA. Sono presenti i Soci: Manno, Direttore della Classe, Renier, Pizzi, Ruffini, Brondi, Einaudi, Baudi di Vesme, Schiaparelli e De Sanctis Segretario. — E scusata l'assenza dei Soci Carle, Stampini e Sforza. Viene approvato l'atto verbale dell'adunanza precedente, 26 giugno 1910. Si comunica una lettera del Ministro della Real Casa che partecipa i ringraziamenti di S. M. il Re per l'omaggio del voi. LX della 2=* Serie delle Memorie accademiche. Sono presentati d'ufficio i seguenti scritti offerti in omaggio all'Accademia : dal Socio residente Sforza: Nel primo centenario dalla nascita di Camillo Cavour^ ricordo del Comitato piemontese per la Storia del Risorgimento italiano. Torino, Bona, 1910; dal Socio residente Baudi di Vesme: Le Peintre-Graveur italien. Milano, Hoepli, 1906; dal Socio corrispondente F. Masci: Elementi di filosofia per le scuole secondarie, voi. Ili: Etica. Napoli. Pierre, 1911; dal Socio corrispondente Biàdego: Pisamis Pictor, Nota V (dagli " Atti dell'Istituto Veneto „, tomo LXIX. parte 2**), Ve- nezia, Ferrari, 1910; dallo stesso : Aleardo Aleardi nel biennio 1848-1S49 (car- teggio inedito). Verona, Franchini, 1910. Il Socio Renier presenta a nome del prof. Griacomo De Gregorio, il voi. V degli Studi glottologici italiani da lui diretti. Torino, Locscher. 1910. Per le Memorie è presentata dal Socio Kenikr, a nome del Socio D'Ercole assente, una monografia del prof. Annibale Pastore, intitolata: Dell'essere e del conoscere. Il Presidente de- lega i Soci Renier, Ruffini e D'Ercole a riferirne in una pros- sima adunanza. Per gli Atti il Socio Renier offre le due seguenti note: Carlo Errkra, Un mappamondo medievale sconosciuto nel- l'Archivio Capitolare di Vercelli-. . Arturo Bersano, Alcune lettere inedite di Carlo Botta. CARLO ERREKA LETTURE Un mappamondo medievale sconosciuto neirArciiivio Capitolare di Vepcelli. Nota del Prof. CARLO ERRERÀ. Grazie alla cortesia del Doti. Romualdo Paste, canonico della Metropolitana di Vercelli, venni a conoscere nell'ottobre del 1908 l'esistenza d'un'antica pergamena d' interesse geogra- fico, tornata in luce appunto allora durante il riordinamento dell'Archivio Capitolare. Da un primo esame fuggevole al pre- zioso documento, che nell'Archivio figurava col titolo, scritto da ignota mano del secolo XVllI, " Disegno antico rappresentante un quadro sinotico „, potei ravvisare trattarsi d'un mappamondo medievale, degno, — e perchè ignorato a tutt'oggi e perchè considerevolmente ricco di particolari. — di essere ampiamente illustrato. Nell'attesa che. per opera di taluno degli studiosi locali (e non manca chi potrebbe assumersi validamente il compito), si addivenga a tale illustrazione, posso oggi, in seguito a un nuovo, benché assai sommario, esame della peigamena. darne qui almeno una brevissima notizia. La pergamena, lacera e strappata nell'orlo superiore e nel- Tinferiore, si conserva integra negli altri due lati, ed offre quindi per questo verso ancora tutto visibile il disegno, mentre nel rimanente giro della figura parte non piccola di esso è an- data irreparabilmente perduta. Cosi come sta, il disegno misura dall'orlo occidentale (Colonne d'Ercole) all'estremo opposto orien- tale cm. 81, mentre per l'altro verso le dimensioni variano, se- condo le maggiori o minori lacerazioni dell'orlo, da un massimo di cm. 64 a un minimo di cm. 46. L'orientamento appare essere coli' Est in alto, conforme al consueto. Rimane incerto per contro, se il giro della figura UN MAPPAMONDO MEDIEVALE SCONOSCIUTO, ECC. 9 fosse circolare od ovale, poiché il contorno è conservato sol- tanto in minima parte. Disegno e leggende sono in nero: per qualche particolare sono usati tuttavia il verde e il losso, comparendo il rosso, fra altro, lungo tutto l'orlo del Mare Eritreo, il verde per gli altri mari e per le acque in genere ed anche per taluna delle molte figure disegnate qua e là. fi disegno in nero appare però in qualche parte (specie pei segni delle città e pei nomi nell'Italia. Francia, Iberia) di segno più fresco del rimanente, come se qui l'inchiostro avesse meno sofferto l' ingiuria del tempo. Tutto il disegno, del resto, tranne presso le lacerature degli orli, è an- cora abbastanza visibile, sebbene assai evanito, e la scrittura permette quindi, per quanto stentatam«:'nte. di decifrare le leg- gende per grandissima parte della pergamena. L'età della scrittura, a un primo esame, apparve (assisten- domi il giudizio del doti. R. Paste e quello del prof. G. C. Faccio, studioso direttore dell'Archivio cittadino) del secolo XIll più tardo o del XIV. Il contenuto appare assai ricco per copia di dati e di leg- gende, quale permettevano le considerevoli dimensioni della per- gamena. Dalla prima ispezione parmi si possa affermare, che per ricchezza, non tanto di nomi di luogo come di leggende, il nostro mappamondo rimanga inferiore soltanto a quelli notissimi di Hereford e di Ebstorf. Nei lineamenti generali del disegno è da notare anzitutto la deformazione grandissima, ch'essi hanno subito in confronto delle migliori mappe terrestri dell'età di mezzo. Dalle Colonne d'Ercole il Mediterraneo s'addentra non come una piìi o meno ampia e irregolare insenatura, bensì come uno stretto budello quasi rettilineo cosi fittamente occupato da isole, che tutto lo spazio marino è ridotto a due striscio verdi correnti rispetti- vamente lungo le coste europee e africane, dalle quali striscie altre due piccolissime si dipartono normalmente a indicare Tirreno e Adriatico. Piìi in là s'inasta normalmente all'estre- mità interna del Mediterraneo, come una stretta via d'acqua diritta a Nord, l' Egeo col Mar Nero. Opposto a questo, dise- gnerebbesi il corso del Nilo, se Ja lacerazione dell'orlo in questa parte non togliesse di seguirlo. In ogni modo il consueto schema del T nell'O non appare qui nettamente. 10 CAIILO EKKKK'A Non mancano qua e là segni di corsi d'acqua e di sistemi montuosi; numerosi i disegni di città, tutti uguali fuorché per Roma e per qualclie altra città rappresentate come maggiori. Altri disegni s'aggiungono, come avviene in altri mappamondi, a designare il Santo Sepolcro, i sepolcri degli Apostoli, il pozzo di rriuseppe, e cosi via. Abbondano finalmente i consueti mostri umani e gli animali mitici: sirene, grifoni, ecc. Le leggende riveleranno a chi minutamente le legga (a me per la brevità del tempo fu concesso tentarne appena qualcuna), il solito materiale di derivazione classica nei nomi anche qui ripetuti delle antiche città e provincia dell' Impero. — l'altro materiale tradizionale delle fantasie derivate dall'antichità al medio evo, come le gesta d'Alessandro, le meraviglie dell'India, le isole favolose, ecc., — e finalmente, in minori proporzioni, il materiale d' ispirazione cristiana. Dalla prima ispezione della pergamena non appare però vi sia alcuna leggenda (tranne una, della quale si dirà poi), che contenga dati o accenni comunque a fatti dell'età di mezzo. (guanto alla data, la scrittura non sembra permettere, come sopra è detto, di riportare il mappamondo ad età anteriore al secolo XIII. Dei caratteri intrinseci del disegno parecchi rive- lano pure un'epoca abbastanza tarda, p. es. la mancanza del Paradiso terrestre e dei primi progenitori nell'estremità orien- tale, mancanza che parrebbe troppo strana in un mappamondo dei primi secoli medievali, — e la presenza di città, che soltanto carte del medioevo avanzato pótevan segnare, come " Venecie „, come taluna delle città crociate di Palestina (" Gibelet „, " Ac- caron „ ). Qualche altro carattere pero sembrerebbe accennare manifestamente a modelli di data assai piìi remota, p. es. la posizione di Gerusalemme fuor del centro della carta, mentre la posizione centrale della citta santa è propria, come il Miller dimostra (1). dei mappamondi di età relativamente recente (posteriori alle Crociate). È da ritenere quindi , che la carta, prescindendo dai pochi particolari nuovamente aggiunti e dalle molte deformazioni subite, riposi in fondo su modelli di pa- recchio anteriori al secolo XIV, — escluso tuttavia, per quel • '•■"(1) Cfr. K. Mn.i.Kij. Muj>p(if mandi: Dir rdt.esten IVelfkarfeii. Stuttgart, 1896-98, voi. I, p. 30. UN MAPl'AMONUU MEDIEVALE SCONOSCIUTO, ECC. 11 clie si può scorgere, il modello, così frequentemente imitato, del mappamondo beatiano. Ma è dessa poi veramente la carta così recente per data, come parrebbe dalla prima ispezione paleografica? Ritengo si possa decisamente affermarlo, se non m'inganna la lettura d'una breve iscrizione posta presso il monte Atlante verso la cuspide nord-ovest dell'Africa. Quivi, eretto appunto sul " mons athlas „, sta uno dei soliti uccelli di forma bizzarra, tenente fra i denti qualchecosa che rassomiglia a un ferro di cavallo, e reggente sulla groppa una figura di re incoronato che brandisce colla si- nistra una ferula; e presso la figura del re leggesi, — la cosa non mi par dubbia, — '" philipp"'^ rex ftiae „. Non il primo Filippo, è da credere, morto nel 1108, — bensì forse il secondo, che prese parte alla terza crociata, morto nel 1223, — o il terzo, morto nel 1285, — o il quarto, morto nel 1314, — senza parlare del quinto e del sesto, che sono ancor piìi tardi nel secolo XIV. Soltanto un'ulteriore, piii accui'ata ispezione della carta potrà rivelare, se non si abbia per avventura a interpretare altrimenti l'iscrizione, e se altri dati fra quelli recati dalla carta stessa non valgano a precisar meglio la data : per intanto può giovar l'osservare, che Filippo III fu proclamato re, mentr'egli appunto trovavasi in Africa, presso la spoglia di Luigi IX morto sotto le mura di Tunisi. Quanto all'autore finalmente, parrebbe vano pur il ragio- narne, nell'attuale incertezza. Potrà forse con profitto investi- garsi sulla probabile patria di lui : per ora è da notare. — senza nulla volerne inferire in proposito, — che fra le regioni europee le pili ricche di nomi sono l'Italia e Tlberia, ma non senza gravi errori qui come altrove (cito a memoria Palma, Foìivium, etc. in Italia, Farisius in Francia, e via dicendo). 12 AKTDRO BBKSANO Alcune lettere inedite di Carlo Botta. Nota di ARTURO BKRSANU. Tra i vari tentativi che in epoche diverse e con esito sempre inane vennero fatti per indurre il Botta ad acconsentire che, lui vivo, si pubblicassero raccolte di lettere sue, ve n'ha pur uno del 1817 di cui fa parola il Favesio sulla fede di una lettera inedita del 21 giugno dal Botta diretta al cognato suo avv. Luigi Rigoletti (1). In essa il Botta ha frasi assai lusin- ghiere per i promotori della progettata raccolta: "' Je suis infi- " niment sensible à l'honneur que mes amis, et particulièrement " Benard \rosì il Pavesio] et Leone veulent me faire, en im- " primant un recueil de mes lettres. Je te prie de les remercier " en mon noni. C'est une bien grande consolation pour moi, que " de penser à la constance de leur attachement. Certes ils sont " payés de retour, et je suis fier de leur amitié „. Ed era veramente di antica data e destinata a durare fino alla morte l'amicizia devota che legava al Botta gli iniziatori della rac- colta. Dei quali il primo è il teol. Guglielmo Leone (2); il se- condo l'abate Francesco Bonardi di cui già dissi e dirò ancora altrove (3): Bonard si deve cosi leggere, nella forma francese del nome, nella lettera citata, e non Beiuird come dalla scrit- tura minuta e line del Botta trascrisse erroneamente il chiaro editore ed illustratore delle lettere del Botta, il Pavesio. (1) Pavksk) {Lettere inedite di C. B., Faenza, Conti, 1875. pag. xxix-xxx). 11 P. riconia, oltre a questo del 1817. i tentativi fatti dal Gomis nel 1812 e dall'abate dallo nel 1888. (2) Ct'r. di lui, GioKCELLi, // proceasu dei (liacohini ruaalesi, in " Riv. st. arte, archeol. della prov. di Mass. „, IX, 32. (3) ' Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino ,. 1909-10. Si veda anche in Scritti editi ed inediti di Mazzini, voi. V (epistola 1), Imola, 1909, p. 372, n. 1. ALCUNE I,t:TTKKE INEDITE 1)1 CAKLd BOTTA 13 Il Bonardi e il Leone avevano, col Botta, fatto parte di quelle prime società segrete che in Piemonte avevano preparato la venuta dei Francesi ed i successivi rivolgimenti politici. Durante la invasione austro-russa, mentre il Bonardi riparava a (reno va. il Leone, cogli altri giacobini casalesi, fu in carcere dal 22 giugno 1799 al 15 giugno 1800: dopo Marengo, nel go- verno della Nazioìie Fieììiontesf il Leone fu fatto professore di teologia all'Università di Torino, mentre il Bonardi veniva inca- ricato della riorganizzazione amministrativa di alcune parti del Piemonte e mandato, dopo l'annessione, a Parigi, come membro del Corpo legislativo di Francia per il dipartimento di Marengo. Ivi fu collega del Botta dal 1804 al 1811 e con lui visse a Parigi in affettuosa consuetudine di vita, né i loro rapporti ces- sarono quando il Bonardi si ritirò in Piemonte nel 1811 o prese nel 1821 la via dell'esiglio. Scrivendo al Leone, nel marzo del 1832, il Bonardi diceva: " il nostro Botta mi scrive ogni mese almeno... „: invero anche dai pochi avanzi rimastici della corrispondenza Botta-Bonardi appare che essa, almeno in certi periodi, fu intensa: del principio del 1833 abbiamo a poca distanza tre lettere del Botta, del 30 gennaio, 17 febbraio e 8 marzo. Pur troppo anche nel 1817 le preghiere affettuose degli amici incontrarono, per il timore di polemiche personali o rap- presaglie politiche, da parte del Botta un cortese ma assoluto divieto. E ciò è tanto più da dolere in quanto la raccolta del 1817 avrebbe probabilmente illustrato il periodo meno noto della vita del Botta, quello della sua permanenza in Parigi al Corpo le- gislativo, per il quale periodo, come osserva l'accurato ricer- catore e bibliografo del Botta, il Salsotto, più mancano raccolte di lettere o studi parziali che ne contengano (1). Della corri- spondenza che verso quel tempo e poi fu tra il Botta e il Bonardi. una pai'te notevole andò perduta: rimangono presso la famiglia Bonardi poche lettere, che pubblico con assoluta fe- deltà dagli autografi (2), e confido che esse siano di qualche in- (1) C. Sai..sutto, Per l'epistolario fìi Carlo Botta, in " Alti R. Acc. Se. di Torino „, voi. XXXVI, pag. :386. (2) Rendo vive grazie iilia Damigella Lia Bonardi che, consentendomi con liberalità cortese lo studio delle carte lasciate dal suo avo, mentre provvede ad onorarne degnamente la memoria si rende pur benemerita dei nostri studi. 14 ARTURO BEKSANO teresse, se anche taluni giudizi che in esse si danno, coincidono con altri espressi in altre lettere già edite, pur essendo in quelle espressi in una forma meno aspra ed acre ed appassio- nata che non nelle nostre, le quali talora hanno cosi il carattere di amichevole sfogo confidenziale. Nella ])ubblicazione seguo l'or- dine cronologico : di ognuna di esse mi si consenta qualche cenno di illustrazione. Prima in ordine di tempo è una lettera del 9 settembre 1811, che forse il Bonardi aveva destinato alla raccolta progettata; senza soprascritta e su mezzo foglio, appare dal testo diretta non al Bonardi. ma ad un Giambattista, che è certamente G. B. Marocchetti, amico di entrambi, già sottoprefetto a Cre- scentino e a Chivasso, cugino di quel Vincenzo Marocchetti che in Parigi fu fratello al Botta, come i suoi figli. Paolo e lo scul- tore Carlo, ebbero il Botta in luogo di padre (1). 11 Marocchetti fu adelfo e propagatore di adelfi e federati: condannato a morte dopo i fatti del 1821 riparò in Parigi, ospite del suo giovane cugino, in rue de Vaugirard nella casa abitata pure dal Botta: il figlio Scipione ricorda per l'appunto aspre dispute politiche che avvenivano tra il padre suo, già lontano dalle utopie della sua giovinezza, e il Marocchetti allora più che mai fervente repubblicano. La cometa ricordata è la bella cometa del 1811 studiata allora minutamente dall'Arago a conferma della sua teoria della polarizzazione della luce. Appena visibile nell'aprile e nel maggio, essa riapparve, offrendo uno spettacolo sorprendente e magni- fico, verso la fine di agosto: il nucleo appariva isolato dalla ne- bulosità luminosa per mezzo di uno spazio oscuro (2). Oltre (1) DioNisuTTi, Vit<( di C. B.. Torino, 1867, pag. 191; Scipione Rotta, Vita privata di C. B., Firenze, Barbèrn . 1877, pag. 56. 11 B. fu a lungo ospite dei Marocchetti a Vaux près Meul.in (Seine et Oise), donde vedeva la casa di Mad. Condorcet a Meulan. Là fu |irincipiata la sua storia dal 1789 al 1814 e di là licenziava alle stampe la continuazione della Storia d'Italia del Guicciardini. (2) La * codazza „, di cui il Botta, era lunga [Lexicon Meyer) 90 milioni di Km.; questa cometa impiega, secondo i calcoli dell'Argelander, 8065 anni a compiere la sua rivoluzione. Debbo queste notizie desunte dal Cosmos di A. Humboldt (Faye , 1854, 1 voi., pag. 81, 89) e dal Fkancceor (Tratte d'Astronomie, 6'' ediz., 1853, p. 237) alla grande cortesia del chiar.mo pro- fessore L. Hugues. ALCUNE r-ETTEKE INEDITE DI CARLO BOTTA 15 all'accenno al suo soggiorno in Normandia col Bossi, notevole in questa lettera come nella successiva l'allusione alla coscienza ch'egli aveva della sua autorità diminuita presso le sfere diri- genti della politica dell'impero. La seconda lettera, diretta al Bonardi, è nobile documento dell'animo gentile del Botta. Non trovai notizie ne di Teodoro Ortano, evidentemente alunno del Liceo imperiale stabilito in Casale nel 1807, ne del padre suo morto in Ispagna. La terza, importante per il tentativo di pubblicazione di cui sopra, è trascritta non da autografo del Botta, ma da un autografo del Leone in cui essa è riferita. La lettera del Leone al Bonardi, datata da Torino il 31 maggio 1817, è la seguente: " Car.mo amico. " Dalla lettera clie scrissi in comune a te e a Luparia ^ avrai già rilevato ch'io m'era già adoperato per facilitare la " progettata stampa delle lettere del rispettabilissimo nostro " amico. Parvenu solamente cosa sotto tutti gli aspetti conve- " nevolissima che si esplorasse prima l'opinione e la volontà " dell'autore. Due suoi amici s'incaricarono di ciò; ed uno di " essi ne ebbe questa precisa risposta in data del 23 del mese " corrente: [segue la lettera III] " Tu vedi che ogni riguardo e ragione vuole che depongasi " il pensiero di eflfettuare un progetto bello certamente altronde " e lodevolissimo; e che ci limitiamo cosi alla buona volontà. " Quanto a me particolarmente godo assai che questa oc- " casione m'abbia procacciato il piacere di ricevere nuove di te " e mi dico coi più sinceri ed invariabili sentimenti " tuo aff.mo amico " G. Leone „. Nella lettera del Leone non si fa così il nome del Botta, ma niun dubbio che sia il Botta quel " rispettabilissimo amico „ di cui il Governo piemontese mal sopportava che si parlasse in patria, secondo la risposta sua; la lettera del Leone fissa anche la data di quella del Botta, al 23 maggio 1817. E poiché il Botta, come vedemmo, il 21 giugno 1817, rinnovando il suo 16 ARTUKO BEK8AK0 divieto al Bonardi e al Leone per mezzo del Rigoletti (1) ac- cenna ad analoga risposta data precedentemente all'abate Datta, COSI è lecito supporre che l'amico clie aveva interpellato il Botta per conto del Leone fosse il Datta col quale pure il Botta era in corrispondenza (2). 11 Kigoletti stesso potrebbe essere il secondo amico di cui è cenno nella lettera del Leone; se pure il lìigoletti non fu pregato direttamente dal Bonardi, dopo la lettera avuta dal Leone, di interporsi di nuovo presso di lui. I motivi che il Botta adduce nella lettera III, che presumo di- retta al Datta, sono sostanzialmente gli stessi che addurrà al Rigoletti. Così infatti si esprime col Rigoletti : " Quant à mon consentement poui- qu'on imprime mes " lettres de mon vivant, ie ne le donnerai jamais. Mes lettres " ne sont d'aucune importance pour leurs subjets; et ce serait •' m'exposer à des railleries surtout en Piémont, si je paroissais " en face du public avec de si petites choses. Après ma mort, " si mes enfants, ou mes amis croiront que mes lettres valent " la peine de voir la lumière du jour, ils les feront imprimer; " mais consentir qu'on les imprime de mon vivant, serait une " vanite puerile de ma part et m'attirerait . peut-étre avec " raison, des quolibets de la part do ceux qui n'aiment pas à " entendre prononcer mon noni „ (3). Rilevo nella lettera UT la dichiarazione che il Botta fa di non tenere scartaf accio delle sue lettere: il registro, quasi copia- lettere di cui il Pavesio (4), appartiene certo ad età piìi tarda. Seguono, in ordine cronologico, altre cinque lettere assai posteriori, del I8;32 e 1833. Secondo la tradizione famigliare (1) Pavesio, loc. cit. (2) Confi-, lettera del Botta da liouen 11 inaggio 1818 all'abate Datta e al prof. Robiola, in Pikr Ai.kss. Paravia, Lettere di P. Mctastasio e C. Botta, Venezia, Antonelli, 1844, e Trincheka, Lett. ined. e rare di C. B., Vercelli, Guglielmoni, 1858, pag. 39. (•3) Cose analoghe scriveva all'ab. Gallo più tardi {Lettere di C. B., pubbl. da P. ViANi, Magnaghi, Torino, pag. 18): " il permettere che si stampino " le mie lettere in mio vivente, .sarebbe andar contro il mio dogma, non " avendo mai voluto dare il mio assenso malgrado delle istanze fattemene ' da molti affinchè si stampassero „. Analoga dichiarazione trovò il Sai- sotto in lett. med. al Marchisio (2 giugno 1825). (4) Pavesio, pag. xxx. AI,GUXK LETTKli'E INEDITE DI CAh'LO BOTTA 17 altre lettere sue scomparvero, o perdute nella vita travagliata che il Bonardi condusse in Svizzera, o a lui sottratte da amici: una specialmente del 1821 mi duole di non aver rintracciato tra le carte del Bonardi, relativa al principe di Carignano e ai moti disegnati in Piemonte, sconsigliante il Bonardi dal prendervi parte attiva (1). Poco notevole è quella dell" 8 febbraio 1832, in risposta ad una del Bonardi chiedente informazioni sulle modalità delle as- sociazioni e della stampa della nuova Storia d'Italia in conti- nuazione di quella del Guicciardini. Documento singolare e la V, "dell' 11 settembre 1832. Il Pisani, noto agitatore politico (2), si imbarcava in quel giorno a Ginevra sul battello, quando vi trovò Carlo Botta con Paolo Marocchetti, in viaggio alla volta d'Italia, che andavano a Losanna jjer passarvi la quarantena o meglio quinqiiena. Il Pisani si recava dal Bonardi presso Bellinzona ed allora entrambi gli scrissero sul battello poche linee di saluto, in matita, tuttora leggibili. A quelle del Botta, che pubblico a parte, seguono quelle del Marocchetti: " Si par hasard Monsieur Bonnardi se rappeloit d'un certain " Bambin qu'il a connu en 1814 rue Basse du rempart n. 24 " il ne le reconnoitroit pas dans son très humble serviteur gros " et gras comme pére et mère, mais qui n'en a pas moins con- " serve le souvenir de celui qui lui montroit tant d'amitié . et " qui profite, sauf à Tennuyer, de l'occasion qui se présente " pour rappeler à son souvenir " son tout dévoué " Paul Marocchetti. " Du Bateau à Vapeur de Genève le 11 7.bre 1832 „. (1) Ne trovo cenno in alcuni appunti fatti alla condanna del Bonardi del 1822, dal nipote di Francesco Bonardi, Guglielmo Bonardi, che fu mite e austera figura di patriota, allievo a Lugano di Enrico Grillenzoni , indi addetto alla tipografia di Capolago. (2) Nel La Cecilia Meni, (in " Mazz. Ser. ed. ed ined. ,, V, 113, n. 1) è appunto memoria del viaggio del Pisani a Bellinzona, ove nell'ottobre del 1832, col Magnaghi di Tromello, col Belgioioso e altri ebbe un con- gresso per tentar di fondere la setta degli Indipendenti con quella della Giovine Italia. Fu allora ospite del Bonardi (amico intimo del Buonarroti) a Roveredo, ove il B. era rifugiato. Atti (iella R. Accademia — Voi. XLVI. 2 18 ARTURO BERSANO Seguono sullo stesso foglio altre linee del Bonardi stesso (dalle quali ho tratto le informazioni di cui sopra) al nipote Gu- glielmo, allora in Italia, invitandolo a presentarsi a San Giorgio Canavese quando il Botta vi fosse giunto, per ricambiargli il saluto per parte dello zio, affinchè, come gli scriveva pure il 27 settembre, " se Dio il vuole, diventato padre, possa dir ai " tuoi figli: ' conobbi Botta ', dovendo il suo nome crescere coi " secoli „ (Ij. Tra le carte del Bonardi trovo pure un biglietto suo di risposta al Botta, che porta in alto l'intestazione: C. Tacito Tedici ro hae tradanfur Ufterae; nella lettera chiama il Botta " amico santamente immortale „. Aggiunge indi un saluto a Paolo Marocchetti a cui dice: " Je me permets de Vous or- " donner d'étre l'ami de mon neveu et de vous aimer, comme •■ nous nous aimions avec Votre Pere „. Interesse assai maggiore hanno le due lettere successive. Non minori insistenze che per la pubblicazione delle lettere si fa- cevano presso il Botta da amici e ammiratori perchè egli scrivesse le memorie della sua vita. " Veramente io non ho mai saputo " risolvermi — scriveva egli al Muzzarelli (2) il 15 luglio 1830 — " né posso scrivere la mia vita e miracoli, perche mi pare una '• magra specie di vanità il farlo „. E al Littardi (3) il 27 marzo 1833.' " Molti de' miei amici di Torino mi sollecitano " con fervidissime parole acciocché io scriva le memorie della " mia vita. Questa sarebbe opera assai piìi agevole [che non la '■ vita del Sarpi n. d. e.] e che si può fare baloccando sui sedili "di pietra del Luxemburgo; ma mi pare una solenne imperti- " nenza e non mi ci posso risolvere „. Le ragioni di questo suo rifiuto sono meglio specificate nella nota lettera al Greene (4) del 15 ottobre 1836: " Veramente molti miei amici mi stanno (1) 11 cap. Rivoira il 19 ott. 1832 scriveva a Guglielmo Bonardi annun- ziandogli l'arrivo in S. Giorgio " del Ca,v. Botta, il Grande nostro amico ,, la sua intenzione di recarvisi " per pai-lare con lui anche dei nostri amici che le vicende vogliono da noi lontani „, e lo invitava a fare assieme questa visita. (2) Lettere di C. B., Viani, p. 96. (3) Lettere di C. B. al conte Tommaso Littardi, Genova, 1873, pag. 135. (4) " Arch. stor. ital. „, N. S., t. I, p. 2, pag. 71. Cfr. anche in Regis, Studio intorno alla vita di C. B. sulla guida di lett. inedite, " Meni, della R. A ce. delle Scienze di Torino ,, 1902-03. AF-CUNE LETTERE INEDITE DI CARLO BOTTA 19 * contimiaiiiente coi [tungoli al tiaiico aliincliè io scriva le me- •• morie della mia vita, come a dire le mie confessioni. Ma io " vi ripugno grandemente ne mi ci posso risolvere. In primo " luogo mi pare un ramo di impertinenza quel dire da se stesso * al pubblico: signori miei, io sono il tal dei tali e ho fatto i * tali e tali miracoli. Poi non mi credo da tanto che la platea " prenda piacere in vedere che viso io m'abbia; che io non sono " ne un ilousseau. uè un AHieri. né un iS. Agostino. Finalmente " sono stanco e di mente e di corpo... „. Realmente il Botta non fu per costanza di principi politici Alfieri 0 Rousseau, come pure non fu S. Agostino por impeto e ardore e sicurezza di conversione. In quel tempo anzi il Botta spia- ceva ai nuclei rivoluzionari per la sua avversione contro gli or- dinamenti costituzionali : uomo di pensiero e non uomo di azione, poco apprezzava e mal comprendeva altri che erano uomini di azione e spesso non erano affatto uomini di pensiero; spiaceva per contro pure ai nuovi e tiepidi amici della Corte di Torino la me- moria non facilmente cancellabile del suo passato, non certo ispi- rato a lealismo sabaudico, come pure la sua costante avversione al clericalesimo (1). Tn tali condizioni è evidente che il Botta non avrebbe potuto scrivere le sue memorie senza accrescere le dif- ficoltà della sua posizione: questa preoccupazione personale, se non erriamo, fu non ultima causa che ne lo distolse. Infatti le ragioni che egli adduceva per esimersi dallo scrivere i ricordi della sua vita, non potevano esistere per una biografia che altri avrebbe scritta di lui; eppure, come si vede dalla lettera VI, non appena seppe che a ciò attendeva il Bonardi , gli scrisse per rinnovargli lo stesso assoluto divieto che un di per le let- tere: " Io non consentirò mai che alcuno stampi la mia vita " finche vivo! „. È ben probabile che il Botta temesse l'effetto speciale che poteva avere in Piemonte una sua biografia scritta, (1) Carlo Alberto che, ancora principe, lo aveva sussidiato, salito al trono, assegnava al Botta una pensione, lo faceva comprendere tra i cava- lieri del merito civile e apriva gli Stati di terraferma, alla sua storia, che era vietata però in Sardegna; lo accoglieva affettuosamente, quando venne in Italia, ma gli negò una udienza di congedo; né volle, quando morì, il busto suo e quello del Lagrange e dell'Alfieri nella galleria di illustri subalpini. Cfr. M.ìnno, Spicilegio nel regno di C. A., Torino, 1877, pag. 15; Notizie e carte sparse sopra C. A. Botta, ecc., in " Curiosità e rie. di storia subalpina „, 5, pag. 242-301. 20 AHTUKO BERSANO sia pure anonima, da chi militava tuttora nelle organizzazioni rivoluzionarie, il quale non avrebbe potuto non accentuare ciò che era stato nella vita e nelle opere del Botta di piìi liberale e di più italiano, — una biografia, infine, stampata a Cap'olago, fucina di pubblicazioni patriottiche. Notevole nella lettera da noi pubblicata l'affermazione, unica, crediamo, nell'epistolario suo, che egli stesso attendeva a scrivere le sue memorie, da pubblicarsi però dopo morte. Certo di queste memorie non ap- parve nessuna traccia e nessuna ve n'è nei pochi ricordi per- sonali e aneddotici che scrisse del padre il figlio Scipione: forse quello che il Botta affermò come un fatto era solo un' inten- zione, che, in ogni modo, espressa al Bonardi era tale da indurlo a desistere senz'altro dal suo primo proposito. Delle edizioni clandestine che delle sue opere si stampa- rono in Svizzera e Toscana, facendo bottino delle sue fatiche, si lagna pure in altre lettere edite, al Littardi, in cui quegli edi- tori sono detti " maledetti corsari „ (1). A questa, del 30 gennaio, rispondeva il Bonardi il 3 feb- braio, per annunziargli che rinunziava alla " vita e miracoli „ del Botta, e in pari tempo dirgli il suo dolore per gli attacchi che a lui si facevano in giornali stampati nella Svizzera Ita- liana. Qualche affermazione, ovvia per lo storico, ad es. quella che la libertà può siissistere nella monarchia, come la tirannide negli Stati popolari , era parsa tendenziosa nel Botta : il dire che, in mezzo ad un popolo che si ordina, la libertà della lingua e della penna è un veleno pestifero, pareva un^approvazione dell'operato dei despoti; gli appunti che il Botta, fautore di un cesarismo democratico, moveva a ciarloni di ringhiera e di hi' (/oncia ferivano i liberali di ogni gradazione, per cui il regime costituzionale era il primo e fondamentale postulato. Un vecchio patriota osò attaccarlo, l'Angeloni. Narra il figlio Scipione che un d\ l'illustre storico ricevette da Londra una odiosa poesia satirica, in cui tutte le rime finivano in -otta, che egli riconobbe subito opera dell'Angeloni ; e siccome il Botta stimava che (1) Op. cit., lettere del 31 ag. e 14 sett. 1834. Da Torino, il 23 set- tembre 1832 scriveva pure al Littardi: " Ma presto verranno le ristampe " d'Italia, massime quella di Capolago, le quali faranno torto al Baudry „ (pag. 124). ALCUNE LETTERE INEDITE DI CARLO BOTTA 21 ^ costui avesse il cervello fatto a oriuoli „, ne rideva con un sogghigno tra il compassionevole e il nauseato (Ij. Maggior amarezza gli diedero gli attacchi pubblici. Nel giornale " il Tri- buno ., che si stampava colla data di Marsiglia, l'Angeloni aveva scritto, nei numeri del 2 e 2S gennaio 1838, aspre cose contro il Botta, perchè non aveva dettato la sua storia con propositi repubblicani: è noto che ne lo difese il Bianchi-Giovini con un opuscolo stampato a Capolago e di cui si proibì la divulgazione negli Stati sardi con ordine del '1\ aprile 1833. Quantunque il vecchio storico scrivesse al Littardi che egli non se ne curava " come di bava fetida di vecchia sbolza ,, , rallegrarsene anzi " perchè le contumelie dei tristi erano elogi „, e deplorare che " la più bella ed alta delle cause fosse venuta in bocca a " costoro „ [l'Angeloni e i cagnotti suoi], ch'egli qualificava "■ gente ambiziosa, rapace, piena d'astio, di livore, di furore, di " vendetta „ (2), pure narra il figlio suo ch'egli ne fu per giorni cupo ed accigliato, e ne parlava con voce commossa dallo sdegno, dolendosi in particolar modo che il suo pensiero fosse stato in qualche punto volutamente falsato (3). Nella lettera del Botta al Littardi. l'Angeloni vien detto ripetutamente " vecchio vile " e villano, invidioso e malvagio e vituperoso ,,, " chi va con " lui non sono già amici, ma boia della libertà „: il Botta avrebbe vergogna di esser lodato da costoro. La lettera al Bo- nardi, a tratti acre fino alla trivialità, è del 17 febbraio 1833. Dello stesso giorno e sullo stesso argomento ve n'ha un'altra, edita, al Littardi, in cui v'è l'eco di quella del Bonardi al Botta, poiché il Botta annunzia al Littardi essergli pervenute nuove dalla Svizzera Italiana che colà si erano stampate improperie contro di lui ed altre se ne aspettavano da Marsiglia " nel gior- " naie che vi si stampa co! titolo di La Giovine Italia „. La let- tera al Bonardi corrisponde in parecchi tratti , non solo nel pensiero, ma anche nella parola, a quella al Littardi. Si con- fronti COSI con questa nostra, quanto il Botta scriveva al Littardi: •" se a costoro non piacciono i miei scritti, e lor non piacciano (1) Op. cit., pag. 71-2. (2) Lettere al Littardi del 17 febbraio 1833 (pag. 129), 21 marzo 1833 (pag. 130), 24 aprile 1833 (pag. 139). (3) Loc. cit. 22 ARTURO BERSANO " e lo dicano e lo stampino quanto vogliono; ma cercar di in- " famare la persona dello scrittore come fanno , è mestiere da " birbante. Forse questa è la civiltà moderna tanto vantata: " forse questa è la libertà che alcuni ci preparano „. Nella let- tera al Littardi sono pure quasi identiche le notizie sul viaggio di Paolo Emilio: " P. E. era a Sennaar, stava ottimamente e s'era " messo in capo di andar in cerca delle fonti del Nilo : già lo " fo ai monti della luna dove sinora non andò altri che Guerino " il Meschino, ch'io sappia ., . Di tale andata di Paolo Emilio alle fonti del Nilo, a cui il Botta sperava che il figlio suo ri- nunziasse, è pure cenno in altre lettere al Littardi (1). La lettera VITI è l'ultima di quelle finora rintracciate presso la famiglia Bonardi. Essa è del marzo 1^8:): un anno dopo moriva il Bonardi; quattro anni dopo, il Botta; e già in questa, la scrittura del Botta appare tremante, E una breve, affettuosa lettera di amichevole saluto. Né fu questo l'ultimo saluto del Botta: l'ultimo al Bonardi morto fu dato dal Botta nelle nobili parole di elogio che egli ne scrisse al Bianchi-Giovini, quando appreso la morte del suo amico fedele e che noi già ripor- tammo altrove (2). APPENDICE I. Parigi 9 settem!)re 1811. Amico carissimo. Insomma il nosti'O Piemonte ha da pruovare il fondo di ogni male, tempeste, carestie, terremoti e simili. Resta che questa cometaccia, che appare qui da due giorni vicino all'orsa maggiore, gli dia un gran calcio con quella sua codazza, e ne lo porti via. lersera tutti gli occhi pari- gini erano volti a costei, che col funesto lume il del coidrista. ella par morta di fame, e Dio ne liberi ogni fedel cristiano. (1) Pag. 141 del '21 giugno 1833. (2) C. B. Lettere (Magnaghi), Torino-Alessandria. 1841, pag. 141. ALCUNE LKlTEItt: INEDITE DI CARLO BOTTA 23 Del tribunale di Biella e di quel di Chivasso, che so io? I signori Bavouz, e Gonais presentarono, or fa circa un mese, o poco più un memoriale a S. E. il Gran Giudice, e, loro santa mercè, senza farmene motto. Che sarà , o che non sarà , io non saprei. Io desidero ardente- mente, che otteniamo Fintanto : se potrò aiutare la materia, il farò vo- lentieri. Ma in questo ci voi'rebbero i maggiori Santi del Paradiso, ed io non ne ho nissuno, nemmeno dei minori. Mi duole sino all'anima di questa tua febbre ; ma spero che rinfrescandosi la stagione, se n'andrà. Faccia Dio, che per me lo desidero, quanto piii si possa desiderare. Sono stato a far qualche settimana in Normandia col nostro amicissimo Bossi. Me ne tornai tutto rinfrescato di salute , e tutto pieno di dol- cezza pei modi usatimi da quell'uomo. Basta; mi sento tutto rifatto da quel viaggio. Addio, carissimo Gian Battista, ottimo amico. Procura di viver sano, se consolato, e felice non puoi vivere. Carlo Botta. IL Parigi 3 gennaio 1812. xlmico carissimo. Se ho soprasseduto sì lungo tempo prima di ri- spondere alla dolcissima tua de' 28 novembre, abbi pazienza, che sono stato occupatissimo, e poi anche l'umor lavora bestialmente, e non so, dove mi riuscirò. Pure si porta avanti la cattiva fortuna, e si procura di alleviarla eoH'essere innocente. Sento grandissimo obbligo ai profes- sori Anselmi, e Luparia, ed al sig. avvocato Morselli delle carezze, che fanno a Teodoro per amor mio. So che non gli potrò mai cambiare degnamente, ma in questo mi do pace, e stommi coU'animo riposato ; poiché conosco, ch'essi ciò fanno pel mero desiderio di giovare altrui, siccome tutti gli uomini dabbene, e d'animo generoso sogliono fai'e. Vi prego tutti di continuare nel inerlesimo amore verso di questo fan- ciullo, e di essergli attorno ora massimamente che si ebbe nuove, che suo padre è morto in Ispagna. Perciò mi corre maggior obbligo di ab- bracciarlo con maggior benevolenza, e di aiutarlo con ogni ufficio di pietà, sicc^hè egli trovi in me, e ne' miei quella stessa tutela paterna, ch'egli ha perduto, i)erdendo il padre, che la natura gli die. Ma di questo maninconoso, e lagrimevole caso non favellare al fanciullo, se non con que" rispetti e con quelle dolcezze, che si sogliono usare, acciò non venga meno sotto al peso di così grave sventura, ahi ! tristi e miseri noi; ch'oggi c'immaginiamo di tenere la fortuna pel ciuffo, e dimane morte ci fura, e rompe ad un tratto ogni umano disegno nostro; e ciò non ostante l'antico errore ci spinge a correr dietro alle cose flusse, e labili, e caduche di quaggiù, ma facendo al pianto tìne, io ti prego, e 24 ARTURO BElùSANO scongiuro di tener raccomandato Teodoro Ortano a que' gentili spiriti, che mercè la cortesia loro gli hanno fatto vezzi sin qui, e non fia mai, ch'io me ne scordi; anzi riporrò questa loro soccorrevole pietà nella migliore e più interna parte del mio cuore. Dell'abbate Scozia il sig. Roatta pare, m'abbia detto, non ricordarsene. Del professore Gado mi risicose, che si farà, aveva anzi animo di scrivergli. Non so se se (sic) l'abbia fatto. La mia moglie, e gli miei figliuoli stanno bene, la Dio grazia ; e giubbilano e fanno festa dell'onorata ricordanza, che tu serbi di loro. Il medesimo Iddio ti conservi lungamente sano, e salvo, ed avanzi in prò ogni tuo desiderio onesto. Non posso essere piìi tuo di quanto sono. Carlo Botta. à Monsieur Monsieur Bonard ex Membre du Corps législatif à Casal Marengo IH. [all'abate DattaVj [Parigi "io maggio 1'i + • • • + r., + Si + . . . + s,, , si dice complemento algebrico dell'altro. Ricordiamo pure che la serie formata da tutti i minori finiti della matrice infinita (5) C21 ^22 è assolutamente convergente. In particolare la serie formata dai soli minori principali di (5) è pure assolutamente convergente ed ha per somma A — 1 (*). Come per i determinanti ordinarli, si suol chiamare (im- propriamente) reciproco di A il determinante infinito (6) I 4 4 ^21 ^22 (*) Per tutto ciò cfr. II. von Koch, loc. cit., 0 T. Cazzaniga, Sui detev minanti d'ordine infinito, " Annali di Matematica ,, serie II, t. XXVI, 1897, oppure Kow.VLEwsKi, FAnfiihriotg in die Determinantentheorie, Leipzig, 1909. IL RECIPROCO DI UN DETERMINANTE INFINITO NORMALE 33 ove A,., è il complemento algebrico dell'elemento a,.s in A : .i., = (-„^». !(-;). Ma questo determinante in generale non è convergente (*). Però osserviamo che il determinante che dovrebbe chia- marsi reciproco di un determinante ordinario ^ è il determi- nante formato dai complementi algebrici degli elementi di A, divisi per A, almeno se ^ =+= 0 : esso infatti ha per valore — . Noi perciò d'ora innanzi chiameremo reciproco di un deter- minante infinito normale A, diverso da zero (**), il determi- nante formato dai complementi algebrici degli elementi di A divisi per A, ossia il determinante (7) ove (8) : rt 11 « 12 A. =^ (* 21 <^ 22 a',., = Ciò è giustificato dal seguente Teorema. Il reciproco di un determinante infinito normale A è convergente e vale -. . Infatti è noto (***) che il minore Ali . . . Ain \ A.,^1 . . . A.,^ (*) Cfr. Cazzanigà, loc. cit., § 9. (**) D'ora innanzi questa restrizione sarà sempre tacitamente ammessa. {***) Un minore di ordine n di (6) è uguale al complemento algebrico del corrispondente minore di A, moltiplicato per ^"'^ . Cfr. Cazzanigà. loc. cit.. § 9, n. .3. Atti della R. Accademia — Voi. XLVL 3 34 di (6) vale quindi (9) vale (10) A\. GUSTAVO SANNIA <::.::ì-^'- a II ... a In et ni ■ • • fi nn ., 1 ,/12...« Or consideriamo lo sviluppo in serie di vi — 1, come somma dei minori principali di (5). Essendo questa serie assolutamente convergente, possiamo ridurla ad una serie semplice, assumendo come w"° termine la somma di tutti i minori di (5) che hanno c^n come primo elemento. Il resto JS„ di questa serie relativo al termine w"° tende a zero per n = oo , e d'altra parte è la somma di tutti i minori principali della matrice ■■n-{-l ì n+l f-ji+l j Ji+2 '«+2 j n+1 i'M+2 5 rt+2 ma : (^n+lì *i+l Cl.i+lì -1+2 ••• j -•■ "I ^«4-1 > «• + ! ^«4-1? «+2 . /12 . . . n\ _ 1 ^ _l U2 ni ' — ■ '^" + 2' "+1 ^nì2ì « + 2--- C„,.[2j «4-1 ■'■ "T" ^«+2» '«+2 • • • = l + i dunque e per la (10) ^''''^^al::.'!)=^ lim A'n = \ Con ciò il teorema è dimostrato. IL RECIPROCO DI UN DETERMINANTE INFINITO NORMALE 35 Nei paragrafi seguenti faremo uno studio dei determinanti che sono reciproci di determinanti infiniti normali e dimostre- remo che essi godono di tutte le più importanti proprietà di questi ultimi, § 2. — Lemma. È noto che se gli elementi di un numevo finito di orizzontali (verticali) di un determinante infinito normale si sostituiscono con numeri arbitrarii, ma in valore assoluto inferiori ad un numero fisso, il determinante non cessa di convergere (ma cambia di va- lore e non è piìi normale in generale) (*). Ciò vale, in particolare, se i numeri sostituiti formano una serie assolutamente convergente. In questo caso il teorema prece- dente si può completare. Ricordiamo anzitutto alcune definizioni ed un teorema (**). Matrice infinita di n linee è uno schema del tipo * èai ^22 • • • (11) b.,x b„2 . . . Essa si dice normale se i suoi elementi brs formano una serie assolutamente convergente. Sia (12) 3u Pl2 • • P2I P22 • • PhI 3ii2 • • un'altra matrice di n linee i cui elementi p,.s sieno inferiori ad un numero fìsso (o, in particolare, che sia normale). (*) Cfr. Cazzaniga, loc. cit., § 6, n. .5; H. von Koch, loc. cit., § 9. (**) Cfr. Cazzaniga, loc. cit., § 8. 36 GUSTAVO SANNIA Si dimostra che la serie Prs = hn P.i + è,2 3,2 +- • • • (^. s = 1, 2, . . . , w) è assolutamente convergente ed il determinante di ordine n I P\l Pl2- ■ ■ Più i Pn P22 Pin Pai Pu2 Pn si chiama il prodotto delle due matrici (11) e (12). Si dimostra pure che: la somma dei prodotti dei minori di ordine n di (11) per i corrispondenti minori di ordine n di (12) è una serie asso- lutamente convergente che ha per somma P,,. Ciò premesso, dimostriamo il Lemma. Se in un determinante infinito normale A si sostitui- scono gli elementi di u orizzontali (verticali) con numeri formanti una serie assolutamente convergente, il nuovo determinante (è ancora normale e) moltiplicato per A"~^ è eguale al determinante di or- dine n che è il prodotto delle due matrici infinite di n linee for- mate, l'una dai complementi algebrici degli elementi soppressi in A, l'altra dai numeri sostituiti. Evidentemente possiamo sempre supporre che le n orizzon- tali di A, delle quali si parla nell'enunciato, siano le prime n. Sostituendo agli elementi delle prime n orizzontali di A ordi- natamente i numeri della matrice (11), si ottiene il determinante hi bi2 (13) D.-= bnl bni a a. + 1,1 "*» + l,2 ^•h + 2,1 <*»4-2 2 Per ipotesi la serie Sé., (r=l,2, ...,w; s=l,2, ...) IL RECIPROCO DI UN DETERMINANTE INFINITO NORMALE 37 è assolutamente convergente, quindi la matrice (11) è normale- Essendo poi A un determinante normale, fatte le posizioni (2), la serie (o) risulta assolutamente convergente ; quindi è anche assolutamente convergente la serie somma delle due precedenti, e però (13) è un determinante infinito normale, il cui valore indichiamo con D^. Ora è noto (*) che le serie «=i {r = ì,2....) sono assolutamente convergenti, quindi è pure assolutamente convergente la serie SJ.. {r=l,2....,n; s = l,2...); r,s né segue che la matrice infinita ad n linee / Ali Ai2 ■ ■ • \ ^21 -h'i • • ■ (U) Ani A,i2 • • • e normale. Ora in virtìi del teorema ricordato innanzi, le serie (15) p,, = b,i A,i + 6,2 ^.2 + • • • (r, s = 1 , 2, . . . w) sono assolutamente convergenti ed il determinante P...= Pn ■ ■ ■ pi. p. è eguale alla somma dei prodotti dei minori di ordine n corri- spondenti delle due matrici (11) e (14). Ma ciascun minore di (*) Cazzaniga, loc. cit., § &, n. 2. 38- GUSTAVO SANNIA ordine n di (14) è pure un minore di ordine n del determi- nante (6), quindi è eguale al complemento algebrico del corri- spondente minore di A moltiplicato per A^~^\ dunque P„ è eguale ad A^"^ moltiplicato per la somma dei prodotti dei mi- nori di ordine n di (11) per i complementi algebrici in A dei corrispondenti minori di ordine )i della matrice «11 (t^ ^21 «22 O'nX (la2 • • • Ma questa somma di prodotti è precisamente lo sviluppo del determinante infinito normale Z>„ , che si ottiene applicando il teorema di Laplace (*) alle sue prime n linee; dunque (17) P,, = A»-\D,, Con ciò il lemma è dimostrato. Corollario. Ponendo b,., = A,,. (r = 1 , 2, . . . « : s = 1, 2 . . .) le due matrici (11) e (14) coincidono e la (17) diventa Ali ^^12 • • . -"21 Ai2 • • • Ani -^'t2 • • • Ali ^12 = ^"-1 . ; A,,i A.,, «rt+2,1 «n4 2.2 (*) Il quale sussiste nei determinanti infiniti normali. Cfr. Cazzaniga, loc. cit., § 5, n. 5; H. von Koch. loc. cit., § 12. IL RECIPROCO DI UN DETERMINANTE INFINITO NORMALE da cui, se vi =4= 0 , 39 a li a 12 Or ,4l CI ,j2 Ci \\ CI 12 . . . CI ni a «2 • • • Ciiì,.L 2,1 Cln+2,2 ossia: il quadrato della matrice infinita formata da n linee del reciproco A' di un determinante infinito normale A è uguale al determinante infinito normale che si deduce da A sostituendo gli elementi delle omologhe n linee con i corrispondenti elementi di A', diviso per A. § 3. — Prodotto di un determinante normale pel reciproco di un altro. Teorema I. Il prodotto di un determinante infinito normale (18) j bii bi2 . . . B =: 621 ^22 • • • per il reciproco A' di un altro A^Q, (1), è il determinante infinito (19) ave Pu Pl2"' P = P21 P22 . • . (20) p,., = Ki a\i + K2 a'>2 + . . . (r, s = 1, 2, . . .). 40 GUSTAVO SANNIA Infatti sostituiamo in A agli elementi delle prime n oriz' zontali i corrispondenti elementi di B. Siccome la serie formata dagli elementi delle prime n linee di 5 è assolutamente con- vergente (*), così è lecito applicare il lemma precedente, ossia : fatte le posizioni (15), (16) e (19), vale la (17). Dividendone ambo i membri per A**, si ha (21) Pii ■■■ Pu Pnl • • • Puii, A., ove le p,.s hanno ora i valori (20). Ora cerchiamo il limite di Z>„ , per n = y^ . Perciò consi- deriamo il seguente minore principale di ordine ti + '' di D^ ■'-'»>, )• — bn blu èl,.Hl ^1,.+- ^■'i + 1,1 • • • '^«i+l.n ^« + 1,'H-1 • • • ^n+l,n + r ^'n+r,l • • • ^i%+r,n (^n+r,n + \ • • • (^■>i + >-,n+r o, per le (2), i>. blu *i,«^i bu.^,- bai bau b„,„^i è«.;,+r. ^n-\-r,l • • • <'»+i-,„ , , i quali sono i minori di ordine r della matrice (23) ^n+1,1 • • • C/i + ln 1 ~r (^n+l,n-'rl 't + l.»4+'' <^#i-fr,l • • • CvH-'-,H ^n+r,H+l J- "T ^/t+)-,/i+r presi con segni convenienti. Uno di questi prodotti è (24) Oli . . . ^In 1 A -f- Cn+ltH+1 ' • ' f^n+l.n+r bnl • • • t>nn 1 I ^it-}-)-,ji,+l i I" ''«+r,»+i- ma il secondo fattore è uguale ad 1 aumentato della somma S di tutti i minori principali del determinante (25) quindi, posto (26) .> ■ bii . . . èi„ B^ = bnl . . ' Ky 4-2 GUSTAVO SANNIA si ha ove i termini non scritti son tutti i rimanenti suddetti prodotti dello sviluppo di i)«,,-. Ma i minori di ordine n della matrice (22) sono minori di (18) ed i minori di un determinante infinito normale sono tutti minori di un certo numero fisso 3 (*) ; quindi (27) Ii).„.-5.|i.+l.;^ C,j^i,,j_^i . . . Cn+l,u+r ^n+r,l ' • • Cit+r.n ^n-ì-rni-1 • • • ^n+r,n+r e sono evidentemente tutti distinti. Dopo ciò è chiaro che si ha |Z)...-BJ__5„|> y ed r qualunque, si ha |A.,.-J5,J„,, = i;„ ; r=oo ne segue che lim i>, = lim (lini D,„J — lim JK,,. = B . Dunque esiste il limite del secondo membro di (21), per « = 00 , ed è , quindi tale è pure il limite del primo membro; ma il limite del primo membro è, per definizione, il valore P del determinante (19), dunque questo determinante converge e vale . Con ciò il teorema è dimostrato. Teorema IL II reciproco elfi prodotto di due determinanti in- finiti normali è il prodotto dei loro reciproci. IL RECIPROCO DI UN DETERMINANTE INFINITO NORMALE 45 Se A (1) e B (18) sono due determinanti infiniti normali, il loro prodotto è un nuovo determinante infinito normale P = Pll Pl2 P-21 P22 ove p,; = «n b,i + «,.2^,2 -}-... (*). Si ha inoltre (**) ^(:)=2^(:)-M:). da cui ossia (32) (=1 -t^rs 7. Art -ttst » t=:l ove Prs, Art, Bst sono i complementi algebrici di p.-s, art, b^t in P, A, B rispettivamente; dividendo infine membro a membro (32) e P=AB, si ha (33) P ^a'rt ' b'„, «=i ove 2^'rs, et' ri, i' st sono gli elementi dei determinanti reciproci di P, A, B. OssERv. Dai due teoremi precedenti deduciamo che il pro- dotto di un determinante infinito normale per il reciproco di (*) P è il prodotto di ^ e B per orizzontali, ma è anche lecito operare per verticali 0 per orizzontali e verticali. Cfr. Cazzaniga, loc. cit., § 7. (**) Cazzajsiga, loc. cit., § 8. 46 GUSTAVO SAI^NIA un altro o di due reciproci di determinanti infiniti normali si esegue come il prodotto di due determinanti infiniti normali o di due determinanti ordinarli dello stesso ordine, ed in quattro modi distinti. Teorema III. Un minore di ordine n del prodotto di un de- terminante infinito nonnaie per il reciproco di un altro o del pro- dotto dei reciproci di due determinanti infiniti normali (*) è uguale alla somma dei prodotti dei minori corrispondenti di ordine n delle due matrici infinite normali ad n linee che concorrono alla forma- zione degli clementi di quel minore. Ciò segue subito dalla legge di formazione (20) o (33) degli elementi di quel minore e dal teorema che precede il lemma del § 2. § 4. — I minori del reciproco. Teorema I. Un minore del reciproco di un determinante infi- nito normale A è uguale al complemento algebrico del corrispon- dente minore di A, diviso per A. Per un minore finito del reciproco A' di A, il teorema è una conseguenza immediata di un teorema noto, da noi enun- ciato nell'ultima nota al § 1. Ora dimostriamo che esso vale anche per un minore infinito. Siano ri, ra, .... r„ ed s^, .§2, .., s„ due gruppi di n nu- meri interi crescenti e ?i, ?2. • • • e (Ji, (J2, . . . le successioni di numeri interi crescenti che si ottengono dalla successione dei numeri naturali 1,2,... sopprimendo i numeri dei due gruppi. Allora un minore infinito di ordine ìc del reci- proco A' di A sarà Vn (34) ^' M,/., .... /.M , , (*) 0 del prodotto di due determinanti infiniti normali. IL RECIPROCO DI DN DETERMINANTE INFINITO NORMALE 47 In A sostituiamo gli elementi aventi gli stessi indici di quelli di (34) con 1 o 0 secondo che essi sono principali o pur no. A si trasforma in tal modo in un nuovo determinante infi- nito normale B il quale, sviluppato col teorema di Laplace ap- plicato alle orizzontali di posto r^, r^, ..., /*«, si riduce evi- dentemente a tìSr,«| (fvySo • • • ^T].'!^ (35) B = {-ìY rtroSj f^To*... . . a, ove € = ri + . . . -|- r,, + Si + . . . + s^ , ossia 5 è il complemento algebrico in A del minore infinito A r, ;-2 . . . r„ Si Sa . . . Sr, Or moltiplichiamo per orizzontali il determinante infinito B per A': otterremo Pll Pl2 • • ! BA' = P21 2h2 ■ ■ ove prs è la somma dei prodotti degli elementi della r"^ oriz- zontale di B per i corrispondenti elementi della s"* orizzon- tale di A'. Ma se ricordiamo le relazioni , , , 1 S 0 se r $ s che seguono dalle ben note (*) a.i^,iH-«,.,^.2 + ... = J0 ^« '•<% (A se 7* = s (* Cazzaxiga, loc. cit., § 5, n. 4. 48 GUSTAVO SA.NNIA — IL RECIPROCO UI UN DETERMINANTE ECC. troviamo subito che ^ 0 se i^j Dunque il determinante prodotto di B per A ha gli elementi delle orizzontali di posto ì\, /•2,... ,r«, tutti nulli, tranne gli elementi principali che sono uguali ad 1 ; e gli elementi delle rimanenti orizzontali, di posto pi, P2, ..., sono gli stessi ele- menti che ha (34) dopo una rotazione di 180° intorno alla dia- gonale (la quale non ne altera il valore). Quindi, applicando il teorema di Laplace alle orizzontali di posto r^, rg, ..., r„, ot- teniamo subito \ .S, , Si, . . ., Sul da cui \s, , So , . . . , Sii/ A In particolare, per la (35), ^'(;)=(-ir^x' da cui ed infine A' = a,.s ; dunque : il reciproco del reciproco di un determinante infinito nor- male A è A. Morcone, 9 ottobre 1910. CARLO FOÀ — RICERCHE SULL'afNEA DEGLI UCCELLI 49 Ricerche suirapnea degli uccelli. Nota del Dott. CARLO FOÀ. Libero docente e assistente. Le prime ricerche sopra questo argomento sono quelle di BiELETZKY e di Baer (1). le quali avevano stabilito che aprendo i sacchi aerei toracici e addominali degli uccelli e poi insufflando aria nella trachea per modo che essa esca dall'apertura addo- minale si provoca l'arresto del respiro. Questo studio fu ripreso con cura di particolari da Bordoni- Uffreduzzi (2) sotto la guida del Luciani, e questi riferisce ampiamente nel suo Trattato di Fisiologia i resultati di quelle esperienze. Se l'insufflazione di aria nella trachea è violenta, l'arresto del respiro è istantaneo ; se l'aria vien spinta dolcemente, l'ar- Fig. 1. resto del respiro è graduale. Questo fatto trovato dal Bordoni è confermato dai miei tracciati 1 e 2 ricavati da un'esperienza sul tacchino. Debbo notare però che in questa esperienza io (1) Baer, " Zeit. fiir Wissensch. Zoologie ,, 1887, p. 72. (2) L. Bordoni • Uffreduzzi , SiilV apnea speritnentale, " Lo Sperimen- tale „ 1888. Atti della R. Accademia. — Voi. XLVI. 4 50 CARLO FOA insufflavo in trachea non aria, ma ossi- geno puro ; e che l'andamento dell'espe- rienza è eguale a quello che si ottiene insufflando aria, mentre Bordoni aveva trovato difficoltà a produrre con l'ossi- geno un'apnea così regolare e completa. Un fatto che resulta dalle esperienze di Bordoni e da quelle più recenti di Treves (1), e che trova conferma nei miei tracciati, è che la ripresa del respiro è graduale e si inizia noti appena ces- sata l'insufflazione. Lo stesso avviene anche se la insufflazione e quindi l'apnea sono di lunga durata. Così nel tracciato 3 preso sopra un altro tacchino l' apnea dura 3' e cessa non appena cessa l'in- sufflazione d'aria. Questo avviene se l'a- pertura dei sacchi è abbastanza ampia^ e la posizione dei visceri addominali è tale che l'aria trovi libero sfogo. Ma se i visceri ostruiscono l'apertura addo- minale o i sacchi non sono ampiamente aperti . allora l'apnea può prolungarsi ancora per qualche tempo dopo che l'in- sufflazione è cessata , come nel trac- ciato 4. È importante notare che versa la fine dell'apnea registrata nel trac- ciato 4 l'animale boccheggiava, stralu- nava gli occhi e i bargigli presentavano un colore bluastro. Taloia succede che se la fuoruscita dell'aria si compie molto difficilmente, l'apnea è interrotta brusca- mente da contrazioni asfittiche di tutto l'animale, nel quale il colore azzurro- gnolo dei bargigli rivela l'insufficienza della ematosi polmonare. • (1) L. Tkeves, Osservazioni sull'apnea degli uccelli, " Arch. di Fisiologia ,, 2. 1905, p. 185. RICERCHE SUI.L APNEA DEGLI UCCELLI 51 Credo che a questa causa sia dovuto se Gkobek (1) e Treves in alcune delle loro ricerche trovarono che il respiro può ripre- sentarsi anche durante l'insufflazione, e che alla ripresa il re- spiro è spesso dispnoico. In alcune delle esperienze di Tkeves l'animale all'iniziarsi deirinsufflazione contraeva torace e addome per modo da ostacolare il passaggio dell'aria, e allora era natu- rale che l'arresto del respiro producesse asfissia, come quando Fiff. 3. Fisr. 4. si pratica l'insufflazione senza aprire i sacchi addominali, perchè in questi casi non vi è rinnovamento di aria nei polmoni. Un tale arresto del respiro, come giustamente osserva Treves, non significa che l'animale si trovi in istato apnoico, nel senso at- tribuito da RosENTHAL a questa parola, e il meccanismo di tale arresto dev'essere esclusivamente nervoso. 11 respiro riprende quando lo stato asfittico del sangue è tale da vincere l'inibizione nervosa, eccitando il centro respiratorio. Ma se il passaggio dell'aria si compie con facilità, l'apnea riesce completa e la ripresa del respiro non presenta affatto sin- tomi di asfissia, anche se l'apnea ha durato lungo tempo. (1) Grober, Ueber die Athmungsinnervation der Vogel. Pflùgér's Arch. 76. pi 427. 02 CARLO FOA Notammo che la ripresa del respiro coincide con la fine dell'insufflazione quando l'aria passa bene, mentre può durare oltre l'insufflazione se l'aria trova qualche ostacolo al suo pas- saggio, e tale persistenza si manifesta malgrado l'animale pre- senti i sintomi dell'asfissia. Nel tracciato 4 si vede inoltre che malgrado l'animale verso la fine dell'apnea fosse asfittico, la ripresa del respiro è gra- duale e non vi è dispnea. Queste osservazioni mi paiono avere molta importanza nell'interpretazione delle cause dell'apnea. L'apnea è essa dovuta a un'irritazione dei vaghi, o ad un vero stato apnoico del sangue? Il fatto che l'apnea si inizi in modo brusco se l'insufflazione è violenta, parrebbe appog- giare la teoria nervosa dell'apnea. Cosi pure il fatto che il respiro riprenda non appena cessata l'insufflazione, diff'erenzia questa forma di apnea da quella che si ottiene nei mammiferi, dove l'arresto del respiro si prolunga oltre la ventilazione pol- monare. Pare dunque logico ammettere che l'apnea si inizi con l'iniziarsi dell'irritazione delle terminazioni dei vaghi nei pol- moni e nei sacchi, e cessi quando cessa tale irritazione. Se l'aria circola con difficoltà, la distensione dei sacchi e dei pol- moni è maggiore, e maggiore è l'irritazione dei vaghi e del centro respiratorio, onde l'apnea che ne deriva dura pili a lungo della insufflazione. Ne la ripresa graduale del respiro basta a far ritenere che il centro non abbisogni di ossigeno, perchè ve- demmo (fig. 4) che l'apnea perdura e la ripresa del respiro è graduale, anche quando si notano spiccati sintomi di asfissia. Dobbiamo invece ritenere che l'irritazione dei vaghi, e quindi l'inibizione bulbare siano tali da impedire che il respiro ricominci malgrado l'animale sia asfittico. Il riprendere graduale del respiro non sarebbe che l'espres- sione del graduale scomparire dell'inibizione bulbare. Ho cercato di confermare questa interpretazione insufflando sotto forte pressione una miscela di aria e di anidride carbo- nica in debole concentrazione. Tale miscela data a respirare all'animale normale provocava un leggiero grado di dispnea. Insufflata con forza in trachea dopo avere aperti moderatamente i sacchi toracici e addominali pro- dusse istantaneamente l'arresto del respiro che si prolungò oltre l'insufflazione, per dar luogo alla solita ripresa graduale (fig. 5). RICERCHE SULL APNEA DEGLI UCCELLI 5ó Ma il fatto importante di questa esperienza è che dopo la fine dell'insufflazione, durante il rimanente del periodo apnoico e particolarmente nel punto + del tracciato, l'animale boccheg- giava, stralunava gli occhi, cercava di agitarsi e il colore dei bargigli era azzurrognolo. L'apnea adunque continuava, e la ripresa del respiro fu graduale, malgrado l'animale fosse asfittico. In questo caso non si può certo parlare di apnoea vera e solo l'irritazione dei vaghi può spiegarla. ¥ìs. 5. Vedremo come con concentrazioni maggiori di acido car- bonico si riesca a vincere l'inibizione portata dall'irritazione dei vaghi, cosi come succede se, essendo i sacchi chiusi o troppo poco aperti, l'aria non si rinnova e l'acido carbonico si accu- mula nel sangue. E noto che si può ottenere l'apnea nel cane anche venti- lando i polmoni con idrogeno, sia perchè esso, distendendo i polmoni, irrita le terminazioni dei vaghi, sia perchè allontana l'acido carbonico del sangue. Bordoni non riuscì ad ottenere l'apnea nel tacchino con una corrente di idrogeno e notò delle convulsioni che interpretò come asfittiche. Nelle mie esperienze una corrente di idrogeno insufflato in trachea a sacchi aperti produceva istantaneamente l'apnea, ma, mentre ancora il gas passava, il respiro ricominciava e ben presto diveniva fortemente dispnoico, e accompagnato da vio- lenti contrazioni di tutto l'animale, da epistotono e starnazza- mento delle ali. Questi fenomeni continuavano violentissimi per qualche tempo ancora dopo che l'insufflazione era cessata, poi lenta- mente il respiro ritornava normale (fig. 6 e 7). 54 e AULO FOÀ Provando subito dopo a fare una insufflazione con aria, non Ficr. 6. ¥ìs. 7. Fisr. 8. Fior. 9. Fior. 10. si riesciva ad ottenere l'apnea (fig. 8), mentre dopo 5' (fig. 9) già si accennava a poterla ottenere e dopo 15' si riotteneva IIICERCHE SDLl,' APNEA DEGLI UCCEr.U 55 l'apnea completa (fig. 10). Malgrado dunque, dopo le convulsioni, il respiro fosse ritornato normale, il centro respiratorio si tro- vava ancora in uno stato di eccitazione tale, che bisognava lasciar passare qualche minuto per poter ottenere l'apnea con insufflazione di aria. Questo fa ritenere che quelle convulsioni non fossero soltanto astittiche, perchè la chiusura della trachea che duri quanto aveva durato la insufflazione di idrogeno, non produce una tale eccitazione: e bisogna ammettere che lidro- geno eserciti sui centri nervosi del tacchino un'azione eccitante. Ad ogni modo l'apnea che ottenemmo nel primo periodo del passaggio dell'idrogeno, difficilmente potrebbe interpretarsi come dovuta al fatto che l'idrogeno allontani dal sangue l'acido car- bonico, perchè quando l'idrogeno viene assorbito, cioè passa nel sangue, esso manifesta la sua azione sui centri, e questo non avviene se non dopo qualche tempo, mentre l'apnea incomincia appena incomincia il passaggio del gaz. In questa esperienza si deve dunque ammettere che l'apnea sia unicamente dovuta all'eccitamento delle terminazioni dei vaghi nei polmoni e nelle pareti dei sacchi aerei. Per giudicare dell'intervento dei vaghi nell'apnea dei tac- chini. Bordoni tentò di produrla dopo il taglio dei vaghi, ma non riuscì che ad attenuare un poco la respirazione senza abo- lirla completamente. Invece il taglio dei vaghi durante l'apnea non sempre la interrompe e soltanto provoca uno o due atti respiratori al mo- mento del taglio. » Luciani però soggiunge che in qualche esperienza il taglio dei vaghi durante l'apnea la interrompe, e che se ciò talora non accade, si deve all'eccitamento portato sul nervo dal taglio. Io ritengo che non solo l'irritazione dei vaghi possa produrre l'apnea, ma anche quella di altri nervi sensitivi, e che molta in- fluenza abbia la maggiore o minore apertura dei sacchi e dell'ori- fizio praticato nell'addome, potendo una distensione eccessiva delle pareti addominali e toraciche comprimere i visceri e pro- vocare l'apnea per eccitamento di nervi diversi dal vago. Così si spiegherebbe come Grober e Treves abbiano ottenuto in qualche esperienza l'apnea dopo il taglio dei vaghi, e come talora il taglio dei vaghi non interrompa l'apnea incominciata. Ma per quante volte io abbia cercato di produrre l'apnea 56 CARi,0 FOA nel tacchino a vaghi tagliati non vi riuscii mai, ne con deboli, ne con forti correnti d'aria o di ossigeno (fig. Ile 12), e nep- pure 24 ore dopo il taglio dei vaghi (lìg. 13), mentre ero riu- scito (1) nel cane ad ottenere l'apnea lasciando trascorrere qualche ora dopo il taglio dei vaghi. V V V JimiJJiL,'JiUJJ.IiJ IJJIIIlM Vis. 11. Fìs. 12. Fig. 13. In base a tutte le esperienze finora riferite la conclusione che si deve trarre si è che questa forma di apnea degli uccelli è essenzialmente un'apnea da vaghi e che nulla dimostra la compartecipazione di uno stato apnoico del sangue. Che tuttavia con la insufflazione d'aria si provochi una suf- ficiente etnatosi è dimostrato dal fatto, che quando l'aria passa bene, l'apnea può venir continuata per lungo tempo senza che intervengano sintomi di asfissia. (1) C. FuÀ, Ricerche sull'apnea. " Arch. di Fisiologia „, voi. VII, 1909. RICERCHE SULL APNEA DEGLI UCCELLI 57 E se anche le pareti dei sacchi aerei sono povere di vasi e inette a provocare gli scambi gassosi tra sangue e aria (1), e se anche una corrente d'aria che penetri in trachea riempie i sacchi mentre i polmoni si distendono pochissimo (2), è pur necessario ammettere che a sacchi aperti la corrente d'aria sia capace di mantenere uno scambio gassoso sufficiente ai bisogni dell'organismo. Se si trattasse di un arresto del respiro dovuto ai vaghi senza che l'ematosi avvenisse, la pausa dovrebbe essere seguita da dispnea, come accade dopo la pausa respiratoria ot- tenuta con l'eccitamento elettrico dei vaghi (3). Già abbiamo veduto che l'idrogeno viene assorbito nel suo passaggio attraverso i polmoni, e per meglio dimostrare che il Fig. 14. sistema di insufflazione adottato per produrre l'apnea, permette ai gaz di venire assorbiti, basta insufflare una miscela di ossi- geno (95 *^'o) e acido carbonico (5 •^/o). Si vede allora comparire la dispnea (fig. 14) in luogo del- l'apnea, perchè l'acido carbonico assorbito eccita il centro respi- ratorio e vince l'azione inibitrice dei vaghi. È dunque certo che anche durante l'apnea l'ematosi è suf- ficiente a mantenere la vita, ma occorre studiarne il grado per sapere se essa concorra almeno in parte a produrre l'apnea. (1) WiEDERSHEiM, Vevgletch. Anat. der Wiehelthiere. Jena 1898, pp. 331-334. (2) SiEFERT, Ueher die Athnwng der Beptilien und Vogel. " Pfluger's Archiv „ 1896, 64, p. 472. (8) Id., Ibidem, p. 488. 58 CARLO FOA Già il fatto che l'apnea cessi non appena finita l'insuffla- zione fa ritenere che i gaz del sangue non si trovino nelle con- dizioni volute perchè l'apnea si produca. Ma per chiarire la cosa, meglio era determinare la concen- trazione dei gaz del sangue durante l'apnea prodotta da insuf- flazione di aria. Preparate le carotidi al collo dell' animale, estrassi ed analizzai col metodo di Barcroft e Haldane un campione di sangue arterioso prima di incominciare l'insuffla- zione, un secondo campione 20" dopo l'inizio dell'apnea, e un terzo dopo altri 20". L'aria durante l'apnea passava benissimo e non vi furono sintomi di asfissia. Appena finita l'insufflazione il respiro riprese in modo graduale. La determinazione dei gaz nei due campioni diede il resultato seguente: 1° Ca 02% MPIONE COa \ 2" Cas 0, 7o IPIONE CO, % 43,9 3° Campione Oo O/o 1 CO2 O/o 14,9 42.7 12,5 11,7 45,5 Durante l'apnea diminuisce adunque un poco la concentrazione dell'ossigeno e cresce un poco rpiella dell'acido carbonico nel sangue arterioso. Ciò non avviene in proporzioni tali da produrre dispnea fino a che l'aria passa con facilità attraverso i polmoni per uscire dall'apertura dei sacchi, ma non sono certamente queste le condizioni che permettano di attribuire neppure in parte ai gaz del sangue il prodursi dell'apnea. Possiamo ammettere tutt'al più che malgrado l'arresto do- vuto ai vaghi lo scambio gassoso sia sufficiente a mantenere la vita, pur producendosi un leggero grado di asfissia. Da quanto siamo venuti dicendo si può trarre la conclu- sione seguente: L'apnea prodotta negli uccelli insufflando aria in trachea per modo che essa esca da una larga apertura dei sacchi to- racici e addominali è esclusivamente dovuta all'eccitazione delle terminazioni dei vaghi nei polmoni e nelle pareti dei sacchi aerei. Infatti durante l'apnea diminuisce la concentrazione del- RICERCHE SDM/aPNEA DEGLI UCCELLI 59 l'ossigeno e cresce quella dell'acido carbonico nel sangue arte- rioso; e sebbene questo fenomeno avvenga in piccole propor- zioni, non si può certo parlare di uno stato apnoico del sangue. Che questa forma di apnea sia esclusivamente dovuta ai vaghi è inoltre dimostrato: a) dal fatto che il taglio dei vaghi la rende impossibile a condizione che l'aria circoli bene e non provochi la compres- sione e l'irritazione di altri nervi sensitivi ; b) dall'istantaneità con la quale l'apnea si produce; e) dal fatto che anche l'idrogeno è capace di produrla istantaneamente prima di agire sui gaz del sangue; d) dalla ripresa immediata del respiro non appena ces- sata l'insufflazione. Negli uccelli adunque, poiché l'insufflazione in trachea non riesce a produrre un grado sufficiente di distensione polmonare, rematosi è scarsa, mentre nei mammiferi anche quando i vaghi concorrono alla produzione dell'apnea si aumenta tuttavia anche rematosi e si libera il sangue dall'acido carbonico, il che rap- presenta pure un fattore dell'apnea, alla quale, per questa ra- gione appunto, diedi il nome di apnea mista, sostituendo questo termine a quello meno significativo di apnea spuria. (Dal Laboratorio di Fisiologia di Torino). 60 Relazione intorno alla Memoria di G. Boccardi, Sitila Lati- tudine del R. Osservatorio di Torino. Il Prof. G. BoccAKDi , trovandosi in possesso di un nuovo circolo meridiano del costruttore Bamberg, ha determinato nuo- vamente la latitudine dell'Osservatorio di Torino con numero- sissime Osservazioni. Una prima determinazione è stata fatta col metodo delle Osservazioni circum-meridiane, una seconda col metodo che ora è più in voga delle Osservazioni meridiane. Tale metodo con- siste nell'osservare le stelle all' istante del loro passaggio al meridiano e nel fare la corrispondente lettura sul circolo ver- ticale. Le stelle osservate vengono scelte in modo che sieno ugualmente distribuite al Sud ed al Nord dello Zenit e rag- gruppate in guisa che la somma algebrica delle distanze zenitali delle stelle di ogni gruppo, sia prossima a zero. In tal modo vengono quasi completamente eliminati gli errori provenienti dalla flessione del cannocchiale e le incertezze della rifrazione. I risultati ottenuti coi due metodi concordano molto bene tra di loro e gli errori probabili sono piccolissimi. La latitudine nuovamente determinata è degna di ogni fiducia, perciò la Commissione propone l'accoglimento della memoria nei volumi dell'Accademia. A. Naccari, N. Jadanza, relatore. L' Accademico Segretario Corrado Segre. (51 CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE Adunanza dell'll Dicembre 1910. PRESIDENZA DEL SOCIO BARONE ANTONIO MANNO DIRETTORE DELLA CLASSE Sono presenti i Soci: Renier, Chironi, Ruffini, Brondi, Einaudi, Baudi di Vesme, Schiaparelli e De Sanctis Segretario. — È scusata l'assenza del Presidente Boselli e dei Soci Graf, Stampini e Sforza. È letto ed approvato l'atto verbale dell'adunanza antece- dente, 27 novembre 1910. D'ufficio è presentato lo scritto del Socio Giovanni Sforza, Un musico montignosino (Estr. dal " Giornale Storico della Lu- nigiana „), Spezia, Zappa, 1910. dall'Autore offerto in omaggio all'Accademia. Il Socio Einaudi presenta le prime puntate di tre pubbli- cazioni periodiche venute in luce a cura dell'Istituto Interna- zionale di Agricoltura, cioè il Bulletin dii Bureau des rensei- gnements agricoles et des maladies des plantes (novembre 1910), il Bulletin des institutions économiques et sociales (an. I, n. 1, 2) e il Bollettino di statistica agraria (an. I, n. 1-11), e rileva la importanza non solo pratica ma anche scientifica che hanno, con parole che sono registrate negli Atti. Offre poi, in più esem- plari, un suo scritto su L'indice unitaire du prix du blé, à propos des statistiqiies de l'Institut international d'agriculture (Rome, 1910). 02 LETTURE Einaudi L., Ije pubblicazioni dell' Istituto internazionale d'agri- coltura di Soma. Ho l'onore di presentare all'Accademia alcune importanti pubblicazioni periodiche venute in luce a cura dell' Istituto internazionale d'agricoltura di Roma. E noto, come dopo un periodo di preparazione, durato sino alla metà di questo anno, l'Istituto sia entrato nella via di una larga e feconda atti- vità. Presidente l'on. marchese Raffaele Cappelli e segretario generale il Prof. Pasquale lannaccone, l'Istituto ha iniziata la pubblicazione di tre periodici, le cui prime puntate fanno assai bene auspicare per l'avvenire. Il Bulletin du Bureau des ren- seignements agricoles et des maladies des plantes ha carattere tecnico ed è rivolto a riassumere tutte le nuove esperienze in- tese ad aumentare la produzione vegetale, animale e forestale ed a combattere le svariate cause che, sotto forma di malattie parassitarie, di cattive erbe, d'insetti nocivi, diminuiscono la produzione e deteriorano e rovinano i prodotti. Il Bollettino, dovuto alle cure del Prof. Italo Giglioli e del Dott, I. M. Saulnier, è pregevole testimonianza dell'opera grandiosa che nei diversi paesi del mondo si compie in difesa e pel progresso dell'agri- coltura. Il Bulletin du Bureau des institutions économiqurs et sociales, diretto dal Prof. Giovanni Lorenzoni, si occupa di tutte le que- stioni le quali interessano la cooperazione, l'assicurazione ed il credito agricolo, ed è sistemato sapientemente in guisa da dare, per ogni Stato, uno sguardo sintetico alla struttura economica ed agricola in genere, studiando in seguito le organizzazioni agricole nelle loro diverse forme, la legislazione nuova e in ge- nere tutti i fatti che hanno tratto all'assetto economico e giu- ridico della terra e dei suoi lavoratori. 63 Il BuUetin de statistique agricole (direttore il Prof. Umberto Ricci) si pubblica da piìi tempo ed è già finora uscito in undici puntate, ognuna delle quali rappresenta un progresso sulle pre- cedenti. Per la significazione dei dati raccolti ed elaborati in questo Bollettino, mi sia consentito di rinviare ad un mio breve scritto su L'indice unitaire du prix dti blé, che. presento insieme alle pubblicazioni dell'Istituto. Il Bollettino ha in mira la for- mazione di un indice unitario della produzione delle derrate agricole, il quale possa essere di guida agli agricoltori nelle loro contrattazioni. Lo scopo dunque dei Bollettini dell'Istituto è sovratutto pra- tico. Non piccola è però la loro importanza scientifica. Troppo poco noi conosciamo dei fatti della vita agricola, perchè l'opera colossale di sistemazione e di elaborazione compiuta dall'Isti- tuto non debba riuscire di grandissima utilità allo scienziato. Per quest'ultimo l'Istituto può essere considerato come una of- ficina di comparazione e di critica. Di comparazione, perchè mettendo l'una all'altra vicine notizie su istituzioni e legisla- zioni e dati di tutti i paesi del mondo, contribuisce alla cogni- zione pili esatta del vero nei suoi elementi comuni e differen- ziali. Di critica, perchè implicitamente la esposizione di metodi statistici più perfetti, di istituzioni economiche meglio organate esistenti in un paese è stimolo potente a correggere i metodi statistici imperfetti che sono altrove ancora in uso ed a favo- rire lo sviluppo, secondo direzioni già saggiate al cimento del- l'esperienza, di istituzioni ancora embrionali. Già si sono, grazie a quest'opera di comparazione e di critica, ottenuti effetti di revisione non spregevoli, e maggiori se ne otterranno in av- venire. L'Accademico Segretario Gaetano De Sanctis. CLASSE DI SCIENZE FISICHE, MATEMATICHE E NATURALI Adunanza del 18 Dicembre 1910. PRESIDENZA DEL SOCIO SENATORE PROF. LORENZO CAMERANO VICE-PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: Naccari, Direttore della Classe, D'Ovidio, Jadanza, Guareschi, Guidi, Fileti, Parona, Grassi, FusARi e Segre Segretario. Si legge e si approva il verbale della seduta precedente. 11 Presidente presenta alla Classe i numerosi scritti geo- logici inviati in omaggio dal Socio corrispondente Francesco Edoardo Suess, ed il libro del prof. E. Perroncito, La malattia dei minatori, inviato parimenti dall'A. all'Accademia. Il Socio D'Ovidio presenta a nome dell'autore prof. G. Ber- nardi: Tavole contenenti i doppi, i quadrati, i tripli dei quadrati ed i cubi dei numeri interi da 1 a 1000, rilevandone i pregi e l'utilità. Il Socio GuxVRESCHi presenta in omaggio una sua breve nota; Francesco Selmi nnd die kolloidalen Losungen, nella quale dimostra come Francesco Selmi che fu Socio corrispondente della nostra Accademia per piìi di trent'anni, ha fatto fino dal 1846 delle importantissime ricerche sulle pseudosoluzioni o soluzioni colloidali, corrispondenti perfettamente alle moderne teorie. In un prossimo lavoro storico-critico l'autore farà cono- scere tutta l'opera scientifica di questo geniale chimico. Affi della Ti. Accailemia — Voi. XLYT. 5 Per la pubblicazione negli Atti sono presentate le Note seguenti : G, Sannia, Estensione di teoremi di Sylvester e di Hadamard ai determinanti infiniti normali (dal Socio D'Ovidio), F. Garelli, Contributo alla spiegazione del fenomeno della concia (dal Socio Guareschi), M. Ghiglieno, Nuovi composti trimetilenpirr olici dietilso- stituiti (dal Socio Guareschi), B. Rainaldi, La durata dello splendore del Sole sidl'oriz- zonte di Torino nel quadriennio 1906-1909 (dal Socio Naccari), E. Martel, Su alcuni fenomeni osservati nelle Ombrellifere e nelle Papaveracee (dal Socio Parona). A nome del collega Mattirolo il Socio Parona legge la Relazione sulla Memoria del prof. E. Martel, Nuove contribu- zioni all' Anatomia delle Solanacee. Vengono accolte all'unanimità le conclusioni per la lettura e la stampa della Memoria nei volumi accademici. E similmente vengono accolte le analoghe conclusioni della Relazione del Socio Parona (in unione al Socio Spezia) intorno allo Studio geologico del prof. F. Sacco, Il Gruppo dell' Argenterà. Infine il Socio Guidi presenta, per la stampa fra le Memorie, un lavoro dell'Ing. C. L. Ricci su L'ellisse di elasticità trasver- sale e le sue applicazioni nella scienza delle costruzioni. Il Presi- dente incarica di riferire intorno ad esso i Soci Guidi e Segre. GUSTAVO SANNIA — ESTENSIONE DI TEOREMI, ECC. 67 LETTURE Estensione di teoremi di Sylvestep e di ai determinanti infiniti normali. Nota di GUSTAVO SANNIA. 1. — Fra i determinanti infiniti convergenti, quelli le cui proprietà presentano la più grande analogia con le proprietà dei determinanti ordinarli sono i determinanti infiniti normali di H, voN KocH (*), ossia quei determinanti infiniti «Xl ^12 • • • (1) A = 0^21 ^22 • • • tali che, posto (2) = 1 + Crr , dy.^ C,.S (r = ^s la serie (B) Se.. ( r,s= 1,2,3. ...) risulta assolutamente convergente. Questa analogia sussiste anche nelle proprietà meno ele- mentari: così in una precedente !Nota (**) ho esteso ai deter- minanti infiniti normali il concetto di determinanti reciproci. Qui darò l'estensione di due notevoli teoremi di Sylvester e di Hadamard : (*) Sur les déterminants infinis et les équations différentielles linéaires. " Acta Math. „ Bd. 16. (**) Il reciproco di un determinante infinito normale. " Atti della R. Ac- cademia delle Scienze di Torino ,, voi. XLVI, disp. 1-2. 68 GUSTAVO SANNIA 1*^ // determinante formato con i minori di ordine p -f- 1 di un determinante A di ordine n'^ p , che sono superdetermi- nanti (*) di un assegnato minore Aj, di ordine jj di A, è tignale ad a;-'-' • A (**). 2° Il quadrato del modulo di un determinante (di ordine finito, ad elementi reali o complessi) non può superare il prodotto delle norme (***) delle sue orizzontali (****). 2. — Sia (4) A,= Ur^s^ . . . arySp IrpSi . . . arpg^ un minore di ordine p del determinante infinito normale A, ove >'i , ?*2 5 • • • ? ^p ed Si , 0*2 , . . . , Sp sono due gruppi di p numeri interi crescenti. Siene poi Qi, Q2, " ' e 01 , (Jg , . . . quelle successioni di infiniti numeri crescenti che si deducono da quella dei numeri naturali 1, 2, 3, ..., sopprimendovi rispet- tivamente i numeri r^ r^, ..., rp ed Si , s^, ..., Sp. Sia b ^ un minore di ordine p + 1 di .4 che sia un su- perdeterminante di Ap : precisamente sia quello che è formato, oltre che con gli elementi di Ap, con elementi della p-'^' oriz- (*) Super determinante di un minore A^, di A e ogni minore di A che contiene ^p come minore. (**) Questo teorema fu dimostrato per la prima volta da C. Fhobenius, " Journal fur die reine und angew. Math. „, 86 Bd., 1879, e poi da E. Netto, " Acta Math. ,, 17 Bd., 1893; però esso è caso particolare di un teorema che fu enunciato molti anni prima da J. J. Sylvester in " Philosophical Magazine „, 1851, e dimostrato da E. d'Ovidio, " Atti della R. Accademia di Torino ,, 1875-76-90. (***) Norma di una orizzontale di un determinante è la somma dei pro- dotti dei numeri che sono elementi di questa orizzontale per i rispettivi numeri complessi coniugati. (****) Hadamaud, " Bulletin des Sciences math. „, 1893. ESTENSIONE DI TEOREMI DI SYLVESTEK E DI HADAMARD, ECC. 69 zontale e della a™* verticale di A. Con i determinanti di questo tipo formiamo il determinante infinito (5) B = b b Per definizione, il suo valore 5 è il limite, se esiste, del determinante di ordine h B,= QiOì ■ • * QìO^ Sk^^ ' ' ' Qh'^k per h=: ce . Bh, pel teorema di Sylvester, vale M • A'p~^, ove M è il minore di ordine p -\- h à\ A che è formato dagli elementi comuni alle orizzontali di posto ri, r^, ..., /'p, ^i, ..., Qh e alle verticali di posto Si , 53, ..., Sp, (Jj , ..., (Jy, (questi numeri es- sendo disposti in ordine crescente). Ora i numeri q^ e (5^ cre- scono indefinitamente con /i, quindi esisterà un numero intero positivo V, tale che per Ji^v risulti Qk^-rp e a,, > Sp . Per tali valori di h, M coinciderà evidentemente col mi- nore principale di ordine p -\- h fi,p+/i di A, il cui limite per h = co è A. Si ha quindi B = lim B, ==\ìmM' lim A'^-' = ^ • lim A'-' ; h=x> h=zoo 70 ma (6) GUSTAVO SANNIA ( 0 se \A,\<1 lim A';-' = ''=" ( 1 se A, =1 (ed in ogni altro caso o non esiste o è infinito); dunque: Il determinante (5) formato dai minori di ordine p + 1 di A, che sono super determinanti di un assegnato minore Ap di ordine p di A, vale 0 o A, secondo che \Ap\ ^^ ^'> quelli comuni alle rimanenti orizzontali e verticali formano un determi- nante infinito normale che suol chiamarsi un minore infinito di ordine p di A e che si indica con ^(r.,r„...,rp\ \Sl, S2, . . ., Spi I due minori si dicono complementari fra loro ed uno qualunque di essi, cambiato di segno se (7) e = r, + . . . -f- rp + .«1 + . . . + Sp è dispari, è il complemento algebrico dell'altro. In particolare, il comple- mento algebrico del minore di prim'ordine a,-s è Aggiunto (o, impropriamente, reciproco) di ^ è il determinante infinito Au ^12 •• il quale, in generale, non è normale, anzi è divergente. Però vale sempre il teorema: un minore finito di ordine p dell'aggiunto di A è uguale al coni- plemento algebrico del corrispondente minore di A moltiplicato per AP~^ {come nei determinanti ordinari). Per tutto ciò cfr. H. von Koch, loc. cit., e T. Cazzanioa, " Annali di Matematica ,. 1897-98. 72 GUSTAVO SANNIA Sopprimendo in esso la orizzontale i"'* e la verticale j"*, si ha un minore di ordine j) — ^ dell'aggiunto di A, che perciò vale ove h.,=A( '''••■'''-'' '-^^^---'V Si . . . Sj-l, Sj^\ . . . Sp ne segue che il complemento algebrico di Ar^s. in N è e quindi che il determinante aggiunto N' di N è ove (9) [(- l)^+W+'+.^-.é..,.] sta per indicare il determinante di ordine p il cui elemento generico è quello scritto, per /,7 = 1, 2, ...,jj. Siccome gli ele- menti della orizzontale i"** di (9) hanno a comune il fattore (_l)e+r..+.^ cosi (9) vale analogamente si vede che dunque (9) vale (_ i)(p+i)e[-^^^^j^(i)(p+i)6 brpSf . . . OrpSp ESTENSIONE DI TEOKEMI DI SYLVE3TER E DI HADAMARD, ECC. 73 e però (10) S' = (— \p^^y~ ^4P(P+2) Or, come è ben noto, (11) y' = yfi-\ quindi, uguagliando le due espressioni (10) e (11) di K e poi sostituendo ad N il suo valore (8), si ha (_l)(p--i)3^4P(j)-2) 6r,s, . . . Or,.«^, br r,s, . . . br,.p :12) ^'•.v, . . . brp.^ ^, j^^jn, „,..., vJp-^ Dico che questa formola vale anche se A = 0. Perciò con- sidero il determinante infinito A ix) = 1 ^ ^ll'^ Ci2^ ' ' • ' C2\X 1 ~j~ t*22'^ . • • che è normale come J, e si riduce ad A per x=\. Il suo valore è (*) la somma della serie assolutamente convergente I*) Cfr. H. voN KocH, loc. cit., § 7. 74 GUSTAVO SANNIA i cui termini sono 1 e tutti i minori principali dei vari ordini della matrice C2\X C22^ • Disponendo questi minori in modo che i loro ordini non decre- scano, si ha che A[x) è la somma di una serie di potenze cre- scenti di X, convergente assolutamente per ogni valore finito di X. Insomma A{x) è una trascendente intera, e però è una funzione continua. Per la stessa ragione sono funzioni continue di x i deter- minanti A{x) r, , . . . , rp formati con gli elementi di A{x) come A r,, ..,, ì'p Si, . . . , s„ hr. sono formati con quelli di A: quindi è pure funzione continua il determinante Bix) = (13) b,^s,{x) . . . br^,p{x) Ne segue che, quando x tende ad 1, si ha i\ìmA{x) = A{l) = A, lim è,,., (ar) = br^,. (ì) = br^,. j\ìmB{x) = B{ì) = B, \imA{x)r---'';) = An'---'';). Essendo ^(0)- 1 0 0 ... 0 1 0 ... 0 0 1 ... = 1, ESTENSIONE DI TEOREMI DI SYLVESTER E DI HADAMARD, ECC. 75 A{x) non è identicamente nulla. Inoltre A{1) = ^ = 0, per ipo- tesi, ossia .ì7 = 1 è uno zero di A{x); ma gli zeri di una fun- zione intera sono isolati, quindi esiste un intervallo contenente il punto x=l, in tutti i punti del quale, tranne che nel punto x=l^ -4(a;) non si annulla. Supponiamo che .r tenda ad 1 nel detto intervallo, senza assumere il valore 1. Per ognuno di tali valori di x sarà ap- plicabile la relazione (12) al determinante A{x), cioè si avrà In virtù delle (13), questa si riduce alla (12) quando x tende ad 1. Dunque la (12) vale anche quando -4 = 0 ed esprime che: Il determinante di ordine p, formato da quei minori infiniti di ordine p — 1 di un determinante infinito normale A, che sono superdeterminanti di un assegnato minore infinito di ordine p, è uguale alla potenza (p — l)*"" di questo minore moltiplicata per A. 5. — Consideriamo il minore principale di ordine n A>.= aii «1 fl^m 6^22 • • • a2i, a.ii a,i2 . . - a.,y, del determinante infinito normale A, (1), sicché (14) lim A.., = A. La norma della /•"* orizzontale di A^ sarà ove a,.s indica il numero complesso coniugato di «,«, e per il teorema di Hadamard (§ 1) si avrà (15) M. P < A'i.. .^2 ^^...• 76 GUSTAVO SANNIA Essendo A un determinante infinito normale, converge as- solutamente la serie ».l + «.2 + «.-3 + • • . e quindi anche l'altra ttrlttrl -\- ar2Cl'r2 + «-'3 <«<-3 H" • • • » perchè i moduli dei numeri «,1 , a,2 , • • • , e quindi anche quelli dei numeri a^, n.-2, . • • , sono tutti minori di un numero fisso. La somma ^V,. di questa serie è la norma della r™* orizzontale del determinante infinito A. Ma N^,., è la somma dei primi n termini di questa serie a termini positivi, quindi e però dalla (15) segue a fortiori che (16) \A^^^N,^2^..N,,. Per la (14), esiste il limite del primo membro di (16) per ;« = 00 ed è \A\-; dico che esiste anche il limite del se- condo membro, cioè che il prodotto infinito (17) iYi N2 N,... converge assolutamente. Infatti, per le posizioni (2), si ha a,, = Crs , Clrr = 1 + Crr , quindi Nr = 2 ari.arp = 1 + e,, -\- e,, + v Cr^Crp ; onde, posto a, = e,, -}- e,.,. + 2 Crp Crp , (r = 1, 2, . . .) , p=i ESTENSIONE DI TEOREMI DI SYLVESTER E DI HADAMARD, ECC. 77 il prodotto infinito (17) diventa (l+ai){l+a.)(l-f-a3)..., e per dimostrare la sua convergenza assoluta basta dimostrare la convergenza assoluta della serie «1 + «2 + «3 + • • . = 2 «r r=:zl ossia della serie (18) 5:c..4-Sc,.,. + Vc,pC.p. r=l »•=! r,p=l Or dalla convergenza assoluta della serie (3) e dall'essere le Crp, 0 quindi le Crp, tutte minori in valore assoluto di un numero fisso, segue subito la convergenza assoluta della serie 7-,p:=\ d'altra parte dalla convergenza assoluta di (3) segue quella 00 00 della serie parziale 2 c,.>- e quindi dell'altra S ^r,-; dunque la (18) r=l r=l converge assolutamente. Dopo ciò possiamo asserire che la (16) sussiste anche al limite per « = oo , cioè che si ha Dunque: il quadrato del modulo di un determinante infinito normale (ad elementi reali o complessi) non -può superare il pro- dotto delle norme delle sue orizzontali. Torino. 16 dicembre 1910. 78 FELICE GARELLI Contributo alla spiegazione del fenomeno della concia. Nota di FELICE GARELLI. Gli studi diretti a ricercare la natura delle reazioni che avvengono durante la concia delle pelli, trascurati per lungo tempo, hanno, in questi ultimi anni, ricevuto un notevole im- pulso. E si osserva che a questo risveglio della indagine scien- tifica intorno ad una delle arti piìi antiche dell'umana civiltà corrisponde e si accompagna un evidente progresso nella pra- tica applicazione. Se l'introduzione, casuale ed empirica nell'inizio della concia al cromo ha fornito il primo spunto agli studi teo- rici, è un fatto che, reciprocamente, questi ultimi hanno indotto i tecnici a sperimentare altri nuovi e svariati materiali con- cianti, quali l'aldeide formica (Payne), il chinone (Meunier e Seyewetz), i sali delle terre nobili (Garelli), per tacere della concia ai naftoli (Weinschenk), al caucciù, ecc. e di altri proce- dimenti di recente brevettati, rispetto ai quali si hanno ancora troppe incertezze e troppo scarse conoscenze per poterne di- scutere. Io opino del resto che, quando il processo di concia sarà conosciuto in ogni suo particolare e di esso si avrà in ogni caso una chiara rappresentazione, si potranno impiegare come ma- terie concianti molte altre sostanze alle quali ora si è ancor lungi dal pensare. Ancor adesso si dibatte vivamente la questione se il cuoio sia prevalentemente il risultato di fenomeni chimici e debbasi considerare come un composto o se invece, nella sua prepara- zione, si compiano in prevalenza processi fisici e cioè soltanto quegli assorbimenti superficiali (Adsorptionen), che si osservano particolarmente fra le sostanze colloidi. L'assorbimento del tannino e il modo col quale viene fis- sato dalla pelle animale è un tema che venne assai discusso fin dal tempo di Séguin, Dumas, Berzelius. Nella seconda metà CONTRIBUTO ALLA SPIEGAZIONE DEL FENOMENO DELLA CONCIA 79 del secolo scorso (1858) Knapp enunciava la sua teoria secondo la quale la concia consiste essenzialmente in un rivestimento meccanico delle fibrille della pelle, che impedisce, durante l'es- siccamento, il loro agglutinarsi, E questa in massima, con ag- giunte, riserve, o modificazioni di lieve conto, è forse ancora la teoria che ha il maggior numero di seguaci. La concia con so- stanze vegetali o minerali apparterrebbe dunque a reazioni (pre- cipitazioni) colloidali delle proteine : questo cercarono di dimo- strare Th. Koerner (1898-1903) dapprima, poi Wislicenus (" Zeit. Anorg. Chem. „, 1904), E. Stiasny, Herzog e Adler ed altri. Lo Stiasny, che in questi ultimi anni ha riassunto tutti i lavori precedenti di Knapp, Koerner, Paessler, Schroeder, Herzog e Adler ed altri, sottoponendo ad un esame critico tutti gli argomenti addotti in favore e contro la teoria fisica della concia e che ha portato inoltre un pregevole contributo sperimentale in appoggio alla medesima, conchiude che ogni processo di concia consiste : 1° nell'assorbimento di una sostanza colloide sciolta per parte del gel della pelle; 2° in trasformazioni secondarie (ossidazioni, polimerizza- zioni, ecc.) che subisce la materia assorbita mercè l'azione catalitica della pelle stessa. In conseguenza di queste trasfor- mazioni il tannino assorbito diviene insolubile ed il processo irreversibile. Pertanto Stiasny alla domanda: " se sia necessaria un'ipo- tesi chimica per spiegare la concia „ risponde recisamente in modo negativo. Se non che uno dei più autorevoli fautori della teoria chi- mica, il Dr. Fahrion, in una serie di lavori iniziati nel 1903, ha portato degli argomenti molto forti in appoggio alla teoria chimica, specialmente nel caso della concia all'aldeide e della concia grassa. Per citarne alcuni ricorderò come Fahrion abbia dimostrato che il cosidetto " cuoio del Giappone „ (ritenuto da Paessler, Eitner e altri quasi come cuoio senza materie concianti e ottenuto solo con trattamenti meccanici) è in realtà un cuoio debolmente scamosciato nel quale l'agente conciante è costituito dagli acidi grassi dell'olio di ravizzone ossidati, i quali di fatto, sono così fortemente combinati alla sostanza della pelle che, per estrarneli, devesi ricorrere alla potassa alcoolica. Fahrion 80 FELICE GARELLI dimostrò inoltre, con esperienze dirette, che i perossidi degli acidi grassi, tratti dall'olio di pesce ossidato son vere materie concianti: egli ritiene (ed in ciò non posso consentire) che nep- pure la natura colloidale delle soluzioni acquose dei tannini sia completamente dimostrata, giacche anche tali soluzioni sono ab- bastanza diffusibili. Sopratutto gli sembra assai poco probabile sia colloide il sale basico di cromo che penetra così rapida- mente nella pelle ed infine osserva come ormai sianvi materie concianti di peso molecolare basso o poco elevato (formaldeide p. m. ^ 30, chinone 110, perossidi degli acidi grassi 350-400) per le quali non si può in nessun modo parlare di soluzioni colloidali. Quanto agli argomenti che son ritenuti come capitali contro la teoria chimica, consistenti cioè nella mancanza di rapporti stechiometrici ben definiti fra il tannino e la pelle costituenti il cuoio e nel fatto che è pcssibile per mezzo dell'acqua aspor- tare dal cuoio parte del tannino, il Fahrion pel primo punto fa osservare che anche in molti altri casi di reazioni fra ioni si ha a lamentare l'incostanza di composizione di molti fra i pre- cipitati che trattengono energicamente quantità variabili dei componenti e, pel secondo fatto, Fahrion ritenendo la reazione reversibile trova naturale che quando la combinazione della pelle col tannino (composto labile facilmente idrolizzabile) vien messa in contatto con l'acqua, il tannino vada a ripartirsi fra la pelle e l'acqua stessa. La circostanza che la pelle, in soluzione tannica concentrata, assume pili tannino che da una diluita è in accordo con la legge dell'azione di massa per le reazioni chimiche re- versibili. Pili semplicemente, io obbietterei che quando il tannino reagisce e si combina colle fibrille della pelle non sappiamo se compenetri totalmente le fibrille stesse. E se non le compenetra e non produce qualche cosa di omogeneo è inutile discutere di proporzioni più o meno definite, perchè siamo di fronte a so- stanze nelle quali oltre la composizione può variare la dimen- sione. Con soluzioni più concentrate di tannino si può dare che l'azione sia semplicemente più profonda perchè penetra piii addentro. Infine la concia all'aldeide formica è quella che trova maggior difficoltà a ricevere una spiegazione per parte di coloro che CONTRIBUTO ALLA SPIEGAZIONE OKL FENOMENO 1)EI.I,A CONCIA SI pensano di lidui-re tutta la concia ad una precipitazione di col- loidi; anche lo Stiasny riconosce che in questo caso è possi- bile che la concia consista in una vera e propria reazione -chimica. Dall'insieme delle sue critiche e delle sue esperienze il Fahrion conchiude che il cuoio è sempre una specie di sale e che ogni specie di concia riposa su una condensazione fra ma- teria conciante e pelle: nella vera concia questa condensazione ha luogo direttamente, nella pseudo concia dapprima è la ma- teria conciante che si condensa con se stessa (si polimerizza) e solo dopo si unisce con la pelle. Intìne, secondo il Procter, autorevolissimo in questo campo, non è possibile con un'unica spiegazione dar ragione di tutti i processi svariati di produzione del cuoio : e, mentre rimane vero il detto di Knapp essere cioè condizione essenziale l'isolamento e la non adesione delle fibre, è vero altresì che ciò può essere ottenuto in parecchi modi, e per mezzo di processi fisici di pre- cipitazione e adesione o per mezzo di azioni chimiche svariate, da sole o piìi frequentemente associate ai primi. Come già ebbi a scrivere tre anni or sono ('' Acc. Lincei „. 1907. I sem.), i concetti del Fahrion sembrano a me, in linea ge- nerale, quelli pili vicini al vero, benché, certamente, anche i pro- cessi tìsici di assorbimento abbiano molta importanza, anzi siano indispensabili per metter le sostanze in quelle condizioni di in- timo contatto necessarie perchè avvenga una reazione chimica. Tuttavia mi pare artificiosa e poco chiara la distinzione fra concia e pseudo concia. Si può obbiettare subito che se la conden- sazione e polimerizzazione della materin conciante avviene prima della reazione con la pelle e non dipende da questa, non ha che vedere con la concia. D'altra parte questo vivo dibattito sull'essere la concia im fenomeno fisico oppure chimico, mi sembra superfluo: certo che non avrebbe piti ragione di essere, ed il cuoio si dovrebbe sempre considerare come lisultante da composti chimici, se si adot- tassero le vedute molto più larghe che si hanno ora liguardo ai fenomeni chimici ed al graduale passaggio tra essi e quelli fisici. E un fatto che ora si tende ad allargare sempre piìi il significato dell'espressione " fenomeno chimico „ ed il concetto di reazione chimica è esteso ora da taluni anche a fatti censi de- Att! (Idia R. Academia — Voi. XLVI. 6 82 FELICE GARELLI rati prima come esclusivamente fisici, come, ad esempio, le so- luzioni. (Walden, " Rivista di Scienza „, n'^ 4. voi. IT, 1907, TJeber d((s Wesen der Losiingsvorganc/en: die Bolle des Mfdhims\}ÌRi!m, Soluzioni solide " lliv. di Scienza „. voi. IV. pag. 69, 1908, n° 7^ ed il Righi, nel discorso tenuto alla Società pel progresso delle Scienze nella riunione di Parma, ha sostenuto una continuità tra soluzione vera, soluzione colh^idale e liquido torbido per so- stanze sospese: affinità, adesioni, ecc. non sarebbero che forme di attrazione). L'applicazione di tali concetti al fenomeno della concia venne da me, e credo per la prima volta, fatta nel 1907 a proposito della concia coi sali delle terre nobili (" R. Acc. dei Lincei „, 1907, I sem.). Scrivevo allora di fatto: " Secondo le odierne ve- " dute anche i cosidetti composti di terz'ordine e i prodotti di " addizione della chimica organica sono veri composti chimici, " come i sali, quantunque siano molto meno stabili di questi e " la loro costituzione non possa venir interpretata con la teoria " della valenza. Ma vi ha anche un'altra serie di prodotti di " addizione estremamente instabili, caratterizzati dal non pos- " sedere composizione costante, alcuni cristallizzati, moltissimi " colloidali e che si trovano come sull'estremo linjite che separa " i composti chimici dalle soluzioni e dalle miscele. A questa " categoria di composti, probabilmente, debbono ascriversi i corpi " che si originano nella concia „. A questo concetto, che io enunciavo or son tre anni, sembra ora si avvicini il Falirion, giacche nell'ultimo suo lavoro dice, ad esempio: " non co(/lio con ciò asserire che la combinazione pelle " tannino sia un composto chimico nel senso ordinario „ ed inoltre che " la composizione variabile del precipitato fornito dal tannino " con gelatina nulla dimostra contro l' inesistenza di tale composto, " benché non si tratti certo di mi composto chimico normale „. Del resto, come già fecero osservare parecchi sperimenta- tori (0. Scarpa, Hicerche magnetiche e ottiche su alcuni colloidi magnetici, " Atti Assoc. Elettrotecnica Italiana „; G. Amalfitano, A propos de rpielques distinctions arbitraires qui ont actuellement cours dans les doctrines chimiques (" (iedenkboek A. Angeboden „ an. L M. van Bemmelen, pag. 368, 1910), in linea generale la mancanza di proporzionalità tra il numero delle molecole che CONTRIBUTO ALLA SPIEGAZIONE DEL FENOMENO DELLA CONCL\ 83 prendon parte alla formazione di questi composti labili, può di- pendere unicamente dalle condizioni e possibilità di esperienze nelle quali ci troviamo. Nel caso speciale mi pare che se si po- tesse isolare il composto formato dalla sostanza della pelle colla sostanza conciante e si potesse determinarne la composizione si troverebbe probabilmente che la combinazione delle due sostanze avviene secondo rapporti stechiometrici, cioè fra numeri interi di molecole. Nella discussione per ora sembrami siansi confuse due questioni: quella se la concia è un fenomeno chimico con quella se nella concia si formano composti chimici delìniti. Alla prima si deve rispondere affermativamente, perchè tutte le volte che si osservano modificazioni nei caratteri essenziali di una sostanza si è di fronte a un fenomeno chimico : e la pelle conciata è certamente una sostanza diversa dalla pelle non conciata. Alla seconda questione non si può rispondere perchè bisognerebbe poter isolare i composti che si formano: e non es- sendo di fronte a prodotti puri isolabili dobbiamo uè affermare né negare le leggi stechiometriche. Accettando questi concetti io credo si possa e debba am- mettere sempre che fra la sostanza della pelle e qualunque ma- teria che agisce come conciante avvenga un' unione ognora causata da una forma piii o meno attenuata di energia chimica, sempre prodotta da un'affinità più o meno grande che darà quindi origine, a seconda dei casi, a composti di stabilità di- versa. Però, mentre è logico ammettere queste differenze tra caso e caso, non mi sembra possibile, vista la continuità stessa del fenomeno, fare una distinzione in concia vera e falsa. Io opino che, in qualunque caso, comunque sia il grado di stabi- lità ottenuto, si dovrà sempre parlaTo unicamente di concia tutte le volte che la sostanza della pelle è trasformata più o meno completamente in altra o altre sostanze non trasparenti, imputrescibili, poco permeabili allacqua, pur conservando il tessuto stesso la morbidezza e pieghevolezza della pelle fresca originaria. E probabile, anzi sembra ormai provato che, nel caso della concia all'aldeide, abbia luogo una vera condensazione fra i co- stituenti chimici della pelle e la materia conciante : è assai probabile che, in parecchi processi di concia, l'ossidazione della fibra abbia una parte importante, ma non son d'accordo col 84 FELICE GAKELLI Fahrioii che ritiene indispensabile, perchè avvenga vera concia, tale ossidazione preventiva della fibra. Nelle esperienze che de- scriverò brevemente in seguito, ho portato dei fatti dai quali appare come si possa conciare con acidi grassi della serie satura ed ottenere una concia abbastanza stabile in condizioni nelle quali è esclusa la possibilità di ogni azione ossidante: sempre però, a mio parere, la trasformazione della pelle m cuoio deve consistere in qualche reazione chimica che porta alla forma- zione di un composto piìi o meno labile, del tipo di quelli su indicati. I vari processi di concia che si son fatti strada nel- l'ultimo mezzo secolo han dimostrato che materie assai diverse possono conciare, ed in ciò si volle vedere un nuovo argomento contro la teoria chimica. Ma io osservo che tutte queste so- stanze, diverse fra loro, si possono riunire in gruppi aventi caratteristiche chimiche comuni. Esse infatti sono o corpi di natura basica (sali basici od ossidi metallici) o a funzione acida o fenolica (acidi grassi, ossiacidi e loro perossidi, tannini, ecc.) o a funzione aldeidica, chinonica, ecc., suscettibili di condensarsi coi gruppi amidici ed imidici nel senso di formare dei composti forse del tipo base di Schiff. In qualunque caso, si dovrà sempre trovare in una forma più o meno attenuata di energia chimica, la causa dell'unione di queste diverse sostanze con i gruppi chi- mici costituenti la pelle, quando, mercè gli opportuni processi fisici di diffusione, assorbimento, le sostanze che devono reagire (pelle e soluzioni concianti) siano venute in quell'intimo contatto che e indispensabile alle reazioni chimiche. Alcune esperienze che recentemente ho eseguito e fatto eseguire nella R. Stazione Sperimentale per l'industria delle pelli di Napoli, che ebbi l'onore di dirigere fino ad ora, mi sembrano portare qualche argomento in favore di quest'ordine di idee. E possibile, infatti, conciare più o meno stabilmente con soli acidi grassi della serie satura, anche con i primi termini cominciando dal butirrico, composti non capaci certo, nelle con- dizioni di esperienza nelle quali ci siamo posti, di ossidarsi, di formare ossi acidi o lattoni, o prodotti di condensazione. Già il Knapp aveva trovato che, deacquificando con alcool la pelle e trattandola poi con soluzione alcoolica di acido stea- rico, si poteva mantenerla morbida e durevole per un certo CONTRIBUTO ALLA SPIEGAZIONI': DEL FENOMENO DELLA CONCIA 85 tempo. Ma se si vuole effettuare in modo pratico questo pro- cesso di eoncia abbiamo trovato die è preferibile ricorrere ai sali di questi acidi, e sopratutto ai saponi ammonici. Questi si preparano con grande facilità, si emulsionano con acqua e queste soluzioni ed emulsioni penetrano rapidamente nella pelle. Ivi, gli acidi gras^ messi in libertà, già in parte per l'azione idrolizzante della pelle e completamente da un suc- cessivo trattamento con soluzioni diluitissime di acido lattico, si fissano e si ottiene un cuoio bianco che, anche senza ulteriore trattamento, è già molto morbido e durevole e che accresce queste sue qualità se viene assoggettato all'ingrassamento, alla lavorazione meccanica, a tutte quelle operazioni di finitura ri- chieste praticamente dalla preparazione dei cuoi o pellami mor- bidi. Tale cuoio ha una resistenza all'acqua calda alquanto su- periore a quella della pelle conciata con allume, cloruro sodico, giallo d'ova e farina (concia bianca per guanti). Ma il fatto più interessante e che dimostra come l'acido grasso (stearico, pai- mitico, oleico) dev'esser combinato e trattenuto dalla pelle con una certa affinità, è che non si riesce piti ad asportarlo con successivi trattamenti con etere neppure estraendolo a caldo in un apparecchio di Soxhlet. Anche dopo questo trattamento il cuoio si mantiene quasi inalterato, bianco, opaco, morbido ed abbastanza resistente all'azione dell'acqua. Solo la potassa al- coolica può asportare gradatamente gli acidi grassi fissati dalla pelle, ed ancora non vi si riesce completamente che mediante ripetuti trattamenti a freddo, rinnovando sempre la soluzione alcoolica di idrato alcalino. Invece, impiegando soluzioni alcoolico-eteree di gliceridi neutri, es.. tristearina o tripalmitina pura, non si riesce a con- ciare la pelle. Questa, imbevuta di soluzione di gliceride, rimane, dopo essiccamento, traslucida, cornea e da essa è facile per estrazione in apparecchio Soxhlet togliere con etere tutta la ma- teria grassa neutra. Considerando poi l'analogia di comportamento rispetto alle basi forti esistente fra gli acidi grassi e le resine, ho speri- mentato altresì, nella concia delle pelli, le soluzioni alcaline della resina piìi comune, la colofonia, che ha così largo impiego nella fabbricazione dei saponi industriali. Anche qui ho trovato che il miglior risultato era fornito dalle soluzioni o meglio emul- 86 FELICE GARELLI — CONTRIBUTO ALLA SPIEGAZIONE, ECC. sioni di resina in ammoniaca acquosa diluita. Queste emulsioni conciano esse pure, con la stessa rapidità dei saponi ammonici, la pelle che abbia subito le consuete operazioni preparatorie e forniscono, dopo il trattamento con soluzioni diluite di acido lattico, un cuoio bianco simile a quello ottenuto mediante gli acidi grassi, ma molto più ruvido al tatto. Gli acidi della resina adunque, rispetto alle sostanze della pelle, sono dotati essi pure di una certa affinità e forniscono, analogamente agli acidi grassi, quando sono messi in intimo contatto con la medesima, una combinazione labile, che costituisce uno speciale tipo di cuoio. La caseina invece, benché abbia essa pure un debolissimo carattere acido, non ha proprietà concianti. Forse ciò è in re- lazione con l'essere materia albuminoide, simile quindi per na- tura e composizione chimica alla pelle. Fatto sta che le emul- sioni acquose ammoniacali di caseina lasciano la pelle dopo essiccamento del tutto trasparente e cornea. Oltre agli eteri della glicerina ho voluto speiimentare un'altra categoria di corpi che non sono acidi. Ho scelto all'uopo alcuni idrocarburi aromatici solidi. Impregnando le pelli con soluzioni alcooliche di naftalina, fenantrene, antracene e lascian- dole poi seccare, si ha un prodotto bianco cosparso di minuti cristallini dell'idrocarburo, che si tolgono in pai'te già con stro- finamento e mezzi meccanici, completamente con alcool, ma che non ha affatto le proprietà del cuoio, essendo ruvido, corneo, traslucido in alcuni punti e per nulla resistente all'azione del- l'acqua. Sulle particolarità tecniche di queste nuove esperienze ri- ferirò in seguito: mi basta aver ricordato qui alcuni fatti nuovi che mi sembrano di qualche valore in appoggio alla teoria chi- mica della concia. MARIO GHIGLIKNO — NUOVI COMPOSTI. ECC. ^7 Nuovi composti trimetilenpippolici dietilsostituiti. Nota liei Doti. MARIO GHIGLIENO. Nella preparazione di una serie di derivati trimetilenpirrolici del tipo : H'C CH^ \/ C /\ X.C — ex 1 1 CH- oc co NH descritti in due note precedenti (1) apparve, all'atto della for- mazione del legame interno trimetilenico, l'esistenza di due isomeri, che si conservano poi per ogni successivo stadio della serie. Questi isomeri non sono attivi sulla luce polarizzata, il che esclude il caso di una ordinaria stereoisomeria. Può l'isomeria dipendere dall'esistenza delle due forme che- tonica ed ossidrilica possibili per ogni composto, ma la perfetta analogia di proprietà chimiche fra gli isomeri mi parve rendere questa ipotesi un po' meno probabile. La posizione rispettiva nello spazio dei due diversi radi- cali alcoolici e del gruppo imidico NH : (CO)-/^ rispetto al piano dell'anello trimetilenico {cis- e trans- isomeria) mi sembrò essere una piìi verosimile spiegazione dei fatti (2). (1) Su alcuni nuovi derivati trimetilenpirrolici. Nota I, in * Atti R. Accad. d. Scienze di Torino „, voi. XLV. febbraio 1910 e Nota 11. Ibi-I. , marzo 1910. (2Ì Gfr. la Nota I citata, pag. 349. ss MARIO GHIGLIENO Se COSÌ ora veramente, l'isomeria non doveva più verificarsi nel caso dei composti con due radicali alcoolici eguali fra di loro, mentre invece la possibilità delle due forme chetonica e ossidrilica si conserva sempre inalterata anche in questo caso. Collo scopo di chiarire la questione ho intrapreso, dietro- consiglio del Prof. Guareschi, la preparazione dei dietilderivati \/ C /\ X.C — ex I I oc co \/ NH the rappresentano gli omologhi immediatamente superiori dei composti metil-etilici descritti nelle due note precedenti. E i fatti sembrano aver confermato pienamente l'ipotesi della isomeria spaziale, perchè nei dietil- derivati ottenuti non mi fu possibile riscontrare la presenza di alcun isomero. Nella sbromurazione del composto dialchil-dician-dibromo-glutarico da cui si origina, formandosi l'anello trimetilenico, il primo com- posto di questa serie, coi derivati metil-etilici la complessità del prodotto risultante si rendeva subito manifesta grazie alla variabilità del suo punto di fusione. Nel caso attuale invece, anche avendo eseguita la sbromurazione in due modi diversi e cioè coll'acido acetico e coU'alcool. il prodotto grezzo della re- azione si presenta di primo getto già quasi puro e con un punto di fusione pressoché costante ed eguale per le varie successive frazioni. Ne altrimenti ebbi alcun indizio di qualche prodotto secondario cristallizzabile. Intanto, la stretta analogia constatata in tutte le proprietà fra i composti ora preparati e i loro omologhi inferiori, per- mettendo di estendere anche ai presenti le considerazioni già fatte per quelli, serve a dare maggior valore alle deduzioni di indole generale cui ero arrivato nella già citata mia nota II. NUOVI COMPOSTI TKIMETILENFIRi;OLICI DIETII.SOMITUITI 89 * * * Il derivato bicianico: \/ 0 /■\ NC.C C.CN I I OC co \/ NH era già stato preparato iti questo laboratorio da Ed. Peano (1) sbromurando la dibroiiio-dietil-dician-glutarimide (o T-T'dietil- p'P'-dibromo'dician-a-a'-diossipiridina) mediante riscaldamento a bagno-maria con acido acetico al 50 ^ q. Una preparazione, fatta producendo la sbromurazione pure con acido acetico al 50 *^/o e solo agevolando l'eliminazione del bromo con una corrente d'aria attraverso al liquido, mi diede, dopo tre ore di riscaldamento, l'SS '^'/o del i-endimento teorico in prodotto sbromurato grezzo, già ben cristallizzato e incoloro, e che dopo una sola cristallizzazione dall'alcool diluito fondeva a 201° -202" come il composto di Peano. Volli poi provare ad eseguire la sbromurazione in altra maniera e cioè scaldando semplicemente a bagno-maria la solu- zione del composto bromurato in alcool, come mi consigliò il Prof. Guai'eschi. Questo pi'ocedimento è infatti molto più comodo, il bromo si stacca assai prontamente e in meno di un'ora, re- golando opportunamente l'evaporazione del liquido, questo lasciava deporre per raffreddamento il composto sbromurato, bianco e già quasi puro (Fusibile — in due preparazioni — da IO?** a 200° e poi regolarmente a 201°- 202° dopo una sola cristal- lizzazione). Concentrando poi ulteriormente l'alcool della sbronmrazione non ottenni, all'infuori di questo, altro che un prodotto giallo vischioso e non cristallizzabile, evidentemente un miscuglio di prodotti di alterazione. (1) " Atti R. Aeraci, d. Scienze «li Torino ,, Voi. XXXVI, dicembre 1900. 90 MARIO GHIGLIENO Acido dietil ■ trhnetilen • a • a' 'plrrolidon -^'amido'^'' carbotiìco 0 2'3'imide dell'acido l-hdietil'2'amido'2'3'3'tricarhonico. \/ C /\ HOOC.C C.CONH- i I OC co \/ NH Il dinitfile dietilico precedente per azione dell'idrato sodico diluito svolge, come il corrispondente composto metiletilico, una molecola di ammoniaca, con facilità a 100'' (mezz'ora) e piìi lentamente (6-7 giorni) a temperatura ordinaria. Lasciandolo reagire alla temperatura dell'ambiente con due molecole di idrato sodico al 4 "^ 'o sotto una campana in presenza di acido cloridrico titolato per dosare approssimativamente l'am- moniaca svoltasi, dopo alcuni giorni si vede che l'acido ha as- sorbito il 90 o/o circa dell'ammoniaca calcolata per una molecola. Acidificando allora il liquido colla quantità di acido cloridrico cor- rispondente alla soda adoperata, si ha dopo un po' di tempo sepa- razione dell' acido già quasi puro in polvere bianca cristallina. Ricristallizzato dall'acqua bollente, si ottiene in bei cristal- lini incolori, solubili in 120 parti circa di acqua a Ih", facil- mente solubili in alcool, abbastanza nell'etere e poco o punto in benzene e in etere di petrolio. Sul blocco Maquenne fonde istantaneamente a 247^-250'' (Come per l'acido metiletilico, col solito metodo dei tubi capil- lari non si può determinare un punto di fusione, perchè l'acido fonde scomponendosi a una temperatura variabile colla rapidità del riscaldamento). Semplicemente asciutto all'aria, all'analisi diede: I. — Da gr. 0,1380 cm.^* 13,6 di N a 22^^ e 732 mm.; n. — Da gr. 0,1696 gr. 0,3216 di CO^ e 0,0886 di HSQ. trovato calcolato per C^^I'^N^^^ I li C «/o — 51,72 51.92 H «;o — 5,84 5,56 N "/o 10,98 11.04 NUOVI COMPOSTI TRIMETILENPIRROLICI DIETILSOSTITUITI 91 Con acido nitroso svolge, per il gruppo amidico che con- tiene, una molecola di azoto, dando origine all'acido bicarbossilico corrispondente, descritto più avanti. Un dosamento di questo azoto, fatto col metodo di Gattermann modificato, diede da gr. 0,4250 del composto, cm.^ 39,2 di azoto puro a 25" e 734 mm. : trovato calcolato per 1 CONH* N O/o 10.20 " ^,0^ Pur non avendo che un solo carbossile, si comporta come un acido bibasico, grazie alla mobilità dell'idrogeno imidico sotto l'influenza dei gruppi vicini. La seconda basicità, dovuta a quest'atomo d'idrogeno, è però molto debole e, proprio come nel caso dell'omologo composto metiletilico, è dosabile solo pel 50 " „ circa in soluzione decinormale con soda e fenolftaleina: Gr. 0.3362 di acido, sospesi in 25 di acqua con due gocce di fenolftaleina, diedero accenno stabile al roseo con cm.^ 19,7 diNaOHj^^. NaOH »/, adoperato id ^akol-. P^r o; delteorico i^ ottenuto col '" ' due basicità " raetiletildenvato 28,43 31,47 74,4 75.0 Forma però regolarmente un sale biargentico che, come quello dell'acido omologo, contiene acqua di cristallizzazione: Sale d'argento — G^m^m^-0'^Ag^-{-ilK). — Precipita, bianco, amorfo, trattando con nitrato d'argento la soluzione dell'acido in due equivalenti di ammoniaca. All'analisi: I. — Gr. 0,3958 di sale asciutto all'aria diedero gr, 0,1768 di argento; II. — Gr. 0,8466 dello stesso sale, scaldati per un'ora a 100", giunsero a peso costante perdendo gr. 0,0368 e colo- randosi leggermente in giallognolo. , , calcolato per trovato C"H''N-0^V4- HK> I n Ag "o 44.67 — 44,41 H20 O/o — 4.34 3,71 92 MARIO GHIGfJENO Evaporando nel vuoto su acido solforico la soluzione acquosa di questo sale, ottenni il sale anidro C^Hi^N^O^Ag^ (45,92 « '„ di Ag e peso costante a 100°). Altri sali. — I sali di piombo, di rame, di bario sono pre- cipitati più 0 mono insolubili in acqua; gli altri sono solubili. Acido di etti • trimetiUìi • a- a' 'pirroUdon • p • p' -dica rhoìi ico 0 2'S-iinide ddV acido l'l'dietil-2'2'3'8-ti'iinetilenfetiacarbunico. \/ C /\ HOOC.C C.COOH I I OC co \/ NH Il composto precedente venne sospeso, in polvere fina, in poco acido solforico al 20*^0 e trattato in due riprese con 2-3 molecole di nitrito sodico al 10 '^/o, scaldando ogni volta molto lentamente fino a 100° e mantenendo a questa temperatura fino a cessato sviluppo di gas. Estraendo con etere il liquido risul- tante ottenni una massa di cristallini giallognoli che, ricristal- lizzata da poca acqua bollente, diede il composto puro in aghetti incolori. Questo all'analisi diede i risultati seguenti, corrispon- denti alla formola CiiHi^NO^ + 1 1/2 H^O : I. — Gr. 0,5722 di sostanza, posti nel vuoto su acido solforico, arrivarono in tre giorni a peso costante perdendo gr. 0,0542; II. — Gr. 0,1462 dell'acido cosi disidratato diedero gr. 0,2760 di CO- e 0,0700 di H^O; III. — Gr. 0,1728 dello stesso diedero cm.^ 8, 9 di N a 24» e 723 mm.; IV. — Gr. 0,1950 diedero gr. 0,3672 di CO^ e 0,0922 di H'O. NDUVI COAIPOSTl TKIMETILKNPIKKOLICI DIETILSOSTITUITI 93 troviito calcolato per I II III IV C'"H''^NO«4-l';2H-() - C'*H''NO« H-'O " 0 9,47 ' — — — 9,57 C O/o — 51,48 — 51.35 — 51,78 H "/„ — 5.36 — 5.29 — 5.14 N O/o — — 5,62 — — 5,50 Anche quest'acido bicarbossilico mostrò in tutte le sue pro- prietà perfetta analogia col suo omologo inferiore metiletilico. Per azion del calore perde prima la sua acqua di cristal- lizzazione e poi elimina due molecole di anidride carbonica dando origine al composto C^H^^NO-, descritto piìi avanti. Ecco i ri- sultati di un'esperienza: Gr. 6.1632 dell'acido cristallizzato, scaldati per circa due ore gradatamente ascendendo da lOO a 130°, in una bevutina tu- bulata unita con un apparecchio a cloruro di calcio e poi con uno a potassa, fusero a poco a poco con schiumeggiamento, dando : ,. , ,,, • calcol. per 1 ' ■. H'i) ottenuto neil esperienza '.;, p^-.j ■ e 2 CO^ HH) gr. 0,5926 corrisp. a 9,61 ««(O 9.o7 '^/o CO-' „ 1,8406 „ 29,86 «/o 31,18 «o Perdita di peso „ 2,4718 „ 40,11 o/o 40.76 «o Per riscaldamento lento l'acido anidro fonde decomponen- dosi a temperature molto variabili. Sul blocco Maquenne si ha la fusione istantanea a 188*^-189°. È molto solubile in acqua, più ancora in acetone, in alcool, in etere, assai poco invece in benzene e in etere di petrolio. Alla titolazione con soda e fenolftaleina si comporta come acido bibasico, sebbene non così nettamente come l'omologo metiletilico. Gr. 0,2092 di acido cristallizzato, sciolti in 15 di acqua, richiesero cm.-' 14,8-15,0 di NaOH decinormale per dare, senza (') Il teorico per una e per due molecole di acqua
  • v ^.-■■•?fa«É«^ A ^ si'p. Pìp.8 col ■s^: 'Ì:\ ■f Fiù.lO roZ. '•^r7Vi:/^^«> .^€^~^^ NltfUf p^ Pig.ll 3^^' Lìl.Salnssoìia ,Torino B. RAINALDI — LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 103 La durata dello splendepe del sole suìFopizzonte dì Torino nel quadriennio 1906-1909. Nota del Dott. B. RAINALDI Assistente all'Osservatorio della R. Università di Torino. (Con una Tavola». Il Dott. Ct. B. Rizzo nel 1896 pubblicava una serie di os- servazioni sulla durata dello splendere del sole (1) a Torino, durante il sessennio 1890-95 e da queste osservazioni sessen- nali, oltre a parecchi rilievi , deduceva una forinola periodica per mezzo della quale si potesse calcolare la legge con cui varia la durata dello splendere del sole (2). In seguito, curò la pubblicazione di un'altra serie delle dette osservazioni, per il triennio 1896-98, il dott. L. Camera (3), il quale, seguendo il metodo del Konig (4), tra le ore di soleg- giamento, computò anche quelle nelle quali era appena sensi- bile la traccia della bruciatura della cartina registratrice. Il Camera calcolò pure, con la formola del Rizzo, i valori che. approssimativamente, dovrebbero esprimere la durata dello splen- dere del sole in una giornata. $ (1) Per esprimere con una sola parola — lo splendere del sole e quindi l'aumento di calore per esposizione ai raggi solari — si usa comunemente la parola insolazione. Ma è talmente intuitivo il significato medico di questa parola (= colpo di sole) che altri, nonostante il nuovo senso attribuito da •qualche enciclopedia alla detta parola, la ripudiano e, in verità, non senza ragione, così che sarebbe meglio dire soleggiamento invece di insolazione. (2) G. B. Rizzo, La durata dello splendere del sole sidV orizzonte di Torino, in " Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino ,. voi. XXXII (1895-96), pag. 1089. (•3) L. Caunkra, JjB ore di sole rilevate a Torino mediante Veliofanometro nel triennio 1S96-9S . in " Atti ,, ecc., come sopra, voi. XXXIV (1898-99), pag. 649. (4) H. KoNici, Diixer Sonnensrheins in Europa, in * Nova Acta. Abt. der K. Leop. Carol. deutschen Akademie der Naturforseher ,, Bd. 67, p. 311. 104 B. RAINALDI La presente nota intende proseguire e. in parte, comple- tare la serie di siffatte osservazioni per il quadriennio 1906-09. Il dott. E. Ferrerò che fu assistente in questo R. Osservatorio nel periodo 1903-05, aveva ripreso il lavoro di continuazione incominciando dall'anno 1899; ma il lavoro non fu portato a termine. E quindi necessario colmare la lacuna 1899-1905, se si vuole avere un ventennio completo di rilevazioni snlle ore di soleggiamento a Torino: soltanto dopo aver completato una serie di venti anni, si potrà pi'ocedere al calcolo dei valori normali e si potrà determinare, con maggiore approssimazione, l'andamento dello splendere del sole nei giorni, mesi e stagioni dell'anno e, di piìi, la relazione tra la durata del soleggia- mento e alcuni fenomeni meteorologici, quella relazione special- mente che intercede tra il soleggiamento e il ritardo nell'ora della temperatura massima. Rilevando la durata del soleggiamento durante il qua- driennio 1906-09, ho tenuto conto anche delle ore in cui la traccia era appena sensibile: si è dunque seguito il metodo del Konig; ma per quelle giornate in cui la traccia intera fu ap- pena sensibile o che tale fu per una durata maggiore della metà del soleggiamento, le ore sono stampate con carattere cor- sivo. In questo modo potrà sapersi in quali mesi hanno avuto la prevalenza i giorni nei quali il sole era appena velato di nebbie e di vapori; anzi, si avrà un dato, grossolano in vero, sulla intensità dell'energia solare. Un eliofanometro, per ren- dere buoni servigi alla scienza e all'agricoltura, dovrebbe dare, oltre alla durata del soleggiamento, anche la quantità e l'in- tensità dei raggi solari calorifici, luminosi e attinici , poiché, solo partendo da questi dati, variabili secondo i diversi climi, si potrebbe passare allo studio di altre condizioni climatologiche. In realtà, le rilevazioni fatte sulla durata dello splendore solare vorrebbero fornire dati per conoscere com'è, per es., che vaiia in un determinato luogo la umiditi), la nebulosità, ecc.: è evi- dente che, per tale scopo, oltre la durata, bisognerebbe cono- scero anche la quantità dell'energia solare. L'eliofanometro è quello che fu descritto dal Rizzo nella memoria citata. Le cartine usate sono quelle fornite dall'Ufficia Centrale di Meteorologia. La lettura delle strisce registratrici riio fatta anche io, non essendo esse state trascritte nello stessa LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 105 giorno in cui furono tolte dall'eliofanometro. Per conseguenza, i dati raccolti, a causa anche della orientazione non sufficien- temente esatta dello strumento, non danno l'esattezza possibile in simile genere di osservazioni: per questa ragione ho rinun- ziato a dedurre dalla formola periodica del Rizzo i valori di calcolo. Per ogni anno sono state redatte tre tavole: nella prima, espresse in ore e minuti, sono la durata effettiva dello splendere del sole sull'orizzonte di Torino, la quale si indica con A, e la durata teorica dello splendere del sole sullo stesso orizzonte (1) che si denota con B •. a queste segue il loro rapporto e ciò per ciascun giorno (2); nella seconda tavola sono trascritti i valori eliofanometrici delle decadi e dei mesi; nella terza si dà un riassunto annuo riferendo per ogni ora di ciascun mese il nu- mero delle ore in cui splendette il sole. Alle tre tavole di ciascun anno seguono alcune osservazioni sui fatti piìi impor- tanti relativi al soleggiamento dell'anno stesso. — Vengono in ultimo, altre due tavole, la IV e la V. Nella tavola IV, decade per decade, è riferito il numero medio dei minuti in cui splen- dette il sole per ciascuna ora del giorno, con le medie decadiche dei quattro anni. In questa tavola IV sono state omesse, per economia di spazio, le ore 4-5, 5-6, 19-20, perchè nei mesi in cui il sole è sull'orizzonte nelle citate ore, o non si è avuta traccia o si è avuta una traccia trascurabilissima per la nota causa delle nebbie mattutine e dei vapori vespertini che quasi sempre impregnano l'atmosfera di Toiino; soltanto nel mese di giugno del 1906 si ebbero, di soleggiamento, per la prima de- cade 2"^,8, per la seconda 0"i,S o per la terza 2*^,9. Questa stessa avvertenza valga per le tavole III. Ultima viene la tavola V, la quale dà le medie decadiche e mensili della du- (1) La durata teorica quotidiana è stata calcolata con le tavole del- VAnnuaire pour les ans 1906, 1908, puhlié par le Bureau des Longitudes, Paris. Per i valori decadici si è fatta una media tenendo presente l'ultimo cal- colo della durata dello splendere del sole a Torino, fatta dal Dr. V. Balbi nel 1897; vedi " Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino „, voi. XXXII, 1895-96, pag. 1048. (2) Questa tavola non è data, per i relativi periodi, dal Rizzo e dal Camera. 106 B. RAINALDI rata effettiva dello splendere del sole nel quadriennio 1906-09 con le rispettive medie quadriennali : di questa tavola mi sono servito per tracciare la curva della III tavola dei diagrammi. Nelle tavole I, II, III la lineetta — indica che non ci è stato alcun segno di soleggiamento. I diagrammi sono disposti in tre tavole; le loro intestazioni e le note poste a pie' di pagina bastano a spiegarli. Ho mante- nuto i quattro mesi scelti dal Rizzo, completando i suoi dia- grammi (1) con i miei e con quelli del Camera, il quale per maggio e agosto non li aveva dati. Nella seconda tavola sono i diagrammi di gennaio, aprile, luglio e ottobre; ho creduto di fare i diagrammi di questi mesi, perchè essi sono come i centri delle quattro stagioni (2). Altri diagrammi e alcune osservazioni generali sulla durata dello splendere del sole a Torino, saranno fatte e pubblicate in una nota che sarà di commento al primo ventennio di so- leggiamento a Torino. (1) Il diagramma sessennale del msiggio, dato dal Rizzo, ho dovuto ri- toccarlo un poco. (2) V. Balbi, Le condizioni climatiche di Torino nel 1901, in " Atti della R. Aecad. delle Scienze di Torino „, anno 1901-02. LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 107 Tabella I. Risultati eliofanometrici diurni dell'aniio 1906. J.^ Durata dello splendere del sole in ore e minuti. B = Durata del sole sull'orizzonte in ore e minuti. ( ii'unait o A B 1 b m 0. 0 li ir, 8.4G i2 3 3.20 8.47 8.49 4 1 8.50 5 li z 8.51 8.53 Febbraio Marzo G. i)o 7.4G 5.28 1 0.45; 3.45 5.50 4.10, 4.33Ì 3.47 2. 4 7.38 ().43 6.36 3.3Ó 5. 4: 5.251 7. 1 5.53 4.50Ì 6. 9l 8.55 8.56! 8.57i 8.59 9. io: 9.I2I 9.14' 9.161 9.17] 9.19 9.22 9.24 9.26' 9.28 9.30 9.33 9.35 9.38! 9.40 0.00 .38 ,00 .00 ,00 ,00 ,77 ,00 ,87 .61 .00 ,08 ,41 ,39 ,46 ,50 ,41 ,00 .22 ,00 .82 ,72 ,00 ,71 ,37 ,53 .57 ,73 .61 ,50 .64 A h III 6.39 1 5.55 1 5.32 7.18 ; 5.30 6. 9 j j — 8.20 8.40 8.15 7.29 10. 2 9. 1 9.29 4.30 7.29 7.41 7.47 h m 9.421 9.45 i 9.481 9.50 9.52 9.55 9.57 10. 0 10. 3 10. 6 10. 9 10.12 10.15 10.18 10.21 10.24 1 0.27 10.30 10.33 10.35 1 0.38 10.41 10.44 10.48 10.51 10.54 10.57 11.00 0.69 ,61 ,56 ,00 ,00 ,00 ,00 .73 ,55 ,61 ,00 ,00 ,00 .00 .81 .83 ,79 .71 .95 .00 .85 ,89 ,00 ,42 ,69 ,71 .00 .71 A B h m h .TI 8.20 11. 3 8.30 11. 6 9.58 11. 9 — 11.12 10.15 11.15 9.19 11.18 8.55 1 1 .22 — 11.25 8.44 11.28 7.47 11.31 7.45 11.34 1.57 11.37 10. 8 11.40 10.54 11.44 6.28 11.47 3. 0 11.51 10. 2 11.54 10.10 11.57 — 12. 0 9.21 12. 3 1.11 12. 7 _ 12.10 — 12.13 — 12.17 5.38 12.20 — 12.24 9.38 12.27 7.24 12.30 2.27 12.34 7.23 12.37 10.30 12.41 0.75 ,77 ,89 ,00 .91 .83 .79 ,00 ,76 ,68 ,67 ,17 ,87 ,93 .55 .25 .84 ,85 ,00 ,78 ,10 ,00 .00 ,00 .46 ,00 .77 .59 .20 .59 .83 A] rile 10.38 10.46 3.56 1. 3 6.35 3.17 5.38 9.51 4.48 6.13 0.30 12.44 12.47 12.49 12.52 12.55 12.58 13. 1 13. 4 13. 7 13.10 13.12 13.15 13.18 13.21 13.24 13.27 13.30 I — 13.36. I i.i.9il3.39i 3.3013.42: — I13.45! 3.47| 13.48 5. 0,13.51 11.30| 13.54 — Ì13.57I 1. ojl4. {)' 11.20:14. 2 — il4. 5 9. 0114. 8 0.84 .84 .31 .00 .08 .00 .51 ,25 ,00 .43 .00 .74 .00 .36 .46 .00 .04 .00 .0(f .10 .20 ,00 ,27 .36 .83 .00 .08 ,81 .00 .()4 108 B. H AI N ALDI Tabella 1 (Continuazionr). .*« 1 Maggio Il (jiu.i^no Luglio 1 Agosto e j ^ 1 ^.- — ■ — ^ :i — • ■ , ^ — — — - ^ — 5 1 A B h in 14.11 -4 ' B 0,58 ' A B A B A B A 0,12 A h •■ 0. 0 B h m 14.41 A B 0.00 1 h m 8. () h ni 3.11 li m 15.20 ! 0.21 h m ! Il m 1.55 15.81 :2iil0.57 14.18 ,77 il 1.58 15.21 ,78 !| 8.45 15.80 .25 11.15 14.89 .77 3; 10.57 14.16 .77 ,11.47 15.22 ,77 0.8015.29 .08 8. 3 14.86 .55 4! 10.50 14.19 ,77 !ll.50 15.22 ,77': — 15.28 .00 :; 9.12 14.84 .^^'^ 5 4. 5 14.22 ,28 irli. 0 15.28 .71 1 — 15.27 AH) 10. H 14.81 .69 () 10.17 14.24 ,71 ili. 40 15.24 ,75 1 10.28 15.2(i A\\) 10.1:') 14.28 .71 7 7. 0 14.26 ,49 11.40 15.24 ,751! 4. 7 15.26 .m 10.15 14.26 .71 8 1.35 14.29 ,11 11. 0 15.25 ,71 1.59 15.25 ,18 1. 5 14.24 .08 9 5.57 14.82 ,41 5.28 15.27 ,85 8. 8 15.24 .58 0.82 14.21 .04 10 5. 0 14.85 ,84' 7.38 15.28 .49 9. 7ll5.28 .59 9.29 14.18 .M) 11 2.50 14.87 ,19 5.42 1 5.28 .84 8.87 15.21 .56 (;.29 14.16 .45 hi 4.8! 14.89 .81 9.19 15.29 .60 '.). U 15.20 .60 11.05 14.18 .78 18 11.48 14.41 ,80 8.48 15.80 .24 1 — 15.18 .00 ; 1.55 14.10 .14 14 10.28 14.48 ,71 i 9.55 15.80 ,64 9.87 15.16 .i)0 : 7.14 14. 7 ..52 15 8. 8 14.46 .56 : 4.54 15.81 ,82 11. 0 15.14 .72 5.25 14. 5 M 16 4.52 14.49 .88 10.21 15.82 .67 11. 5 15.18 .78 2.11 14. 2 .16 17 8.87 14.51 ,24.11.44 15.88 .75 7. 7 15.11 .47 (i.49 18.59 .48 18 2.16 14.58 ,15 10.10 15.88 ,65 — 15.10 ,00|11. 7 18.56 .79 19 — 14.55 ,00 II 8.17 15.84 ,58 10.57 15. 8 .72 11.15 18.. 54 .81 iO — 14.57 .00 , 4. 1 1 5.84 ,26 9.88 15. (') M 10.12 18.51 .74 -21 — 14.59 .00 110.19 15.84 ,(;6 ti. 0 15. 4 .78 10.80 1 8.49 .76 n 8.81 15. 1 ,57 6.10 15.88 .40 10.19 15. 2 .69 9.20 18.46 .68 i8 11.15 15. 8 .75)10.87 15.88 S^^ 7.14 15. 0 .48;; 9.2() 18.48 .69 i4 0.18 15. 5 ,01 ! 2.45 15.88 .18 0.40 14.58 .04 (1.04 18.40 .50 ^25 8. 6/15. 7 ,54ijl0.82 15.88 .68 2.17 14.56 .15 7.41 18.87 .55 26 7.56 15. 9 .52111.89 15.88 ,75 0.55 14..54 .06 6.15 18.84 .4() i7 — 15.11 ,00 i| 8.16 15.88 ,54 8.80 14.52 .57 ,10.21 18.81 .77 28 8.11 15.18 .54 9.22 15.88 .60 1 1 .80 14.50 .78 5.15 18.29 .89 29 10./i9i5.15 ,71 1 - 15.82 .00 0.40 14.48 .65 5.20 18.2() .89 80 6.19 15.17 .41 9.24 15.82 M 6.48 14.46 ,46 8.40 18.28 .65 81 '.).14 15.19 .60 1 — 14.44 ,00 1 8.88 18.19 ,65 LA DURATA DELLO SPLENHEKE l'EL Sl»LK, ECC. loa Tabella I (Continaazione). .Settembre 8.57 18.10 ().G8 8.50 18.12 .07 il 0.1 5 18. U .78 8.55 18. 0 ,08 9.27 18. 8 ,72 7.15 18. 0 M 9.45 12.50 .75 .0. 7 12.53 .79 8. 0 12.50 .02 4.58 12.47 ,88 4.19 12.45 ,34 8.45 12.42 ,09 11.05 12.88 ,87 9.20 12.35 .74 4.24 12.82 ,34! 8.45 12.80 .70 9. 0 12.27 .78 I 2.28 12.24 .19 1 0.28 12.21 ,04 i 9.80 12.18 .77' 7. 8 12.14 .58 9.45 12.11 .80 7.4812. 9 ,03 5.19 12. 0 .44 - 12. 8 ,00 3. 2 11.59 .25 9.45 11.50 ,82 4. 2 1 1 .58 .84 8.44 11.50 .74 4. 5 11.47] ,35 Ottobri B 8.88 1.44' 0,73 1.41 ,00 Novembre I)icembre 5.18 1.51 7.37 7.48 3.15 11.88 3. 1 11.85 — 11.82 11.29 11.20 11.23 11.19 1.2211.10 — 11.13 2. 3 11.10 5.15:11. 0 — 'il. 8' — 11. 0 7.39! 10.57 — il 0.58 — ! 10.50 10.47 10.44 10.41 1 0.88 10.85 (;.52 10.82' 5.28 10.29 — 10.25 — 10.22 — 10.20 — 10.17 — 110.14 — 10.11 0.55 5.45 8.80 0.14 ,45 ,43 ,00 .40 ,10 ,07 ,08 ,12 .00 .18 ,47 .00 .00 .70 ,00 ,00 .08 .00 .58 .80 ,08 ,05 .52 ,00 ,00 ,00 ,00 ,00 ,00 0. 0 10. 9 0,00 1 — 10. 0 .00 — 10. 3! ,00 — 10. 0 ,00 — 9.57 .00 — 9.54 ,00 — 9.52 ,00 5.80 9.50 ,57 — 9.47 ,00 2.35 9.45 .20 — 9.48 .00 4.87 9.40 .48 — 9.38 ,00 — 9.35 ,00 — 9.38 ,00 1 2.18 9.31 ,24 ! _ 9.28 ,00 1 9.20 ,00 4.22 9.23 ,47 : ().29 9.21 ,09 9.19 .00 ì 9.17 ,00 5.58 9.15 ,03 5.45 9.12 ,08 7.45 9.10 ,85 8. 0 9. 7 ,88 — 9. 5 ; .00 7. 0 9. 4 ! ,77 — 9. 2 1 ,00 9. 1 ,00 0. 0 2.58 4.10 7. 3 3.89 3.15 3.31 5. 7 0.87i 0.81 4. 0 0. 5 4. 5 2.84 9. 0 8.58 8.57 8.50, 8.551 8.53' 8.52 8.51 1 8.50 8.49, 8.49' 8.48 8.48 8.47' 8.40 8.45 8.44; 8.44 8.44 8.44 8.44 8.44 , 8.44 3.46 8.44 — 8.44' — 8.44 8.44! — 8.45 0.45 8.45 i 5.23 8.40; ' 1. 2 i; 8.40 .00 .82 .48 .79, ,41 .87 .00 .00 ,00 .74 .40 ,09 .47 .00 .00 .43 .00 .00 ,01 .12 .401110 .50 Su .00 Ì12 .00 i 18 .00' 14 15 10 17 18 19 .29 20 .00 "21 22 28 24 25 20 .00 27 .00 ' 28 .77 29 80 31 110 B. H AINALDI 3C IO ffO -n TI IO IO -^ tH — (M , 70 ^ l^ G^ -<1< ~ co in i^ ^ X . -^1=5 TC -^ lO GM -^ i~i co ìt GM (M j"< i "■"^ ^■^ ^■^ ^"^ —.^ ^"^ "*^ "*^ O "^^ o ^■^ I (?< _. — , X X l'I Ci ve i^ l^ co o - ^ :. ■=-<3' — ^ X CO X ^ — • >^ -je< X l'I GS X X — ~ IO "O ve co 1-- CO X l^ S i 1 (3^ 3^1 TO -^t -^ -<:t< -=* ■. 32 i -"'1^ IO IO CO' co -=t IO -^ »t -^ G^ co ^- 1 1 o ^ ^ O o ^ ^ :^ o o o ^ 33 a. \ r< ^ \ ì (3^1 IO l^ •iO t^ co ve G^l l^ IO co Ci 0) O , ^ 1 J-^J -^ v^ Ci o iO co — . — -^ — i': X co CO '-0 l'I •O' -^ — ■«— Ci Ci o i ^ 'li cS f X o T^l 'TI co .^4 Ci CO VO X -^ Ci 0) -1 -=x ^c -«J< IO o Ci X X Ci- GM •<^ ve '73 \ IC ■^ ■^ -d* l^ (-- ~ X it CO ' *- O • I-I / X fM Ci X co co l^ -. o C^ o co -^ IO IO -d* G^ 2 Ci X r— t o ^ 1 • i-H 1 ^S L^ L-» i--. co -^ — i^ ^ Ci X O ce I -^ •^GS rN CI TM X X i^ co X IO l^ »o -tj ■ . -!— -^ co ss \ 02 ■ — m LO àO CO Ci ^-1 Ci LO ^ G^l rsi it P? 1 1^ co -n .^l co IO X CD CO l^ 00 O j^ 1 ^ CQ GS ffO ■-^ co lO . -rH .— 1 -^ l^ Ci ^ -O' O^l X ^ S^ jO l^ ■^ t^ Ci co l^ X -^ GS ■-0 © 0) o e» o o 'c3 &•< o s; Cu o Te •ce 'A O CI o 'te o n §0 £ o > o -) C a; o ^ Pm r==ì < % O ^ < :» ^ :z; h-i LA DURATA DELLO SPLENDERE DEI. SOLE, ECC. Ili ^|cq X o co '3S (M »r: o -ià- ^ C; (5^ -^ iO ce O l^ GS -^J cri TC l^ l>. "^ 00 CO -^ l'I ^1 -«* l'I ce li Li T-l G^l (M o o' cTo' d d" d d d' c^d: d' ce d" aq G^ ^ o X X > •: cr^ -o L-~ 1-- ce o^ ^ -=f d' x" ce' X -<*■ d •^" ■<* x' »i" 5^" X X '-0 ^ l'I --C o ce^ i^ ce X l-^ 'j^'j^ce-=*-^-;3'-^-;*cece(5M'3M 4443,6 ■^ X^ X l>-^ X X -«J CTi SM^ ^,.-** -— 1 ja . LO X -r- O^ àO ^O X <^ -5- . . : -r-''d'i-o~ó ce d io" »ó ~;a^ o^i ^ ^ ^ ^ ^ ..^ 5-i «o 1 IO r-l ce cTs^o -^ x^ce ^„-^^<3o" d" x" i-->" d" d~ lo" -^" (^T X ^i X Ci 1 CO 'X)G.r:^0 - d"-«3<"x"ce"i>-">o"d~ce"ce"-^"d'd 194,7 o 1 OS (M <;0 -^ IO LO C^ -^ LO LO OS l>. Ci -e d f^i d G^^ L-T 1^' x" G^ ce' d" lo cé^ 05 ( co G^j^ t^ -- -T- IO ce^ ^ -^ 'M -^ c^ 3^1 ■= 'T-x d d cj^ »ó >:* d d^ d^ce d d ^ -^ -^ G^l -^ -^ S^T X 00 .ceoceLoio — -d<^-ce , , •^ 1 ce cT cT ce 5^ 3^ 3^ 'T^ d" 1 1 -r-« CM -r- -5-1 .-. LO ce Ci 1 «o . . !VO LO_^ t-^— t^ IO 1C^ 1 . . i--^ 1906 Gennaio . Febbraio. Marzo . . Aprile . . Maggio . Giugno. . Luglio . . Agosto. . Settembre Ottobre . Novembre Dicembre o 112 B. KAINALDI Osservazioni sulla durata dello splendere del sole nel 1906. In nessun giorno di quest'anno la durata relativa A e stata uguale a B (durata teorica del sole sull'orizzonte). Sono, invece, numerosi i giorni in cui A = 0, nei quali, cioè, non si è avuto soleggiamento; tali giorni arrivano al numero di 97 e sono così distiibuiti : in gennaio 10 in luglio 4 n febbraio 11 » agosto 1 n marzo 7 >! settembre 1 aprile 11 ') ottobre 14 „ maggio 4 „ novembre 18 giugno 1 )) dicembre 14 11 mese in cui si è raggiunto il maggior numero di tali giorni è stato novembre, nel quale si è avuto pure il piìi lungo periodo di giornate consecutive completamente coperte, cioè il periodo l°-7; vengono poi per ordine: dicembre, ottobre, aprile, febbraio e gennaio; in questi stessi mesi si notano pure simili periodi oscillanti da tre a quattro giorni. . A ■ .A Ritenendo come massimi quei valori di „ in cui „ > 0,9. B ti, i giorni nei quali tale rapporto si è verificato sono soltanto tre, cioè il 5 marzo (^ ^0,9lì. il 14 marzo (| = 0,93) e il 19 feb- braio ( - = 0,95|. Quest'ultimo valore esprime il massimo as- A .A soluto di „ per il 1906. Più frequenti sono i valori di — com- presi tra 0,80 e 0,90, e propriamente essi raggiungono la cifra di 23 e sono: 0,87 nel giorno 8 gennaio 0,84 nel giorno 1" e 2 aprile 0,81 15 febbraio 0,83 » 25 » 0,83 16 „ 0,81 ,, 28 » 0,85 21 » 0,80 „ 13 maggio 0,89 22 » 0,81 ,, 19 agosto 0,89 3 marzo 0,87 n 13 settembre 0,83 6 „ 0,80 n 22 » 0.87 13 » 0,82 » 27 „ 0,84 17 n 0,80 « 22 ottobre 0,85 18 V 0,85 „ 25 novembre 0,83 31 » 0,88 n 26 j) LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 113 È degno di nota che questi valori, per circa ^/g , si sono verificati nel trimestre febbraio-aprile e, precisamente, 4 in feb- braio. 6 in marzo e 4 in aprile; nel 22 febbraio e nel 3 marzo si sono avuti anche i notevoli valori di 0,89; di più, in no- vembre, che è stato il mese dell'anno meno soleggiato, avendo A raggiunto soltanto 60'\3 di soleggiamento, si è avuto l'altro va- lore immediatamente vicino a 0,89, cioè 0,88. In dicembre il rapporto ^ non ha superato mai 0,80 e, fatto notevole, nem- meno in giugno e luglio. I giorni in cui è stato - :gio B 7.11)14.11 iO.lH 14.13 G.14 14.16 4.^0 14.19 — 14.^2^ — 14.^24 — 14.^9 10.:]i>14.;^2 11. 0 14.35 11.11 I4.37J 7.:?. — Il5.ll 7.05 15.13 i.50,15.15| 9. 015.171 3.2915.19 .0/ .i9 1 3 5 7 9 Giuffno B 0.52 .73 ,45 .331 ,00 ,00 .25 i -00' .72: ,761 ,76 ,50 ,001 .56 ,00 ,001 ,00 ,00 i .00 ' .75 .00 .00 ,00 ,00 .09 ,75 ,00 ,47 ,10 ,59 ,23 ' 2..58 3.29 I 9. ,v 10.55 6. 8 5.49 2.40 1.40 1.35 6.48 3.33 7. 7 I 8.22 6. 2 5. 4 10.10 6.13 9.14 3.16 8.28 5.18 3.30 3.59 1 5.20 15.21 15.22 15.22 15.23 15.241 15.241 15.251 15.27 15.28 15.28 15.29 \ 5.30 15.30 15.31 15.32 15.33 15.33 15.341 15.34 15.34 15.33 15.33 15.33 15.33 15.33 15.33 15.33 15.32 15.32 0,19 .23 ,59 .71 .40 .38 .00 ,11 ,10 ,00 ,44 ,00 ,00 ,23 ,46 ,54 ,39 ,33 ,65 ,40 ,00 ,00 .59 ,21 ,54 ,34 .22 .26 ,00 3.36 15.31 4. 7J15.30 10.5815.291 3.2215.28: 3.59 15.271 6.33Ì 15.26 8.37 15.261 — 15.25; 8.2215.241 8.4315.23' 10.40jl5.2li 9.57:15.20^ 10.40 15.18! 10. 8 15.16; 5..^5 15.14; 4.^015.13 ami 5.11: .9.5(91 15 7.3315. 4.48\\^o. 3.30 i^. 6. 315. 9. 2I15. ^..^.9' 14.58 9.1014.56 5.41 ! 14.54 9.3414..52 7.40 14.50 9.30 14.48 -2.ii 14.46! 11.15|i4.44i .10 . 8 . 6 , 4 , 2 0 0,^9 ,27 ,71 ,22 .26 ,42 ,56 ,00 ,54 ,54 ,69 ,65 ,70 M ,^1 ,60 ,62 ,50 .31 ,23 ,40 ,60 ,17 ,61 ,38 ,64 .53 .64: .19! .761 6.46 14.41 I — 14.39 10. 0 14.36 iO.^^y, 14.34 .9.i5|14.31 7.Ì0 14.28 1. 0 14.26 a^O 14.24! — ri 4.21! — !l4.18 10. 014.16 8.1714.13 m.90 14.101 10.57il4. 7| 9. 214. 5 9.30;14. 2! 5.58'13.59; 11.1513.56 11. Oil3.54 613.51| 913.49! 0 13.46' |13.43| 13.40! 13.371 6. 11. 9. b. 7 0.20 5.50 6. 4 18.34! 13.31 6.35 13.29| — :13.26i 4.35ll3.23| 5-5713.191 0,47 .00 .6H ,72 ,64 ,53 ,07 ,65 ,00 ,00 ,70 ..58 ,74 ,78 .64 ,68 ,43 ,81 .79 ,44 ,80 ,66 .00 ,52 ,39 ,43 .45 .49 ,00 ,34 .22 1 2 3 4 5 () 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 IIG B. R A IN A 1,1)1 Tabella I. — (Continuazione). Settemb re Ottobre N jvembi •e u icembre .^-^^ •^-^ -^^ ■ ^ - — ^ ' — ^ - — - — • 1— 1 C5 A li m 4. 0 B A 'b A B h m h III 4.52111.44 A B 0,41 A h m 0. 0 B 10. 9 A B 0,00 A « i 1 li m 13.16 0,30 b m 0. 0 h m 9. 0 ().()() 2 13.12 ,00 1.59\ì\.kì ,17 — 10. 6 ,00 — 8.58 .0(1 3 — - 13. 9 ,00 — 11.38 ,00 — 10. 3 ,00 — 8.57 .0(1 4 7.55 13. 6 ,60 - 11.33 ,00 0.20 10. 0 ,03 5.30 8.56 ,61 5 8.15 13. 3 ,63 6.54-11.32 ,59 7.30 9.57 ,75 — 8.55 .00 () 10.20 13. 0 .79 2.20Ì 11.29 ,20 — 9.54 ,00 ' — 8.53 ,00 7 9.10 12.56 ,71 0.53Ì 11.26 ,08 5.12 9.52 ,52 6.20 8.52 ,72 8 7.41 12.53 ,60 — il 1.23 ,00 — 9.50 .00 — 8.51 ,00 9 5.37 12.50 ,44 - 11.19 ,00 — 9.47 .00 5.15 8.50 ,59 10 — 12.47 .00 — 11.16 .00 i 6.15 9.45 ,64 5.50 8.49 ,6C) 11 — 12.45 ,00 7.10 11.13 .64 1 9.43 ,00 2.16 8.49 .26 12 7.57 12.42 ,63 7.4(n\M) .69 — 9.40 ,00 ■ — 8.48 .00 13 - 12.38 ,00 — 11. 6 ,00 i 4.50 9.38 .50 — 8.48 ,00 14 — 12.35 ,00 — 11. 3 ,00 7.17 9.35 ,88 — 8.47 ,00 15 — 12.32 ,00 1. Olj. 0 .09 5.34 9.33 ,58 6.43 8.4() ,77 16 - 12.30 .00 — 10.57 ,00 9.31 ,00 6.45 8.45 ,77 17 10. 8 12.27 .81 2.55 10.53 .27 : 4.47 9.28 .51 5.30 8.44 .63 18 6.36 12.24 ,53 4.45 10.50 .44 1 4. 4 9.26 ,43 — 8.44 ,00 19 9.18\±'ì\ ,75 0.4810.47 ,07 — 9.23 .00 5.30 8.44 ,63 20 9. 5 12.18 .74 — 10.44 ,00 — 9.21 .00 5.30 8.44 .63 21 8. 0 12.14 .65 — 10.41 ,00 — 9.19 .00 — 8.44 ,00 22 8.14 12.11 ,68 3.29 10.38 .33 — 9.17 .00 5.43 8.44 ,65 23 7.30 12. 9 .62 - 10.35 ,00 — 9.15 .00 — 8.44 ,00 24 — 12. 6 ,00 — 10.32 ,00 — 9.12 ,00 — 8.44 .00 25 2.15 12. 3 ,19 — 10.29 ,00 1.50 9.10 .20 ■ 5. 4 8.44 ,58 26 — 11.59 .00 — 10.25 .00 1 2. 0 9. 7 .22 -_. 8.44 .00 27 — 11.56 .00 — 10.22 .00 — 9. 5 .00 — 8.44 ,00 28 0.10 11.53 .01 — 10.20 ,00 — 9. 4 ,00 1 — 8.45 ,00 29 2.37 11.50 ,22 — 10.17 ,00 4.33 9. 2 ,50 i — 8.45 .00 30 11.47 — — 10.14 ,00 — 9. 1 ,00 — 8.46 .00 31 ' 4.41 10.11 ,46 8.46 ,00 1 LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 117 G^l ■. t^ co O a; --s? Ci X ?o X -<:*' o G^ ;;£! oc X •-0 o 11 ^ ■^ et t-- ce X J-- ^ ^ G^l TO -^ -eh -^ -^ -* ec ce G^l Ti S^ t^ CI Ci ,_^ ■O X X Ci -"=3:, G^ Ci ''^ xì^ 1C —1 Ci >'? -^ IO -=f -^ Ci -et >o — . ■ — ■ l'I TI et •i:^ n -^ »o O "^ -3^1 "^ "^^ G^l GM X X ._~ l^ ce !>. ■C5 IO ,^ (M GS CO 1 o -et ^-1 Ci o IO ■X) X -!* O Ci -^H •^ aq 5^ IO o -5}* G^ •<* et! GM o -r^ C^' o o o O O ^^ O O o O OJ S O G^ iO }^ :C t^ et 'O G^ I-- >o co Ci Q cq --!j w ■-0 Ci t^ IO et Ci Ci -et ^r^ >o X 70 TO ^ »o -o -<* -^ Ci Ci 1 1 i>- -^ ,;^ '~0 o i^ o et ^ cq ■^ «^-N TC' X -=:+< X IO GM 1 _ . iO C- iO i^ C^ o TO -^ IO IO -*# G^l o Ci X j ■^ "^^ "^^ "=^ "^ -rH ^ '^^- ■'^ 1 1 CO Ci -TO t^ ^J _^ »^ o -;-< co o G^l I "^ ■^x G^ — 1"? l^ 1-- o G^l et! -et V3 G^ -=J 7C l^ -Jd- 7t -^ X Ci -^ G^ G^l et ; l^ X ^ -o ^ Ci X t- i^ i>- IO X 1 ~ -^ -c1< l^ X t^ t^ ^^ Ci IO 1 ^i=q ■^c TT CT) TO G^< et! eci -^ •^" -^H G^ a; 1 — — — — -^ ^ ^' o ^ ^ ^-' O 1 L^ — __ _^ — et! X ^, l^ o X a; ^ ^X X TC" 3^ -=t -<* •^ -et :^ -et Ci X X — . TI -=}< »o IO -s? et — 1 Ci X ^ """ ■^^ ■^^ ■^ "^ "^ ^■^ -^"" ^ -^ -sì* Ci -^ IO eo y-ì O Ci co Ci ■^ ^ t^ l^ X ~^ et -<* X -^ co '■O Ci G^ i G^ 7C et! -^ 1"^ ^' ìO IO »o GS t^ 03 o S 3 o NI 5 Oh o ti) Te o o se -3 £ O o P "o > o 9 £ '^ ^ s < S ;d J < '/I^ O 'A 5 118 B. RAINALDI -e* O -d- c^ i^ X i": t^ 'T'i -^ c^ . l>. OD O X X --2 O kO ìT? --0 TT r^ T^ X l^ O !3 !^ S c6 O -t-a OS CQ •t-i Pt3 pq i~-sa<~i>^-«3<^'i>rio' -^-<^-^CiCsiOX-^C5«0 »o --^ IO tsTcTi o -^:0 od O ^ I O •— l'I e: — ' -5}< — I o '^^ -^ o o --c I x' i'i — ' i^ o <* j^ e: -<3^ oc T'i ^ e: i^ x e; CD — ^ io' -^ --0 l'i T-T ^ -^ ^ 'M — - ce o ce ^r IO ce i>r O l--. ce co 'TÌ^ X LO ce O -T-^-^* IO 1^ -^ IO t^ CI Ci CM Ci cT X ' cs G^T^ G^ ce -o ce -i* G^x i^'^t^ o" o G^f G^r G^ ce X G^ _(?e_ X GS c3 -^^ r>. '-H ce t^ IO G^ Ci o -^ L^ Ci ' i>r x" -^ x" -^" G>i x" x*^ ce ci r^ Ci io" ceioG^cixoc^OT-ioooo -^ ' o" x" -^ od G^f -r^ o" Ci ' ce t-^ o G^i io" 00 -y^t X IO ce ce IO --C! -r- IO G^ X i-o ce 1 ■=Xi.^ooG>-iceceG^-^oci-r^ o co -^■^GMG^-^-^G^lG^l^ -^ Ci T"* ^^ Cd citcciceioiocscsi>--<*-^o t^ 1 •a ce IO ■«:- X G^ IO IO -^ -:* 'X> t^ -^ -s3* 1—1 -^-^G>^-^-^-.r-GMG^l-^ -j- X '"' J:^ -O Ci <* IO IO Ci 1 1 ^o Ci -jn '-o X --C; ce ce 1 1 1 IO -" "^ ^ <1~l a Ci o e e 0 0 ■p f11 s: 5 0 "3) <7Ì 0 c 0 Te 0 se 0 -^3 > 0 0 S z < et ;ì^ S < ^0^< ce 0 ^Q LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 119 Osservazioni sulla durata dello splendere del sole nel 1907. In nessuna giornata di quest'anno la durata effettiva dello splendere del sole ha uguagliato la durata teorica. Le giornate, invece, in cui il soleggiamento è stato nullo, sono molte. UH, e sono così distribuite : in gennaio 8 in luglio 1 „ febbraio 7 agosto .) n marzo ■4 „ settembre 9 ,, aprile 6 n ottobre 18 n maggio 14 „ novembre 17 n giugno 6 dicembre 18 Il maggior numero di tali giornate si è avuto nell'ultimo trimestre dell'anno e il più lungo periodo di giornate consecu- tive interamente coperte è stato di una settimana ed è acca- duto nella terza decade di ottobre; altri periodi simili, di 6 giorni. sono accaduti in novembre, dicembre e maggio. In quest'anno una sola volta ' ha superato il valore. di 0,85, raggiungendo nel 13 novembre 0,88: questo valore, quindi, rappresenta il massimo diurno toccato nell'anno; anche nell'anno precedente una giornata del mese di novembre (il 2G| toccò 0,88. Pochi sono stati i giorni in cui è stato maggiore di 0,80 e minore di 0,85; sono stati, cioè, 10, inferiori di più della metà rispetto a quelli del 1906. Segue l'elenco dei detti valori in- sieme col giorno in cui si sono avuti: 0,82 nel giorno 10 e 12 marzo 0,81 nel giorno 10 luglio 0,81 „ 13 „ 0,80 „ 21 „ 0,82 „ 15 „ 0,81 , 17 settembre 0,85 „ 20 „ 0,88 „ 13 novembre 0,83 „ 25 „ 120 B. KAINALDI Quindi, nessuna giornata di ben 8 mesi ha toccato il va- lore, per ^„-, di 0,80 e la metà piìi una delle giornate in cui tale valore è stato raggiunto, sono accadute nel solo mese di marzo, sicché in marzo appunto si contano i giorni della più notevole durata dello splendore effettivo del sole. I giorni in cui ^r, non essendo uguale a zero, è minore di 0,5, sono stati 107: essi sono così distribuiti: in gennaio 13 in luglio 13 1) febbraio 9 fl agosto 10 ,, marzo 7 settembre 0 ., aprile 11 ') ottobre 10 » maggio 7 n novembre 4 n giugno 17 1) dicembre 1 I giorni in cui il sole era appena velato, sono stati 48: di questi ben 29 sono accaduti in giugno, maggio e luglio. II massimo decadico del rapporto — si è avuto nella se- conda decade di marzo raggiungendo 0,671, il minimo corrispon- A dente è accaduto nella terza decade di ottobre, in cui „ = 0,072 £> l'escursione tra gli estremi decadici è stata di 0,599. Il mas- A simo mensile è stato raggiunto pure in marzo con „ = 0,549 e il minimo relativo in ottobre con ^—0,14(3; l'escursione tra i due estremi mensili è stata di 0,403. In tutto l'anno A ha toccato 1547'', 4 ed essendo ij>:= 4443,6, A si è avuto _ = 0,348, inferiore di 0,07 al rispettivo valore del- l'anno precedente. la durata dello spi-endeke del sole, ecc. 121 Tabella 1. Risultati eliofanometrici diurni deiranno 1908. A = Durata dello splendere del sole in ore e minuti. B = Durata del sole sull'orizzonte in ore e minuti. Marzo 0,83 10. .00 10. ,;24 ' 8. ,49 h 0. ,00 ,00 !| 3. .00 ,!29 I 1. .001 3. Aprile A B h in h m , 0 , 8 11 1^2 2:2.42 .()4!ìl0 .33'! I5i2.4ry 15 12.48 512.50 5612.53 - 12.56 3712.59 - Il3. 2 5713, 44 13 4313 013.13 - |13.16 5013.19 - 13.22 27 13.25 - il 3.28 - 113.31 18 13.34 11 13.37 5313.41 30 13.44; 47 13.47 2513.50: - jl3.53 - 113.55 3813.58 014. 1 - 14. 4 30 14. 7 014. 9 0.80 .80 ,63 .07 .00 ,28 ,00 .15 .26 ,51 .76 .00 .21 .00 ,11 .00 .00 .56 .31 .58 ,18 .71 .32 ,00 ,00 .62 .64 .00 ,60 .71 1,99 B. RA IN ALDI Tabella I (Continuazione). Maggio Giugno Luglio Agosto 'e hi o -— ^ — . ^- ^^ -^ ■ -^ - — - ^— ■ ^ - — - ■'S A A A A A B B A B B A B B A B B \ \\ m h m h in h T„ Il m h m h n. li 10.25 14.12 0.73 9. 7 15.20 0,59 0. 0 15.29 0,00 10.47 14.39 0,74 il 6.40 14.15 .47 9. 2 15.21 .59 4.41 15.27 ,30 2.55! 14.37 ,19 ò 7.10 14.18, .50 7.25 15.22 .47 6.53 15.27 ,45 — 14.35 ,00 4 4.15: 14.21 .30 ^ ■ 1 15.23 ,00 i 9. 4 15.26 ,59 10.31 14.32 ,72 5 2.15 14.24 ,16 1 15.24, ,00 1 6.25 15.25 ,42 — 14.29 ,00 6 8.16 14.27 ,57 2.41 15.25 ,17 i — 15.25 ,00 — 14.27 ,00 7 10. 0 14.30 ,69' - 15.26 ,00 8.21 1 5.24 ,54 — 14.25 ,00 8 9. 5 14.32 ,63 II - 15.27 .00 10. 6 15.24 M 8.58 14.22 ,62 9 7.33 14.35 ,52 15.28 ,00 8.35 15.22 ,56 11.18 14.20 ,78 10 10.43 14.37 ,73 4.19 15.29 ,28 11.18 15.22 .74 10.29 14.17 ,73 11 — 14.39 ,00 : 7.13 15.29 ,471 3.33 15.20 ,23 8.54 14.15 ,62 12 14.41 ,00 : 3.56 15.30 .25 3.54 15.18 ,25 11. 0 14.12 ,67 13 3.30 14.43' .26 li 3.35 15.30 .23 — ■ 15.16 ,00 -^ 14. 9 ,00 14 — 14.45 ,00 ! 3.18 15.31 ,21 9.43Ì15.14 ,64 — 14. 6 ,00 15 14.47 .00 3.25 15.31 ,22 7.i7i 15. 12 .48 — 14. 2 ,00 16 1.38 14.49 ,11 4.25 15.32 .28 9.57|15. 9 ,66 4.11 14. 0 ,30 17 10.12 14.52 ,69 3.31 15.33 .23 , 5.40 15. 7 ,37 — 13.57 ,00 18 8.53 14.55 .60 4.42 15.33 .31 !i 5.17 15. 5 ,35 ■ — 13.55 ,00 19 10.30 14.57 ,70, - 15.34 ,00 — 15. 3 ,00 3.18 13.52 .24 20 2.53 14.59 ,19! 7. 5 15.34 .46 — 15. 1 ,00 — 13.49 .00 21 8.58 15. 1 ,60,! — 15.33 .00 7. 0,14.59 ,47 — 13.47 ,00 22 15. 3 ,00 — 15.33 ,00 4. 7 14.58 ,28 — 13.44 .00 23 15. 5 ,00 0A5 15.32 ,05 6.31 14.56 ,44 — 13.42 .00 24 15. 6 ,00 : 9.13 15.32 ,59 5. 6 14.54 .34 — 13.39 ,00 25 8.15 15. 8 ,54 7.52 15.31 ,51 8.c^0 14.52 ,57 — 13.36 .00 26 2A6 15.10 ,18 3.44 15.31 1 .24 -^ 14.50 ,00 10.32 13.33 .78 27 8. 5 15.12 ,53 9.45 15.31 ,63 9. r/ 14.49 ,61 5.48 13.31 ,43 28 15.14 .00 ' 9.25 15.30 ,61 -^ 14.48 ! .00 — 13.28 .00 29 15.15 .00 2.30 1 5.30 .16 — 14.46 ,00 — 13.25 .00 30 . 15.17 ,00 6.40 15.29 ,49 — 14.4/i .00 1 i 13.22 ,00 31 1 Ì15.19 ,00 7.4; » 14.4;^ ,.53 10.50 13.18 1 ,81 LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE. ECC. 12? Settembre B 9.45|13. 10.15 i;i. 10.24 13. I0.k!7 i:-l 10.03 \± 6.20 \± 10.20 \ ± 10.31A± — 12. — 12. 9. ()ì± l().4ii 12. 10.:U) 12. 9.50 12. 10.2H\± 3.10 ["2. 5.4r>ì± — 12, — 12, — 12, — 12, — 12 — 12 — 12 4. 211 — Ili 4.50 11 7.22 11 4.12\ìì 15 12 8 5 59 55 52 49 46 43 40 37 34 32 23 20 13' 10; Gì , 3! , li ,58i ,54 .51 ,48 ,44 0.73 ,78 J9 ,80 ,75 .84 .49 .80 ,82 .00 ,00 .71 -85 .83 ,78 ,84 .26 ,46 .00 ,00 ,00 ,00 .00 .00 ,00 .33 ,00 .41 ,62 ,36 0. 0,11.41 1.38; 7.30 11.341 3.40111.31 8.10'11.28| 8.3411.25 6. 0 11.221 ().34'11.19* — 11.16 — 11.12 4.1411. 9i — 11. 6! — 11. 3! 6.4311. 0; 7.48 10.56 6.59 10.53 4.39 10.511 4.28 10.48 — 10.45 0,00 ,00 ,65 ,32 .71 ,75 ,53 ,58 .00 .00 ,38 ,00 ,00 ,61 ,71 ,64 ,43 .41 .00 3.30 2.44 3.50 2.40 2.10 1.55 2.40 — 10.42 ,00 — \ — 10.39 ,00 3.37^ — 10.36 ,00 10.33 ,00 5.38 10.30 ,00 7.15' ! 10.27 ,00 ! 6.251 : 10.24 .00 1 4.25 10.21 ,00 7.13 li 5.30 10.18 ,53 — 1 5.40 10.15 ,55 7.30 6.36 10.12 ,65 3.30 7.36 10. 9 ,75 ■ 10. 7 10. 4 10. 1 9.58 9.56 9..54 9.51 9.48 9.45 9.43 9.41 9.38 9.36 9.33 9.31 9.29 9.27 9.25 9.22 9.20 9.18 9.16 9.13 9.11 9. 8 9. 9. 9. 9, 9. .,00 ,00 ,00 ,00 ,35 .28 ,00 ,00 ,00 ,00 ,40 ,28 ,23 ,20 .00 ,00 .00 ,28 .00 ,00 ,39 ,00 ,61 ,78 ,69 ,48 .79 ,00 ,82 ,38 A B li m h m 0. 0 8.59 — 8.57 — 8.56 — 8.55 — 8.53 — 8.52! — 8.51 — 8.50 8.49 — 8.48 — 8.47: 4.30 8.45i 5.50 8.44 — 8.43} — 8.42 — 8.41 — 8.40j — 8.40 ■ — 8.40 8.41 — 8.41 6.14 8.41 — 8.42 — 8.43 — 8.43 — 8.43 — 8.44 — 8.44 — 8.44 — 8.45 4.50 8.45 0,00 .00 .00 .00 ,00 ,00 ,00 ,00 ,00 ,00 10 ,001 11 .51 II 12 ,67 li 13 ,00 ,00 14 15 ,00! 16 ,00 II 17 18 ,00 ,00 ,00 ,00 .72 ,00 ,00 .00 ,00 .00 ,00 19 ! 20 I21 '22 23 24 ' 25 26 27 28 ,00 29 ,00 ,55 30 31 124 B. RAINALDI ce o 03 O o ce -t-3 1— I •i-H P5 > OC CO X t^ 0 -^ X GS -^ X X 00 l^ 00 (SS CTS ^^ ■^ ce 10 LO c^ o^ 0 ^ CQ 'T'S GM ce ce 'M ce CJ^ -^ ITA 3^( w 0 d 0 0 ~^ 0 0 0 ^-^ 0 — d «3^ ^ 0 X X LO c:> "O J-~ t^ ce ^ C/2 O) -=-ct ^ X ce X ■<* Ci -^ -et- X LO ss ^ 1 X ■^ :0 •^ IO VO ■^ ce L-^ ce X t>. 5^ ?c ere -s -«* -5t< •■0 „_ ^ — .,« — ry^ T^t X Ci X 1:^ :^ li li •^-4 'M lO' G^ l'I 0 3^1 -c^ ■^ C>( 'M -M ■r^ -13 — ^ ~ ^^ ~' '-' ^^ 0 '-' — ' ~-^ ^-' ?Ci ì^ 0( .-. — 'M — -r- — li ^ ce o =q -^ ^r« -7^ X X 10 -T^ '^- l'I Ci 11 i^ C^ — ce -s?" 10 >o -<* 3^1 2 Ci X Cd ._, — IO L^ ._ O^l ce -^ >o X TI ce ^ -•<* Tt 10 ce l^ — - li l^ Ci • .^_ 0 ce X ^ i~~ :35 X o cq ■=GC' -T; ce c^ -^ ■. X «SS 0 ^ '7^ 10 »o '-0 fN »o IO X ■^ ce CQ IO 0 0 fe ^ 0 -^ -0 co 1^ TO X l^ IO 10 -^ -. t>. '^ --J3 0 0 •>!* •^ iC >o -e 'm" '^^ 7c X Ci X — 10 -^ c; ■<* X TC -^ 3s iC te -r^ 1 ^- •^^ •^H X 4) CD 1 TQ »0 lyj^ X^ -^^ 0 G^ 10^ Ci -^ -«3^ -^ ^ -i3< C: CÓ 1-1 P 1 0 -^ 10 'M IO ?0 10 X 10 -.e 0 X ^ X ~" x' irf-^f -sf i^ — * i-i co -0 CO X »o 1 0 I— 1 l^-i? C» -^ GM^ -vj l^_^ l'>^ »0 ^ Ci^ !e_^ X -r-^ . 1 . •^ : 1 i 0 ' 0" 0" cm" (tT G^'' 1 1 : co 00 0 l-H Gennaio . Febbraio. Marzo . . Aprile . . Maggio . Giugno. . Luglio . . Agosto. . Settembre Ottobre . Novembre Dicembre 0 < 126 B. KAINALDI Osservazioni sulla durata dello splendore del sole nel 1908. A In nessuna giornata di quest'anno il rapporto — si è spinto oltre 0,85: per questo riguardo il 1908 sta al disotto del biennio precedente. Il minore soleggiamento è confermato dal numero rilevante di giornate completamente coperte , le quali sono state 146 : di queste ben 27 si sono avute nel mese di dicembre. Le dette giornate sono cosi distribuite : in gennaio 9 in luglio 8 ., febbraio 4 ., agosto 18 ., marzo 14 „ settembre 10 ., aprile 9 ., ottobre 14 .. maggio 11 , novembre 14 ^ giugno 8 „ dicembre 27 Notevole, dopo quello di dicembre, il periodo di giornate consecutive coperte accaduto nella terza decade di ottobre. Il massimo valore di ^ è stato 0,85 e si è verificato nel 13 set- tembre e in questo stesso mese si sono avute altre giornate in A cui il rapporto - è compreso tra 0,80 e 0,85: è da osservane però che i valori di A, in questi rapporti, sono dovuti a gioi*- nate in cui il sole era velato da nebbie e da nuvole per la A maggior parte della durata. I giorni in cui il rapporto — è compreso tra 0,80 e 0,85 sono appena 11, sette dei quali si sono verificati in settembre. . . A Sono giunte a 104 le giornate in cui il rapporto ^-, non XJ essendo nullo, è stato minore di 0,5 : tali giornate sono cosi ripartite : in gennaio 5 in luglio 12 ., febbraio 8 .j agosto 4 fl marzo 13 » settembre 6 w aprile 9 •5 ottobre 4 V maggio giugno 7 16 n novembre 10 LA DDKATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 127 Le quattro giornate di dicembre in cui si è avuto soleggia- mento, il rapporto ha superato 0,5. I giorni in cui il soleggiamento è stato poco intenso, sono 45 e sono cosi distribuiti: in gennaio 6 in agosto 3 ., febbraio 8 ., settembre 14 ., maggio 3 .. ottobre 1 ., giugno 2 ., novembre 3 „ luglio 4 „ dicembre 1 A Il massimo decadico del rapporto — = 0,682 si è avuto nella prima decade di settembre, e il minimo corrispondente nella prima decade di dicembre in cui ^ = 0. Il massimo men- sile si è verificato in febbraio con -^ ■= 0,486, il minimo rela- 4 tivo in dicembre con ^- = 0,078: l'escursione tra gli estremi x> mensili è dunque 0,408, quasi uguale a quella dell'anno pre- cedente. In tutto l'anno A ha raggiunto 1359'',2 ed essendo B uguale a 4454,5, — = 0,305: quantità sensibilmente inferiore a quell 3 del biennio antecedente. 128 B. KAINALDI Tabella. I. — Risultati eliofanometrici J = Durata dello splendere del sole in ore e minuti. .^ Gennaic ) Febbraio 1 Marzo 1 Aprile 1 5 A B Il ni h m 4.50 S.46 A B 0,55 A h ni 4.54 B h m 9.39 A B 0,51 A h in 0. 0 B A B A b m 2.58 B h m 12.45 A B i ! j 0.23 i 1 h in 11. 5 0,00 2 4.2.J 8.47 ,50 6.18 9.43 .65 5.13 11. 8 .47 3.55 12.48 .31 1 3 2.20 8.49 .27 5.46 9.46 ,59 5. 49 j 11.11 .52 3.45 12.50 .29 4 1.44 8.50 ,20 — ■ 9.49 .00 7.2311.14 .65 2.19 12.53 ,19 5 — 8.51 .00 2.36 9.52 ,26 ji 4.45'11.17 .42 — 12.5(i .00 6 0.51 8.53 .10 4.52 9.55 .49!: 5.4411.20 ,51 7.50 12.59 .(')() 7 1.50 8.55 .21 6.25 9.57 ,65 — 11.23 .00 5.20 13. 2 .41 8 — 8.56 .00 6.11 10. 0 ,62 — 11.27 .00 10.45 13. 5 ,82 9 — 8.57 ,00 2.52 10. 3 ,29 1 — 11.30 .00 10.35 13. 8 .81 10 - 8.59 ,00 10. 6 ,00 ! — 11.32 .00 11. 0 13.11 ,83 11 — 9.00 .00 10. 9 .00 1.33 11. 35 .13 8.48 13.13 .67 12 — 9. 1 .00 — 10.12 .00 4. 1 11.38 .35 4.15 13.1() .32 13 — 9. 3 .00 — 10.15 .00 — 11.41 .00 i .S'..y6' 13.19 ,64 1 14 — 9. 5 ,00 — 10.18 ,00, 7. 0 11.45 ,()0\\11. 0 13.22 .82 15 — 9. 7 .00 ò.iO 10.21 .50 2.42 11.48 ,23 1 4.56': 13.25 .38 16 — 9. 9 .00 .^.5.9 10.24 ,34 8.30 11.51 .70! s. .9:13.28 .59 17 2.40 9.10 ,29 7.47 10.27 .75 9.20 11.54 .78' 4.22Ì'^.M ,32 18 — 9.12 ,00 7.30 10.30 .72 4.39 1 1 .57 .39 — 13.34 .00 19 1.36 9.14 ,17 2.58 10.33 ,28 : — 12. 1 .00 2.50 13.37 .21 20 — 9.16 ,00 3.10 10.35 ,30 , — 12. 5 .00 — 13.41 .00 21 6. 9 9.17 ,67 7.22 10.38 ,70 8.51 12. 9 ,73 5. ò 13.44 .37 22 — 9.19 ,00 .2..W 10.41 ,23 6.39 12.13 ,54 4.15 Ì^.M .31 23 — 9.22 ,00 1.55 10.44 .18 3.44 12.16 ,30 — 13.50 .00 24 i — 9.24 ,00 — 10.48 .00 10.20 12.20 .84 — 13.53 .00 25 3.26 9.26 ,36 10.51 ,00 2.47 12.23 .22 - 13.55 ,00 26 — 9.28 ,00 — 10.54 ,00 5. 9 1 2.26 .41 — 13.58 ,00 27 — 9.30 ,00 — 10.57 ,00 10.1312.29 ,82; - 14. 1 ,00 28 0.31 9.33 ,05 — 11. 0 .00 10.17 12.32 .82 6.52 14. 4 ,49 29 - 9.35 ,00 1.31,12.35 ,12 11.37 14. 7 ,82 30 — 9.38 ,00 — 1 2.38 ,00 10.43 14. 9 .76 31 5.56 9.40 , .62 1 1.26 12.42 .11 1 LA DURATA DELF.O SPLENPEKE DEL SOLE, -ECC. 129 diurni dell'anno 1909. B = Durata del sole sull'orizzonte in ore e minuti. Asrosto 6. 5 6.33 6.51 6. 0 12.23 14.57 14.5!) 15. 1 5. '). 5 15. (i — 15. 8 — 15. 10 — 15. {"2 — . 15. 14 ò.44[r). 15 11.20 ì 5. 17 9.15 15. 1<) .001 5.42 ,70 7.10 Ai", 7.28 ,00 8.1 S ,00 1 1.18 ,00 10.26 ,00 7.28 M 9.2(; ,74 9.S^\ .(30 A B li m Il tn 11.18 14.89 5.55 14.87 11.80 14.85 10.40 14.82 8.8D 14.29 8.58 14.27 10.80 14.25 8.28 14.22 5.00 14.20 14.17 7.80 14.15 10.58 10.80. 8.45' 11.46! 8.55J 3. 5 6.38 8.14 4.28 5.50 10.25 7.82 7.48 0.28 2.89 2.14 7.57 8.12 5.21 14. 14. 14. 14. 14. 12 6 21 18.57; 18.55' 18.52 18.491 18.47: 18.44 18.42 18.89 18.86 18.83 18.81 18.28 18.25 18.22 18.18 0,76 i ,40 i ,791 ,78 .25 ,27 78 ' ,58 I ,85 ' ,00, ,53; ,77 I ,74 I ,621 ,881 ,64 j ,22 ,48! ,59 S ,82 I ,421 .00 .76 ,55 ,57 ,08 ,20 ,17 .59 ,61 .40 1 2 8 4 5 () 7 8 9 lo 11 12 18 14 15 16 17 18 19 20 21 22 28 24 25 26 27 28 29 80 81 Affi rlelTa Ti. Accademia. Voi. XLVI. 130 B. KAINALDI Tabella I (Continuazione). 1 i 4 5 <) 7 8 y 10 \\ 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 20 27 28 2«) 30 Settembre 0. 0 13.15 — 13 — |13 9.44:13 8.42 13 11.2012 4.4012.55 — 12.52 — 12.49 — il 2.4(5 1.57 12.43 — 12.40 6. 9112.37 3.22 12.34 — 12.32 4. 0 12.29 4.2812.2() — 12.23' IO. 0 12.20 — 12.1() 2.24 12.13 — il2.10 1.1812. 0 8.28' 12. 3 8.26 12. 1 5.35 11.58 9.3011.54 9.3211.51 5.35'll.48 3.39 11.44 0,00 ,00 ,00 ,74 ,67 ,87 .36 ,00 ,00 ,00 .15 ,00 ,48 ,00 ,32 .36 .00 ,81 .00 ,20 .00 .11 ,70 .70 ,47 .80 .80 .47 ,31 Ottobre B 3. 0|11.41| — 'll.38! 7.3311.341 8.38 11.31 — 11.28 — 11.25 5.0511 1.22 1.5:J\\. 8.39 11. 9.3211. 8.19 11. 9. 0/11. 5.31 !11. — 11. 8.30 10.56 9.27 10.53 — 10.51 — 10.48 9.29 10.45 9.40 10.42 9. 0 10.39 6.43 10.36 7.1410.33 — 10.30 9.15 10.27 6.34 10.24 5.19 10.21 — 10.18 — 10.15 — 10.12 — 10. 9 0,26 ,00 ,65 ,75 ,00 ,00 ,45 ,17 .77 ,85 ,75 ,81 ,50 ,00 ,80 ,87 ,00 ,00 .88 .90 .85 ,63 ,69 ,00 ,88 ,63 ,51 ,00 .00 ,00 ,00 Novembre Dicembre B o. 6.53 2.48\ 2.19 0. 0 10. 71 7.55 10. 4! 7.55110. Il 3.45' 9.58i — j 9.56 - ' 9.54 8.22] 9.50 ).48 9.45 ).43l 9.411 9.38 .).36! 9.33! E).31i 29 ).27 :).25 ).22 ).20 ).18 9.16 13 11 8 6 0.18 5.57 5.30 0.51 4.27 2. 0 4.10 0.55 9. B 0,00 0. 0 8.59 ,79 — 8.57 ,79 — 8.56 ,38 ' — 8.55 ,00 — 8.53 ,00 — 8.52 ,85 — 8.51 ,51 — 8.50 ,00 1 0.40 8.49 ,00 — 8.48 ,70 0.33 8.47 ,29 6.10 8.45 ,24 — 8.44 ,00 — 8.43 ,00 — 8.42 .00 8.41 ,00 8.40 ,00 8.40 .00 — 8.40 ,00 - — 8.41 ,03 4.20 8.41 ,00 ! — 8.41 ,641 — 8.42 ,60 ! 8.43 ,09 i — 8.43 ,49 1 2.51 8.43 ,22: ; 8.44 ,46! 8.44 ,10' 1 8.44 ,00' 5.45 8.45 2.18: 8.45 0.00 .00 ,00 .00 ,00 .00 .00 .00 .08 .00 .06 .70 ,00 ,00 .00 .00 ,00 .00 ,00 .00 ,50 ,00 ,00 ,oo ,00 ,33 ,00 .00 .00 ,26 LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 131 00 co j^ .^ .^^ I^ f^ "* -51< X rN co 3M TO -5i< r^ l^ O —4 Ut) •"TH co -=i- 00 ^ sq ^ TO co co CO -d< -^ co -vf -?< o — — -^ o o ^ ^ O -^ ^ -^ o . co -^ '/ì =£ ■°-^ c^ X co X -- IO co Ci « ' cq •^-d^ -o <:£:■ ^ t^ »o co Ci Ci -cf -^N IO X co CO -o LO ■^ -ci* -r- ^^ Ci Ci ■^ "^ ■'^ "^ "^ ■th "^ ■^ "^ -^ X -- li 'M l^ iO -^ ^^ 1 __ ^1 1 ^ " ^^ — -. —1 X »o -— t^ X 'M -^*" LO ^^ "'"^ ^ co -^ ~-' X IO LO -s* G^ ^ ' ; 1^ — -- -TM -^ Ci IO IO X — -^ l^ ^ — T^ Ci o •-4 vr t- IO -=t '>M 1^ '^ K) :3 •ri CO (T^ CO co ìO 3^< LO -r-< ;;^ o ^"^ ^■^ ^■^ ^■^ ■^-^ "^^ "■^ U " C'^ i^ 'M -^ -- ^ — ._ — »o — CO 1 ' =" 70 X. -rt -/. >o 'M ^ LO Ci IO i^ -•' co IO iO -^ TI ^ *"" X ^ — . LO t^ co e» 1 X ^ vn IO -^ ■^ X ■-C X co O T^ a; -V* '^^ -^ -«^ ?M co -e* '^^ co co o :^ o :^ ^ - :^ ^ Ò !>. CI ,^ iC ._^ ^ CO X o f>. o X % i CQ O 1 ■ì 1 -X X co Ci -ct< -^ -vt< -^ ■^ -cf w- X X r^ -^ cr>? - o o ^ :^ ^ ^ ^ o ^ 1 -=r1 CO O 1^ s 132 B. KAINALDI ^ B5 X ^ l^ -^ -^ l^ l^ -^ -<}* X 'M TT t?'! X -=?• 1^ i>- O 'T- X -^ TC -=?- X -^ . co ira^ -^ O^ -r- ^^ O CTi^ •a !j^f ^ i:£r ci -«j" 'T^ i>r rT ^ i>^ x' ce lo" 1 ce — < -^ — — LO r: »0 iO vr IO X e: - ce' ce -<5- ^- LO ~;? e: ri 3^t i^ x ce X G-1 LO ce / V o - lC — ^ o ce x' -«r^ -::# LO ó i-^ c c c -^ -ci* -r- ^ I--, ri i^ ^1 ^ ri x' ce x' i--' rT ^ -^ -^"^' e -e -^-^-— -T-c^^cMTH'^'^- .^" o 1 I>..r-<^cciC:■«^H^>-l>«oc:lJ<^--o ■=z£ io" (?f ' io' io" t>^ cT od" o~ io" :c^ 3^ OS te , >o c i^^ 'M IO ce -e c ce , - e X' ^"J — ' -r^ -;;* »0 lC-.^ 3^^ j . 1 . ■° : \ i ci G^T-^'-^'-^a^" ili: xo c e e 6 Ti -t Gennaio . Febbraio . Marzo . . Aprile . . Maggio . Giugno . Luglio . . Agosto . Settembre Ottobre . Novembre Dicembre o < LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. ]33 Osservazioni sulla durata dello splendere del sole nel 1909. In nessuna giornata di quest'anno lo splendore effettivo del sole (A) e stato uguale al teorico (B) ; il maggior rapporto tra l'uno e l'altro ha toccato 0,90 e si è avuto nel 20 ottobre. Al contrario, numerosi sono stati i giorni in cui ^4 = 0, queste giornate sono ripartite come appresso: in gennaio 19 „ febbraio 11 .. marzo 8 „ aprile 8 ., maggio 13 .. giugno 6 in luglio 2 ., agosto 2 , settembre 10 ., ottobre 11 „ novembre 13 „ dicembre 24 Anche in quest'anno dicembre è stato quasi sempre coperto, ed è notevole che simili giornate coperte hanno abbondato anche in gennaio. I più lunghi periodi di giornate consecutive senza soleggiamento sono accaduti in gennaio (9 giorni) e in dicembre. A In 21 giorni il rapporto — ha sorpassato 0,80, essendosi avuto : 0,84 nel giorno 24 marzo 0,82 « 27 e 28 ., 0,82 ^ 8 aprile 0,81 1! 9 „ 0,83 » 10 „ 0,82 ^ 14 e 29 , 0,87 » 3 maggio 0,83 n 15 agosto 0,87 » 6 settemb. 0,80 nel giorno 27 e 28 settemb. 0,85 .. 10 ottobre 0,81 „ 12 0,80 „ 15 0,87 „ 16 0,88 ., 19 0,85 „ 21 0,88 ., 25 0,85 ., 7 novemb. 134 B. HAINALDI Il massimo di questi valori si è verificato in ottobre rag- giungendo 0,88 nel 19 e 25: i summenzionati valori hanno rag- giunto il maggior numero in ottobre. A I giorni in cui il rapporto -^ , senza essere nullo, è stato minore di 0,5, sono state 120 e sono distribuite come segue: in gennaio 8 in luglio 17 „ febbraio 8 „ agosto 12 „ marzo 11 „ settembre 11 ,. aprile 12 „ ottobre 3 „ maggio 7 „ novembre 9 „ giugno 18 » dicembre 4 I giorni in cui il soleggiamento fu debole sono stati 63, di cui 29 in aprile e maggio. 11 massimo decadico per il rap- porto ^ è stato 0,575 e si è verificato nella seconda decade di agosto, il minimo corrispondente è stato 0,008 ed è accaduto nella prima decade di dicembre. Il massimo mensile si è avuto A in agosto raggiungendo „ = 0,484, il minimo in dicembre 4 con "^ = 0,083; l'escursione tra i due estremi mensili è 0,401, cioè, molto vicina ai valori degli anni precedenti. In tutto l'anno, avendo A raggiunto 1451'',9 ed essendo B = 4443\6, è il rapporto 4 = 0,327. LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 135 TABELLA IV. (Tempo vero locale) Numero medio dei minuti in cui, per ogni ora di ciascuna decade, splendette il sole, con le rela- tive medie decadiche quadriennali. 136 B. I iAlNALDI o i o 6b_7h ■ 1 "i^-S^ MESE 1 1 V 1906 1907 i ni 1908 m 1909 j 111 VIedia in j 1906 in 1907 m 1908 111 1 1909.) kdia i •n in 1 1^ ■ 0,0 0,01 0.0 O.Oj 0,0 0,0 0,0, 0,01 ()"() 0,0 Gennaio 2*;i 3« ^ 1 1« 1 i 5.8 ' 1,5 Febbraio 2a 1 , 9,6'; 3,0, 3.2 3-'' 5,6' 0.8' 10,4 4,2 1< 1,2 0,3 12.0 3,0 1,5 4,1 Marzo 2^:1 2,4 1,5 1,0 2(;,3 29.5] 12,8 2,4! 17.8 3^1 1 14.1 26.4 1,3 6,6' 12,2 ]«' 1,2 0.3iil7.1 12,0! 22,2 12,6 1 (),0 Aprile 9 a 0,8 1,3 0,5|: 9.0 4,3 13,5; 18,3)11.3 3- 2,5 1,2 5,2 2,2j 29,8 23,3 21,8 12,521,9 la 15.2 3,4 4,3 12,0 8.7 28,8 13,1 42,3 32,8 29,2 Maggio 9a 15,9 7,0 5,7 25,9 18,0 12,0 14.0 3-: 8,5 2,5 2,3 3,3 23,5 9,6 9,5 10,7 la 46,0 10,2 1,8 9,4 16,9 46,5 22,5 10,4 15.0 23.3 Giugno 2* 30,1 4,0 9,2 10,8 46,1 ; 18,0 14,0 18,6 24.2 3- 32,5 2,8 3,8 7,3 11,6 42,5 9,6 21,0 16,2 22.3 l« 6,1 7,3 19,4 8,2 3,3 24,8 28,3 24.4 20.2 Luglio 9a 19,0 7,3 5,8 6.0 9.5|i 46.4 33.8 25,7 20.6 31.6 3« 2,7 1,5 2,5 2,4 2,3|!21,0 36,5 20,5 23,125,3 1« 9.8 1.4 12,0 12,5 8,9| 34,8 28,5 28,6 44.2 34,0 Agosto 9a 5,0 18,5 jl2,9 9,1 ! 25.2 42.0 6,0 21,523.7 3-' 5,5 2,3 1 4,5 3,1 13,2 , 9,4 9,7 5,5 9,5 P 7,5 1,9 22,6 13,0 41,4 4,5 20,4 Settemb. 2a 2,0 5,3 1,8 24,7 9,0 28,6 3,0 16,3 3^^ l,.-) 0,4 19,4 1,4 ! i 2,1 5,7 la 1,9 7,5 2,4 Ottobre 2a 3* 8,9 5.5 ' 2,2 1 1,4 la| Novemb. 2a .s»^ 1 Dicemb. la 2a 3=^ ! 1 i 1 LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 137 MESE i 8''-9'' 9''-10*> o a; 1906 1907 in 1908 m 1909 m Mediai! m 1906 m 1 1907; m 1908 m 1909 m Media ; ni m I la! 3.0 5.2 0,0 3.4 2,9 14,81 18,0 8.81 26.5 17.0 Gennaio 2a 2.1 ! 0.5 19,0 26.0 9.9 13.7 • 8« ! \).-ì 1.5 4,7 20,5 0,6 8,9 3,4 8.4 |a 16,4 3.9 16,2 9,1 i 27.8 15,6 28,5 10,5 10.6 Febbraio |2a 23,0 2.3 14.0 12,3 25.4 10,6 20.5 16,2 18.2 3* 23,5 18.1 27.0 17.2 28,0 31,9 40,0 3.3 27.7 la 33.5 19.0 22.2 7.2 20.5 43.2 30,0 22.2 18,0 28.4 Marzo -2' 39. .-3 53.5 24.0 18.0 33,8 46.8 58,2 27,0 24.339.1 3=^ 21,.-) 47.1 4,6 23.7 24.2 22,3 51,2 6.7 30,0 27.6 ^ 23,0 18,1 31,3 25.6 24,5 21,0 24,0 25,3 31,6 25.5 Aprile 2' 16,8 20.0 18.0 25.5 20.1 18,0 28.5 18,0 37,125.4 3« i 32.5 39.3 30.0 21.2 30.8 36,0 36.0 33,0 26.7 32.9 1" 1 30,7 26.5 44,6 36,0 34,5 40,3 30,0 52,0 33.0 38.8 Maggio 2« 29,0 18.0 13.0 6.0 16.5 25.5 21.0 18,0 21,421.5 3- 30.3 13.6 (\A) 25.7 19.1 24,7 24.5 16.4 32.3 24,5 1- 53.4 24.0 21,8 24.0 30.8 59.0 24,0 20.8 25.3 32.3 Giugno 2« i 49,1 18.2 25,3 31.3 31.0 55.0 26.3 36.0 43,2 40.1 3'-^ 43.1 7.0 30.0 i2.0 23.0 53,2 25,6 30.0 34.1 35.7 1^' 13,5 26.9 36.7 31.9 27.3 23.3 37.7 39.4 40.5 3(5.7 Luglio 2^ 43,0 46.5 30.0 25.2 36.2 45.0 44.5 21.6 32.4 35.9 3* 36.4 41.5 30.5 27.1 33,9! 38,2 47.1 32.7 46,8 41.2 1" 45.0 34.0 30,0 40,5 37,4 43.7 3().0 30,0 47.3 39.2 Agosto 2" 36,0 45.5 6.0 26.6 28.5 38.1 50,4 13.4 35.5 34.4 3» 30,8 27.1 10.9 22,5 22,8 48,2 40.3 10.9 26,8 31.6 1« 50.7 29.2 ^7,0 12.5 34,9 59.5 40.1 48.0 15,9 40.9 Settemb. 2=" 35.5 27.0 36.0 9,5 27.0 42.6 27.7 33.0 18,0 30.3 3-^ 35,2 17.3 22.7 18.8 38.8 1 9.2 5.6 29,5 23.3 1^116.9 5.5 14.5 20,3 14,2 ,27.7 11,1 21.0 27,121.7 Ottobre 2» 5,3 5,0 9,0 42,0 15,3 113.7 18,5 16.3 38,0 21.6 3» 2,9 19,7 5.7 1 6.2 2,3 5.1 22.9 11.6 |a 10.0 8,0 4.5 0.9 18,0 24.0 10.7 Noveinb. 2^' 5.2 3.0 2,1 9.2 1 7.9 5.5 11,5 11.0 3^' 2,8 12,2 3,8 24.0 6.0 30,0 1.815.5 l'-^i 1,0 ! 2,0 0.8 3.8 13,5 4.3 Dicemb. 2=^ ' 5,0 1.3 13.6 19,3 2.0 6.5 10.4 3« 5.5 (ÌA) 7.6 8.5 7.1 138 B. RAINALDI MESE Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luo'lio Agosto Settemb. Ottobre Novemb, Dicemb. 4 a |a ^a 3» |a 2a la ^a la *2a 3- 1 a 2a 3« la la 9 a la 9a 3- la 2a 3* lO'^-ll" 11M2'' 1906 1907 1908 1909 Media 1 1906 1907 1908 1909 1 Media 16,5 10.0 33,4 31,5 28,5 33,8 48,0 37.8 25,4 21,3 25,6 34,5 43,2 24,5 33,5 47,1 50,9 54,0 29,2 48,0 38,2 42,0 48.0 3^ Il 45,6 60,0 2'-^ 47,2 3mì35,8; 1^ li 28,5' 2N' 18.8' 21,1 1,1 12,5 26,7 17,7 28,0 7,5 26,4 28,9 8,2 23,1 25,2 37,7 29,5 50,6 41.5 29,1 28,2 36,7 36,0 24,0 26,4 20,8 36,0 39,0 46,7 49,0 51,1 36,0 54,0 38,5 39,4 30,0 22,5 0,8 20,2 0,6 18.0 21,3 4,7 24.0 34.2 10,9 1908 1909 m 18,3 55,1 19,1 3Ò"o 9,7 16,7 37.4 27,0 51,1 16,6 25.2 5,5 22.8 18,0 25.9 19.5 19,4j39,7 27,21 28,7 26.5 i 30.0 32,0141,2 20,9' 17.9! 17,4j 31,2 18,0 36,0 53.6 18,0 16,4 28,6. 40.3: 34,5' 43,3! 29,3' 30.2 21,5 18,0 35,3 40,7 42,0 25.6 30,0^ 31.1!i 29,9J| 30,6' 28,5; 33,2 36,01 42,2 34,8 25,3 28,6 26,2 48.0' 36,0 27,3| 22.1 21,3 24,0| 48,0 29,9 41,0 55,8 42,0 42,3 45.7 40,7 42,1 48,5 40,li 39,8 32.6 38,4 41.2 48,0 43.6 40.8 38.2 28.4142.0 37.1; 43,8 21.7' 44,5 42.1 48.5 10.9 37.1 33,0 45.9 48,0 24,0' 42.^ 60.0i 30.0 20,0 31.8 46.5 6.0 26.3 22.7 40.5 30.0 40,5 11,9 35,5 27,0 39,2 32.8 50,5 43,6 28.6 36,0 45,1 31,4 24,0 17,7 18,0 36,0 38,8 47,2 53,5 49,6 36,0 56.0 35,7 31,7 55,4 18,7 48,5 25,5 52,1 6.0 18,0 24,3 37,1 18,0 36,0 50,8 18,0 16,4 24,0 31,0 30.0 45,0 34,6 23,1 31,8 1 9.3 12,5 54,0 27,5 5 24,8 30.6 21.2 19,6 6,0 15,6 33,2 36.5 21,0 25.9 5,5 34,5 24.0'27.7 25,7 37,1 49,7 34,3 18,0 34,3 36,0 30,0 24,0 39,1 40,5 38,8 32.6 33.1 34,4 27,4 30,8 41,1 27.0 26.3 30,5 38.2 39,5 41.9 37,043,3 46,4! 39.3 35,3 47,1 37,1 36,7 42.5 32.8 46,3! 54,0 24,0 46,1 30.0 27, 5Ì 19.5 30.9 22,0 11.5 35,6 27.4 21.0 3i.7 20.5 31.3 10,8128,7 33,6 13,4 30,0 20.6 11,3 22.3 29.1 39.0 26,1 25.4 20,9 25,0 30,0 12,2 36.2 21.8 6,0 10,9 7,3 16,4 1 6,9 12,3 11,5 22,4 10,41 18,9 11,4 21,8 5,0j 21,8! 32,7 20.3 6,0118,0 i30,0 15,2 16,5 , 9,5 27,6 7,8! 36.0: 30,0 17.6 24.0; 3,0 42,0;30,0! 12,0 6,0 13.7 10,91 10,o! 15,2 13.5 10.3 25.4 11,2 22,5 12.5 LA DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 189 MESE Gennaio Febbraio Marzo Aprile Matìfgio Giugno Luglio Agosto Settemb. Ottobre Dicemb. 1906 1901 12"- 13' 1908 1909 1* |20.() 3* ! 51.5 9 a 1" 9a 9a la 9 a i« 1« i» la 2a 3« la 2a 3- la 2a 3« 1 a Novemb. 2^ la 3« 19.5 30,0 39,5 48,0 39,0 25.5 27.3 18,0 18.0 30.01 42,0 53,5' (30.0 23.5 21,8 30.2 54,0 34.5 23.3 45,0 51,8 29.8 6,0 45,8 21,0 43.3 20.9 41,7,28.5 32,7i21.7 47,3 32,7 Vò^-U^' Mediai 1906 1907 1908 12,0 10,9 44,0 27,0 7,1 27,0 24,2 31,0 47,31 15,0 18.0 20.0 37.7 20,9, 38.6|: 28,7|; 35,9 27,71' 32.5 30,3 30.2; 22.0 29'ol 1909 Media 24.0 28,5 42,0 4, 5 24.8 33.9 00,0 (')0,0 38.5 49.7 30,0 21,8 12.7i28.0 21.3 32,5 30,0 33,3 42,0 50,9 48,0 20.5 42,0 44.5 22.5 51,3 49,4 34,2 53.3 11.2 10.4 17.0 30,0 38.7 30,0 10,3 29,7| 2().0 18,0 45,3134,5 1^^ I 48.9 34,5 45,0i 30,0 39,0 41,0 35,5 2^ 34.3 24.0 18,0 3«l 43.1 13.8 10.4 54.0 43.1, 42,0! 35.() 40,9 40,5 38.8 47,2 54.0I 50.5 48,8 42,0 17.9 28,8 34,5 37.9 53.5, 45,9j 35.0' 54,0. 39,5 30.9 28.1 21.7 12.2Ì 29,0 20,5: 27.2 24,0 27,3! 25,2:1 43.0 15.9 23,1 40,0 34,8 48.0 32,7 32,8 30,0 I8.71 10,4 54.0 28,0 24.0 21.0 29.0; 55,0 22,4 30,9|37.4| 38,4 18,0 39.01 37.7|j 37,5| 30.0 40.8 19,8 10.4 21.7 24,5 34.5 47,5 30.0 37.9 29,8 31,0 37.1 42. e» 45.5 54.0 27,7 48.2 41.9 42.3| 31.7 24.0 39,9|35.8 20.7 12,4 31.1 41.2 25,4 27.8 29.1 33.0 31.8130.8 1 30.4|32.4 0.0118.0 18,o'29.0 30.O4O.O 20.7 24.4 27,3 25.8 20,3 29.9 29.727.4 41.3 35.8 20.2 30.1 39.8 41.8 51.8 37.0 31.1, 51.4 37.5! 35,2 37.4 28.0 32,0 33.9 32.8 42,8: 40,0' 54,0 17.8 37,0||57,5 29,0 10,4 24.0 42.9i 53,0 33,4 54,0 22,3 37,4 31.8 47.0 25.7 3 1.3 41,1 21.8 18.0, 0.4 18.0 27.4 39,7] 12.2| 29.0 33.0 28,5 35.0 12,3 36.0 0,5 18.0,30.0 42.0,20.0 14,0 18,0 30,0 27,3 0.4 21.8 32,7: 22,1 ! 27.3 10,9| 21 ,8 41.0 14,0 24,0 13,5 42,0 34,8 28.0 30.0 12.0 40.7 31,3 18.7 4.3 30.0; 23,5 12,0 18,0l 0.1 10.0 14.7' 18,0 17.3 30.0 30.0 23.7| 30,7 10.4 24,0 33.4 2.0 1,0 12,2 19.5 24,0 0.0 22.0 37.9 30.0 12,0 10,9 9.1 13.1 12.4 19.1 10.9 10.9 47,8,41.4 32,033.9 17.2 39.4 19.9 31.0 38.4 30.0 29.128,1 40,027.2 32.723.2 I9.5Ì13.9 0.021.8 21,7 2!). 0 10.9 0.023.0 11.113.0 140 B. KAINALDI MESE la Gennaio 9a 8« la Febbraio i2^ 3* la Marzo 2a :]- la Aprile 9a lu Maggio 9a (riiij'no Lu2:lio Agosto Ottobre Q 11906; 1907! 1908 1909 la 9a la 9 a la ^a 3* i24,0 ^27.5 52,2 28,0 30,0| 45,0 48,o! 4().5 26,8 28.0 6,0 18,0 40,2 22,1 38'9 49.0 37,0 37,2 25,5 32,7 36.1 42,0 43.8 16,6 60,0 23,0 38,0 27,8 55,5 21,9 47.8 55,0 33.0 28.7 46,9 30,4 18,0 17,8 27,1 28,0 21.2 25,1 49.0 33.3 33,7 54,0> 21,8; 49,2 31,2! 52,2 j 24.5' 26.3 14,8l 23,0 20, 5 i 38,8 i 0,0 10,9 31,1 24,0 11,0 20,8 36,8 34,6 31.9 14,5 18,0 27,2 18,0 58.7 21.51 16,4 31.7 54.0 46.5 36,0 31.31 27,9 16.4' 18,9 19,1 ! 12,2 15.9 22,5 34.5! 34.0 40.ol 22,2 17.4 31,2 20.6 44,5 I la Settemb. ! 2» 3« la 9a 3- 1 la Novemb. 2'' 3» j la Dicemb. | 2" 3'^ 51,0 47.9 37,8 34,5 9,0 27,3 9,0 15.3 26,0 24.0 31.5 19.3 35,2 48,0 28.2 Mediai m 18,6 35,4! 27,0! 36,<)' 28,3 40,9 28,8 39.4 32,8^ 29,0 17,4 30,41 38.3 24.8 23,0! 26,9 25,9 31.7 28,2! 32.6 33,6 24,0' 41,0 31.2! lò^-ie»^ 1906 ' 1907 1908 1909 I8.0! 8,6 13,5 0,0 7,3! 26,0 11, 9i 49,4|15,5 5,8 10,9 Media 10.0 11,3 20,4 29.5 25.7 32,2 32,6 30.0 30,0; 30,0 23,4! 24,0 45,0 47.0 41.3 10.7 48.0 18,0 25.8' 18,2 40.3 50.0 29.6^ 24,0 29,2l 52,6 10,5i 35,1 26.2 25.4 20.4 24,0 6,0 30,7 26,4j 32.3 18,0 46,2; 36,0' 18,0 36,3 22.2 38,6 45,9 32.2 43.6 26,2 21.0 13.6 36,7 35.7 12.0 38,1 34.2 16,4 10.5 16.5 33,1 20,5 33,0 24.5 1 6.9 3.0 14.0 36.8 22.1 29,1 20,5 19,5 33.8 37.4 11,5 22.5 30.0 32,4 21.1 46.1 31,4131.4 36,6 54,0 49,4 32.7 34,31 54,0| 18,0 39,3 49,0 27,0' 42.0! 26.8 35.9 39.4 21.81 24.0 39.9 30,9!i 38,4 19.8 22.0 10,9 11.0 30.0 3.5 24.0' 25.0 8.5 36,0! 36.0 21.8 12.0 22.0 45.0 12.0 10.0 26,5 42.0 32.7 24.0 6,0 17,7 6.0 15.9 29,2 27.3 23,21 i 14.0[ 18.31 23.1 12,0 18,6i 13,4- 29.3 6.0 17,6 ().() 13.0 30.01 29.() 19.5 9.5 35,5 27.4 23,4 22,8 18,8 5,5 4,7 13.1 2.0 7.5 26.9 36.0 27,5 36,0 31,9 »"t 24.0 23,9 29,6 33,4 25,5 21,4 24,0 24.6 31,4 22.8 26.3 32.4 24,0' 31.5^19,6 13.1149,9 38.4 16,4:30.2 32.2 54,0 42.0 23,2 36,0 25.7 18,2 10,3 6,0 22,2 6.01 1.8! 18,0139,1 21,0 35,1 25.6 36,0 27,3 21,0 9,8 9,9 2,5 3,0 32,5 30,0 28,4 21.6 17,2 10,5 10.5 15,5 7,9 8,9 3,6 I-A DURATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. 141 MESE o Q 16"-1 -h ] L7'>-k vh 18^^-19^ 1906 1907 1908 1909 Media 1906 1907 1908 1909 Media 1906 1907 1908 1909 Media Gennaio la 3^ ±4 |15,2 m 0,0 1,0 5,5 (M) ■ (M) 6,3 0-6 0,3 6,8 1 0,0 vn 0,0 (i.O 0.0 o!o (i-O (U) (M) ir. O.ll Febbraio 1* 2* 3« 13,8 16,9 133,6 7,8 6,5 22.4 0,7 1,2 14,4 25,6 15,2 5,6 12,0' lO.ol 3.2 19,0,; 7.4 1,8 5.3 1,1 3,3 1.3 l.l! 3.1 Marzo la 3^ 39,0 42.0 20,0 14,7 41.7 42.0 11,3 1 9.9 5-1 8,3k8,3!l3,9 19,5 30.819,9 35,4^25,6 6,6 8.0 2,3 5,3 2,1 1,5 4,5 27.1 5,9, 6,7 10.3 4.1 1.0 Aprile 1V19,2 2- 4,3 3-'' 18,0 14.6 27.2 35,5 19.1 17,5 16,7 24,0 29.212,7, 3,0 36,621.4 7,9 22,8 23.318,0 12.8 '1 ' i 4.5 3,0 1,5 24.0 11,1 3,0 42,0,13.21 18,0/12,6 3,9 3,9 8.9 12.8 9.2 4.0 3.2 3.3 Maggio 1^ 38.5 2» 20,7 3« ,!28,7 29.8 18.2 15,7 25,7 30.0 20,5 30,0 21,3 16,4 31.0 34.5 22.6 12.8 20,325,4 19.8 10,5 13,4 8.5 13.3 11,5 28,8 7.7 10,5 22,9 3.2 11,1' 15,2| 5,0 8-9 3.0 1.3 Giugno 1 « '44,0 2^ '26,1 3^ j24,0 31.6 25,5 12,0 10.1 2,0 11,7 2-1 6,0 33,3 22.0 24,7 14.9 li, 1 20.3 15,4 ' i: 11,5 7,5 7,3 3,5 i,5 0.9 3,8 26.6 10,2 5,6 12.7 1 3,0 . 0.8 8.0 2.0 Luglio 1* 14.3 2^ 34,4 3=^ 27,3 25-5 40,5 31,8 27-0 23,5 15,2 12.0 27,3 41,3 20.0 i 0-2 31-419.8 38,9|25,0 11.7 14,9 13,8 9,3 12,3 7.7 9,0 12.4 40,8 10,1 14,9 21,8 2.7 3.0 3,0 15,1 ()-S 0.8 4,5 Agosto 1=» 31,8 2« 39,9 3* i 46,2 26.0 51,0 28,6 13,8 11.4 6,8 32.1 49,5 29,9 25,9 20,4 38,0 27.2 27,926.3 3,0 22,1 9,5 30,0 40,1 25,0 13,4i 22,4 0,7 15,2 9.2 9.8 7.0 2.3 2.(i 1.8 Settemb. h 43.5 2^^126,8 3=^ i 24.0 17,2 22,7 1.5 54,0 42.0 9,6 18,0 24,2 33,9 33.2 12,6 28.9 11.5 17.2 2,3 2,5 3,8 16,1 11,2 18,0 9,8 11.4 12.3 3,4 12,5 3.1 Ottobre 1^ 11.2 2'-' 1 6,0 3^ ri 6,4 6,5 3,0 22.6 7.6 6,9 25,3 34,3 9,2 16.411 12.7'i 2,0 8,li 4,1 6,3 7,4 2,4 1,0 Novemb. 1^1' 2,5 2- 1 4,9 3=^ ;18,0 4,7 3,0 11,2 2,3 1,7 4,6 1 1.8' 5,7, Dicemb. la 2a 3» 10,8 0,7 1.4 3,0 2,7 0,9 0,4 142 B. KAINALDI — LA DUKATA DELLO SPLENDERE DEL SOLE, ECC. o co ^^ 0) -rs •1-1 13 03 i=) T3 !=i tì 0) 0 O a* 1— 1 — H ni 03 TS 'TS dì ce > a -M © •lì > to -^j fT) -tj UJ (fi ?:ì4 CO ce • 1-1 ?H ^ 03 nS c3 tì o (D o 'n 05 •i-H 1— ( •i-H O 05 C/J ^— 1 0) «\ no iJ o 33 05 tH O ^ ^ r» y o n-^ 05 et y ^ 0) CO nS o n") 05 • 1-1 tH n3 • i-i «!=( tì 1 OS 1 .^ — H bf) t- ® n3 << iJ -J UJ ffl e— o IO c^ U-5 IO ^ IO IO co àO IO IO (TI »o --^ IO E^ ^ CO -sj --r: IO ^1 o IO o E 3C — O vT v: v:; --^ -^ ^i t^ <;3< o ^ _ iO co IO l^J ^ ^ ._, .^ j/j) •°34 -^ •<» -^a* ~:j IO XS -Q IO co (3^ -r^ eC; -^ L-- e; X io cn -oioi>.oo --e*" •^■T-' T'i ~^ to -j» gj ^ O £30 'M co -;* C3 l^ l-^ 'JS l^ -O O '!-< CM ."^^"^ . _COCO-r-^-.-;3< -CO IO ^i -^j -gj -jji IO CO IO co ^ o EX-^-^O^ICOX^ O io 50 30~ ^ CO 3^ 'j^ IO CO -r- CO -^ •°cÓ-^-OiO>^>s»^P':JcOC^^-iX ^'^ .*^'^^I .^ .'^ ^ -°cÓ-;»OCÒO0Ó':^I>^t'>^?^5^ _gj^ Ts^l io O ci 5^ ^O ^^< iO •^^ ^^i f; i^T" •<3< IO IO . 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Tbrin- 143 Hela^ioìie intorno alla memoria del Prof. E. Martel: Nuove Coutribìiziuni all' Anatomia delle Solanacee. Col titolo: " Nuove Contribuzioni ali Anatomia delle Solanacee ,, il Prof. E. Martel, presenta due lavori, dei quali uno si rife- risce al fusto, e l'altro ai fiore di alcune di queste piante. Nella prima Nota (che è la più importante), il Martel si occupa dello studio del " libro interno ., del fusto. L'A. rivolge dapprima la sua attenzione all'esame dei tes- suti meccanici, che egli studia successivamente in varie specie, giungendo cosi alla conclusione, che, in generale, nelle Solanacee, l'apparato meccanico è relativamente molto più sviluppato, che nelle altre piante annuali. Nelle Solanacee perenni, nota l'A., che la rigidità dei rami si ottiene specialmente per un processo di sclerotizzazione dei tessuti, il quale talora si spinge sino ad invadere completa- mente anche il midollo. Dopo aver rapidamente passato in rassegna le opinioni degli Autori sull'origine del " libro interno „ e rilevate le di- vergenze che a questo riguardo si notano, l'A. espone i metodi di studio da lui usati per giungere alla soluzione del problema, giovandosi di sezioni in serie, condotte dal colletto della radice sino al punto in cui l'anello legnoso si fa completo; e di pre- parazioni fatte, a livello, e poco sotto la regione dell'apice ve- getativo. Le due serie di osservazioni, concessero di poter concludere che i due " libri „ hanno comunanza di origine. L'A. completa queste sue osservazioni coH'esame minuto delle due specie di " libro „ che egli trova identiche e che egli segue nel passaggio dal fusto alle foglie, onde studiare il loro modo di comportarsi rispettivamente agli altri tessuti. L'A. dimostra come il '' libro esterno ., nelle Solanacee or- dinariamente si estingua, o si modifichi in modo tale da ren- dersi inservibile ; mentre invece il " libro interno „ conserva i caratteri che gli sono proprii e prosegue da solo nel suo ufficia funzionale. 144 Mentre normalmente nelle piante annuali si forma scarso il parenchima liberiano e meschina è la produzione dello xilema: nelle Solamwee invece, questi due sistemi di tessuti acquistano uno sviluppo assai notevole. Dal complesso dei fatti esposti nella Memoi'ia, l'A, giunge alla conclusione che le Solanacee si differenziano dalle altre Famiglie, anche perciò che esse dimostrano caratteri anatomici intermedii fra le piante annuali e quelle perenni. La Nota seconda si riferisce al rovesciamento che subisce colla maturazione il calice della Datura Stramornum Linn., il quale viene a formare al disotto del frutto una specie di guaina particolare. Questo fenomeno si produce dopoché il calice si è dimez- zato, ed è, secondo le ricerche del Martel. dovuto essenzial- mente all'accrescimento straordinario in spessore che subisce la base dell'ovario, che determina cosi il rovesciamento. 1 fatti descritti nei due lavori sono dimostrati da disegni illustrativi tolti dai ))reparati. Quantunque non scevre da leggiere inesattezze di nomen- clatura e bibliografia, le due Note del Prof. Martel, perciò che illustrano accuratamente alcuni fatti anatomici nuovi e di una innegabile importanza, ci paiono degne di essere accolte dal- l'xlccademia, epperò ne proponiamo la pubblicazione nei volumi delle Memorie. C. F. Parona Oreste Mattirolo, relatore. Relai^ione sulla memoria: Il Gruppo dell' Argenterà-, studio geologico del Prof. Federico Sacco. Il lavoro in esame è una monografia geologica sul gruppo montuoso dell'Argenterà, detto anche del Mercantour, che forma il massiccio principale e quasi centrale delle Alpi Marittime, e che si estende per la maggior parte in territorio italiano e per la minore in territorio fra.ncese del Dipartimento di Nizza. Premesso un indice bibliografico, l'A. esamina i principali studi geologici e paleontologici sulla regione, prima di passare alla descrizione delle singole formazioni che la costituiscono. 145 Siccome la fonnazione piìi antica, pili estesa e potente nella costituzione del massiccio è quella gneissica, l'A. ne parla a lungo. In proposito è notevole il fatto, che, mentre generalmente si interpretava il massiccio gneissico come costituente nell'in- sieme un grandioso ant iclinale con nucleo granitico, all'A. in- vece la zona gneissica risulterebbe rappresentata da tre anti- clinali subparallele, tra loro fortemente compresse, tanto che i banchi sono sollevati quasi alla verticale ed anche rovesciati versò l'esterno della regione gneissica. L'affioramento granitico apparirebbe poi nella parte centrale della sola anticlinale me- diana, con irradiamento di filoni aplitici nella massa gneissica. L"A., evitando le discussioni teoriche e limitandosi ad esporre i fatti osservati, ne indica parecchi interessanti riguardo ai rapporti dei graniti coi gneiss, segnalando delle lenti ed una potente zona di gneiss, estesa per circa tre chilometri, comprese nella tipica formazione granitica. Così, in considerazione di pas- saggi litologici e stratigrafici dal Permo-Trias alla parte su- periore della serie gneissica e della presenza di scisti cristallini a caratteri clastici e persino di lenti di conglomerati gneissiformi in questa stessa zona superiore, è indotto ad ammettere, che questi gneiss, invece che arcaici, come generalmente si ritiene, rappresentino il prodotto del profondo metamorfismo di depositi paleozoici, analogamente a quanto si osserva piìi ad oriente nel gruppo della Besimauda e nel Savonese. Anzi nelle propaggini più orientali della formazione gneissica in questione, l'A. se- gnala il fatto pure interessante della comparsa di roccie cri- stalline di tipo appenninitico tra lo gneiss ed il sovrastante terreno triasico. In seguito viene descritta la formazione permo-triasica, costituita da terreni sedimentari, scisti argillosi e anageniti. riferibili al Permiano, e quarziti con altri scisti argillosi, che rappresentano il Trias inferiore; ma per i graduati passaggi fra questi depositi, l'A. non crede opportuno separarli, consideran- doli dovuti ad un continuato fenomeno di sedimentazione ter- rigena, prevalentemente argillosa verso sud e ciottolosa verso est. Xei successivi capitoli sono più rapidamente esaminate le formazioni mesosozoiche ed eoceniche nei loro caratteri litolo- gici, paleontologici, tettonici, di sviluppo regionale ecc. Con -maggior estensione l'A. si occupa dei depositi e dei Atti della R. Accadpnna — Voi. XLVI. 10 146 fenomeni quaternari, che nella regione montuosa in esame eb- bero uno sviluppo veramente straordinario, specialmente i fe- nomeni glaciali, che vi lasciarono traccie estesissime, con de- positi morenici, arrotondamenti, e peculiari fisionomie di valli, laghetti, ecc. A tale proposito però è da notare che l'A. attri- buisce una scarsa efficacia erosiva all'azione glaciale; e questa conclusione, rispetto ad una questione assai discussa, merita d'esser presa in considerazione. Il lavoro è illustrato da una carta geologica alla scala di 1 : 100.000. sulla quale sono delimitate tutte le formazioni ri- conosciute dall' A. nel gruppo montuoso dell'Argenterà; da due sezioni geologiche condotte attraverso il gruppo e che ne chia- riscono la struttura assai complicata, segnatamente nella parte centrale gneissica ; inoltre sulla carta geologica, con speciali segni, è opportunamente indicato l'andamento stratigrafico, per facilitare l'interpretazione tectonica di ogni parte del massiccio. Il catalogo bibliografico colle sue numerosissime citazioni ed il riassunto degli studi già fatti da altri autori sulla regione, dimostrano l'accurata preparazione al rilevamento ed alla in- terpretazione geologica. Tuttavia, a far meglio risaltare l'opera dei suoi predecessori, sarebbe anche opportuno che nella parte descrittiva, allorché accenna alle loro ricerche, l'A. richiamasse opportunamente con numeri le citazioni relative del catalogo bibliografico. Ma, a parte questo rilievo ad una consuetudine dell'A., la monografia in esame per le nuove particolarità tecto- niche che ne risultano, per la completa e sistematica descri- zione, si presenta come studio generale utile alla conoscenza di un gruppo montuoso, che nel riguardo geologico e geografico è considerato fra i nuclei più importanti delle Alpi Occidentali. Ne proponiamo quindi l'accettazione per la stampa nei volumi delle Memorie. G. Spezia C. F. Parona, relatore. L' Accademico Segretaria Corrado Segre. 147 CLASSE DI •SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE Adunanza del 1° Gennaio 1911. PRESIDENZA DEL SOCIO S. E. PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: Manno, Direttore della Classe, Renier, Pizzi, Rcffini, D' Ercole, Brondi, Sforza, Einaudi, Baudi di Vesme, Schiaparelli e De Sanctis Segretario, — È scusata l'assenza del Socio Carle. È approvato l'atto verbale dell'adunanza antecedente, 11 dicembre 1910. Il Presidente porge ai Soci auguri affettuosi per l'anno nuovo. Si dà lettura di una circolare del Comitato Nobel della R. Accademia delle Scienze di Stoccolma, che invita i membri della nostra Accademia a presentare candidati al premio Nobel per la letteratura. D'ufficio vien presentato l'opuscolo del Socio corrispon- dente Giuseppe Boffito, Dante, Sani' Agostino ed Egidio Colonna, Firenze, 1911. 11 Socio Renier presenta, anche a nome del Socio Sforza, lo scritto del Socio corrispondente Isidoro Del Lungo, // canto XVII del Paradiso letto nella sala di Dante in Orsanmichele con appendice sul priìno rifugio e primo ostello di Dante in 148 Verona, Firenze, Sansoni; e illustra l'importanza di questo la- voro colle seguenti parole: 11 commento al canto XVII del Paradiso, ch'è l'ultimo della trilogia meravigliosa di Cacciaguida, merita nota provenendo da uno dei piìi profondi conoscitori della storia medievale fio- rentina, di Dante e della lingua toscana arcaica, il nostro Socio corrispondente Isidoro Del Lungo. Io non starò qui a richiamare le chiose acute e calzanti con che il nostro Socio illuminò il canto nel leggerlo in Orsanmichele, nò m' industrierò di ri- trarre l'eloquenza vera e calda con cui seppe far rivivere in ogni particolare la profezia del vecchione beatificato nel cielo di Marte: la critica, in questi casi, assorge ad opera d'arte, e farne riferimento sarebbe sciuparla. Mi atterrò invece a più umile intento; accennare, cioè, l'opinione che il Del Lungo qui ribadisce, dopo averla da più di trent'anni sostenuta e sempre meglio maturata nel pensiero. ì^ssa riguarda il tratto profetico che dal v, 46 va al 93 del canto XVII. Ivi è parola delle guerre mugellane, con le quali i Bianchi fuorusciti tentarono di ritor- nare a forza nella patria diletta; ivi è la fiera riprovazione di Dante per i suoi compagni d'esilio ed il conseguente appartarsi di lui ; ivi la menzione del " primo rifugio „ e del " primo ostello „ in Verona, presso gli Scaligeri, e l'esaltazione di Cangrande. Sostenne già, ed ora meglio sostiene il Del Lungo, che per quanto il poeta, sdegnosamente ritrattosi dalla " com- pagnia malvagia e scempia „ si fosse fatto parte per se stesso (e ciò, come risulta da un documento bolognese fatto conoscere da Emilio Orioli nel 1896. sin dal giugno del 1303), egli con- tinuò a seguire , non pertanto , le speranze ed i tentativi dei suoi compagni d'esilio, fino a che, disingannati e avviliti, essi non desistettero da ogni sforzo di guerra, cioè sino al 1307. In questo periodo vagò il poeta in varie contrade d'Italia, di- simpegnò uffici e sperimentò quanto fosse duro calle " lo scendere e il salir per l'altrui scale „. Ma solo quando ogni speranza di tornare all'ombra del bel San Giovanni fu irremissibilmente perduta, egli consenti di riparare stabilmente in una corte, che fu il suo " primo rifugio „ ed il " primo ostello „: nel 1308 l'ospitale Alboino della Scala lo ebbe presso di sé, in quell'anno 149 appunto in cui s'era associato nel potere il giovine fratel suo Cangrande. Non prima, come generalmente si ritiene. Mentirei se dicessi che per questo eloquente rincalzo dato alla sua tesi abbiano perduto ogni importanza le obiezioni già fatte valere dagli avversari in addietro: ma è certo che diffi- cilmente un quesito storico rilevante, siccome quello che mira a determinare un punto essenziale nelle oscure vicende di Dante esule, avrebbe potuto trovare un critico che lo esaminasse e lo chiarisse con acutezza, maestria e vivacità pari a quelle pale- sate dal Del Lungo. Sa il Cielo se la critica dantesca, profes- sata in tutto il mondo civile con tanto fervore, raggiungerà mai la certezza intorno alla cronologia delle peregrinazioni do- lorose di Dante, cacciato fuori dall'ovile diletto; ma indagini come questa del Del Lungo, dovute ad alta coscienza di storico e di letterato, meriteranno sempre il maggiore rispetto e la maggior gratitudine. Aggiungo volentieri, che in un particolare, legato alla ar- gomentazione del Socio nostro, io sono ormai da lunghi anni del tutto concorde con lui. Egli ritiene che solo a Verona, quando l'animo di Dante, agitato prima come mare in tempesta, riuscì a quotarsi, cominciasse la stesura dell'immortale poema, " sin allora fra le turbolenze e le ansietà e le illusioni meditato, " è preparato con gli ardui magnanimi studi, dei quali le opere " minori sono come le pietre miliari nel cammino doloroso «. Il poema a cui posero mano e cielo e terra è, almeno in gran- dissima parte, opera veronese e ravennate; presso gli ospitali Scaligeri e presso i Polentani, nella città vetusta che fiancheggia sotto i colli ridenti il rapido Adige e nella melanconica capitale dell'esarcato fulgida d'arte e di storia, si svilupparono i mira- bili canti, a cui Dante affidò tutta l'anima sua e la sua ven- detta, a cui la nostra Gente deve uno dei titoli maggiori di gloria perenne. Il Socio RuFFiNi offre un proprio scritto dal titolo: Perchè Cesare Baronio non fu Papa; contributo alla Storia della monarchia Sicilia e del " Jus esclusivae „, Perugia, Bartelli e C, 1910, in- formando largamente la Classe intorno al suo contenuto. 150 Il Socio D'Ercole presenta i seguenti suoi opuscoli : Necrologio, ovvero il pensiere, gli scritti e l'insegnamento del professore P. R. Trojano. Estr. dall' " Annuario della R. Uni- versità di Torino „, an. 1909-1910, Torino, Paravia, 1910; L'insegyiamento filosofico e pedagogico del prof. G. Allievo. Estr. dalla " Rivista pedagogica „, Modena, Formiggini, 1910: L'essere evolutivo finale come tentamento di una nuova con- cezione ed orientazione del pensiero filosofico uscente dall' He gelia- nismo. Estr. dalla " Rivista di Filosofia „, Modena. Formig- gini, 1910; La reintegrazione della Facoltà teologica. Estr. dalla " Rivista di Filosofìa „, Modena, Formiggini, 1910. Il Socio RuFFiNi presenta per l'inserzione negli Atti una nota del Prof. Piero Giagosa, intitolata: Sulla morte di Amedeo VII; e legge poi, anche a nome dei Soci D'Ercole e Renier, la re- lazione intorno alla memoria del Prof. Annibale Pastore. I)d- V essere e del conoscere. La Classe approva la relazione e, presa cognizione dello scritto, ne delibera a scrutinio segreto la inserzione nelle Memorie accademiche. Costituitasi quindi ki Classe in seduta privata nomina i Soci Sforza e Carle rappresentanti della Classe nel Consiglio di Amministrazione dell'Accademia. PIERO GIACOSA — SULLA :\tOKTE DI AMEDEO VII 151 LETTURE Sulla morte di Amedeo VII. Nota di PIERO GIACOSA. Il Conte Rosso aveva trentadue anni allorché infermò della malattia che doveva condurlo a morte. Le sue imprese guer- resche, la sua passione per i tornei e per la caccia inducono a credere che nella prima gioventii fosse sano e gagliardo; ma nel- l'estate del 1391, allorché per consiglio di sua madre accolse il medico Granvilla e s'affidò alle sue cure, ci appare come un uomo precocemente invecchiato e malaticcio. Aveva fatto ad Ivrea una caduta da cavallo e gli permaneva un dolore alla spalla; era pallido e magro, gli cadevano i capelli a chiazze. Forse si trattava d'una tricofìtosi, non potendosi parlare in quel- l'epoca di alopecia celtica. La sua debolezza (che è anche pro- vata dalla ^ua se non abolita almeno scemata virilità, a con- fortare la quale egli sottoponeva se e la moglie ad una cura di beveraggi afrodisiaci) non lo dissuadeva tuttavia dal darsi al suo spasso favorito, la caccia, ne gli impediva di sottoporsi agli strapazzi delle lunghe cavalcate e dei disagiati viaggi. Per convincersi di questo basta seguire la sua vita negli ultimi mesi. Partito da Ivrea, ferito, nel giugno si mette in viaggio per venire a Ripaglia, percorrendo la Valdosta, vali- cando il Piccolo San Bernardo e traversando per Mouthier e Conflans. Gianto in pieno estate al suo castello, non posa; dal 4 al 10 settembre fa una corsa a Berna, il 22 e il 23 traversa il lago per andare a Losanna e alterna queste escursioni con partite di caccia. Nei giorni immediatamente precedenti la ma- lattia cioè la domenica 15 ottobre, il successivo mercoledì, poi il sabato, domenica, lunedi e martedì era ancora a cacciare con 152 PIERO GIACOSA numerosa compagnia (1), e durava a quest'esercizio benché avesse la testa fasciata per una cura rivulsiva che gli si faceva al cuoio capelluto. È appunto in questo periodo che un suo chirurgo, il Cheyne, lo vide e lo trovò di buon umore e sano (2); il che prova che ne il sanitario ne il Conte non diedero gran peso al fatto della medicazione al capo, sulla quale piìi tardi si insi- stette poi tanto. In questo uomo giovane ancora, ma sciupato e malaticcio^ che affronta disagi e strapazzi (3) e s'assoggetta a energiche cure^ il martedì 24 ottobre si manifesta un primo sintomo. Tornando da caccia non può aprire la bocca; le mascelle sono chiuse come una morsa, tanto che neppure un' unghia può passai'si fra i denti ; non è se non a stento che gli riesce di parlare e mostrare la lingua che appare coperta di vesciche; il che prova che il fenomeno del serrarsi spasmodico della bocca (che oggidì si chiama trisma) non è continuo ma sopravviene ad accessi. (1) La maggior parte dei documenti relativi alla malattia del Conie Rosso sono riprodotti in Bruchet, Le Chàteau de Ripaille, Paris. Dela- grave, 1907. A pag. 393 i conti della casa indicano le giornate di caccia e le provviste quotidiane che si aggirano intorno a 300 pani, 4 o 5 sestarii di vino e 3 0 4 quarti di vacca. (2) " Circa ebdomadam ultimam mensis octobris „ (qui è un errore di data; il Cheyne più sotto dice che erano tre o quattro giorni prima della malattia, quindi verso il 19) " ... ipse eundem dominum nostrum co- " mitem ibidem vidit sanum et illarem, excepto quod dolebat modicum in " spatula... dieta ebdomada... eundem... comitem sanum et illarem et in " bono statu dimisit „. Dep. Cheyne in Bruchet, 1. e, p. 422. Co) Nella casa del principe non tutti approvavano questo abuso del cacciare per un uomo della sua tempra e delle sue condizioni. 11 paggio di Neuvecelle, che visitò il Conte il 28 ottobre allorché era già assai ag- gravato, dopo salutatolo gli disse che ne aveva per le sue caccie (Bruchkt, 1. e, p. 426). Al che il Conte risponde che le caccie non c'entrano per nulla, ma la colpa è di una unzione troppo forte fattagli al capo per far ricrescere i capelli. La leggenda della cura al capo come causa dell'avvelenamento, di cui nelle deposizioni del barbiere Alet e del Cheyne, si forma dunque in questi giorni. Ma pare che il Conte facesse altri spropositi ancora. È probabile che nel periodo della cura al capo e delle caccie, in cui il Cheyne lo tro- vava sano ed ilare, egli e la moglie abbiano preso un beveraggio consi- gliato dal Granvilla, i cui effetti si videro otto mesi e 26 giorni dopo la morte del Conte col nascere d'un figlio. La deposizione di 1. de Chanipeaux (BRtTCHKT, 1. e, p. 425). conferma il fatto del poculo amatorio che successe prima che il Conte si mettesse a letto per malattia. SULLA MORTE DI AMEDEO VII 153 Si mandò subito per il medico, col quale il Conte si lagnò pure di un dolore alla nuca (1). L'indomani mercoledì il Conte si alzò per andare a mossa: ma tornato a casa dovette mettersi a letto e si senti peggiorare. La sua condizione tuttavia ap- parve soltanto grave ed inquietante il venerdì 27, quando il Conte per un brusco invertirsi delle sue disposizioni d'animo, di cui vedremo la causa occasionale, giudicò d'essere avvele- nato, vide nel suo medico il colpevole e non solo lo licenziò, ma lo volle fare arrestare. Dell'andamento clinico della malattia, che terminò colla morte seguita il giovedì 2 novembre all'una del mattino, abbiamo particolari pili che sufficienti per la diagnosi, se pure non nu- merosi e non dovuti agli uomini dell'arte. 1 medici ordinarii del Duca, sopraggiunti dopo la cacciata del Granvilla, se nella loro deposizione ci danno informazioni sui rimedii somministrati, se ci dicono anche la diagnosi sulla quale tutti sono d'accordo, il che ha un eccezionale valore probativo, tacciono della condizione del inalato, dei sintomi, del decorso. Ma spigolando nelle deposizioni dei famigliari troviamo parti- colari tanto piti preziosi in quanto, senza essere inquinati dalla terminologia medica spesso tendenziosa, sono concordi: troviamo che gli accessi di spasmo (e non limitati ai masseteri) si ripete- vano di frequente accompagnati da dolori atroci a tutti i tendini e muscoli del corpo ma sopratutto alla nuca; che il malato non poteva deglutire bene e parlava con stento; che aveva un forte meteorismo accompagnato da stitichezza. Non troviamo per contro fatta menzione di vomiti, di diarree, ne di fenomeni gastroen- terici in genere; nessuna lesione dell'intelligenza, la quale anzi è dichiarata illesa fino a poche ore prima della morte (2). (1) La deposizione di Champeaux iBkuchet. 1. e , p. 425) parla chiara- mente di un dolore retro caput, ax cochon (cochon = nuca); altre deposi- zioni hanno soltanto dolore al collo. 11 dolore era accompagnato da rigi- dità ' ...quod se juvare non poterat de collo „ dice il teste P. de Neuvecelle (Bki:cukt, 1. e, p. 426j. (2) "Nervi corporis sibi dolebant ... .sibi respondet dolor o» (au) ror//o« " retro caput... et... non poterat comedere propter dolorem quam pacie- "' batur in collo nec eciam bene loqui , (dep. Champeaux, Buuchkt, 1. C , p. 425). Nella terminologia medica dell'epoca la parola nernts significa sopratutto tendine; significato conservatosi nel linguaggio comune e fissa- tosi nelle parole nerbo e nerboruto. — " In dieta sua infirmitate habuit più- 154 PIERO GIACOSA Sul reperto cadaverico abbiamo scarsissimi dati; sezione non si fece, e non era neppure l'uso del tempo: se anche avesse avuto luogo non avrebbe potuto darci elementi maggiori, tranne che per quanto si riferisce a lesioni o ferite esterne. .Sappiamo soltanto che il cadavere che era stato affidato al Cheyne perchè lo preparasse in modo da potere conservarsi cinque o sei giorni senza fetore (1), mostrava al dorso delle striature livide, come di colpi di verga o di scudiscio ("2). Le unghie erano livide. Infine a completare il reperto postmortale aggiungerò che in seguito a clisteri fatti dal Cheyne al Conte già morto si emise una materia fecale che il chirurgo in presenza di testimoni disse di riconoscere come velenosa o infetta di veleno (3). " ribus vicibus passmum , (dep. Péronet Alet, Britchkt, 1. e, p. 415). La difficoltà di deglutire è comprovata dallo stesso leste (p. 414) quando par- lando dell'unicorno dice: " dominus nihil voluit vel potiiit sumere ,. 1 do- lori generali si deducono dalla risposta del Conte al Neuvecelle (Bkuchkt, 1. e. p. 426) che gli chiedeva " si habebat malum nisi in collo ,: ed il Conte ... " sic per totuni corpus et quod non habebat membrum quodposset " ipsum sustinere „. Parlando col de la Fléchère il Conte paragona se a S. Lorenzo arrostito e tormentato (Bruchet, 1. e, p. 424). Per il meteo- rismo : " Habuit ... ventrem adeo inflatam quod se depremi faciebat ventrem " per unum de scutifferis suis ad resistendum diete inflature „ (dep. Pé- ronet, BRncHKT, 1. e, p. 415\ Il meteorismo associato alla contrazione teta- nica dei muscoli dell'addome doveva dare atrocissimi dolori. La stitichezza accompagnante il meteorismo è dimostrata dal fatto che fra i rimedi acquistati il 30 e 31 ottobre, oltre a due borse di cuoio per clisteri, figu- rano ierapigra, cassia, fistula, olio d'olivo e altre sostanze purgative. La circostanza della integrità delle funzioni psichiche è anche aifermata chiara- mente nella i-equisitoria (Bruchet, 1. c, p.412) " .. comes tempore sue mortis " et antequam diu stetit in dieta infirmitate, erat, fuit et stetit in l)Onis " sensu et memoria discretione et intellectu ,,. Vedi pure la dichiarazione di Guglielmo Francon, confessore del Conte Rosso, in Bri-chet. 1. e, p. 484. (1) La lista delle sostanze usate per questa sorta d'imbalsamazione si compone tutta di droghe aromatiche che non potevano avere un gran po- tere antisettico (Bri-chet, 1. e, p. 392). Alla conservazione del cadavere provvide probabilmente la stagione già rigida. (2) Le lividure le vide pure il barbiere Alet; il panattiere del Conte che sve-itì il cadavere col Cheyne ci descrive il dorso " cassatiim, nigrum * et rubeum ad modum ac si fuisset flagellatus et virgis verberntus , (Bruchet, 1. e, p. 426). (3) Requisitoria, Bri-chet, 1. e. p. 412. 11 Cheyne nella sua deposizione non accenna più a questa circostanza, il che prova che sapeva del suo nessun valore. Non vi accennano neppure i due medici ordinari del Conte, Luchino e Omobono. SULLA MOKTE DI AMEDEO VII 155 L'insieme dei sintomi clie hanno caratterizzato la malattia del Conte Rosso non lascia sussistere alcun dubbio sulla sua diagnosi: qualunque medico giudicheià immediatamente che si tratta di tetano; ne questa diagnosi è una scoperta fattasi da noi. ma è già affermata dai due medici ordinari accorsi al ca- pezzale del Conte negli ultimi giorni e dal Granvilla stesso (1). Incominciamo da quest'ultimo. Alla domanda che poche ore prima della morte del Conte una commissione d'inchiesta, com- posta di Lodovico di Cossonay, del Vescovo di Moriana, del de- cano di Ceyssérieux, del maresciallo di Vernet, dei maestri Omo- bono e Luchino e del chirurgo Cheyne, rivolge al Granvilla: di che malattia sia affetto il Conte, egli risponde che " credebat " esse (morbum) spasmaticum ,,. E nessuno dei presenti con- traddice, solo mostra di attribuire lo spasmo (spasmum, morbum spasmaticum è il termine di quel tempo per designare quello che noi oggidì chiamiamo tetano) all'influenza di una cattiva miscela di medicamenti. E tanto accertata la diagnosi che si cerca di sapere quale specie di tetano sia quello del conte. Maestro Luchino, che giunse a Ripaglia dal Piemonte il giorno prima che il Conte morisse, anch'egli dice di trattarsi di tetano e anzi accenna alla probabile causa della malattia (2). (1) Il Dr. Carbonelli, che esaminò il processo del Conte Rosso, vide, come era ovvio, che si trattava d'un caso chiaro e conclamato di tetano, e ne riferì al Congresso della Società Storica Subalpina a Tortona nel 1905. Di questa comunicazione e fatto cenno nei verbali del Congresso puL- blicati in " Bollettino storico-bibliografico subalpino „, diretto da G. Ga- botto, anno XI, n. Ili (1906) p. 186: ma io ne ebbi notizia solo in seguito ad un articolo del giornale " 11 Piemonte , del 15 dicembre 1910, che lessi appunto mentre ultimavo il presente lavoro. Debbo quindi dichiarare che la prima conferma della diagnosi dei medici curanti Luchino e Omobono è quella stata data dal Carbonelli. In una comunicazione che io feci al- l'Accademia di Medicina di Torino il 9 luglio 1909, prendendo (in base ai documenti pubblicati dal Bruchet) appunto le mosse dal caso del Conte Rosso in cui la chiara e sicura diagnosi fatta dai sanitari curanti non aveva im- pedito si creasse e si mantenesse il sospetto d'avvelenamento, io insistevo sull'interesse del caso per la storia della coltura e sulla necessità che talune questioni storiche siano sottoposte ai tecnici per la loro decisione defini- tiva, e ciò a dimostrare uno dei lati dell'importanza delle relazioni fra la storia della medicina e la storia generale. (2) Dep. Luchino Pasquale, Bhiichet. 1. e, p. 421. 10(3 PIERO GIACOSA Maestro Omobono (1) fa lo stesso giudizio e lo conferma ancora dopo la morte: " Interrogatus qua morte decessit ...dicit " quod ex spasmo et sic dicit quia presens fuit in dieta morte " et vidit .,. Anche il barbiere, come vedemmo, menziona gli accessi di tetano. La requisitoria stessa designa la malattia come un tetano, se pure la attribuisce a pozioni velenose: " lec- " tuaria... pocula... mere venenosa et mortisfera... aquas... " unguenta ad mortem et morbum pasmi attractivas fe- " cerunt „ (2); e più oltre: " (fuit) morbus pasmi ., . Due altri sauitarii videro ancora il Conte Rosso, chiamati d'urgenza presso di lui quando non erano ancoia giunti i medici ordinarli di corte: dell'uno, Giovanni di Meudon. manca la depo- sizione negli atti perchè mori poco dopo il ('onte; l'altro è il chirurgo Cheyne già più volte nominato, al quale, non avendo egli titolo ne cognizioni di medico, spettava solo di eseguire le ordinazioni che questi scrivevano e non interveniva nella cura: infatti lo vediamo fare le fregazioni al corpo del povero malato ed essere poi deputato, insieme al panattiere. alla custodia e preparazione del cadavere. Non da lui dobbiamo dunque aspet- tarci una diagnosi della malattia del Conte (3): ed è invece egli che facendosi eco delle voci che correvano, sopratutto fra il ser- vidorame, parla di veleno e cita a conferma dei suoi sospetti e a dimostrazione della sua ignoranza la circostanza delle lividure e dell'aspetto delle feci. Il Conte Rosso dunque mori di tetano, e precisamente della forma classica abituale di " tetanus descendens „, che di regola esordisce col serrarsi della mandibola (trisma), a cui segue la rigidità del collo, dei muscoli addominali, del dorso e delle estremità, con accessi di crampi muscolari dolorosi d'intensità sempre crescente. La morte avviene per tetano dei muscoli respi- ratorii o per crampo della glottide o per paralisi di cuore, con intelligenza integra. Per lo più si ha elevazione della tempe- ri) Dep. Omobono, BRrcHKx, 1. e. p. 420. (2) Bm-cHET. 1. e. pp 406 e 407, n. 4 e 11. i3) E da notarsi che il giudice non interroga il Cheyne sulla natura della malattia di cui è morto il Conte, ne se egli giudichi che i componenti delle ricette fossero stati tali da dare il tetano. Gli chiede solo schiari- menti sui fatti: alla domanda generica se sa che il Conte sia morto di veleno o di medicine velenose, il Chejaie risponde di non sapere (Bkuchet, 1. e, p. 424). sur, LA MORTE DI AMEDKO VII lo 7 ratiira che, dopo la morte, può ancora salire lino a 44" C.; tut- tavia vi sono tasi che decorrono senza febbre (1), La causa immediata determinante della morte non possiamo dedurla con certezza dai documenti ; ne i medici in quel tempo avrebbero saputo riconoscerla. Tuttavia, se consideriamo che il Conte nelle ultime ore parlava ancora e dettò il suo testamento, dobbiamo ritenere la paralisi di cuore come la piìi probabile spiegazione dell'esito letale. Dato che noi possiamo dunque in tutto e per tutto confer- mare la diagnosi dei medici curanti, resta a vedere se possiamo anche associarci alle riserve, che essi fecero circa alla possibi- lità che il tetano fosse dovuto a qualche farmaco (veleno o rimedio) statogli somministrato. Questa domanda che il giudice del tempo ha espressamente rivolto ai periti medici è la stessa che dobbiamo porre alla scienza moderma. Cerchiamo dunque di rispondervi. Il prototipo dei farmaci tetanizzanti è la stricnina, che Pelletier ottenne nel 1818 dalla noce vomica, e che si trova pure nella fava di St. Ignazio e nelle corteccie di Strychnos. le quali ultime due droghe nel caso presente possono lasciarsi in disparte, perchè non erano note nel secolo XIV. La questione pregiudiziale, se le noci vomiche potevano essere nelle mani del Granvilla, non può risolversi con assoluta certezza in senso negativo. Di noce vomica noi troviamo fatta menzione in Sera- pion. De nio.dicainentis siniplicihus. e nel Circa instami di Matteo Plateario. due opere assai lette nel medio evo, che contengono l'elenco e la descrizione dei semplici usati in medicina; ma dai caratteri assegnati alla droga appare molto dubbio se possa trattarsi dei semi di Strychnos nux vomica. L'uso certo di noci vomiche si può soltanto documentare a cominciare dal 1500; ma secondo Fluckiger (2) è assai pro- babile che già nel secolo XV, se pure non prima, questa droga sia giunta in Europa. Certo però deve essere stata rara, perchè non se ne trova fatta menzione nelle liste delle droghe che entravano nei depositi principali (3). Date le relazioni che si (1) Graser in " Deutsche med. Wochenschrift. „, anno 36, p. 1594 (191U). (2) Fluckiger, Phannalcognosie des Fflanzenreiches, Berh"n, 1883, p. 963. (3) TscHiuscH, Handòuch der Phartnakognnsie, Leipzig, in corso di stampa. Gap. Pharmakohistorie. J58 PIEKO GIACOSA attribuiscono al Granvilla coirOriente, non si può dunque esclu- dere con certezza assolata che egli possa aver posseduto delle noci vomiche, sebbene la cosa sia poco probabile. Ma concesso anche che questo veleno fosse stato a disposizione del Gran- villa, l'andamento clinico della malattia del Conte Rosso non permette assolutamente di ammettere che esso sia stato som- ministrato. Escludono l'avvelenamento per noce vomica: 1° la durata della malattia, che nei casi mortali d'avvelenamento per noce vomica è per lo piìi di poche ore e al massimo si estende a sei giorni alloraquando l'eccitazione dei centri spinali, che non fu sufficiente a dare la morte per arresto del respiro, si volge in paralisi; laddove la malattia del Conte durò dieci giorni e non terminò in paralisi; 2" il decorso della malattia, l'invasione graduale e in ordine discendente della rigidità muscolare, gli accessi rari, la rigidità persistente fra l'uno e l'altro accesso, fenomeni tutti caratteristici del tetano traumatico ; laddove quello stricnico è subitaneo e tumultuoso, esordisce por lo piti dalle estremità, invade tutto il corpo contemporaneamente con accessi frequenti, si associa ad una esagerata sensibilità peri- ferica, della quale non si ha traccia nel Conte, intorno a cui era un continuo movimento di gente (1), che lo toccavano, gli parlavano e gli facevano fregazioni anche violente. Si aggiunga ancora la circostanza, che la noce vomica a dosi tossiche manifesta i suoi effetti per lo più in pochi minuti e al pili tardi tre o quattro ore dopo ingerita; di guisa che dovrebbe ammettersi che il Conte mentre era a cacciare avesse preso un amarissimo rimedio (egli che detestava l'amaro e che il giorno prima d'ammalarsi aveva sputato (propter nimiam ama- rltudinem) (2) un bolo messogli in bocca dal Granvilla) senza farne caso e senza che nel processo, cos'i pieno di particolari, se ne desse poi atto. Escluso l'avvelenamento per noce vomica, nessun altro ve- leno ci è dato di trovare, che potesse essere stato somministrato al Conte e aver indotto la malattia della quale egli mori. (1) Dep. Colin Mathieu, Bruchet, 1. e, p. 418; c'era anche il cane di Granvilla nella camera del Conte. (2) Dep. Clieyne, Bruciiet, 1. e, p. 4'22. SULLA MORTE DI AMEDEO VII 159 E bensì vero che parecchi tossici possono dar luogo a contra- zioni tetaniche, crampi isolati di muscoli, convulsioni; ma sempre questi fenomeni sono accompagnati da altri i quali dimostrano che l'azione va oltre ai centri spinali dei movimenti riflessi: la stessa caffeina e i sali ammoniacali (dei quali non possiamo assolutamente parlare in questo caso) a dosi alte danno un tetano che non è d'origine riflessa. Solo la stricnina e il veleno secreto dai bacilli del tetano inducono un avvelenamento con alterazioni strettamente limitate a determinate strutture del mi- dollo spinale, lasciando illesi tutti gli altri centri (1). (1) Ecco un elenco sommario delle principali sostanze velenose orga- niche, esclusi i veleni animali inoculabili per morsicatura o puntura, che all'epoca del Conte Rosso avrebbero potuto usarsi: Cantaridi e coleotteri affini — Funghi — Loglio — Colchico, Elleboro bianco (Veratrum album) — Scilla — Sabina — Tasso — Canapa — Luppolo — Canfora — Ricino (semi) — Croton — Belladonna, Giusquiamo, Stramonio, Mandragora e Solanee virose affini — Oleandro — Cicuta vera (Conium maculatum) — Aethusa Cynapium e Cicuta aglina — Cicuta tnrosa — Oenanthe crocata — Semenzina — Aconito — Elleboro nero — Stafisagria — Anemone pulsatilla — Ranuncolo — Coccole di LetKinte — Gittajone (Lychnis Githago) — Brionia — Elaterio, Coloquintide — Cytisus Laburnrm — Lathyris Cicera — Spartium — Man- dorle amare. — Sono in corsivo i veleni in cui compaiono più evidenti fenomeni di eccitamento motorio. Nell'avvelenamento da canfora non si ha vero tetano, ma solo movimenti esagerati accompagnati da delirii; la Cicuta virosa e la Oenanthe crocata invece fle quali contengono probabilmente lo stesso principio, la cicutossina) e le coccole di Levante (picrolossina) danno un avvelenamento nel quale si presenta il tetano, ad accessi talora epilet- tiformi: ma sono anche costanti la nausea, il vomito, dolori colici, perdita di coscienza, schiuma alla bocca; la morte per dosi mortali è rapida. La semenzina per dare avvelenamento dovrebbe essere somministrata a dosi altissime che sarebbero probabilmente evacuate per vomito; l'azione tos- sica di questa pianta è bene conosciuta solo da che se ne è ottenuto il principio attivo, la santonina. Per gli altri veleni principali accennerò, che se pure le cantaridi danno in rari casi fenomeni tetanici questi sono sempre associati a delirii e stati comatosi e il decorso è rapidissimo; di regola l'avvelenamento da cantaridi è accompagnato da violenti fenomeni infiaramatorii delle prime vie gastriche, da stranguria e priapismo. L'aco- nito, velenosissimo, la cicuta vera, l'elleboro agiscono prontamente paraliz- zando; la belladonna eccita la zona psico-motoria e i movimenti esagerati muscolari non sono tetanici e si accompagnano a delirii. Quanto ai veleni minerali essi tutti possono escludersi per la loro azione comi^letamente diiìferente. 160 PIEKO GIACOSA Quanto ho esposto dispenserebbe dall'esaminare le ricette: ma siccome esse furono inciiininate dai medici del tempo — sia pure non recisamente, anzi con molte riserve — e furono dagli storici ritenute mortifere senz'altro, è bene dedicare qualche parola anche ad esse. Convien premettere che la credenza dei medici del tempo ereditata dagli antichi — e che persiste an- cora oggidì nelle persone colte, — che cioè l'unione di piìi so- stanze velenose accresca l'intensità dell'azione, è errata. I poten- ziali non si possono sommare; se per aumentare la violenza esplosiva d'un miscuglio definito si aggiungono sostanze de- tonanti diverse l'effetto può essere scemato, non certo accre- sciuto. Cosi è per i veleni. L'idea dunque espressa dai medici del Conte, che le ricette per la loro composizione disordinata, per la proporzione degli ingi-edienti cioè per i reciproci rapporti, per il tempo, e l'ora (1). potessero essere tali da indurre il tetano in chi soi'biva il medicamento, è da respingersi. Ammesso anche, ciò che è impossibile, vale a dire che entrasse in queste ricette l'ignoto veleno capace di simulare nei suoi sintomi un tetano traumatico discendente, rimarrebbe a provarsi come, data la forma della preparazione medicamentosa e la presenza di altri ingredienti, la sua azione potesse ancora esplicarsi. Le ricette complesse degli antichi a baso di semplici, cioè di droghe, finiscono per accumulare i materiali inerti comuni ai vegetali — amido, cellulosa, zucchero, acidi tannici, acido ossalico, resine, gomme, ecc., — a detrimento dei principii attivi i quali diventano inassorbibili , perchè passano in forme insolubili. La maggior parte delle medicine del tempo sono inefficaci come rimedi! interni, e si comportano come purganti od emetici per la irritazione che danno alle vie digerenti. Peggio poi se oltre ai semplici di origine vegetale queste compo- sizioni contengono ancora dei metalli. In questo caso si for- mano dei sali organici, prevalentemente tannati, e in genere si riduce il metallo in una condizione che lo rende inassorbibile. Le ricette in questione sono un elettuario in cui entrano numerosi semi di piante medicinali, oggidì abbandonati perchè riconosciuti indifferenti: si fanno bollire in aceto con limatura (1) Vedi lo deposizioni di Omobono e di Luchino, e le loro afferma- zioni accompagnate da cautelose riserve, in Briichkt. SULLA MORTE DI AMKDKO VII 1(11 di ferro; si aggiungono catinella, zafferano, costus (una innocua radice che contiene una varietà d'amido), semi di papavero (che non contengono i principii attivi caratteristici dell'oppio), foglie di rose, mastice e zucchero quanto basta a farne un lattovario. Tutto questo costituisce un intruglio, che sarà stato disgustoso e nauseoso, ma non può dare il tetano neppure a un ranocchio (1). Gli altri elettuari sono miscugli analoghi di droghe poco attive sulle quali non potrei che ripetere quanto dissi del primo. Ve- niamo al famoso unguento, in cui fra altri indifferenti entrano farmaci rivulsivi eneigici cjuali l'elleboro, l'euforbio, la senape (2) bolliti con olio di lauro, a cui s'aggiunge poi del verderame (ace- tato di rame): neppure qui, sebbene non possa escludersi che l'azione vescicante dell'euforbio, coadiuvata dallo zelo di chi applicava l'unguento, possa aver prodotto qualche escoriazione cutanea tale da render possibile quell'assorbimento, che a cute intatta non può avverarsi — non è dato, ad ogni modo, di pen- sare alla possibilità di un avvelenamento del genere di quello in questione. Le pozioni che contengono euforbie, che preso inter- namente è un drastico potente, e la polvere, in cui fra gli in- gredienti troviamo nigella, polpa di coloquintide ed elleboro nero, potrebbero essere prese in considerazione, se la malattia del Conte fosse stata gastro-enterica (3). Si potrebbe in questo caso esaminare se non si sia fatto un abuso di drastici ; cosa per altro non facile a stabilirsi, perchè non troviamo indicato quanto del rimedio dovesse prendersi al giorno, mentre d'altra parte, date le condizioni del Conte e la sua stitichezza (4), si com- prende la necessità di ricorrere a purganti drastici forti. Del resto, a considerarla nel suo insieme, la terapia d'allora consi- steva tutta nei rivulsivi, sia esterni che interni. (1) Questo sarebbe l'elettuario diaferrugineo prescritto dal (-«ranvilla per ridare il colore al Conte (Dep. P. di Lompnes, Bruchet, 1. e, p. 428). (2) Si noti che la senape alla temperatura di 100° C. perde gih tutta la saa efficacia perchè il fermento è ucciso e l'essenza se mai ci fosse svapora. (.3) Tutte queste ricette si trovano nella requisitoria (Bruchet, I. e, p. 418). (4) Vedi la nota a pag. 6. Atti della R. Accademia — Voi. XLVI. 11 162 PIEKO GIACOSA Nessuna colpa può dunque attribuirsi ai riiuedii sommini- strati al Conte, come coefficienti del tetano; e ancora una volta devesi dunque affermare clie l'ipotesi dell'avvelenamento è da escludersi; da escludersi in quanto la malattia di cui il Conte morì non può essere prodotta da nessun farmaco, ma è il risul- tato delle tetano-tossine assorbite (per la via dei tronchi ner- vosi, come oggidì si crede); da escludersi in quanto mancano altri sintomi atti a dimostrare che, indipendentemente dal tetano o in aggiunta ad esso, sia esistita nel Conte un'altra malattia d'origine tossica complicante e aggravante il tetano. I medici curanti possono essere scusati, se hanno creduto possibile l'intervento dei farmaci somministrati nella eziologia del tetano; poiché, da una parte, come ho già detto, le loro idee sulla natura dell'azione medicamentosa e sul possibile intensificarsi di essa per la presenza coadiuvante di altri principii erano noi\ solo conformi alla terapia galenica, ma ne costituivano il car- dine; e dall'altra parte non ancora il concetto di " morbus spasmaticus ., o tetano erasi venuto in quei tempi così net- tamente determinando, come nella patologia moderna. Il nome di spasmo nella medicina medioevale è largo e comprensivo, e abbraccia tanto il tetano quanto le contratture e i crampi, quanto ancora le convulsioni. Quando si tenga presente questa ampiezza di significato si comprendono le distinzioni che sir facevano di spasmi per plenitudine o replezione e spasmi per evacuazione, distinzione che si trova nell' aforismo d' Ippocrate (VI. 39): " Irraaiuoì yivovrai , r\ òtto nXTipuucfio^, f| Kevuuaioq. outuu òè Kaì XuYiuói; „: nel quale caso, come rettamente fece il Fuchs (1), deve tradursi " convulsioni „. Mesué (2) accenna allo spasmo per sollevarsi di vapori, per freddo che impedisce al muscolo di purgarsi, per veleno: e qui dobbiamo interpretare, secondo i casi, 0 convulsioni o crampi. Un riflesso di questo stato delle co- gnizioni lo troviamo nelle domande rivolte al Granvilla durante il consulto tenutosi poche ore prima della morte del Conte, allorché questi insisteva presso i suoi nell'accusare il Granvilla. ed i consiglieri prudentemente esitavano a seguirlo in una via. che fin d'allora appariva falsa ed era in ogni modo pericolosa. (1) Hippokrates' Wevke, I, 125. Miinchen Luneburg 1895. (2) De re medica, I, Theor. TV, cap. 13. SUr.LA MORTE DI AMEDEO VII 163 Al Granvilla si chiese che sorta di spasmo fosse quello del Conte, " vel de replesione, vel de aiictione, vel de non pro- " porcionatis ad materiam „; ed egli, che non doveva essere molto dotto e che sopratutto in quel momento si sentiva cir- condato di sospetti e minacciato di gravi pericoli, si smarrì e si raccomandò alla misericordia dei presenti allegando la sua buona fede. Non difettano certo, in questo malaugurato processo, gli elementi bastanti a stabilire la verità; poiché, oltre alle prove sia d'ordine positivo (decorso della malattia), sia d'ordine negativo (impossibilità d'attribuirla a sostanze propinate al Conte), che abbiamo passato in rassegna, un'altra ancora ci è fornita, e di un valore grandissimo. Essa ci è data dalla deposi- zione di Luchino Pasquale, il medico (1), il quale, interrogato sulle medicine propinate al Conte se potevano produrre il tetano, am- mette bensì con riserva che così possa essere, ma nello stesso tempo accenna ad un'altra causa della malattia, cioè ad una ferita alla gamba, che il Conte si era fatta pochi giorni prima del tetano, e che il Granvilla aveva curato male, affrettandosi a farla chiudere, mentre conveniva tenerla aperta. Con questa deposizione noi abbiamo l'elemento che ancora mancava per ristabilire in tutti i suoi particolari la figura intiera della malattia di Amedeo VII. La ferita alla gamba destra ci è confermata dai cronisti dell'epoca e si mantiene nella tradi- zione come una spiegazione — e noi possiamo dire oramai la sola vera — di tutta la malaugurata faccenda. Luchino aveva colpito giusto addebitando al Granvilla l'errore di non aver te- nuta aperta la ferita alla tibia. Noi sappiamo invero oggidì la ragione del precetto che l'esperienza aveva già fin d'allora formulato: data la natura anaerobiotica del bacillo del tetano, esso si sviluppa bene in ambienti chiusi e privi d'aria, sopra- tutto poi se sono presenti altri microorganismi patogeni aerobii (1) BuucHET, ]. c, p. 422. Il passo, in quanto si riferisce all'essenziale, cioè all'esistenza di una ferita alla tibia con scopertura del tendine, e all'errore del trattamento, è esplicito: " in curacioni cujusdam punoture in " tibia dextra super chordam... per paucos dies ante spasmum cum in clau- dendo festinabat idem magister Johannes, quam puncturam apperire debebat „. La ferita della tibia è poi riconfermata nella confessione (ultima) del Granvilla. Affi della R. Acraàeinia — Voi. XLVI. 11* ItU PIERO GIACOSA che consumino il poco ossigeno presente. Errore — disse il medico saggio — non malizia. Un'altra ipotesi potrebbe porsi innanzi, conciliabile an- ch'essa a rigore col fatto del tetano traumatico: ed è che il medico, colla violenta cura rivulsiva al capo, nei giorni imme- diatamente precedenti la malattia, abbia potuto causare qualche ferita che sia stata veicolo di tetano. Tale possibilità non fu presa in considerazione dai contemporanei, i quali, anche quando incolpano la medicazione al capo, si riferiscono unicamente alla potenza venefica degli ingredienti della medicazione stessa; né si affacciò a maestro Luchino o ad Omobono, che non ne fanno parola nella loro deposizione. Ed essa non pare accettabile nep- pure a noi. E bensì vero che il Conte Rosso subì, per guarirsi della calvizie, un trattamento che può chiamarsi barbaro : rasogli il capo dei pochi capelli superstiti fra le aree di calvizie, lo si lavò con un lisciva forte di ceneri vegetali, poi gli si applicò un unguento a base d'assafetida, il tutto accompagnato da vio- lenti frizioni di cui il disgraziato a ragione si lagnava. La pelle del capo era rossa come fiamma. E probabile che qualche escoriazione si sia pure fbrmata e si sia così aperta una via all'infezione. Ma se si considera l'origine di questo trauma, le circostanze in cui si produsse, la presenza di liscivia calda, la brevità del periodo di incubazione, non pare che lo si possa ritenere come quello che diede luogo al tetano. I bacilli di Ni- colai sono invece abbondanti sulla terra, nel pulviscolo delle strade, sulle scorze d'alberi, sui muri, nelle vestimenta, sulla suppellettile di cuoio, insomma sugli oggetti con cui può essere stata a contatto la ferita della tibia. Nell'una e nell'altra ipotesi non può tuttavia imputarsi al Granvilla se non imperizia; e non lo si può accusare di avve- lenamento, visto che, pur trascurando (come egli fece o per ignoranza o di proposito) le buone norme di medicazione delle ferite, non si è mai certi di provocare il tetano. A meno che si voglia supporre ch'egli avesse a disposizione culture pure dei bacilli di Nicolai e ne avesse infettato la piaga. Risolta negativamente e definitivamente - — io voglio spe- rare — la questione dell'esistenza di un veneficio, rimangono a indagare le cause che hanno condotto a credervi e conferito a dar corpo a tale sospetto. Questo esame è più facile a noi che, SULLA MORTE DI AMEDEO VII 165 escludendo il delitto, ci siamo sciolti da quelle preoccupazioni di ricerca del colpevole, le quali sviano dalla retta e onesta interpretazione dei fatti e falsano il giudizio sulla condotta dei personaggi. Il medico Granvilla conobbe il Duca allorché arrivò a Mouthier il 31 luglio, ancora sofferente per la caduta d'Ivrea; raccomandato dal Duca di Borbone fratello della gran Contessa fu bene accolto dal tigliuolo di lei, che si fece tosto visitare (non diciamo auscultare come il Bruchet (1), perchè l'auscultazione si introdusse assai più tardi) e si lasciò persuadere a intraprendere una cura per i suoi acciacchi. E naturale che i medici ordinarli della casa non vedessero di buon occhio il nuovo arrivato. Uno di essi Omobono, o spon- taneamente 0 per mandato, compar-e a Ohambéry, dove il Gran- villa era andato a far provvista di rimedii, esamina le ricette e le giudica troppo forti. Si trattava di un rimedio per la Con- tessa. Ma la gelosia maggiore s'accese fra i famigliari imme- diati del Conte, che non potevano tollerare il nuovo venuto il quale li soppiantava entrando in dimestichezza col padrone. Il più feroce è il barbiere Peronet Alet ; si vanta d'aver rifiutato d'obbedire al Gran villa; s' indegna del costui ardire, che dopo la famosa cura al capo, descritta nel modo più tendenzioso, osa imporre il proprio berretto al Conte ; incoraggia, allorché questi si vede perduto, i suoi sospetti ; e, nel momento in cui si esaminano le ricette dei medicamenti dati al Conte, interviene a dire che ben altri ancora gli furono somministrati. I paggi, la ca- meriera sono come il barbiere ostili al Granvilla per le stesse cause. Fino a che il Granvilla illuse il Conte o con miglioramenti reali o con promesse, questi sospetti dei famigliari non ebbero presa su di lui; ma allorché il suo medico, vedendo che la ma- lattia era gravissima, commise l'enorme imprudenza di sommini- strargli l'unicorno — il favoloso contravveleno universale — il Conte d'improvviso si conobbe in pericolo, vide nel medico un nemico e Io cacciò, trasmutando in odio l'amore di prima. Eppure, se veramente il Granvilla fosse stato in colpa, non avrebbe sug- gerito una cura atta a confermare il sospetto di intossicazione. La verità è, che il Granvilla, vedendo il Conte allo sbaraglio d'una (1) Loc. cit., pag. 40. If.n PIEl^O GIACOSA iiìiilattia sicuramente mortale, si sentì perduto; e lo confessò egli stesso pochi giorni dopo, allorché al vescovo di Tarantasia, che gli chiedeva conto d'aver dato l'unicorno, rispose invocando la sua buona intenzione. Ma frattanto l'accusa di avvelenamento suona da tutte le bocche intorno al Conte; egli insiste coi suoi famigliari che si arresti ad ogni modo il ribaldo; i domestici fremono d'impa- zienza di colpirlo. Il Cheyne, che succede al Granvilla mentre i medici ordinarli non sono ancora presenti, crede a queste voci, le porta in giro e le avvalora più tardi con le sue affermazioni sui reperti postmortali delle lividure e delle feci. E da mera- vigliare che simili panzane, alle quali neppure i medici del tempo hanno prestato fede, siano state accolte dagli storici moderni ; tanto che uno dei pili diligenti fra essi, il Bruchet, non esita a dire che in seguito ai reperti del Cheyne si deve rinunciare alla congettura che il Conte sia morto di morte naturale (1). (1) L. e, p. 66. Maestro Omobono interrogato a proposito del significato delle lividure al torace del cadavere del Conte, dice che è vero che " textatur * GaHienus, in sexto de Interioribus, quo corpore uso bono regimine et " dictam sanitatem custodiente, si accidat in subito moriatur ejusque " cutis viridis fiat aut nigra, fertur a quibusdam sumpsisse mortissferam " pottiouem ,. Tralasciando di esaminare la plausibilità di questa affer- mazione di Galeno, la quale poi non si adatta al nostro caso, perchè il Conte Rosso allorché ammalò era tutt'altro che in buone condizioni di sa- lute e la morte sua non fu subitanea, ma avvenne dopo dieci giorni di degenza a letto, questa citazione vale a dimostrare la dottrina del medico Omobono e la sincera redazione delle deposizioni. Infatti il passo citato si trova in Galeno, De locis affectis, VI, -5 (A pag. 40 B dell'edizione Giun- tina del 1550) ed è fedelmente parafrasato da Omobono. Ecco il testo di Galeno nella traduzione latina: " Quum enim homo suapte natura pi'obis " humoribus abundans ac sanorum more educatus, de repente moritur (ut * letali assumpto veneno fieri solet) deinde corpus aut livens aut nigricans * aut varium est aut diffluens aut putredinem molestam olet: liunc venenum ' sumpsisse ajunt „ I caratteri qui accennati si possono infatti verificare in seguito ad avvelenamenti per morsi di animali velenosi e sopi-atutto di serpenti. Ciò che il Cheyne dice delle feci, non fa che dimostrare la sua asso- luta ignoranza, congiunta alla superstizione più stolida. Se le feci potes- sero essere così pi-eziosi documenti di avvelenamento, la chimica tossico- logica odierna avrebbe compito assai facile, anzi non sarebbe neppure necessario il suo intervento. Anche in questo i medici d'allora, i quali non danno alcun peso a simile dichiarazione, appariscono onesti e sinceri, come lo furono nella diagnosi e nella eziologia della malattia. SULLA MORTE DI AMEDEO VII 1G7 Tutta la deposizione del Cheyne appare tendenziosa e ri- vela la crassa ignoranza del chirurgo che s'atteggiava a medico; che dire del suo terrore nel sentirsi annunciare che le sue mani, dopo fatta l'unzione al Conte, sono gonfie y La ricetta era di Omobono, quindi insospettabile; il veleno doveva dunque essere stato trasmesso al Conte attraverso la cute ! Tale era il con- cetto della potenza dei tossici negli ignoranti di quel tempo. Perchè non pensò il Cheyne, che il suo zelo nel frizionare il povero malato fosse stato eccessivo e che le lividure riscontrate poi nel cadavere ne fossero le prove, non meno che la tume- fazione — reale o supposta — delle mani ? I medici ordinarli non assecondarono la corrente dei sospetti: al Conte che gli dice: " Vedi in che stato m'ha messo codesto medico „, — Omobono risponde: " Non mettetevi in capo queste ubbie; ciò che ha fatto l'ha fatto in buona intenzione,,; — parole che se contengono un biasimo al Granvilla, l'assolvono però da ogni accusa di avvelenamento. Luchino pure è scongiurato da Amedeo morente di far arrestare e inquisire il Granvilla; ma si ritira presso al fuoco e piange, senza eseguire il mandato. En- trambi i medici poi più tardi diedero una novella prova della loro ferma convinzione che non si dovesse cercare la causa della morte del Conte nei rimedii somministratigli, quando si recarono insieme al confessore a confortare gli ultimi momenti dello sventurato Pietro di Lompnes. il farmacista di Corte, di cui si era impossessata per consegnarlo al carnefice quella che noi an- cora continuiamo a designare col nome di Giustizia. Si sono cercati nelle parole del Conte Rosso degli elementi per condannare sua madre: in realtà però esse non possono pre- starsi a tale interpretazione. Nulla egli disse che accusi anche velatamente sua madre; egli le invia messaggi per mezzo dei suoi gentiluomini perchè si assicuri della persona del Granvilla e lo faccia, se occorre, mettere alla tortura; le fa dire da Cos- sonay che egli, il Conte, è suo figlio, e che gli deve voler bene più che ad altri, e non credere al falso medico, come egli si pente d'aver creduto (1). Parole che furono certo dolorose alla (1) Bruchet, 1. e, p. 417. Secondo la testimonianza di G. di Chignin (ib., p. 429), il Conte avrebbe invece spedito il suo barbiere dal Cossoney, a narrargli delle cure tutte fattegli dal (4raTlvilla, per le quali si credeva 168 PIERO GIACOSA madre, la quale non poteva per un infondato sospetto di un ammalato, indursi a commettere un'ingiustizia, che era anche una imprudenza, tanto più che il Granvilla non dava segno di voler fuggire; onde la gran Contessa si limitò a rispondere con lagrime la cui sincerità apparisce ancora maggiore se si pensa alle parole saggie del Consigliere di Cossonay colle quali erano commentate: " Elas il fait grand pechiè qui met ce en teste „. La persona del Granvilla si prestava singolarmente ad es- sere il fuoco in cui si concentravano tutti i sospetti. In lui la capacità a delinquere è evidente. Il mistero della sua origine e del suo passato, la viltà dell'arnese in cui apparisce, la pompa dei suoi titoli, la rapidità della sua ascesa, l'oltracotanza della sua dimestichezza indicano in lui la tempra di quegli scaltri e spregiudicati avventurieri che edificano subite fortune sfruttando e incoraggiando le debolezze dei ricchi e dei potenti. Durante il suo breve soggiorno presso Amedeo VII ei si mostra altrettanto spavaldo e prepotente nella buona fortuna quanto meschino e vile nella avversa (1). Eppure quest'uomo possedeva l'arte di dif- fondere intorno a sé un arcano terrore, che lo faceva credere inve- stito di poteri soprannaturali. Solo in questo modo si può spiegare il fatto degli uomini mandati ad arrestarlo (erano in quattro gio- vani arditi, due paggi, un palafreniere ed un domestico), i quali affacciatisi all'uscio della sua camera arretrarono nel vederlo prendere un libriccino e leggervi; e quello del paggio Pietro di Laes che, afferi-ato il medico alla spalla, mentre coU'altra mano ianpugna la daga per percuoterlo, si sente strappar mano e daga dal braccio nell'atto in cui il Granvilla apre il terribile libriccino. ridotto a tal fine; e gh avrebbe soggiunto: " Et dicas dicto domino de * Cossonay an debeat phis diligere illuni latronem quam me ,. Il che toglie alle stesse parole mandate alla madre il significato di un dubbio che Amedeo avesse sulle intenzioni materne. Si comprende abbastanza la con- citazione del linguaggio del Conte nelle condizioni in cui era. (1) La notte in cui il Conte muore, il Granvilla che teme ad ogni mo- mento d'essere arrestato, non trova il coraggio di fuggire: "" Heu quid " faciara, si essem cervus , vel bichia... vel avis... ego fugerem et rece- derem „; e non osa neppure far le sue valigie (Buuchet, 1. e, 418^ Il Conte doveva conoscerlo bene se mostra di temere che la Gran Contessa che è pietosa, si intenerisca ;i^ZK KISK^KE. MATEMATlCtlP; 1^] NATURALI Adunanza dell'S Gennaio 1911. PRRSfDKNZA DEL SOCIO S. E. PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: Naccari, Direttore della Classe, Salvadori, Jadanza, Ctuareschi, Fileti, Parona, Mattirolo, Orassi, Fusari. Balbiano e Segre Segretario. — Scusa l'as- senza il Socio Guidi. È letto ed approvato l'atto verbale dell'adunanza precedente. Il Presidente comunica un invito dell'Università di S. Andrea in Scozia, alle feste che si celebreranno per il 5° centenario della sua fondazione, dal 12 al 15 settembre 1911, Presenta inoltre il dono fatto dal Dr. Giuseppe Piolti al- l'Accademia del 23'^ volume dei " Monatsblàtter „ della Gesell- schaftfiir Pommersche Geschichte und Altertiimskunde. Il dr. Piolti aveva già in passato fatto omaggio all'Accademia dei prece- denti volumi di quella collezione. Il Socio Guaresghi presenta, per l'inserzione negli Atti, le due Note seguenti : Azione dell'etere cianacetico sulle aldeidi orto- e paraossi- benzoiche in presenza di ammoniaca, del Dr. Mario Solavi; Sul perossido di Torio, di F. Calzolari. Il Socio Segre, per incarico del collega relatore Guidi, legge la Relazione sulla Memoria dell'Ing. Carlo Luigi Ricci, L'ellisse di elasticità trasversale e le sue applicazioni nella scienza delle Atti della K. Accademia — Voi. XLVI. 12 180 Costruzioni. Si approva airunanimità la lettura e l'accoglimento della Memoria nei volumi accademici. Il Socio GuARESGHi presenta all'Accademia la Parte prima di una sua Memoria su Francesco Selmi e la sua opera scientifica. In essa egli fa rilevare l'importanza delle principali ricerche scientifiche del Selmi quali quelle sullo solfo, sui cristalli misti isomorfi, sulla tetravalenza del piombo, sulle soluzioni sovra- sature. sulle trasformazioni del joduro mercurico, sui fermenti e la nitrificazione, sul potere riduttore degli organismi inferiori, sul latte, sulle pseudosoluzioni o soluzioni colloidali, la sco- perta delle ptomaine o alcaloidi cadaverici e delle patoamine,^ e quindi le ricerche sulle autointossicazioni, ecc. La Classe con voto unanime delibera la pubblicazione di questo lavoro fra le Memorie. MARIO SOLAVI — AZIONE DELL'eTERE CIANACETICO, ECC. 181 LETTURE Azione dell'etepe cianaoetico sulle aldeidi orto- e paraossibenzoiche ìd presenza di ammoDlaca. Nota del Dr. MARIO SOLAVI (1). Per consiglio del prof. Guareschi ho intrapreso lo studio dei derivati di condensazione delle aldeidi orto- e paraossiben- zoiche, per vedere se anche da queste due aldeidi si formassero i sali animonici delle dicianglutaconimidi sostituite, secondo l'equazione: R R +2C2H50H+H,0+H2, insieme ai prodotti secondari, etere e amide non saturi e amide satura. Per la paraossibenzaldeide la reazione procede come in tutti i casi studiati dal prof. Guareschi. Ho trovato il sale ammonico della p.ossibenzaldiciangluta- conimide e accanto a questo la cianacrilamide fondente a 245° e la cianacetamide sostituita fondente a 1.56°. Debbo però a questo riguardo notare un fatto : che la quantità di cianacetamide è inferiore della metà a quella della (1) Queste ricerche sono state eseguite dal Dr. Mario Sciavi nel mio laboratorio nell'anno 190-5 e facevano parte della tesi di Laurea in Chimica e Farmacia. l. Guareschi. . CHO NC.HaC CHa.CN C /\ NC.HC C.CN H3C.2.OOC COO.C^Hg NH3 OC CO \/ NH 182 MARIO SOLAVI cianacrilamide; ciò, a mio parere, non può dipendere che dalla posizione para dell'ossidrile fenico, il quale induce nei due atomi di carbonio uniti da doppio legame nella cianacrilamide. una minore capacità alla saturazione che su essi tendono ad eser- citare i due atomi di idrogeno che si svolgono allorché chiù- desi l'anello piridico. Questa mia ipotesi è confortata dal fatto che anche il dott. Piccinini (1) che studiò il comportamento della vanillina e dell'aldeide protocatechica. le quali contengono pure due ossidrili liberi, trovò solo accanto ai sali ammonici le cor- rispondenti amidi non sature, e ne dedusse perciò che la ten- denza dell'amido non satura ad. idrogenarsi è relativamente piccola, e che si abbia di preferenza qualche reazione concomi- tante, giacche l'idrogeno non si svolge allo stato di gaz. Per l'aldeide salicilica la reazione varia un poco. Il pro- dotto principale non è piìi costituito dal sale ammonico, ma da un etere saturo simmetrico, il quale è l'etere orfoossibruzaldi- cianacetìeo : ./Ce(CN)COOC2H5 OHCgHìCH^ \CH(CN)(J00CcH3 identico a quello che Bechert (2) ottenne per reazione dell'etere cianacetico sull'aldeide salicilica in presenza di etilato sodico. Ciò dimostra che la reazione non solo si arresta al suo primo tempo, ma anche che l'aldeide salicilica in luogo di reagire molecola per molecola coll'etere cianacetico, reagisce subito con due molecole di etere, e che il sale ammonico, il quale in questo caso costituisce un prodotto secondario, originasi direttamente per l'azione prolungata dell'ammoniaca sull'etere senza che abbia luogo la trasformazione dell'etere in amido: /CmCNlCOOCaH-; /CH(CNjCO\ OHCsH^CH +2NH,-=UHC6H4CH N-NH''4-2CoH;0H \CH(CN)C00C2Hs \CH(CN)CO/ Ammettendo questo, si verrebbe pure ad ammettere la for- mazione di una dicianglutarimide, il che non è stato ancora ri- fi) Piccinini, Azione dell'etere rianueetico su alcune aldeidi diossifenolirììe, Atti R. Acc. Scienze di Torino ,, voi. XXXIX, 19 Giugno 1904. (2) " Journ. f. prakt. Cliern. ,. 1894, voi. 50, p. 20. AzioxR i)Efj/etei;k cianacetico sulle aldeidi, ecc. 183 scontrato per nessuii'altra aldeide; cosa che sperimentalmente io non ho potnto confermare. Riassumerò ora brevemente i dati sperimentali. JParaossibenzaldelde G^^a p^q \J^ L'aldeide adoperata proveniva dalla Casa Kahlbaum e pre- sentava tutti i caratteri di purezza richiesti. Punto di fusione 117". Metto a reagire in boccia a tappo smerigliato quantità pro- poi-z-onali ai pesi molecolari di aldeide (1 molecola, cioè gr. 6,1), etere cianacetico (2 molecole = gr. 11,2) e ammoniaca (3 mole- cole, cioè 15 cm^ al 23 *' o)- Sciolgo dapprima l'aldeide e l'etere in 14 cnv' di alcool a 90°; poi aggiungo l'ammoniaca. 11 liquido omogeneo e lim- pido colorasi subito in giallo senza aumento sensibile di tem- peratura. Agito con turbina Rabe: in capo a un paio d'ore il liquido comincia a intorbidarsi e dopo 24 ore di agitazione si ha nella boccia una massa semifluida giallo schietto inglobata da un liquido rosso-vinoso. Lascio in riposo 12 ore: filtro alla pompa e ne separo così un prodotto che, lavato con alcool e asciugato tra carta all'aria, si presenta in masse incolore, che, secche, pesano gr. 5,75. Il rendimento rispetto all'aldeide impiegata è- del 70°/o circa. Ripe- tuta la preparazione: egual rendimento. Il liquido filtrato è rosso vinoso, odora fortemente di ammoniaca: lo diluisco con circa 40 ce. di acqua e lo lascio a se. Non osservando nessuna precipitazione ne distillo l'alcool: ottengo allora un precipitato in fiocchetti giallognoli che rac- colti, asciugati e seccati, pesano gr. 1.35. Fondono decompo- nendosi a 235°-239'': di essi parlerò in seguito e per ora li chiamo A. Il rimanente del liquido abbandonato alla spontanea eva- porazione sull'HaSOi lascia depositare due sostanze: una volu- minosa leggerissima che raccolta pesa gr. 0,80, si presenta in cristalli lunghi e lucenti. Fonde a 145° (composto B) : la se- conda è iu globetti fondenti con decomposizione a ISO*". 184 MARIO se LAVI Esaminata in seguito si dimostrò formata di un miscuglio di sale ammonico e di composto A. Le ultime acque madri si condensano in una massa lìuida dalla quale mediante estrazioni con etere, ricavai piccole quan- tità di aldeide paraossibenzoica e di composto A, e mediante soluzione in acqua bollente del residuo insolubile in etere, pic- cole quantità di sale ammonico. Sale ammonirò della p/iraossibenzaldicianglntaronimidc. — Grezzo e secco all'aria si presenta in masse dure bianche lie- vemente giallognole, che osservate al microscopio si dimostrano composte da lunghi cristalli aciculafi intrecciati fra loro: tra essi si notano cristallini di sostanza gialla. Lo depurai trattan- dolo con etere in apparecchio a ricadere. Allontanando l'etere per distillazione ottenni un residuo cristallino giallo che ha i caratteri e il punto di fusione del composto A. Dopo l'estra- zione il sale ammonico cosi puriticato venne cristallizzato dal- l'acqua bollente. Lo ottenni per raffreddamento della soluzione acquosa in piccolo masse bianchissime che raccolsi, asciugai e seccai tra carta all'aria. Sale bianco leggero che non fonde tino a oO(»"; abbastanza solubile in acqua bollente dando soluzioni lievemente giallo- gnole: poco solubile a freddo. Gr. 14,9482 di soluzione satura a freddo di sale ammonico, evaporati in capsula di platino a b.m., hanno dato un residuo che seccato a 100-105" pesava gr. 0,0268: una parte di sale sciogliesi quindi in 557 parti di HoO a freddo. E poco solubile nell'alcool anche concentrato : pochissimo nell'acetone e nell'etere: per evaporazione spontanea di questi solventi lo si ottiene in cristalli aciculari lucenti. È un sale abbastanza stabile. Non perde ammoniaca ne a tempeiatura ordinaria né a 100"; la perde lentamente a freddo, rapidamente a caldo se trattato con latte di magnesia. Cristallizza con due molecole di acqua di cristallizzazione. Gr. 0,7485 di sostanza secca all'aria hanno perso per ri- scaldamento a 100-105" gr. 0,0908 di H^O. Gr. 1,6124 idem idem nelle medesime condizioni hanno perso gr. 0.1918 di H2O. AZIONE dell'etere CIANACETICO SULLE ALDEIDI, ECC. 18,5 Calcolato per C,:;H,oN403+2H20 ^ 306 trovato 7o hIo lìjV ]» Ì2M ^11,89 All'analisi la sostanza diede: I. — (ir. 0,3612 di sale ammonico distillato in corrente di vapore con latte di magnesia, fornirono gr. 0,0231 di am- moniaca. II. — Gr. 0,3993 id. id. fornirono gr. 0,02539 di NHg. III. — Gr, 0,1740 di sale ammonico anidro danno ce. 30,6 di azoto a 13",5 e 747 mm. = a gr. 0,03554 di N. IV. — Gr, 0,1803 di sale ammonico anidro danno a 15°, 3 e 750,5 mm, 32,6 cm^ di N = a gr. 0,03704 di N. V. — Gr. 0,1436 di sale ammonico anidro danno gr. 0.3061 di CO, e gr. 0,0536 di H^O. VI. — Gr. 0,1602 di sale ammonico anidro danno gr, 0,3370 di CO2 e gr. 0,0580 di H^O. Calcolato per CigHioNiO, = 270 I trovato II III IV V VI C = 57,77 — — — ~ 58,16 57,37 H =3 3,70 — — - — 4,10 4,01 N = 20,70 — — 20,4 20,51 — — NH3 = 6,29 6,39 6,36 — — — — Dal complesso di queste analisi è dimostrato che il sale ammonico esaminato è realmente il sale ammonico della para- ossibenzaldicianglutaconimide, avente la costituzione: OH.CfiH; e /\ I.HC C.CN 1 1 OC co + 2H2O = 306 N.NHi Le soluzioni acquose sature a freddo di questo sale am- monico trattate con soluzioni acquose di sali metallici formano sali ben definiti, alcuni dei quali ho esaminato. Trattate: 180 MARIO SCLAYI 1° Con cloruro ferrico danno un precipitato in masse bianche, lievemente carnicine, che decompongonsi all'ebullizione^ 2° Con solfato ferroso, precipitato in masse leggere, bianco azzurrognole, decomponibili all'ebullizione; 3" Con solfato di rame, precipitato in aghetti azzurro- verdastri solubili a caldo e riprecipitanti a freddo; 4° Con cloruro di bario precipitato in aghi lunghi di splen- dore setaceo, molto solubili a caldo, e riprecipitanti a freddo; 5'' Con nitrato d'argento, e con nitrato di Ag ammonia- cale, precipitato in aghi bianchi a freddo, giallognoli a caldo, poco solubili a caldo, alterantisi alla luce; 6° Con cloruro potassico, intensa precipitazione di minu- tissimi aghi bianchi, solubili a caldo; 7° Con fosfato bisodico, e con cloruro sodico, precipitato il primo in aghi giallognoli, il secondo in aghetti bianchi, solu- bili entrambi a caldo. L'alcool diluito li scioglie entrambi e ne impedisce la for- mazione. E degna di nota la straordinaria sensibilità di questo sale ammonico verso i sali di potassio. Con volumi eguali di soluzione satura a freddo di sale am- monico e di cloruro potassico, ottenni subito intensi precipitati con soluzioni di KCl all'I e al 0,5 ^/oo; con soluzioni all'I per 3000 ottenni precipitato ancora dopo 5 ore; con soluzione di KCl all'I per 4000 dopo 12 ore. Sale di magnesio (Ci3HgN303)2 Mg -\- 6H2O = 636,36). Estrassi questo sale lisciviando con acqua bollente il re- siduo rimasto in fondo al pallone distillatore impiegato nel do- samento dell'NHg nel sale ammonico. E un sale bianco cristal- lizzato in lunghi cristalli leggerissimi, bianchi lucenti, che con- tengono 6 molecole di H2O. Gr. 0,3438 hanno perso per riscaldamento a 100-105° dopo 4 ore gr. 0,058 di H2O. Calcolato per (C,3H6N303)-'Mg + 6H.,0 = 636,36 trovato H2O o/o 16,97 HgO 0,0 16,87 AZIONE dell'eteki-: cianacetico sulle aldeidi, ecc. 187 Il dosamento del magnesio in questo sale dimostra che qui il composto funziona come monobasico. tìr. 0,2866 di sale di magnesio anidro, calcinato in crogiolo di platino, hanno dato un residuo costituito da gr. 0,0218 di ossido di magnesio =; 0,0129 di Mg. Calcolato per (C.sHfiNaO.O'M^' = 528,36 trovato Sale di bario (Ci3H6N303)2.Ba -f 6H.2O = 749,40. — Ho preparato questo sale trattando una soluzione acquosa calda di gr. 1,076 di sale ammonico con una soluzione, pure calda, con- tenente la quantità calcolata di cloruro di bario (gr. 0.4867) secondo la reazione: 2C,3HioN,03 + BaCU = (C,3H,N303)^^Ba + 2NH,C1. Per raffreddamento della soluzione cristallizza il sale di bario in cristalli bianchi, fini, lucenti, molto simili a quelli del sale di magnesio, molto solubili in acqua calda e che cristal- lizzano con 6 molecole di H.,0. Gr. 0,8085 di sale di bario secco all'aria riscaldati per circa 2 ore V2 in bagno di vapore acqueo nell'apparecchietto Guareschi hanno perso gr. 0,1149 di H2O. Calcolato per (CiaHoNgOsy-Ba -f 6H2O = 749 trovato Ho dosato il bario in questo sale sotto t'orma di solfato: a) j»>er i:i(i secca: calcinando il sale in crogiolo di pla- tino in modo da ottenere ossido di bario, umettando questo con H2SO4, trasfarmando in tal modo l'ossido in solfato di bario e calcinando di nuovo tino a peso costante. Gr. 0,2708 di sale di bario anidro hanno dato in tale guisa: gr. 0,098 di BaSOi pari a gr. 0.0576 di bario: b) jjer via umida: decomponendo il sale di bario colla quantità calcolata di acido solforico, raccogliendo, calcinando e pesando il solfato di bario precipitato. 188 MARIO SOLAVI Gr. 0,694 di sale di bario anidro, trattati nel modo descritto hanno dato gr. 0,2399 di solfato di bario pari a gr. 0,1412 di bario. Calcolato trovato bTo/o 2^2 P 21,28^ ^2« 20,34 Sale d'argento CigH^NgOgAg + H2O = 378. Avendo il prof. Guareschi riscontrato che alcune dician- diossipiridine possono funzionare da acidi bibasici dando sali biargentici (1), forse per la migrazione che subiscono l'atomo di H del gruppo CH.CN e l'atomo di idrogeno imidico, sperimentai se ciò avvenisse pel derivato da me ottenuto. Precipitai perciò una soluzione acquosa calda di sale am- monico con nitrato d'argento ammoniacale in quantità calcolata appunto per ottenere il sale biargentico. Ottenni dei cristalli bianco-giallastri poco solubili in acqua, alterabili alla luce, e che cristallizzano con una molecola di HgO : il dosamento dell'Ag in esso mi dimostrò avvenuta la forma- zione di un sale mono-argentico. Gr. I,E ALDEIDI, ECC. 191 Purificata per ripetute cristallizzazioni dall'acqua bollente si ottiene in cristalli fini, lunghi, lucenti, bianchissimi, il cui punto di fusione è 156". Seccata e analizzata, ha dato i seguenti risultati : Gr. 0.1031 di sostanza diedero a 17^5 e 723,3 mm. ce. 13,7 di N = a gr. 0.01532 di N. Gr. 0,1288 di sostanza diedero gr. 0.297 di COg e gr. 0.0594 di H2O. Calcolato per CioHioNaOo == 190 trovato cT^o 63,15 62,88 H 0,0 5,26 5,12 N o/o 14,73 14,86 Da questi numeri risulta evidente che il composto esami- nato è la paraossibenzalcianacetamide. avente per formula : /CN H0.C«H*-CH2-CH^ \C0-NH.2. Essa si origina, come dimostrò Guareschi (1) per l'azione dei due atomi d'idrogeno, svoltisi nella chiusura dell'anello piri- dico, sulla cianacrilamide: /CN /CN RCH = C + H, = RCH - CH \CO-NH, \CO-NHo. Ortoossiben^aldeide CeHj ^tto |o! Metto a reagire in una boccia a tappo smerigliato gr. 6.1 di aldeide salicilica, gr. 11,1 di etere cianacetico e ce. 15 di NHg al 23 0 Q. Per aggiunta dell'ammoniaca la soluzione si rapprende in una massa rosso-vinosa con forte aumento di temperatura ; agitando, essa si ridiscioglie e torna a condensarsi in una massa (1) Guareschi, Sulle diciandiossipiridiìie, loc. cit. 192 MARIO SCl.AVl giallo vivo inglobata da un liquido rosso bruno dopo 6 ore di agitazione. Aggiungo allora 45 ce. di aequa e torno ad agitare per altre due ore. Dopo riposo, filtro alla pompa ; raccolgo così un prodotto che lavato, asciugato e seccato si presenta in masse dure gialliccie pesanti gr. 13,1. Le acque madri odorano forte- mente di ammoniaca. Evaporate a b.ni. a mite calore, poi nel vuoto sull'acido solforico, depositano un prodotto bruno giallastro in minuti fioc- chetti pesanti gr. 1,30. Mere ortoossibenzaidicianacetico \j\±yjQ̱^yj\± (^\\)p\^\pr\r\n u Esaurendo il prodotto della condensazione con etere in ap- parecchio a ricadere si ottiene, distillando l'etere, un residuo formato da cristallini giallognoli fondenti a 128-129'^ e pesanti gr. 8. Depurando questo nuovo prodotto con ripetute cristalliz- zazioni dall'alcool all'SO ^Iq lo si ottiene in piccoli cristalli bianchi, lucenti e che fondono nettamente a 140° in un liquido bruno. Sono solubili in alcool diluito e concentrato, in etere e benzene ; insolubili in acqua. Secca all'aria la sostanza ha dato all'analisi: Gr. 0,2034 di sostanza danno a 17*^,5 e 731 mm. 15,4 cm^ di N = a gr. 0.01741 di azoto. Gr. 0,1301 di sostanza danno gr. 0.2894 di CO2 e gr. 0,0638 di H2O. Calcolato per C^HisNaO, + Va HjO -- :339 trovato C % ~6M8^ 60,6 H ";o 5,60 5,44 N 'Vo 8,26 8,55 Queste analisi, oltre a confermare l'identità di questo com- posto coU'etere ortoossibenzaldicianacetico ottenuto dal Bechert, (luogo citato), confermano pure le di lui esperienze, secondo le quali l'etere cristallizzerebbe con una mezza molecola d'acqua. Sale ammonico. — Questo composto lo si ottiene asportando, con etere, l'etere ortoossibenzaldicianacetico dal prodotto della condensazione. AZIONE JiELL'ETEKE CIANACETICO SULLE ALDEIDI. ECC. 193 Pesa in tutto gr. 5,4, è giallastro, pochissimo solubile negli ordinari solventi (acqua, alcool diluito e concentrato, benzolo, acido acetico) ; il suo miglior solvente sembra sia l'alcool al 25 " o, per quanto in esso pure si sciolga molto poco; infatti: Gr. 24,9086 di soluzione satura a freddo di sale ammonico evaporati in capsula di platino a b.m. danno un residuo che seccato a 100-105° pesa gr. 0,0138. Una parte di sale si scioglie quindi in 1804 di alcool al 25 %. Tentai di cristallizzarne una piccola parte (2 gr.) da questo alcool: ottenni dei minutissimi fiocchetti giallastri che cristalliz- zano con 1 e ^ 2 molecole d'acqua. Gr. 0.562 di sale ammonico secco all'aria perdono dopo 4 ore di riscaldamento a 100-105°, gr. 0,0534 di H2O. Calcolato per C'nHioNiOs -f 1 '/a H2O = gr. 297,29 trovato H2O '^ 0 9,02 H^ 9X°/o Non perde NHg ne a temperatura ordinaria né a 100°; la perde invece lentamente ma in modo netto a freddo, rapida- mente a caldo se trattato con latte di magnesia. Le sue solu- zioni alcooliche precipitano bene con alcune soluzioni metalliche : cloruri di bario, potassio e sodio, cloruro ferrico, solfato di rame, nitrato d'argento. Sottoposta all'analisi questa sostanza mi ha dato risultati non molto concordanti tra di loro; dipendenti certamente dalla difficoltà di ottenerla pura, in causa della sua poca solubilità. Si può tuttavia dedurre da essi che anche qui trattasi di un sale ammonico, ma non è possibile affermare se trattisi del sale ammonico della ortoossibenzaldicianglutaconimide : HO.CsHi I C /-\ NC.HC C.CN I I OC co N.NH4 oppure del sale ammonico della dicianglutarimide avente la costituzione: 194 MARIO SCIAVI — AZIONE DELlv ETERE CIANACETICO, ECC. OHC6H4CH /\ NC.HC CH.CN I I OC co \/ N.NH4 Data la formazione dell'etere ortoossibenzaldicianacetico il quale non contiene doppio legame, è lecito supporre che si formi quest'ultimo sale ammonico di preferenza che il primo, tanto più che Bechert ha preparato per azione dell'ammoniaca alcoolica sull'etere ortoossibenzaldicianacetico un'imide glutarica avente la costituzione : HO.CgHi.CH /\ NC.HC CH.CN OC CO \/ NH Però, essendosi Bechert limitato a determinare il solo azoto, la questione se trattisi realmente di una dicianglutaconimide o no, è ancora insoluta, tanto più che la differenza nella percen- tuale di idrogeno fra le due è molto piccola. Il composto proveniente dalla evaporazione delle acque madri ha gli stessi caratteri del sale ammonico ora descritto, ed è quindi da ritenersi eguale a questo. Lo studio delle due reazioni mi porta alle seguenti con- clusioni : 1° Non si formano nelhi condensazione delle due aldeidi i composti a funzione mista di etere e amide che Carrick pel primo ottenne per azione dell' ammoniaca acquosa sull' etere a cianocinnamico, e Guareschi con leazioni analoghe, da molte altre aldeidi; 2" Nella condensazione dell'aldeide paraossibenzoica ho ottenuto il sale ammonico della dicianglutaconimide sostituita in T dal residuo dell'aldeide e come prodotti secondari ho pure ottenuto le due amidi corrispondenti, satura e non satura; 3° Nella condensazione dell'aldeide salicilica ho ottenuto come prodotto principale l'etere ortoossibenzaldicianacetico e come prodotto secondario un sale ammonico senza trovare traccia di altri composti secondari. F. CALZOLARI — SUL PEROSSIDO DI TORIO 195 Sul perossido di Torio ^^\ Nota di F. CALZOLARI. L'acqua ossigenata anche senza aggiunta di ammoniaca o <ìi altri alcali, precipita, com'è noto, quantitativamente il Torio dalle soluzioni neutre o debolmente acide dei suoi sali allo stato di perossido idrato, composto al quale viene attribuita la formola THoOt-xHoO. Questa reazione è molto importante, perchè su di essa è basato il metodo migliore di dosamento del Torio in presenza degli elementi delle terre rare. Essa venne inter- pretata dal Pissarjewsky (2) nel modo seguente : In un primo tempo l'acqua ossigenata sposterebbe comple- tamente i radicali acidi del sale di Torio: p, es. col nitrato se- condo l'equazione: Th(N03)4 + 4H2O2 = Th(O-OH)^ 4- 4HNO3 poi durante il lavaggio, il perossido idrato ThfO-OH)^ ver- rebbe idrolizzato con formazione di prodotti meno ricchi in ossi- geno attivo: Th(0-0H)4 4- H^O = Th(0-0H)3. OH + H^Og Th(0-0H)4 + 2H2O = Th(0-OH)2.(OH)2 + 2H2O, Th(0-0H)4 + 3H2O = Th(O-OH) .(0H)3 + SE.O^ Il prodotto Th207.xH20 che si ottiene dopo lavaggio completo sarebbe una miscela equimolecolare del composto Th(0-()H)2.(OH)2 col composto Th(0-0H).(0H)3. (1) Lavoro eseguito nell'Istituto di Chimica della L. Università di Ferrara. (2) Z. f. anorg. Chein. 31, 359 (1902). Atti della R. Accademia — Voi. XLVL 13 lOn F. CALZOLARI Secondo alcune determinazioni da me eseguite l'azione del- l'acqua ossigenata sui sali di Torio non è così profonda come l'ha supposta il Pissarjewsky. Io ho determinato per via indi- retta la composizione del perossido idrato non sottoposto a la- vaggio, facendo agire volumi noti di una soluzione titolata d'acqua ossigenata sopra volami noti di soluzioni di sali di Torio, e poi, avvenuta la deposizione del precipitato, dosando su parti ali- quote del liquido limpido l'acqua ossigenata in eccesso e l'acido liberatosi nella reazione. Tale analisi indiretta è possibile, perchè il perossido di Torio non esercita alcuna azione decomponente sull'acqua ossigenata, come aveva già riconosciuto il Pissarjewsky e come io pure ho verificato. I risultati delle mie esperienze che vennero eseguile con quantità diverse di acqua ossigenata e sopra sali diversi di Torio sono i seguenti : 1" Il precipitato che si ottiene facendo reagire l'acqua ossigenata sulle soluzioni di nitrato di Torio contiene per due atomi di Torio tre atomi di ossigeno attivo e due equivalenti di acido nitrico ancora combinati ; 2" Dalle soluzioni di cloruro di Torio per azione del- l'acqua ossigenata si separa un perossido idrato che contiene per due atomi di Torio tre atomi di ossigeno attivo ed un equi- valente di acido cloridrico ancora combinato; 3" Il precipitato che si ha dalle soluzioni di solfato di Torio contiene per due atomi di Torio, a seconda delle condi- zioni, da due a tre atomi di ossigeno attivo e due equivalenti di acido solforico combinati. [n nessun caso dunque l'ossigeno attivo e l'acido che si libera raggiungono i valori supposti dal Pissarjewsky. Nel corso di queste esperienze ho avuto occasione di con- statare un fenomeno interessante che mi ha condotto alla pre- parazione del perossido colloidale di Torio. Facendo reagire l'acqua ossigenata sopra una soluzione diluita di cloruro di Torio, che conteneva un po' di ossicloruro, non ebbi alcun precipitato. La reazione però tra il sale di Torio e l'acqua ossigenata doveva essere in qualche modo avvenuta, perchè il liquido, dopo l'aggiunta dell'acqua ossigenata, era diventato nettamente acido. Il perossido formatosi doveva dunque essere rimasto in solu- zione probabilmente allo stato colloidale. Infatti aggiungendo SUL PEROSSIDO DI TORIO 197 una soluzione di cloruro d'ammonio ebbi tosto la precipitazione quantitativa del perossido idrato. Per ottenere la soluzione colloidale di perossido di Torio allo stato di purezza sottoposi a dialisi una soluzione neutra di cloruro di Torio addizionata di acqua ossigenata in eccesso. Attraverso la membrana dializzante passarono rapidamente del- l'acido cloridrico e dell'acqua ossigenata che vennero tosto ri- scontrati nel liquido esterno: non passarono invece nemmeno traccio di Torio. Si continuò la dialisi finché il liquido esterno non diede più le reazioni dell'acqua ossigenata e quindi nel li- quido interno il rapporto -^ -- — divenne costante. ^ ' 0 attivo La soluzione di perossido colloidale è un liquido limpido, incolore, a reazione neutra che può venir evaporato a bagno maria senza formazione di precipitato : si ha tosto la coagula- zione .per aggiunta di elettroliti (NH^Cl, NaCl, NH4NO3, H2SO4) anche in piccola quantità. Esso contiene per due atomi di Torio tre atomi di ossigeno attivo: inoltre vi si riscontrano piccole quantità di Cloro che possono venir ridotte a minime traccia prolungando la dialisi per molti giorni. Il precipitato che si ha per coagulazione contiene il Torio e l'ossigeno attivo nello stesso rapporto che la soluzione col- loidale. Nel liquido rimasto dopo la coagulazione non si riscon- trano nemmeno traccio di Torio e di acqua ossigenata. Da questi fatti mi pare si possa concludere che l'acqua ossigenata, la quale non si separa dal Torio nemmeno con una dialisi molto lunga e lo accompagna totalmente nella precipi- tazione, dev'essere effettivamente e saldamente legata al Torio. Faccio notare che di tutti i perossidi finora noti il peros- sido di Torio è il primo ad essere ottenuto allo stato colloi- dale. Ricerche analoghe ho intraprese sui sali di Zirconio e di Titanio i cui perossidi sembrano comportarsi in modo simile a quello di Torio. 198 F. CALZOLARI PARTE SPERIMENTALE Per analizzare in modo indiretto il perossido idrato di Torio si procedeva come segue: In un cilindto a tappo smerigliato s'introduceva un volume esattamente misurato della soluzione del sale di Torio (da U) a 30 ce.) di cui era stato previamente determinato il contenuto in Torio ed in acido, poi 10 ce. di soluzione al 10 ''o eli clo- ruro o di nitrato d'ammonio, quindi con una buretta l'acqua ossigenata ad una concentrazione dal 2 al 10 '\o ed infine tan- t'acqua da portare il volume del liquido a 100 ce. Le soluzioni impiegate erano state precedentemente raffreddate a tempera- tura di 4°-5° ed alla stessa temperatura veniva pure mantenuto il cilindro nel quale si faceva avvenire la reazione. L'aggiunta di acqua ossigenata determinava subito la for- mazione di un precipitato bianco fioccoso che si depositava ra- pidamente al fondo. Il dosamento dell'acqua ossigenata nel liquido limpido si eseguiva prelevandone un campione di 10 ce. e titolando con soluzione di KMn04: su 20-50 ce. si determinava l'acidità con soluzione ^/^q di KOH. Il tempo non ha influenza sulla reazione. Determinazioni di ossigeno attivo e di acidità fatte dopo tempi diversi dalla precipitazione diedero gli stessi lisultati. 8'intende che le solu- zioni venivano mantenute sempre a 4°-5°. Esperienze con nitrato di Torio. Determinai nella soluzione impiegata la percentuale di Th().2 ed il contenuto in HNO3, perchè il nitrato purissimo del com- mercio contiene ordinariamente acido nitrico in quantità al- quanto superiore al teorico affinchè il [ìrudotto sia completa- mente solubile in acqua. La soluzione conteneva gr. 0,9485 di ThO^ % ce. e gr. 0,9415 di HNO3 ^'0 (determinato col metodo Schulze e Tiemann). L'acqua ossigenata impiegata conteneva gr. 2.074 di H2O2 %). 1-'' Esperienza. — A 20 ce. della soluzione di Th(N0.i)4 vennero aggiunti 10 ce. di soluzione di NH4NO3, 20 ce. della SUL PEROSSIDO DI TOIJIO 199 soluzione di acqua ossigenata e 50 ce. di acqua. Dopo 1 ora 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 22.2 di soluzione -'^ io di KMn04 corrispondenti a gr. 0.01776 di 0 attivo: dopo 15 ore la quan- tità d'acqua ossigenata libera non era sensibilmente variata. 50 ce. del liquido richiesero per la neutralizzazione ce. 11.3 di soluzione '""/io di KOH, cioè contenevano gr. 0.0712 di HNO3. Da questi risultati si calcolano nel precipitato di perossido idrato di Torio i rapporti atomici : Th _ 1 _ Th _ 1 0 attivo "■ 1.51 ' NO3 ~ 1.01 ■ 2^^ Esperienza. — L'acqua ossigenata fu aggiunta in quan- tità doppia di quella impiegata nella 1-' esperienza e cioè a 20 ce. di soluzione di Th(N()3)4 si aggiunsero 10 ce. di soluzione di NH4NO3 , 40 ce. di H2O.2 e 30 ce. d'acqua. Dopo 6 ore 10 ce. del liquido limpido richiesero ce. 46.4 di soluzione ^10 di KMn04 e per la neutralizzazione di* 50 ce. s'impiegarono ce. 11.3 di soluzione ^/i,, di KOH. Si calcolano quindi i rapporti atomici: Th 1 Th 1 0 attivo 1.63 ' NO3 1.01 • 3'^ Esperienza. — Identiche condizioni della 1'"*. La so- luzione d' acqua ossigenata impiegata conteneva gr. 2.2737 di H2O2 %. 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 24.5 di soluzione ^,'io di KMn04. 50 ce. di liquido limpido richiesero ce. 11.25 di soluzione ^ 10 di KOH. Si calcola: Th _ 1 ^ j:h^ _ 1 0 attivo ~ 1..56 ' NO3 "~ 1.02 ' 4** Esperienza. — A 25 ce. di una nuova soluzione di nitrato di Torio contenente gr. 0,9488 % di ThOg e gr. 0.9418 di HNO3 si aggiunsero 25 ce. di soluzione di acqua ossigenata al 10 % circa. 200 F. CALZOI.AKI 10 ce. di liquido limpido richiesero per la neutralizza- zione ce. 5.65 di KOH ^ 10- Si calcola il rapporto: Th _ 1 NO3 "~ 1.01' ■ Esperienze con solfato di Torio. La soluzione impiegata conteneva gr. (>. 9380 di ThOa " 0 ce. e gr. 0.6960 *^ 0 di H2SO4. La soluzione di acqua ossigenata con- teneva gr. 1.50U "0 di H2O2. l'' Esperienza. — A 25 ce. della soluzione di Th(S04)2 ^i aggiuusero 25 ce. di soluzione di H2O2 e 50 ce. di acqua. 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 17.3 di soluz. di KMnO^ (1 ce. = gr. 0.00092 di 0). 20 ce. di liquido limpido richiesero ce. 5.5 di soluzione di ^ 10 di KOH. Da questi risultati si calcola: Per gr. 0.2345 di TliOg, ossigeno attivo fissato gr. 0.01748, H2SO4 ancora combinato gr. 0.03925. Si hanno perciò i rapporti: Th 1 Th 1 0 attivo 1.23 ' H0SO4 0.45 * 2"^ Esperienza. — 25 ce. di soluzione di Th(S0.i)2, 50 ce. di soluzione di H2O2 e 50 ce. di acqua. 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 36.4 di soluz. di KMnO^ (1 ce. = gr. 0.00092 di 0). 20 ce. di liquido limpido richiesero ce. 5.4 di soluzione di ''io di KOH. Si calcolano i rapporti: Th _ _ 1_ ^ Th _ 1 0 attivo "~ 1.30 ' HaSOi "~ 0.48 ' 3^* Esperienza. — A 25 ce. di una nuova soluzione di Th(S04)2 contenente gr. 0.9353^0 di ThOa e gr. 0.6936 ^o SUL PEROSSIDO DI TOKIO 201 di H2SO4 si aggiun.sero 10 ce. di una soluzione di acqua ossi- genata contenente gr. 10.63 " ,, di H^.Oo e 65 ce. di acqua. 20 ce. di liquido limpido richiesero per la neutralizzazione ce. 5.85 di soluzione ^ 'n, di KOH. Si calcola: Th__ 1 H2SO4 ~ 0.49 ■ Esperienze con cloruro di Torio. La soluzione impiegata conteneva gr. 1.9450 di ThOg % ce. e CI in quantità corrispondente a gr. 0.8824 di HCl % ce. (dosam. secondo Volhard). La soluzione d'acqua ossigenata conteneva gr. 2.8742 di H^U^ °/o ce. l'"" Esperienza. — A 30 ce. della soluzione di ThCl^ si aggiunsero 10 ce. di soluzione al 10*^/0 di NH4CI, 10 ce. di so- luzione di HgO.» e 50 ce. di acqua. 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 20.1 di soluz. di KMn04 (1 ce. = 0.0003978 di 0). 10 ce. di liquido limpido richiesero ce. 6.15 di soluzione ^10 di KOH. Da questi risultati si calcola per gr. 0.5885 di Th02, 0 at- tivo fissato gr. 0.05529 : HCl ancora combinato gr. 0.0404 e quindi : jrh_ _ ± , T^ _ 1 0 attivo 1.56 ' HCl ~ 0.502 * 2'"* Esperienza. — 10 ce. di soluzione di cloruro di Torio, 10 ce. di soluzione di NH4CI, 10 ce. di soluzione di H2O2 e 70 ce. d'acqua. 10 ce. di liquido limpido ridussero ce. 29.2 di soluz. di KMnO^ (1 ce. = 0.0003978 di 0). 20 ce. di liquido limpido richiesero ce. 4.10 di soluzione ^Jiq di KOH. Si calcola per gr. 0.1945 di ThO^, 0 att. fissato gr. 0,01909, HCl ancora combinato gr. 0.01349 e quindi: Th 1 Th 1 0 attivo 1.62 ' • HCl 0.503 202 F. CALZOLARI — SUL PEROSSIDO DI TOKIO Preparazione del perossido di Torio colloidale. Venne impiegata una soluzione di cloruro di Torio corri- spondente a gr. 1.9170 o/o di ThOg. A 40 ce. di questa solu- zione si aggiunsero 160 ce. di una soluzione d'acqua ossigenata all'I ^Iq circa. Non si ebbe alcun precipitato. Il liquido venne posto in un dializzatore e la dialisi fu prolungata per 10 giorni rinnovando continuamente l'acqua nel recipiente esterno. La soluzione col- loidale così ottenuta dà col riscaldamento sviluppo di ossigeno, ma resta però limpida. 10 ce. della soluzione colloidale ridussero ce. 17.75 di solu- zione di KMnO^ (1 ce. =gr. 0.000182 di 0). 70 ce. della stessa soluzione diedero gr. 0.2440 di ThOo e contenevano gr. 0.00875 di CI. (dosato secondo Voi hard). Da questi risultati si calcola: Th 1 Th 1 0 attivo 1.53 ' CI 0.26 2''^ Esperienza. — La soluzione fu preparata come la pre- cedente ; la dialisi venne prolungata per 50 giorni. 25 ce. ridussero ce. 38.5 di soluz.KMn04 (1 ce. = gr. 0.000182 di 0) ^0„ „ „0-j.iJ „ n » 50 „ diedero gr. 0.1623 di ThOa. 50 „ richiesero per la precipitazione del Cloro ce. 0.15 di so- luzione ^'lo di AgNOg. Da questi risultati si calcola: Th 1 1 Th 1 0 attivo 1.42 ' 1.48 ' CI 0.023 203 Relazione sulla Memoria dell'Ingo' Carlo Luigi Ricci: " L'ellisse di elasticità trasversale e le sue applicazioni nella Scienza delle Costruzioni „. Il geniale metodo di calcolo, puramente geometrico, delle deformazioni e delle conseguenti reazioni iperstatiche di un so- lido elastico presentante un piano medio di simmetria e solle- citato da forze esterne in esso giacenti, introdotto dal Culmann nella sua classica opera " Die (jrapìiiscìie Statik „ e denominato à^W ellisse di elasticità, fu completato e magistralmente appli- cato in modo sistematico dal W. Ritter nelle sue Amvendunyen der grapìiisclien Statik; ma rimase sempre limitato alla conside- razione di forze esterne contenute nel piano medio del solido, mentre ivAìa pratica, sia nelle costruzioni civili che nelle opere pubbliche, e specialmente nei ponti, non di rado s'intuisce l'op- portunità di prendere in considerazione anche l'effetto di forze esterne non contenute nel piano medio suddetto. E poiché que- st'ultime possono sempre immaginarsi ridotte a componenti gia- centi in quel piano ed altre ad esso normali ed eventualmente anche a coppie, rimaneva a studiare l'effetto di queste altre sollecitazioni. L'Autore della presente Memoria istituisce appunto tale ricerca con metodo parallello a quello sopra ricordato: il suo lavoro è diviso in cinque capitoli seguiti da alcune applicazioni. Nel primo capitolo l'Autore dimostra dapprima l'esistenza di un'alti'a ellisse che chiama di elasticità tra scer sale, rispetto alla quale esistono teoremi analoghi a quelli già noti per l'el- lisse del Culmann; scambiando le foize colle rotazioni la dualità fra le due teorie è perfetta. Notevole è il teorema fondamen- tale dimostrato dall'Autore, che cioè in un solido qualunque dotato di piano medio di simmetria, incastrato ad un estremo e del resto libero, sollecitato da una forza normale al piano medio, e rigidamente collegata colla sezione terminale, quest'ul- tima comnie una rotazione istantanea intorno ad un asse con- 204 tenuto nel detto piano, e che è l'antipolare della traccia della forza sul piano medio rispetto all'ellisse di elasticità tras- versale (supposta secondo gli usi della pratica l'indeformabi- lità delle sezioni trasversali anche nelle deformazioni per tor- sione). L'Autore indica poi il modo di costruire l'ellisse di elasticità trasversale, prima per un tronco di solido prismatico, indi per un solido qualunque considerato come aggregato di più tronchi prismatici, e passa in seguito anche alla costruzione dell'ellisse relativa ad un giunto comune a due solidi, come oc- corre nello studio dei sistemi solidali. Nel II capitolo l'A. passa alle applicaziotii della sua ellisse, e specialmente si ferma sul calcolo effettivo delle reazioni di un solido iperstatico prodotte da forze normali al piano di sim- metria, indicando la costruzione delle linee d'influenza dei tre relativi parametri, ottenuta col sussidio del noto principio di reciprocità di Maxwell. Espone poi anche la determinazione diretta delle reazioni dovute ad un dato complesso di forze, senza cioè passare per le linee d'influenza, ed indica uno spe- ciale artificio atto ad evitare costruzioni troppo lunghe e labo- riose, come pure fa note le speciali semplificazioni che si pre- sentano nel caso di un arco simmetrico e simmetricamente sollecitato. Nel capitolo III l'A. si occupa della determinazione dell'el- lisse trasversale di un tronco prismatico reticolare, per estendere anche a tal genere di costruzioni i procedimenti dianzi svolti per i sistemi continui. Nel capitolo IV, che potrebbe chiamarsi una digressione geometrica, l'A., contemplando il caso di forze comunque di- rette, e giovandosi dell'antipolarità relativa alle due ellissi, espone alcune relazioni geometriche esistenti fra le sollecita- zioni e le deformazioni, considerando le une e le altre nella forma piìi generale, cioè rispettivamente dinanie (forza e coppia) e moto eìif'oidale. Ricerca quindi le particolarità delle sollecita- zioni capaci di produrre deformazioni speciali, e precisamente semplici rotazioni o semplici traslazioni, e correlativamente le particolarità delle deformazioni che vengono prodotte da solle- citazioni speciali, ossia da semplici forze o da semplici coppie, riferendosi alla nota dualità sussistente in meccanica fra forze e rotazioni. 205 In seguito stabilisce iilcutic notevoli proprietà meccaniche del triangolo antipolare comune alle due ellissi e mette in ri- lievo come i piani normali al piano di simmetria, e che hanno per traccia i lati del detto triangolo, godono di proprietà ana- loghe a quelle del piano di simmetria. In conseguenza, scelto come piano di riduzione delle forze nello spazio uno dei detti piani, e come centro di riduzione il vertice opposto del trian- golo antipolare, si può studiare il comportamento elastico del solido mediante le aiitipolaiità relative alle due ellissi del piano considerato. Xel capitolo V l'A., ricorrendo al noto artiticio d'imnjagi- nare liberata la costruzione da un incastro, studia le relazioni geometriche tra le sollecitazioni agenti su una data sezione trasversale del solido e le reazioni da esse provocate nell'in- castro prima tolto ed ora suppostj ricostituito, e ricerca le pro- prietà delle sollecitazioni che provocano rea/ioni particolari, semplici forze o semplici coppie e reciprocamente. Rileva poi alcune proprietà meccaniche del triangolo antipolare comune alle ellissi omonime di tutto il solido e del tronco di solido in- fluenzato dalle forze applicate. Chiudono il lavoro applicazioni pratiche delle teorie esposte con grafici e tabelle numeriche relative ad un arco di ponte in muratura. La novità dell'argomento, le eleganti relazioni meccanico- geometriche messe in rilievo dall'Autore, le interessanti appli- cazioni che se ne possono fare alla Statica delle costruzioni inducono i sottoscritti a proporre l'inserzione del lavoro dell'in- gnere Ricci nei volumi delle Memorie. C. Segee, C. Guidi, relatore. L' Accademico Segretario Corrado Segre. 20(3 CLASSE S(^IENZ^] MOIIALI. STORICHE E FfLOLOGlCHE Adunanza del 15 Gennaio 1911. PRESIDENZA DI S. ECC. IL COMM. PAOLO BOSELLI PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: Manno, Direttore della Classe, Renier, Pizzi, Stampini, Buondì, Einaudi, Baudi di Vesme, Schiaparelli e De Sanctis, Segretario. — Scusano l'assenza i Soci Ruffini e D'Ercole. E letto ed approvato l'atto verbale dell'adunanza antece- dente. Il Presidente comunica la morte del Socio straniero Giorgio Jellinek dell'Università di Heidelberg avvenuta il 12 gennaio corrente. Si invita a commemorarlo in una prossima adunanza il Socio Brondi. Il Socio Brondf accetta. Si comunica una circolare dell'Università di St. Andrea in Scozia che invita la nostra Accademia a farsi rappresentare alle feste per il V centenai-io della sua fondazione che si cele- breranno dal 12 al 15 settembie 1911. Sono presentati d'ufficio i seguenti libri offerti in omaggio dai^li autori. Soci dell'Accademia: dal Socio residente Baudi di Vesme: Catalogo della R. Pi- nacoteca di Torino, Torino, Bona. 1909; Di alcune monete, me- daglie e pietre dure, intagliate jicr Emanuele Filiberto, Duca di Savoia., Torino, Paravia. 1901 ; 207 dal Socio residente Schiapakelli: Le migrazioni degli an- ticlii popoli dell'Asia Minore slndiate col sussidio dei monumenti egiziani (Estr. dal " Transunto della R. Accad. dei Lincei „, voi. VII. 1) -= IV22) , che erano state esposte all'azione degli agenti atmosferici, si presentavano appannate, SI da non rifletter quasi piti l'imagine. Pensando però che nella sfaldatura perfetta della calcite, m'era dato un mezzo sicuro di raggiungere il mio scopo, presi il gruppo di cristalli e vi sfaldai le facce del romboedro prin- cipale r = p'{(T2)= 1121. come mostra il disegno (vedi Tavola, lig. 5). cioè le due facce {p\), poi (^'2)' ip's^ ^ ^a faccia paral- lela a ip'-;.) nello individuo di sinistra e quella parallela a {p'2) nell'individuo di destra, che ambedue si trovano nell'emisfera sud rispetto al piano di proiezione (vedi fig. 7). Subito, già ad occhio nudo, potei constatare il fatto, che le due facce (p'i) specchiavano la luce contemporaneamente in una stessa posi- zione del gruppo, ciò che attestava della loro parallelità. Stante la manifesta disposizione simmetrica dei due individui del gruppo rispetto ai loro piano di contatto, avendo io sfaldato facce di romboedro equivalenti (le due p'i) che si mostravano tra loro parallele, era ovvio il ritenere che esse non potessero essere che normali al detto piano, perchè la loro aparallelità col piano stesso era troppo evidente. Per studiare questo interessante caso di raggruppamento, pensai allora di misurare il gruppo di cristalli col goniometro a due cerchi (sistema Goìdschmidtj, disponendolo col piano di contatto dei due individui nella zona dei prismi e con la faccia (^^'i) quale polo. Nella tabella seguente sono contenuti i risultati delle misure goniometriche : essa indica quali delle facce del gruppo (fig. 5) si poterono misurare. Essendo l'abito dei cristalli semplici dato dalla forma e = b- (Grdt.) con accenno alla base, che si presenta corrosa, le due facce (ò*y), che si tagliano al piano di contatto, anche non riflettendo imagine alcuna, non potevano che essere 21 i GABRIELE LINCIO ritenute per tali. Evidente ad occhio nudo la parallelità degli spigoli delle facce {ò\ : b'a); (ò'g : 0*2); (0*2 : b'g), ciò che provava, che il piano di contatto è in zona con le facce b'i, b'2; b\j. 5*3. Per le lettere-simbolo della tabella vedi fig. 5. La posizione polare del goniometro era di 100*^'. Golrlschmidt lettera Imagi ne i>'i buona i jr. n ~ ' 1 ìP'^ » i(.. cattiva PS buona stra " •1 \ »\ cattiva ^ 1 P'2 buona 1 1 ^^3 )• 0*^ 239"58 ^ 34P57 ' 341"57 0° 330°53 N 262M9 ( 263" 08 5n2 100» 137«48' 99°20' 137035' 175"15' 59 "58' 341''57' 341057' 341^57' 330053' 262n9' 263^08' 204033' 185012' 00 IO50O8 74052 00 37048' 75048' Ù040' 37"35' 75015' 104033 75027' Allo scopo di calcolare il simbolo angolare (a cp e p) del piano di raggruppamento ricavai le medie dai valori angolari corrispondenti dei due individui; vedi la disposizione a fig. 8 in proiezione stereografica. La traccia del piano di contatto degli individui del gruppo passa per {ti'p'i). Tale posizione è fissata dal valore medio in alto (p = o02o33'45" in basso (p= 122o33'45", ottenuto prendendo le medie dei valoti cp di p'^ (destra) e p'2 (si- nistra), poi di P'2 (destra) e p'^ (sinistra), e da queste prime due medie ricavando la media definitiva: p'o (sinistra) i)';ì (destra) 263O08' 34)057' Media 302o32'30" />'3 (sini&tra) J^'ì (de.stra) I850I2' 59058' Media 302035' Media, 302o33'45". d'una nuova geminazione della calcite 215 Per avere l'angolo cp medio segnato dai meridiani passanti per /)'2.3 (destra e sinistra) e per ò'^ (destra e sinistra) (fig. 8) e per ricavare l'angolo u : m feci uso dei seguenti valori. Gli angoli cp crescono qui nel senso delle ore del quadrante. -^ ip'ìP'iP's) (sinistra) A. cp A {p'ìp\p'?. (destra) 263^08' — lS5n2' = 77»56' 419o58' — 34P57' = 77°61' Media = 77«58'30" ' / oo^u _ 88059'! 5" _ a {p',,,p-, ò',) (destra) 341"56'6()" — 302«33'45" = 39°23'15" 302'^33'45" — 263°08' = 39"25'45" Media 39"24'30". 302"33'4r)"-f 39'^24'30" = 341''58'15" = Posiz. media di j>*3 (destra) 341°58'15" + 38059' 15"= 20°57'30"-:=- „ ., b-g „ 302°33'45" + 90°— 32«33'45" = Posizione della Normale [n] del piano di contatto dei due individui. 32"33'45" — 20°57'30" = ll''36'15" = A{u: m). Come risulta dalle misure, le due facce ^'i formano tra loro un -^ 0"40' = p. Osservando però attentamente l'individuo di destra (fig. 5), esso si mostrava in alcuni punti per differenti piani della stessa sfaldatura (parallela a 'p\) con valori di po- sizione sensibilmente oscillanti, cioè con una lieve differenza di posizione di 'p\ tra la parte anteriore dell'individuo di destra in vicinanza della faccia b'^ e quella posteriore presso la faccia h\. È da deplorare che il gruppo non si prestasse anche per uno studio esatto intorno alia relazione che esiste tra l'assetto interno dei due cristalli, dato dalla posizione delle loro facce di sfaldatura, e quello esterno, dato dalle facce naturali, che come vedemmo si presentavano appannate. Qui venne senz'altro trascurata la differenza di posi- zione + 20' delle due facce p\ da quella della faccia p'i teori- camente normale al piano di contatto dei due individui; e così l'angolo p di u {^j^'iu) venne considerato di 90" (fig. 8). 216 GABKIEI-E LINCIO Ciò premesso, osserviamo in fig. 8 il triangolo sferico {p\uu{), dove ^;9'i?/ = 90°: p\m, = 90**; um, = 11°36'15" (misurato). Sul meridiano (p'iUì,) trovansi le facce (o) e (ò's). Noti gli angoli Ap-i:o = 44°:36'30"; .±o:b', = 26'nh': ò% : l^= 19"08'30": ^o:m = 45°23':30". Nel triangolo sferico (woni,) rettangolo in (m,) coi dati zi {u : m) = 1 l^Se'lò" (inisiirato) = a; A (o : m) = 45o23'30" = b noi possiamo calcolare gli angoli a = cp' e e = p per la faccia di contatto {>/) dogli individui del gruppo. tga = tg'^ : sin è = tg 1P3()'15" : sin 45°23'30" = tg 10°05' a = qp' — 16°05' ; 3(> — cp' = cp =: 13°55' cose = cos« . cos/> = cosll°3H'15".cos45°23'30" — cos 46°32' 6- = p = 46''32'. Cosi la faccia di contatto (») del gruppo ha il simbolo an- golare Faccia {a) I ^3055' P ' 46°32' i calcolati su dati di misura. Una tale faccia potrebbe appartenere od avvicinarsi ad una forma di scalenoedro negativo. Una forma però avente un tale simbolo angolare non è pos- sibile per la calcite; quella possibile che più si avvicina alla posizione della faccia (u) e che essa stessa non venne ancora trovata in natura, sarebbe la forma ( '- --- G.,] = 3142, ovvero in orientazione comune 1 — -" 6^i| = 5276. Questa forma si trova su una zona che ha già qualche rap- presentante per la calcite. Trascurando il segno ± pel motivo che, se una forma sinora venne trovata con un segno piuttosto che con un altro, non è detto che non si possa trovar anche la sua forma correlata, noi possiamo raggruppare le seguenti forme in zona: DUNA NUOVA GEMINAZIONE DELLA CALCITE 217 Goldschmi U - Tal.. Bravais N° 155 + 62 6281 3U\^ „ 88 ± 3 1 3141 3141 ., Ili -^1 6283 3l4| 3 1 2 2 3142 314 2 „ 66 + >|- 3143 3143 Da questa tabella si vede come la forma ( ^ "9^ si trova in una zona di forme non del tutto trascurabili. 8 1 Il simbolo angolare della forma ( 9 ^ lo si ottiene nel modo seguente: Nel triangolo (0. 9 "o" ' T^)' (^^^^ proiezione gnomo- nica G2 su 0 con A =5 cm.), rettangolo in ~0, si unisca il punto y) con (^0) mediante una retta. L'angolo 3 J_ 3 2 2 ' 2 0, -T-O) è evidentemente di 60°; il lato (— -^ 2 ' 2 *~0 ^ "euale a -|^ e quello (0, — -^ y) = otgp. 5i^o = a X 0,5695 = 2,8475 2 = = 1,42375 7 4 • 5/>o — = 4,983125 Il lato '- 3 2 1 2 ' 7 4 0) si calcola eguale a 1,4 ,2330037. 218 GABRIELE LINCIO L'angolo qp (a — 22^' ''*' 4 ^) ^^ ottiene: , 1,2330037 lOoKo'co" ^«^= 4y83T25 ' ^--1305352 30"— cp = qp' = 16°06'08" iQo-Q'ro" 4,983125 cos qp = cos 1 6°òó 52 = ■ , 5 tof p _ 4,983125 5 . cos 18"53'52' tg P = ^- ^r^Z^ko" = tg -t5»45'15" p = 45°45'15" Forma 3 1 2 2 cp i p ^oori' 1 4''oi'"' I simbolo angolare teorico. Con questo le due forme (w) e — „ ,, ì messe a confronto: Faccia u (misurato) qp 13°55' p 46^32' Forma ( — ~K n) (teorico) 13°54' p 45°45' Come si vede, la differenza dei due zi cp è praticamente nulla (l'i, mentre per gli angoli p è di (47'). Per calcolare l'angolo teorico [p\; — ^ \^ ) consideriamo il triangolo sferico {p'i 0 u), fìg. 8, Sostituiamo in esso ad (m) il punto vicinissimo (- — c,"~o)j che è pure in zona {ìt' b'^ò^^i); I 3 1 con ciò abbiamo il triangolo sferico w'i, 0, — -^ ~^ In esso {2)\o) = b; (0, — ~- jj = a-, [p\, ^{0, 2^'i, — — o) = «' ^{p'ir T. 3 1 X / 3 1 3 1 2-T' ^' = 2 2 d'una nuova geminazione della calcite 219 In questo triangolo abbiamo di noto: L'angolo t- — il triangolo ip\, 5" T ' ^) ^ parte del- l'altro ip'i, — —, mj , che di poco differisce dal triangolo (p\. u. \u) (pag. 7) ; L'angolo 27'39" e = 89^1 7'08" p= lin3'57" A e = {p\ : — -1 i") = 89n7'08" 2 2 A. {2)\ : u) = 90" (pag. 7). Si tratta ora di ricavare l'angolo [ii ò^) formato dal piano di contatto (m) dei due individui (iìg. 5) con le due facce (0*2), che sono equivalenti e simmetricamente disposte in zona col piano medesimo (vedi tig. 8). Il triangolo sferico (u 6*2 m) ha zlò-2Ui,= I9"08'30" (pag. 7), ^ {u : m,) = 11°3(5'15" (pag. 6, mi- surato) ed è rettangolo in (m,). quindi : cos {ub'o} = cos 19°08'30" . cos IP36'15" = cos22"16'16" A- uò'2) =22"{(')' (calcolato su misura). Sempre a fig. 8, osservando i due triangoli {p\H'h'^p\d') noi vediamo che essi sono congruenti: Gli angoli (j>\ub'^) e (0*3 (i*p'..) sono retti, gli angoli in {òr.) sono uguali tra loro (cale. = 57°14'), gli angoli [p'iò'^ e (b'gp's) ambedue di 37''27', quindi essendo notoriamente A.[ò'^:d')—-22°?>\' e qui (ò'g : d') = = ò*3 : k') si ha che ambedue sono uguali a 22°3r. Essendo poi (m) e la sua normale {u') distante di 90" e A. iu' : ò-.,) = 3 X 22"31' = 67"34' si ha: 220 GABRIELE LINCIO ()0° — 67°34'= 22°26' = .^ (ò-, : u) (teorico) A, {uò'2) = 22<'16' (misurato) A(mò-2) = 22°26' (teorico) Con questo abbiamo ora tutti i dati necessari per calcolare il simbolo angolare teorico della faccia di contatto (w) del nostro gruppo, la quale dista, come vedemmo, da (p'i) di 90" e si trova in zona (b^ò'^ j^'ò'gb'a) (fig. 8). Nel triangolo rettangolo (ti, h'^, in) aljbiamo: quindi : A (n Ò-2 = 22"26'. A (ò% : m) = 19°0S'30", cos 22'"26' cos {il m) cosllo55'28" cos 1 9^08 30' A {ìim) = 11°56' (teorico) „ „ = 11°36' (misurato) (pag. ()). Nel triangolo rettangolo {u, 0, m,) abbiamo: A {n m) = 11«55'28" . A (0 : m) = 45o23'30". quindi zi (^ : 0) = p si ottiene con cos p = cos 45°23'30" . cos 1P55'28" = cos 4ti«35'56" pzz=46°36' (teorico) A. [u, 0. in,) = qp' (pag. 7) si ottiene con tsll"55'-28" tg qp' = J :^tgl6"31'19' sin 45°23'30" (p'^16"31'19"; 30" — (p' = (p-^ 13°28'4] q) = 13029' (teorico). Così per il piano di contatto {11} dei due individui si hanno i seguenti valori angolari di posizione : A {h : m) -— 1^'36' (misurato) | ir^56' (teorico) Faccia (u) 13°55' (misurato) 13°29' (teorico) 46°32' (misurato) 46036' (teorico) d'una nuova GEMINAZIOXR DEI-LA cai.citr 221 Le fig. 7 ed 8 rappresentano la prima la proiezione gno- monica, la seconda la proiezione stereografica del gruppo di calcite con la faccia {p'i) quale polo. Metto qui assieme gli angoli cp: essi rimangono tanto per l'una che per l'altra proiezione gli stessi. La figura 7 venne ridotta ad un terzo. La figura 8 ripro- dotta tale quale in originale. In esse J/ ^= 5 ctm. In (fig. 7) 5 5 Zm == — ctm. = 1.7 etni,; /j\ N = ctm. = 0.83 ctm. In propo- sito confronta (^). Come si vede dalla posizione di (ìV) e della (Ltl) nella pro- iezione gnomonica su p'i (fig. 7),' le figure 5, che sono state rica- vate da tale proiezione, si mostrano rispetto ad essa come girate di LSO" nel piano del disegno. Questo venne fatto allo scopo di avere nella parte anteriore del disegno prospettico la zona piti importante del gruppo. Nel triangolo {u, p\, uj (fig. 8) con due angoli retti (h, u\ p\) ed {u, p'i, ri') noi consideriamo i triangoli {u',p\, ò's) ed (u',p\,d') {n\ p\, ò-g) ha {u' : ò-3)=22o31' (pag. 10) ed u : p\^30H'o' (cale), con ciò: tg (.', p; , ò',) =. tg a := ^^ = tg 39^'02' ; cioè: A.{u\2J'i, b-g) = a = 39°02'. Nel triangolo (u', p\ . d') è u : d' = 2 X 22''31' = 45^-02 ed (?^' : /rj = 30°45', così che: tg {u , p\ ,d') = tg(a-\-a)= ^^ g^„^^, == tg Ò2°;w' zi (?/, p\, d') == (a + a') — 62«57' ^(a + a) — a = 62«57' — 39"02'=:a'i^23°o5' = A (ò-., p\^ d') A. 0*2, p\ , u) = {u : m) — 1 1°56' ; A. [u' : u) = 90« ll'>56' + 62°57'=:(b-2.p-i, ?^) + (t/,p.^. 6^') = 74°53'; 90° — 74053' = 15°07' A (f/-, p\. ò-o) = a" -= 15"07' A (a' -f a") = (Ò-3, p-,, ò's) = (ò'i, p\, b\) = 39002'. (') V. GoLDScHMiDT, Veher Kristullzi'ichneii, " Grotli's Ztschft. ,, Bd. XIX, pag. 353. 222 GABUIEI.E LINCIO L'angolo [Pr : u) si calcola uguale a 10°25': (o : Pr) (fig. 8) è il primo meridiano, che in proiezione gnomonica su o in fig. 6, passa a destra per (o) e (0°). Osservando il triangolo rettangolo fP/-, o, m,) l'angolo {Pr,o,m) è di 30°, A (o : m) = 90" — ip\ : o) =-- 90" — 44°36' = 45°24'. Allora ^ (Pr : in,) si calcola con: tg [Pr : m) = tg 30" . sin 45°24' = tg 22"21' ^(Pr:m) = 22"21' A. (u : m) = 11 "56' ; A (Pr : v) = 22«21' — 11"56' = 10"25'. Così gli angoli cp necessari per la proiezione gnomonica e stereografica (fig. 7 ed 8) son8 i seguenti: A u' p\ b-3 = 39^02' n' i)\d' = 62"57' Ò«3j0*i d' = 23"55' r^y>-i 0-2=1 5"07' ò%/r, /f = 11"56' b-.j,\ò\ = 39"02' ò-ijriò-2 = 39°02' Pr:n = 10"25' ,/ : w = 90° Gli angoli (p) necessari per eseguire la proiezione gnomonica e stereografica con /)\ quale polo (fig. 7 ed 8) sono i seguenti: A-p Proiezione stereografica Proiezione gnomonica 5 tg p/., 5 tg p p-^ h' =^ 30"45' 1.374 2,975 p-jb-3 = 37"27' 1,694 3,830 p'^p'., = 74"55' 3,830 18,531 /.'i ^- = 52"36' * 2.471 6,539 y/^r, = 44"36' 2,051 4,930 yr, b%= aO"51' 3,555 14,399 y>-, ò-i = 37"27' 1,694 3,830 p-,ir, = 7^o-,T^' 3.830 18,531 p;ò',= ìm-—p\:b',= = 180" — 70"51' = 109"09' * L'angolo 52"36' si ottiene calcolandolo nel triangolo ret- tangolo (fig. 8) {jj'ia'd'), dove A u' : d' = ib^Q'Z' (pag. 12); A. H p\ ^30'M5'. d'una nuova geminazione hei.la calcite 228 CCS (p'i : d') = c-os 45»02' . cos 30"4:5' = cos ò2''36' A {p-^ : d-) = 52^36'. Stante la disposizione simmetrica dei due individui del gruppo di calcite rispetto al piano di simmetria e contatto ip'i ?^') (fig- ^)ì il quale e contiene la normale delle due facce fra loro parallele {p'i) (comuni al gruppo) cioè l'asse p\. e si trova in zona (b'gb*, wò\, ò"i) (vedi anche fig. ój. noi riscontriamo che girando l'uno individuo lispetto all'altio attorno al detto asse (p'i) per l'importo di un angolo (4 X 39H)2 = l-SG^OS'l i due individui vengono a coincidere. L'angolo formato dalle normali delle facce o(0(i01l tra loro, si calcola nel modo seguente (vedi fig. 8) : Premetti i valori noti teorici: A (o^ p'^ . Il) = [u : m) _^ 1P56' : ^ o : p\ = 44"36' : 90o _ 11056' — 78o()4' 3=r a; ^"l^'' =a nel triangolo rettangolo p\ ^ o. dove A (^ , p\. o] = a = 78'^04' sin (I : o\ = sin a = sin 44°36' . sin 78^04' = sin 48^23'30" ^a = 43°23'30" A.o:ù ^2 X ^a = 86^47'. Così l'angolo formato dagli assi {e) dei due individui è ^c:c = 8f)°47'. Riassumendo, possiamo ora dire che la faccia (u) di con- tatto del gruppo di cristalli di calcite, qui studiato, è una faccia di geminazione non cristallonomica, che per posizione s'avvicina a quella d'una faccia di scalenoedro possibile ( — ' ^ (^2] = = (31 42), pag. 7. ma che si trova leggermente spostata rispetto ad esso, pag. 9. La legge di geminazione sarebbe: a) comunanza della faccia (p'i) pei due individui del gruppo ; 224 (ìabriele lincio b) piano di simmetria e di geminazione (u) con simbolo angolare cp ; p = 13"29; 46"3G' e con un angolo ^^.^i = 90", così che il piano {u} entra nella zona comune ai due individui del geminato, cioè in zona (^'ri^'^ ?^5*2<5*i), (tig. ó), nella qual zona / 3 1' si trova pure I — ^ 2 2 e) inclinazione degli assi (e) dei due individui, Ac : (• = S(:;"47'; d) angolo di rotazione attorno all'asse {p'i) del geminato per ottenere la coincidenza dei due individui è uguale a 156°U8', 11 nostro geminato di calcite, da quanto sopra, ubbidisce alla legge della normale allo spigolo, al " Kantennormal-Gesetz „ di Tscbermak (M. Il piano di geminazione (//) è normale alla faccia (^*i) = r. cioè ad una faccia possibile, anzi iriolt(^ importante e comune ai due individui del geminato, la quale nello stesso tempo è piano di coesione massima (direzione di sfaldatura) nel cri- stallo e contiene tra altro una direzione speciale d'accrescimento, qui coincidente con Tasse di geminazione {«) (-). Il prisma 1010 = (a . G^) taglia sulla faccia p\, comune ai due individui, uno spigolo parallelo al piano di geminazione (m). Questo spigolo e lo spigolo della zona (b*3Ò*2/^ò*2Ò'jì sono am- bedue paralleli al piano di geminazione [ii), ma paralleli tra loro solo in proiezione verticale. Confronta anche fig. 6. L'asse di geminazione (ii) è normale allo spigolo della zona (i)*3^'2wb*2Ò*i), la quale è comune ai due individui del ge- minato. Questi si trovano in posizione emitropa attorno all'asse di geminazione \ii}. Più brevemente possiamo dire: I due individui del gemi- nato di calcite giacciono simmetrici rispetto al piano di gemi- nazione {u), che non è faccia cristallonomica. ma è normale ad una faccia possibile [p'i) ed è parallelo ad uno spigolo possi- bile, a quello della zona (ò'gòv, /f b*.2Ò'i). (') TscHEKM^K. Mineralogie, 1905. ('■^) Die neiiere Enhvickelung iler KrisUdlographie, von H. Baumhaukk, 190ó, Vierter Abschnitt, Zivillingshildiinij der Kri.stalle, pag. Ili und 117. d'una nuova tìEMlN azione DELLA CALCITE 225 Dopo aver con accurate misure e calcolo fissati i dati per questo caso nuovo di geminazione della calcite, ne feci aver cognizione al mio pregiato maestro, Prof. V. Goldschmidt, Hei- delberg, che si interessò molto della cosa e volle anche esa- minare il gruppetto di cristalli. Avutolo da ine e studiatolo, egli ottenne gli stessi risultati fondamentali di misura e di calcolo che quelli da me qui indi- cati, e gentilmente me li riferì, mettendoli a mia disposizione, con la lettera seguente, che qui unisco in testo oi"iginale (^). Egli fece uso della proiezione gnomonica su o (0001) (fìg. 6). (1) Lieber Herr Doctor, Ihr Calcitzvvilling hat sicb als ein besoiiders interessanter^ fur die Theorie der Zwillinge nicht unwichti^er herausgestellt. Herr R. Schròder hat ihn nach^emessen nnd hat Ihre Mossungsresultate durchaus bestiitigt gefunden. Es ist in der That ein Zwilling d. h. ein symmetrisches Kristallpaar. 3 1 A ber die Zwilling.sebene ist nicht genau — - , sondern liegt ein wenig daneben in Zone hh ( o" • "" "^T )• Gerade so viel als die Differenz zwischen Messung nnd Rechnung bei Ihnen ausmacht. Es ist niir eine besondere Freude, zu constatiren, wie genau Ihre Mes- sungen an diesem nicht leichten Material stimmen. Zwillingsebene ist hier keine kristallonomisch mogliche Flilebe. Wir konnen also das Zwillingsgesetz nicht durch eine solche bezeichnen. Hochstens konnten wir sagcn, dass die Zwillingsebene in der Nahe von 3 1 — - _- liegt. Aber diese schwache, beini Calcit bislier unbekannte Form hat mit din- ZwiUingsbildung genetisch gar nichts zu thun. Wir haben viel mehr das Zwillingsgesetz zu bezeichnen: Entweder durch die Verkniipfungsflache ^)*i =+ 1 und den Drehwinkel von ISe^OS'. Oder durch die VerknùpfLingsfiache p'i und die Deckzone h'b'. Letztere Bezeichnung trittt das Wesen dieses Zwillings. ' Die Entstehung unseres Zwillings ist folgendermassen aufzufassen : 1. Verkniipfung der Pjuibnonal Partikel der Individuen 1 und li durch Kinrichten von (p'i). 2. Bei der nun noch moglichen Drehung um die Axe { p'i), Ein- schnappen einer Zone h'h' von 1 und einer desgleichen von II und zwar'so: Ini Proiectionsbild fig. 0. ist das Individuum I (circoletti bianchi vuoti) normal aufgestellt. Deckflàche und Drehflache sei (p'i) links vorne. Die Drehung von I in Stellung II erfolgt im Sinne des Pfeiles um den Winkel fe'iy/ib'i, (que- 22 G GABRIELE LINCIO Per quest'ultima calcolai, analogamente alle proiezioni fig. 7 ed 8, i dati teorici, che vedremo in seguito. Specialmente interessante è l' interpretazione data dal Prof. V. Groldschmidt alla legge di geminazione dal lato genetico. Per eseguire la proiezione gnomonica (fig. 6) su o = (0001) feci uso dei seguenti angoli : (Nella riproduzione fig. 6 venne ridotta ad una metà lineare dell'originale) st'ultimo ò*, ha il circoletto nero pieno), so dass h'\ (nero) in Zone 6% ^•3 fàlit. Damit filllt zugleich der diirch die Drehunfif verlegte Punkt ò'g respec- tive der Punkt von dessen Gegenflàche ^'j (nero) in die Deckzone ò'aò's. Mit diesem Einschnappen ist die Lage beider Individuen I und II in Zwillingstellung festgelegt. Der Ort des Zwillingspunktes u in Zone f>*3f>'2^*? findet man durch Halbiren des Winkels ^'j^'a')- Daraus berechnet sich b*o» = 22°26' i 3 1,., ^ ■ r, «. i- „ - ' — ^ ^ iiegt auch in Zone h'^\, Dagegen b-2:-^y ,- =21''32M , , .., .. 2 2 aber etwas nauer an o*2. Hieraus berechnen sich die Positionswinkel qp, p fiir ^ die Zwillingsebene w : cp, p = 1 3"29', 46°86' y Berechnung aus Lincio-Messung : , , = 13"58', 46°32' Berechnet fiir - \ \ ■ . r = 13"54', 4.5M6' Das Zwilling.sgesetz ist neu f'iir den Calcit. Es ist eindeutig definirt durch seine Verkniiptungsflàche und Deckzone. Die Zwillingsebene ist weder cine kristallonomische Flàche, noch der Poi einer Zone. Und doch ist es ein ganz echter Zwilling. Unser Beispiel lief'ert den Nachweis, dass zum Einrichten des Zwillings 1 Flache + 1 Kante (Zone) geniigt, ohne dass es nothig ist, dass die Kante in der Flàche, die Deckflàche in der Deckzone liegt ^). Unsere Deekflache it'\ liegt nicht in der Deckzone h'^^h'.^. Die b* aber in der gemeinsamen Zone 3 1 siiul nicht Deckflachen. — liegt im Zone b'aò'j, aber ist nicht Deck- flàche und ist keine kristallonomiseh wichtige Flàche. Ich gratulire Ihnen herzlichst zur Auffindung dieses schonen und in- teressanten Zwillings. Ihr : V. GoLDSCHMiuT. ') V. GoLDscHMiuT, " Ztschft. fiìr Krist. ,, 1899, 30, pag. 350. ^) 1d.. id., 1907, 43, pag. 584. d'una nuova geminazione DEI-I, a calcite 227 A.q) Ap :, tg p Cl-=z — 90O 13°51' 1,232 b%_ = — 30° 2 fi" 15' 2,466 b'.= — 150" 26"15' 2,466 b'l = + 90" 26n5' 2,466 3 1 _ 2 2 — 13°54' 45°46' 5,136 u = — 13°29' 46°36' 5,288 p',= + 30" 44«36' 4,930 p-3 = — 90" 44'>36' 4,930 v\ = . -f 150" 44°36' 4,930 Inoltre calcolai i seguenti valori: 1) d' : TF (centro sfer.) = 5,1497 ctm. 2) b'r.o = p = 68"14'; 5 tg p = 12,522 ctm. 3) ?^/ :o:=p=::46°40'; 5tgp= 5,300 ctm. 4) Ò-2 : 0 = p = 68°04'; 5 tg p = 12,417 ctm. Confronta figure 8 e 6: 1) Dal triangolo d'oC, (C= centro della sfera), rettan- golo in o. zi 0 Ce;?' = 13^51'; oC=5ctm.; d'C=x= ,„„.,/ = ^ cos ld°ol = 5,1497 = d-W. 2) Dal triangolo sferico {b'i [nero], d', o), rettangolo ìnd'; b-,r/- = 3 X 22°31'(pag. 10) = 67«33'; fZ-o= 13^51'; cosb-i:o = = cos p = cos 67''33' . cos 13°5r = cos 68<'14' ; p = 68n4'. 3) Dal triangolo sferico {u d' o) , rettangolo in d'; od' = 12^bl'; ?/(^- = 2 X '^2°31'=^45°02' ; cos?/o = cosp = = cos 45"02' . cos 13"5r = cos 46^40' ; p = 46M0'. 4) Dal triangolo sferico {od'b'2), rettangolo in c?*(v.p, 10). A d' : Ò-2 = 2203I' + (2 X 22"26'j = 67o23'; d' 0 = 13"51' ; cos (oh-^) = cos p = cos 67"23' . cos 13^51' = cos 68"04'. I quattro casi noti di geminazione della calcite vennero messi in rassegna rappresentati ciascuno dalle figure 1 — 4 {*). (^) Le figure 1-4 vennero tolte dal pregevole lavoro: On some twins of calcite, etc, b}^ Prof. W. ,J. Lewis, Cambridge, Mineralogical Magazine, Aprii 1908. Atti nella R. Accademia — Voi. XLVI. 15 228 GABRIELE LINCIO — D UNA NUOVA GEMINAZIONE, ECC. Figure 5 rappresentano il caso nuovo di geminazione qui studiato. Orientazione e notazione cristallografica sono qui le comuni. Fig. (1) rappresenta la geminazione (comune) secondo e = (111) = (0001), Forma v=:(2181). I cristalli hanno lo stesso asse verticale. Z^c:c = 0'' Fig. (2) rappresenta la geminazione (non co- mune) secondo r = (100) = (1011). ^ <. - __,^ 89n4' e Combinazione della forma m = (1010) ^^'^ ~> 90»46' con e = {(nV2). Fig. ("S) rappresenta la geminazione (i-ara) .secondo f = (111) = (0221). ".. '. = ^ ^^°^^' ^ Combinazione della forma y=:(2l;)l) * *• 126°14' con m = (1010). Fig. (4) rappresenta la geminazione (molto comune) secondo e = (Oli) = (0112). ^,. , _^52'^30i'e Combinazione della forma e = (0112) con * M 27^29 'j' Y(C;rf^) = 917) = (8.8. 16.8). Fig. (5) rappresenta la nuova geminazione secondo u (forma negativa non cri- stallonomica) con simbolo angolare , , ^ 86"47' e cp, p = l;^.«29', 46"86' (r^a). '^^ ''^~'i ^^3"! 3' Combinazione della forma 0*= e = (0112) con 0 = (0001) e con p- — r = (101 1). Istitiito MiiitTiilogico della 11. Univi.T.sitìi di Torino 21 (lennaio 1911: LINCIO G. D'una nuova geminazione della < Atti dRA('Cci(l.d.Scienze diTorino.- stereo ^. LINCIO G. D'una nuova geminazione della calcite. JI KS-i V K|.2 Ké.3 Alti d.R.Accad.d.S('ienze diTnrino.- YdlMU. GUSTAVO COLONNETTI — LE LINEE «'INFLUENZA, ECC. 229 Le linee d'influenza della trave continua solidale coi suoi piedritti. Nota deiring. GUSTAVO COLONNETTl (Con 1 Tavola!. 1. — In una mia recente Memoria (*)^ trattando dei si- stemi elastici continui comunque vincolati agli estremi ma sem- plicemente appoggiati in orizzontale su sostegni intermedi, ho esposto come la ricerca della linea di influenza dello sposta- mento verticale di una sezione qualunque di una trave (a pa- rete piana o reticolare, poco importa), ovvero la ricerca della linea d'influenza della reazione di un suo appoggio intermedio, possa sempre ridursi, in virth del teorema di reciprocità di Maxwell, al tracciamento della deformata della stessa trave sollecitata da convenienti e ben determinate forze. Ed ho anzi fatto vedere come la detta deformata possa sempre costruirsi come poligono funicolare di determinati pesi elastici, i quali, nel caso pili comune di trave continua ad asse rettilineo e ad estremi semplicemente appoggiati, altro non sono se non com- binazioni lineari di certi pesi elastici foiìdamentali relativi alla trave stessa resa, in conveniente modo, staticamente determinata. Ho mostrato allora come tali pesi elastici fondamentali, calcolati una volta per sempre, potessero servire alla risoluzione dei vari problemi che possono presentarsi per la determinazione sia di quantità iperstatiche, sia di deformazioni, senza che più occorresse alcuna ulteriore analisi del comportamento elastico del sistema corrispondentemente alle varie condizioni di carico a cui conviene imaginarlo assoggettato per la risoluzione dei detti problemi. (*) / ftistemi elastici continui trattati col metodo delle linee d'influenza (Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, Serie li, Tom. LXT). 230 GUSTAVO COLONNETTI Le considerazioni che qui mi propongo di esporre hanno per scopo di mostrare come quei risultati siano suscettibili di una notevole generalizzazione; come cioè l'applicazione dei ge- niale teorema di Maxwell conduca ad una analoga risoluzione anche quando i sostegni intermedi che vincolano la trave con- trastano elasticamente non soltanto i cedimenti verticali, ma altresì le rotazioni delle sezioni situate in corrispondenza dei medesimi. Problema questo che ha assunto una particolare importanza dacché a questo tipo ideale di trave vennero da W. Ritter (*) ridotti, in via di approssimazione, i vari tipi di travate a pili luci, solidali coi piedritti elastici, che non di rado si incontrano nella pratica, specialmente nelle moderne costruzioni in cemento armato. Del sistema sopra definito analizzeremo pertanto dapprima il comportamento elastico determinandone nel modo più generale le deformazioni ; indicheremo poi come si debba procedere quando il problema consista in una ricerca di quantità iperstatiche. 2. — Linee d'influenza degli abbassamenti di una sezione generica. — Siano ^ e i^ gli estremi, per il momento comunque vincolati (purché in modo rigido) della trave elastica da stu- diarsi,' e si supponga che in corrispondenza di date sezioni in- termedie C, , C2, C^. ... 0„_i essa trave sia soggetta a certi vincoli le cui reazioni siano 0 possano ritenersi in ogni caso costituite ciascuna da una forza verticale passante pel baricentro della corrispondente sezione e da una coppia agente nel piano verticale che contiene l'asse geometrico delia trave: si i«idichino con Si, ©2 5 6-3, ... (5„-i quelle reazioni verticali da considerarsi come positive se dirette verso l'alto, e con 9Jti, TO^, ^3» ••• 51?„_i i momenti di quelle coppie da ritenersi positivi se agenti nel senso delle rotazioni positive. Liberato il sistema elastico da tali vincoli intermedi, lo si assoggetti dapprima all'azione di un carico concentrato ed uni- tario agente successivamente e separatamente secondo le varie verticali dei vincoli soppressi e secondo la verticale della se- (*) W. RiTTKR, Der koìitinmrlirhe lialkcn, Ziirich. 1900. LE LIXEE d'influenza DELLA TIJAVE CONTINUA, ECC. 231 zinne ò' della quale si vogliono studiare gli spostamenti effet- tivi; siano AiBi, A2B2, ^3^3» ••• A„^iB,,_x, A,B, le varie linee elastiche della trave, relative a quelle varie con- dizioni di carico. Si applichi di poi, successivamente e separatamente, negli stessi punti del sistema, un momento unitario negativo e si disegnino in corrispondenza le nuove linee elastiche, che indi- cheremo brevemente con A,'B,\ a:B.:, A,'B,\ ... A',,_,B'„_,, A/B/. Allo scopo di non introdurre alcuna ipotesi paiticolare sulla natura dei vincoli d'estremità, non ci occuperemo per ora del procedimento da seguirsi pel tracciamento di tali linee elastiche : supporremo soltanto, ciò che non pregiudica per nulla la gene- ralità della trattazione, che dette linee siano state rappresentate in disegno in un certo rapporto di affinità costante, che indi- cheremo colla lettera E. mediante poligoni funicolari di distanza polare pure costante ed eguale a X, colleganti certi convenienti sistemi di pesi elastici, le cui espressioni generiche indicheremo rispettivamente con Wi , ÌV2 . IV3 .... it\,_i , u\, , u\', M'a', «'3', . . . ///„_i. wj. 3. — Se ora. mentre sulla sezione S agisce il carico uni- tario concentrato, si vogliono ristabilire i vincoli intermedi C'i , C^, 63, ... Cn_i, la trave viene a trovarsi cimentata, oltreché dal carico applicato in aS', anche dalle reazioni verticali 61, 62, 63, ... 6n-i , e dai momenti 5J?i , TI2, Wz, ... ^ìu-i agenti ri- spettivamente nel punti 6\ , C2, C3, ... C,,_i. Ne segue che una sezione generica qualunque della trave la quale per effetto del solo carico unitario in S si era spostata verticalmente di una quantità misurata dalla corrispondente ordinata n, della linea elastica A,B,, all'atto della applicazione delle reazioni dei vin- 232 GUSTAVO COLONNKTTl coli intermedi viene a subire un nuovo spostamento verticale, misurato, nella stessa scala, da ... — 6,„_iTi.-i — m.-iil'„_i dove con iii , r\.,, ì]n,, ... ri„_i si indicano le ordinate delle linee elastiche A,B,, A,Bo, A,B,, ... A,,_,B,._, e con ri/, 112', rig', ... n'u-i si indicano in modo analogo le or- dinate delle linee elastiche A,'B,', A^B^. A.'Bs', ... ^'.-li^'.-i contate tutte sulla verticale della sezione generica considerata. L'abbassamento definitivo x] della sezione stessa può adunque ottenersi sommando algebricamente quei due abbassamenti par- ziali : n ^ TI. — 6irii — 9Jìi^i' — 62^2 — ^3^212' — Ms — ^J^sns' — • . . ...-e._iri.-i-m,-iri'.-i. Ma la 71 cosi ottenuta altro non è che l'ordinata generica del poligono funicolare che con distanza polare eguale a X col- lega i pesi elastici : W= tv, 61 M;, — ^JJtiM'i' — (I2M'2 — 5JÌ2«^2' — ©3*^3 — ^J^S^'s' — . • • ... — 6„_i w',._i — 9JJ„_i «''„_i . Un tale poligono rappresenterà adunque nel solito rapporto di affinità 2 la linea elastica della trave supposta vincolata, oltreché in A ed in 5, anche in Cj , C2, C3, ... C'„_i e caricata in S dal supposto carico unitario concentrato*. E appena necessario aggiungere che, in virtìi del teorema di Maxwell, lo stesso poligono rappresenta anche la linea di influenza degli 'ahhassamenfi del panto S docuti ad un carico con- centrato ed unitario viaggiante sulla trave. LE LINEE d'influenza DELLA TRAVE CONTINUA, ECC. 233 Il procedimento esposto può adunque venire utilmente ap- plicato allo studio delle deformazioni elastiche; esso richiede però una preliminare determinazione delle 2(w — 1) costanti: (il, ai?i, (5,, m,, (è.,, 9J?3, ... 6.-1, m.-i. Tali costanti, quando non siano già note le linee d'influenza delle reazioni iperstatiche dei vincoli intermedi, possono essere determinate imponendo che gli abbassamenti e le rotazioni defi- nitive delle sezioni C'i, Cg, C3 , ... C,,_i della trave siano eguali a quelli che i corrispondenti piedritti elastici possono effettiva- mente consentire. Detti infatti: i cedimenti elastici verticali degli estremi dei singoli piedritti, dovuti a carichi unitari su di essi direttamente applicati, e dette: 01. Go , 63, ... 9„_i le rotazioni elastiche degli estremi stessi prodotte da momenti unitari su di essi agenti (*), si hanno le seguenti 2(w — 1) equa- zioni di condizione: SiOlii + €1) + m.r^n' + . . . 6,(Pu + W9u + ei) + ... . . . + 6„_i(p,_i.i-f 91ì„_i(p'„_i.i^^cpi, 6ini.<.-i + ^in'i,«-i + — . . . + 6.-i(n.-i,.-i + e._i) + 9J?„_iTi'._i.,_i = n...-i Sicpi.._i + Wi^'i,-.-i + — . . . + 6„_iqp.-i.,._i + 93ì„_i(q)',„.i,,_i +e„_i) = q)„_i.. (*) La grandezza 0 così definita altro non h che il reciproco dell' " Ela- stizitiltsraass „ introdotto dal Ritter nella citata sua trattazione, recente- mente denominato, con maggior proprietà, " modulo di resistenza della pila alla rotazione „ dal Prof". C. Guidi (Cfr. Scienza delle costruzioni, Parte IV, 1910). 234 GUSTAVO COLONNETTI nella quale si è indicato: con r\p^ l'abbassamento della sezione p"^'^ della trave svin- colata dai piedritti intermedi dovuto ad un carico unitario ap- plicato verticalmente in corrispondenza della sezione 5'"'*: con r\'p,j l'abbassamento della stessa sezione p^'^ per un momento unitario negativo agente sulla sezione 5™''; con qpp, la rotazione subita dalla solita p"'"" sezione per l'azione di un carico unitario agente sulla sezione (/"'='; ed infine con qa'p, la rotazione subita dalla stessa sezione jj*"-' per effetto di un momento unitario negativo applicato in corrispon- denza della q^'"" sezione (*). In virtù del teorema di reciprocità : perciò lo stesso sistema di equazioni può anche scriversi: 6x(nn + €1) + 5}^cpn + . . . . . . + 6„-ini.-.-i + ^3J,.-iqpi,,.-i = n.i . . . + 6._iTi'i,.-i + w.-:(p'i..-i = n'.i ^in'.-i,i + 93ìi{p'„_i.i + . . . . . . +6._iTi'.-i..-i+m.-i(cp'.-i,.-i + e._i)=ri'v.-i (*) La misura delle rotazioni qp e qp' non presenta in pratica difficoltà di sorta. L'inclinazione di un lato qualunque di un poligono funicolare sopra la sua retta di chiusa, essendo eguale airincliuazione del corrispon- dente raggio proiettante del poligono delle forze sopra la parallela con- dotta pel polo a quella retta di chiusa, è misurata, nella base X, dal seg- mento che quei due raggi intei'cettano sulla retta delle forze. LE LINEE d'influenza DELLA TRAVE CONTINUA, ECC. 235 4. — Linee d'intluenz il lavoro precedente, nei limiti di precision*^, che la variabilità nelle condizioni del fenomeno consente. Al tempo stesso però debbo in questa nota fare alcune os- servazioni a proposito di una memoria del IJebonl (*), nella quale sono contenute alcune affermazioni che sono in evidente con- tradizione con quello che si ammette generalmente (Vedasi ad esempio Stark - J)ie Elektricitiit in Gasoi) su tale questione non solo, ma anche coi risultati delle mie esperienze sopra citate, delle quali pure il Reboul nella sua memoria mostra di avere preso conoscenza. Nel lavoro in questione, il Reboul, dopo aver riassunte e discusse molte delle esperienze precedenti, e in particolare quelle di Wilson e Richardson relative all'emissione di cariche positive e negative dai metalli a temperatura elevata ed aver discusso l'ipotesi di Richardson, secondo la quale l'emissione di cariche positive da metalli riscaldati in presenza di un gas senza azione chimica su di essi sarebbe dovuta a gas occlusi nel metallo, studia con apposite esperienze l'emissione di cariche positive da metalli facimente ossidabili, come il rame od il ferro, riscal- dati nell'aria, adoperando cioè come corpo emittente un filo di rame o di ferro riscaldato elettricamente e teso lungo l'asse di un cilindro metallico che può essere posto in comunicazione col suolo ovvero con un elettrometro. Il Reboul trova in particolare che l'emissione delle cariche positive a una determinata temperatura decresce col tempo più 0 meno rapidamente a seconda della temperatura e della natura del filo; il filo, cioè, prova, per usare la sua espressione, una specie di fatica. Questa diminuzione di emissione col tempo è molto pia rapida per un filo di ram^ scaldato nell'aria che per un filo di rame scaldato alla stessa temperatura nell'anidride car- bonica. Fin qui niente è da osservare contro questi risultati, poiché un filo di rame nell'aria, dopo pochi istanti dall'inizio del riscaldamento, si copre di uno strato di ossido che protegge l'interno del filo da un'ulteriore ossidazione, mentre per tem- perature non troppo elevate la superficie del filo rimane com- pletamente inalterata nell'anidride carbonica. (*) Reboul, Phéttomènes thenno-électriques et t'Iectro-Cdpill'dres dftvs leu gas, * Journal de Physiqne ,, 1908. Atti della R. Accademia — Voi. XLVI. 16 211 ADOLFO CAMPETTI In appresso però il Keboul asserisce (ne bene si comprende su (piali esperienze si basi per tale affermazione) che scaldando i ììietalli iteli' anidride carbonica si arresta la ossidazione, ma non si (tr resta la emissione di caricìte positive, che è quasi così intensa cotH.e nell'aria. Ora sta bene che a temperatura elevata l'emis- sione di cariche positive da un filo di rame appaia circa tanto intensa nell'aria quanto nell'anidride carbonica, perchè a tale temperatura la superficie emittente del filo è (quando si trovi nell'aria) effettivamente una superficie di ossido di rame : per conseguenza quello che effettivamente confrontiamo sono la emis- sione di una superficie di ossido di rame nell'aria con la emis- sione di una superficie di rame nell'anidride carbonica, vale a dire, di due superficie sulle quali il gas ambiente non ha alcuna azione chimica e di cui per conseguenza l'emissione di cariche elettriche è non identica (poiché anche la natura e lo stato fisico della superficie ha un'influenza) ma molto prossima a quella di una superficie di platino alla stessa temperatura: se non che la sopracitata affermazione del Reboul non cessa per questo di essere completamente erronea per quanto riguarda il periodo di ossidazione, come già risulta dalle mie esperienze sopra ci- tate, nelle quali del resto si manifesta un comportamento ana- logo a quello già riscontrato, fra gli altri, dal Richardson, per l'emissione di metalli l'iscaldati in presenza di gas aventi su di essi un'azione chimica. Tuttavia, dovendo nuovamente disporre un apparato per la misura della velocità degli ioni positivi emessi durante l'ossi- dazione del rame, ho creduto opportuno di premettere alcune nuove esperienze di confronto tra l'emissione di una lamina di rame nell'aria durante il periodo di ossidazione e la emissione alla stessa temperatura in un'atmosfera di anidride carbonica o di azoto. Alle esperienze però conviene far precedere una breve descrizione dell'apparecchio usato in tutte le determinazioni. 2. L'apparecchio consisteva essenzialmente di un tubo di vetro {resistenzr/l<(s) del diametro di circa 6 centimetri e lungo circa 60 centimetri, di cui la parte mediana, per una lunghezza di 20 centimetri, poteva essere riscaldata mediante una stufa elettrica a resistenza, di modo che (come risultò anche dalle prove fatte) almeno j)er una lunghezza di 10 centimetri, la tem- SULLA MOBILITÀ DEGLI IONI l'OSITIVI, ECC. 245 paratura del tubo e del gas in esso contenuto poteva ritenersi come uniforme: la temperatura si misurava direttamente me- diante un termometro a mercurio confrontato con un campione tarato dal Ueichsanstaìt. Un estremo del tubo terminava con due tubulature di cui una, quella centrale, era attraversata dal can- nello del termometro e dall'asticella di sostegno di un elettrodo circolare di platino del diametro di 8 centimetri, l'altra serviva alla introduzione del gas. L'altro estremo del tubo era chiuso mediante un tappo smerigliato pure munito di due tubulature, una laterale per la corrente gassosa ed una centrale attraverso alla quale poteva scorrere un'asticella di platino (isolata mediante un cilindretto di ambra) portante un disco di platino di dia- metro pari al precedente. Contro questo elettrodo di platino veniva fissato mediante alette sottilissime un disco di rame di 2,5 centimetri di diametro (area 4.90 cent, quadrati): la corona circolare lasciata scoperta di questo elettrodo funzionava sino ad un certo punto come anello di guardia per mantenere una discreta uniformità nel campo elettrico tra la lastra di rame e la porzione affacciata dall'altro elettrodo, posto in comunicazione col suolo. L'elettrodo isolato era poi in comunicazione con un elet- troscopio a foglie di alluminio con lettura a riflessione (costruito da Spindler e Hoyer), strumento che, pur avendo capacità non troppo elevata, permette di misurare i potenziali con esattezza sufficiente per queste esperienze. I gas (aria, anidride carbonica, azoto] da introdurre nel tubo erano disseccati prima sopra una larga superficie di acido solforico, poi attraverso tre tubi con- tenenti il primo cloruro di calcio , il secondo nuovamente acido solforico (sferette di vetro bagnate di acido solforico), il terzo anidride fosforica: l'anidride fosforica apparve, come è noto, preferibile per l'essiccamento al sodio metallico, perchè questo, appena ricoperto da uno strato di ossido, ha un'azione estremamente lenta per assorbire l' ultimo residuo di vapore acqueo. L'anidride carbonica si otteneva per l'azione dell'acido clo- ridrico puro sul marmo e veniva lavata attraverso una- soluzione di bicarbonato sodico; l'azoto, riscaldando in un pallone una mescolanza a volumi uguali di soluzione satura di cloruro di ammonio e di soluzione al 20 ^/o di nitrito sodico puro e lavando Atti della R. Accademia — VoL XLVI. 16* 246 ADOLFO CAMPETTI poi attraverso ad acqua e soluzione di solfato ferroso. Con espe- rienze preliminari venne riscontrato che l'anidride carbonica e l'azoto ottenuti in queste condizioni non trasportavano con se alcuna carica elettrica, ne presentavano sensibile ionizzazi'one, come accade di frequente pei gas recentemente preparati. Per le misure di dispersione si poteva allora procedere in due modi: ad esempio scaldare prima la parte centrale del tubo contenente aria od altro gas, quindi far avanzare l'elettrodo di rame, prima tenuto nella parte fredda del tubo, sino alla zona riscaldata e, dopo caricato con una pila secca, esaminare la caduta di potenziale all'elettroscopio; se non che con questo metodo si andava incontro a due errori; in primo luogo la lastra di rame impiegava un tempo non trascurabile prima di assu- mere la temperatura del gas nella parte centrale del tubo e quando l'uguaglianza di temperatura si poteva credere raggiunta, la lastra, se circondata da aria, era già ricoperta da ossido di rame e perciò l'ossidazione era a questo punto o molto debole e solo negli strati più profondi, o praticamente cessata del tutto. Oltre a ciò la caduta di potenziale che si osserva in questo caso dopo messa a posto e caricata la lastra di rame è dovuta, nei primi istanti specialmente, non solo agli ioni che si producono alla superficie del metallo, ma anche a tutti"* quelli che si sono for- mati in quello spazio per il contatto del gas colle pareti calde del tubo: l'emissione quindi nei primi istanti è abbastanz^a in- tensa anche con elettrodo di platino e qualunque sia il gas. Messo dunque da parte questo metodo, si trovò più con- veniente di procedere così. Per confrontare l'emissione della lastra di rame nell'anidride carbonica e nell'aria oppure nel- l'azoto e nell'aria, prima di riscaldare il tubo ed essendo già l'elettrodo di rame nella sua posizione definitiva davanti all'e- lettrodo di platino in comunicazione col suolo, si faceva attra- versare per lungo tempo il tubo da una corrente di anidride carbonica o di azoto ben secchi: si portava quindi il gas alln temperatura richiesta e si determinava la dispersione dalla lastra di rame: in tutte le esperienze eseguite tra le temperature di 250*' e 500° si constatò che la caduta di potenziale era con grande approssimazione la medesima, come se la dispersione avvenisse da una lamina di platino: esaminando la lamina in queste condizioni, si trova la sua superficie, come è naturale, perfettamente inalterata. SULLA MOBILITÀ DEGLI IONI POSITIVI, ECC. 247 Se allora, mantenendo costante la temperatura, si introduce lentamente nel tubo una corrente di aria secca, questa, attra- versando zone del tubo via via piìi calde, assume, quando è giunta in contatto degli elettrodi, la temperatura stessa che era mantenuta prima in quella regione (come risulta, del resto, dal- l'osservazione del termometro) : allora, se l'elettrodo di rame è carico positivamente, la caduta di potenziale aumenta con grande rapidità e si mantiene costante per alcuni minuti, finche, cioè, l'ossidazione è limitata alla zona superficiale della lamina. Ri- mane dunque nuovamente confermato che una lamina di rame durante il periodo di ossidazione eìnette cariche positive. Lo stesso procedimento può essere adoperato per una de- terminazione approssimata della velocità degli ioni prodotti in queste condizioni, quando mediante i dati dell'esperienza si cal- coli la intensità di corrente, corrispondente alla saturazione, prodotta durante l'emissione di tali ioni tra le due lamine af- facciate. A tale scopo però converrà premettere le seguenti con- siderazioni teoriche. 3. Supponiamo che SS e S'S' siano due lastre metalliche af- facciate della stessa area, di cui una, ad esempio SS, sia mantenuta a potenziale costante ed uguale a Vq (ad esempio pel fatto di essere in comunicazione permanente con uno dei poli di una batteria di accumulatori, di cui l'altro polo è a terra), mentre l'altra S'S' e posta a terra attraverso ad un galvanometro molto sensibile: per tal modo la diff'erenza di potenziale delle due lastre è uguale a T'o; supponiamo poi che dalla superficie di una delle due lastre vengano emessi ioni di un sol segno e sia I la corrente che per la presenza di questi ioni si stabilisce tra le due lastre e viene quindi misurata dal galvanometro. Se si indica con K la velocità assunta da tali ioni quando la caduta di potenziale è di un Volt per centimetro, la velocità alla distanza x della lastra SS sarà data da — K - e perciò, se (J è l'area delle ax ^ lastre, n il numero di ioni per centimetro cubo ed e la carica di ciascuno di essi, sarà evidentemente : 1 = — (Jit — — ?ie . ax 248 ADOLFO CAMPETTI Ma l'equazione A-V= — 4ttp = — 4^Txne, che nel nostro caso si riduce a - -r := — 47T«e, ci permette di eliminare ne dal- dx- l'espressione prima data per 7, ottenendo così: Ka dV d'V 1 = che si può scrivere: in dx dx' od anche: j 2 y^ dV d-J^ biT dx dx ,^ (t'V dF _ 8ni di^ dx Zi'o e di qui con una prima integrazione: dVv Stt/ j^ „ essendo C il valore che assume 1 ,—) per ,r = 0 , cioè a con- tatto della lastra emittente. La costante di integrazione C non può dunque essere in alcun caso uguale a zero : però, se la ionizzazione ha origine non nel gas, ma a contatto della lastra e se questa ionizzazione è molto intensa, cioè, è molto grande il numero di ioni prodotti nell'unità di tempo e ci si accontenta di un risultato appros- simato, siccome in tal caso la caduta di potenziale a contatto della lastra è molto piccola, si può senza notevole errore rite- nerla uguale a zero e perciò l'equazione precedente si ri- duce a : dVSr 8tt/ ossia: dV dx dx j Ka iì:-^' dove abbiamo preso per il radicale il segno — , perchè il po- tenziale diminuisce col crescere di x. Una seconda integrazione darà quindi : T.= „|/8^IJ.J+^, SULLA MOBILITÀ DEGLI IONI POSITIVI, ECC. 249 Ma per x = 0, ]' = Fg, onde C = Vq-, e siccome per x^d distanza fra le due lastre V = 0, risulta infine: , _ 871/ 4 ,3 ' » ~ Ka • 9 ^ da cui : 32 .LP ^ i^ '■ -' 9 oV% '' V\ indicando con i la intensità di corrente per unità di area della lastra emittente. 4. Il metodo di determinazione di K fondato sull'uso della formula (1) fu adoperato dal Rutherford (*) per determinare la mobilità «legli ioni positivi emessi da una lamina di platino in- candescente: egli ottenne però con questo metodo per la mobi- lità valori dello stesso ordine di grandezza, ma un po' minori di quelli ricavati con altri metodi, per esempio con quello del- l'inversione periodica del senso del campo elettrico: trovando in generale per K valori tanto minori, quanto maggiore è la distanza tra la lamina emittente e la lamina ad essa affacciata posta in comunicazione col snolo. Questo disaccordo, tuttavia non molto lilevante, tra i risultati ottenuti nei varii casi e di fronte ai valori ricavati per altra via, non dipende, come il Rutherford stesso osserva, da un difetto del metodo o dalle pre- messe teoriche che conducono alla formula (1); ma ha la sua origine nel fatto che nelle esperienze di Rutherford gli ioni si muovevano in uno spazio a temperatura non costante e preci- samente decrescente della lamina arroventata verso la lamina fredda in comunicazione col suolo e per conseguenza, siccome la mobilità diminuisce coll'abbassarsi della temperatura, si ca- pisce benissimo come si trovino mobilità minori per le esperienze eseguite con lastre a distanza maggioie. Questo inconveniente non era invece da temere nelle pre- senti esperienze, ove la temperatura era uniforme in tutti i punti del campo: la formula (1) è quindi adatta a calcolare con grande approssimazione le mobilità degli ioni formati durante l'ossidazione del rame, purché la differenza di potenziale agente (*) RiTHETiKORD, Dischdvqe of eìfrtricitij from ()loivindi. Si legge e si approva l'atto verbale dell'adunanza prece- dente, 15 gennaio 1911. Si comunica una lettera della signora Camilla Jellinek che ringrazia per le condoglianze fattele dall'Accademia in occasione della morte del prof. Giorgio Jellinek, nostro Socio straniero. E pure data comunicazione di una lettera del Socio Ruffini in cui ringrazia il Presidente delle affettuose parole rivoltegli a nome dell'Accademia in occasione della sventura che l'ha colpito. Si legge una circolare dell'Università Fredericiana di Cri- stiania che invita l'Accademia a partecipare alle feste centenarie della Università stessa, che si celebreranno nei giorni 5 e 6 del prossimo settembre. Il Socio Stampini presenta il Discorso letto in Macerata il 21 settembre J910 in occasione delle onoranze centenarie al •256 Dr. Matteo Ricci, del Socio corrispondente Cosimo Bertacchi (Macerata, 1910) e ne illustra ampiamente, con grandi elogi, il contenuto. Il Socio Renier presentando con parole d'encomio il volume La prosa di Galileo per saggi criticamente disposti ad uso scola- stico e di coltura di I. Del Lungo e A. Favaro (Firenze, San- soni, 1911), mentre plaude al felice compimento della edizione nazionale delle Opere di Galileo, esprime il voto che il Mini- stero della P. I. voglia provvedere ad una edizione economica delle opere stesse. La Classe unanime fa suo questo voto e de- libera su proposta del Socio Stampini di comunicarlo alle mag- giori Accademie del Regno, invitandole ad associarvisi. L' Accademico Segretario Gaetano De Sanctis. 257 PROGRAMMA DEI PREMI DI FON DAZIONE VALLAI RI PKI Quadrienni 1911-1914 e 1915-1918. L'Accademia delle Scienze di Torino annuncia che, in esecu- zione delle disposizioni testamentarie del Socio Senatore Tom- maso Vallauri , ha stabilito un premio da conferirsi a quel letterato italiano o straniero che nel quadriennio decorrente dal P gennaio 1911 al 31 dicembre 1914, avrà stampato la migliore opera critica sopra la ìettcratura latina. Similmente ha stabilito un altro premio da conferirsi a quello scienziato italiano o straniero che nel quadriennio decor- rente dal 1° gennaio 1915 al 31 dicembre 1918 abbia pubblicato colle stampe l'opera piìi ragguardevole e più, celebre su alcuna delle scienze fisiche, interpretando questa espressione di scienze fisiche nel senso più largo. Ciascuno di questi premi sarà di lire italiane ventiseimila nette (Lire it. 26.000). fatta riserva soltanto per il caso che abbia a mutare il reddito delle cartelle di rendita italiana. I premi saranno conferiti un anno dopo le rispettive scadenze. Essi non potranno mai essere assegnati ai Soci nazionali dell'Accademia, residenti e non residenti. Le opere, che verranno inviate all'Accademia perchè siano prese in considerazione per il premio, non saranno restituite. Non si terrà alcun conto dei manoscritti. Torino, 1" gennaio 1911. Il Presidente dell' Accademia Paolo Boselli. Il Se;/retui-io II Seyrdario della Classe di Scienze fisiche, della Classe di Scienze inorali, matematiche e naturali storiche e filolofjiclw C. Segre. G. De Sanctis. 258 'ROGRAMMA XVill P^KEMIO BRESS^ La Reale Accademia delle Scienze di Torino, uniformandosi alle disposizioni testamentarie del Dottore Cesare Alessandro Bressa ed al programma relativo pubblicatosi in data 7 Di- cembre 1876, annunzia che col 31 Dicembre 1910 si chiuse il Concorso per le scoperte e le opere scientifiche fatte nel qua- driennio 1907-1910, al quale concorso erano chiamati Scienziati ed Inventori di tutte le nazioni. Contemporaneamente essa Accademia ricorda che, a comin- ciare dal 1" Gennaio 1909, è aperto il Concorso per il diciot- tesimo premio Bressa, a cui, a mente del Testatore, saranno ammessi solamente Scienziati ed Inventori italiani. Questo concorso ha per iscopo di premiare quello Scien- ziato italiano, che durante il quadriennio 1909-1912, " a giudizio " dell'Accademia delle Scienze di Torino, avrà fatto la piìi in- " signe ed utile scoperta, o prodotto l'opera più celebre in fatto " di scienze fisiche e sperimentali, storia naturale, matema- " tiche pure ed applicate, chimica, fisiologia e patologia, non " escluse la geologia, la storia, la geografia e la statistica ,. Questo Concorso verrà chiuso col 31 Dicembre 1912. La somma destinata al premio, dedotta la tassa di ricchezza mobile, sarà di lire 9200 (novemila duecento). Chi intende presentarsi al concorso dovrà dichiararlo, entro il termine sopra indicato, con lettera diretta al Presidente del- l'Accademia ed inviare l'opera con la quale concorre. L'opera 259 dovrà essere stampatu; non si terrà alcun conto dei manoscritti. Le «opere presentate dai Concorrenti, che non venissero premiati, non saranno restituite. Nessuno dei Soci nazionali, residenti o non residenti, del- l'Accademia Torinese potrà conseguire il premio. L'Accademia dà il premio allo Scienziato che essa ne giudica più degno, ancorché non si sia presentato al concorso. Torino, 1' gennaio 1911. Il Presidente dell' Accademia Paolo Boselli. Il Segretario della Giunta L. Cameeano. PREMI DI FONDAZIONE GAUTIERI L'Accademia Reale delle Scienze di Torino conferirà nel 1911 un premio di fondazione Gautieri all'opera dì Letteratura, Storia letteraria, Critica letteraria, che sarà giudicata migliore fra quelle pubblicate negli anni 1908-1910. Il premio sarà di L. 2500, e sarà assegnato ad autore italiano (esclusi i membri nazionali residenti e non residenti dell'Accademia) e per opere scritte in italiano. Gli autori, che desiderano richiamare sulle loro pubblica- zioni l'attenzione dell'Accademia, possono inviarle a questa. Essa però non farà restituzione delle opere ricevute. CLASSE DI SCIENZE FISICHE, MATEMATICHE E NATURALI Adunanza del 5 Febbraio 1911. PRESIDENZA DEL SOCIO SENATORE PROF. LORENZO CAMERANO VICE-PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci : Naccari, Direttore della Classe, Sal- VADORi, D'Ovidio, Jadanza, Guareschi, Guidi, Fileti, Matti- ROLO, Grassi, Fusari, Balbiano e Segre, Segretario. — Scusa l'assenza il Socio Parona. Si legge e si approva il verbale della seduta precedente. Su proposta del Presidente la Classe invia condoglianze al Socio Brondi per la morte della madre. Il Presidente comunica l'invito della R. Università Frede- riciana di Christiania per le feste commemorative del 1° cente- nario dalla sua fondazione, il 5 e 6 settembre prossimo. Sono giunte le seguenti pubblicazioni in omaggio: dal Socio straniero F. R. Helmert, Ueber die Gencmuikeit der Dimensionen des Hayfordschen Erdellipsoids; dal Socio corrispondente J. Boussinesq: Sur les iwlìicipes de la mécanique et leur applicabilité à des phénomhies qui senihlent mettre en défaut certains d'entre eiix. Il Socio Grassi offre in dono la nuova edizione dei suoi Frincipii scientifici dell' Elettrotecnica, e similmente il Socio Mat- tirolo il suo opuscolo II Coìus hirudinosus Cavai, et Sich. nella Flora di Sardegna. Atti della R. Accademia. — Yoì. XLYI. 17 262 Il Socio Naccaki presenta per la solita pubblicazione le Osservazioni meteorologiche fatte nell'anno 1910 all' Osservatorio della B. Università di Torino, dal Dr. B. Rainaldi. Per la stampa negli Atti il presidente Camerano presenta le seguenti sue Note: Le " Ocapia „ del Museo Zoologico di Torino; Osservazioni stdlo stambecco del Baltoro nei monti del Karakoram e sii quello del LaJml. Il Socio Mattirolo, anche per incarico del collega Parona, riferisce sulle due Memorie presentate nella scorsa seduta, l'una della Dott.** Giulia Giardinelli, Sul valore sistematico del tegu- mento seminale delle Vicieae (D. C.) italiane, l'altra del Dr. A. Casu, Lo Stagno di SJ" Gilla (Cagliari) e la sua vegetazione. Entrambe le relazioni sono favorevoli all'accoglimento delle Memorie nei volumi accademici; e di entrambe si accolgono ad unanimità le conclusioni. Pure con votazione unanime si delibera la stampa fra le Memorie della 2^ Parte del lavoro del Socio Guareschi: Fran- cesco Selmi e la sua opera scientifica, presentata alla Classe dal- l'Autore. Infine il Socio Mattirolo presenta una Memoria del Dr. G. Gola: Le Avene piemontesi della Sez. Avenastrum Koch. Vengono incaricati di riferire su di essa i Soci Mattirolo e Camerano. LORENZO CAMERAXO — OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO, ECC. 263 LETTURE Osservazioni sullo Stambecco del Baltopo nei Monti del Kapakopam e su quello del Lahul. Nota del Socio LORENZO CAMERANO (Con 1 Tavola). C'ol nome di Stambecco d'Asia, Capra sibirica Meyer, si designano dagli Autori le numerose forme di stambecco che abi- tano le regioni montagnose di un larghissimo tratto di paese nell'Asia centrale. Le cognizioni che si hanno intorno agli stambecchi asiatici, per ciò che si riferisce al valore tassonomico delle numerose variazioni che essi presentano nella forma e nel colore, sono tutt'ora incertissime. Scarso è il materiale stato raccolto e che si trova conser- vato nei Musei, e spesso esso è privo di indicazioni precise della località dove è stato ucciso l'aninìale. Ad esempio, sopra 129 paia di corna elencate e misurate da Rowland Ward (1), 77 non por- tano altra indicazione che " India „ o " Imalaia „, o non hanno indicazione; piìi di 40 hanno la sola indicazione "Kashmir» e di 8 solo si conosce con maggior precisione la località. Pochissimi sono gli esemplari in pelle completi stati descritti e che si trovano nelle collezioni, come si può vedere anche da recenti pubblicazioni (2). (1) Horn ìneasurements and weiijhtn of the Great Game of the World, London, 1892. (2) T. NoACK, Centralasiatische Steinbucke, " Zool. Anzeig. ,, 1902, pa- gina 622. — SteinhiJche des Altaigebietes, " Idem ,, 1903, pag. 381. — Zar Saugethierfauna des Tian-Schan, " Idem „, 1903, pag. 650, ■* Zool. Anzeig., ,1903. — T. Bentham, An lllustrated Catalogne of the Asiatic Horns and An- tleres in the collection of the Indian Museiim, Calcutta, 1908. — R. Lydekker, The Game Animals of India, Burma, Malaya and Tibet, London, Rowland Ward, 1907. — Ludwig Ritter u. Lorenz von Liburnau, Zar Kenntnis der Steinbocke Innerasiens, " Denksc. Mathem. Naturwiss. Klasse ,, K. Akad. Wiss, Vienna, voi. LXXX, 1906. 264 LORENZO CAMEKANO Ne segue che , nella maggior parte dei casi , riesce cosa incertissima il valutare l'importanza delle differenze di forma delle corna e dei crani e il metterle in rapporto colle varia- zioni di colore degli individui delle varie località. Ne segue pure che molto incerto appare^ per ora, il va- lore tassonomico di molte sottospecie o varietà state recente- mente descritte. In queste condizioni di cose è materiale prezioso per lo studio dello Stambecco d'Asia, quello del quale si conosce la località precisa di provenienza. Tali sono i due crani colle corna raccolti nel bacino del Baltoro da S. A. il Principe Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi nel suo ultimo viaggio di esplora- zione nei Monti del Karakoram (1) e da lui donati al R. Museo Zoologico di Torino. Ne meno utile per lo studio è il cranio colle corna del Lahul che il Dott. Filippo de Filippi, compagno nella spedizione di S. A. il Duca degli Abruzzi, ha pure donato al Museo di Torino. Nelle pagine che seguono è lo studio dei sopradetti esem- plari, ai quali va aggiunto quello di un cranio colle corna, che precedentemente il signor Pelitti di Simla aveva pure donato al Museo. Quest'ultimo esemplare è del Kaschmir, ma non è nota la località precisa di provenienza. Secondo le ultime ricerche sono state descritte dello Stam- becco d'Asia le forme seguenti: 1. Capra sihirica tijpica Meyer (Monti Sayansk.). fasciata Noack. (Bia-Altai). altaica Schinz (Irtisch-Altai). lydehkeri Rothschild (Katutay e Thian-Schan). hagenbecki Noack. (Kobdo-Altai). (1) Viaggio di esplorazione nei Monti del Karakoram. - Conferenza letta da y. A. il Principe Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi, in To- rino, 16 febbraio 1910. — Supplemento alla " Rivista del C. A. [. „, voi. XXIX, n. 1, gennaio 1910. 2. » 3. n 4. w 5. » OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO DEL BALTORO, ECC. 265 6. Capra sihirica sihiricae affinis Noack (Monti al sud del lago Issyk Kul). 7. , „ merzhacheri Leisewitz (Parte centrale del Thian-Schan). 8. , „ almasyi Lorenz von Liburnau (Thian-Schan). 9. , ., dauvergnei Sterndale (Kaschmir occidentale). 10. ,, „ sacin Blyth (Imalaia). 11. ., ., imrdi Lydekker (Baltistan). 12. „ „ transalaiana (Trans Alai). 13. „ „ alaiana Noack (Tashkent). 14. „ „ pedri Lorenz von Liburnau (Gilgit). Se si consultano i lavori recenti di Lydekker e di Lorenz von Liburnau sopra citati, che in modo particolare si sono oc- cupati dello studio dello Stambecco d'Asia, ed anche quelli di Noack (1), di Rothschild (2), di Leisewitz (8), ecc., si vede come le diagnosi delle sottospecie o varietà sopra indicate siano tutt'ora molto incerte e come la loro designazione sia da rite- nersi provvisoria. Allo stato del materiale conosciuto, non è ancora possibile affrontare la questione di un aggruppamento delle sottospecie stato descritte per lo Stambecco d'Asia in varie specie distinte. Le differenze che gli Autori indicano per distinguere le varie forme sopra enumerate riguardano: l'' il sistema di colo- razione; 2° la forma delle corna. Per alcune delle forme in questione le differenze nel sistema di colorazione sono spiccate e sono forse in rapporto con deter- minate località (4); per altre la cosa è ancora molto incerta, come già si è accennato. Io ho potuto recentemente, studiando una serie di oltre duecento crani colle corna, determinare il campo di variazione (1) " Zool. Anzeig. „, XXV, pag. 6-22, 1902 e XXVi, pag. 381 seg., 1903. (2) " Novit. Zool. ,, VII, pag. 277, tav. II, 1900. (3) ' Zool. Anzeig. ,, XXIX, pag. 6-54, 1906. (4) Confr. anche, oltre i lavori sopra citati: R. Lydekker, Note on the Kashmir Ibex {Capra fiihirira sacin), " Proc. Zool. Soc. ,, Londra, 1901, I, pag. 91 seg. 266 LORENZO CAMERANO di queste parti nello Stambecco delle Alpi (1), e giungere alle conclusioni seguenti: " Nei lìmiti di variazione delle corna degli stambecchi " maschi si possono riconoscere due forme predominanti: 1° una " t'orma crassa in cui le corna stesse sono grosse, e sopratutto * hanno molto sviluppata la faccia laterale esterna ; sono pre- " valentemente poco incurvate e poco divaricate; il loro peri- " metro è, sopratutto alla base, schiettamente quadrangolare " con spigoli superiori ben spiccati ; 2"^ una forma gmcilis in cui " le corna stesse sono meno grosse, hanno meno ampia la faccia " laterale esterna ; sono prevalentemente con curvatura assai " pronunciata e sono per io più assai divaricate fra loro; il loro " perimetro, sopratutto alla base, può essere schiettamente qua- " drangolare o può presentarsi con lati più o meno tondeggianti. " Le corna dell'una e dell'altra forma possono giungere alle " maggiori dimensioni „. Io ho in modo particolare notato che negli Stambecchi delle Alpi si possono distinguere " una forma molto incurvata ed una forma relativamente assai poco incurvata collegate fra loro da forme intermedie „; variabile pure è il grado di torsione delle corna o in tutta la loro lunghezza, o soltanto nella loro regione apicale; la stessa cosa si dica della loro divergenza. Se si esaminano le misure delle corna date dal Rowland e dal Lydekker (2), anche tenendo conto soltanto di quelle del Kashmir, o di località ben accertate, che io riporto ridotte in misure decimali, si vede che variazioni analoghe a quelle delle corna dello Stambecco delle Alpi si incontrano pure nelle corna dello Stambecco d'Asia. Alla stessa conclusione si giunge consi- derando i lavori del Lorenz e degli altri Autori sopra citati. (1) L. Camerano, Ricerche intorno allo Stanìbecco delle Alpi, " Memorie R. Accad. Se. di Torino ,, Ser. Il, voi. LVI, 1906. con 7 tavole. (2) Opere citate. OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO DEL BALTOKO, ECC. 267 Lunghezza Circonferenza Distanza Località da apice ad apice totale alla base delle corna Kashmir cent. 125,67 cent. 25,79 cent. 116,64 » „ 119,83 „ 26,65 „ 73,63 » „ 117,10 „ 26,02 50,78 n „ 115,80 « 22,84 „ 23,77 n „ 115.51 „ 26,65 „ 38,72 » „ 115,18 n 24,10 56,48 » „ 111,87 „ 26,02 „ 63,78 » „ 109,80 « 25,79 68,86 » „ 106.94 „ 24,40 „ 52,95 » „ 105.64 „ 27,28 56,48 » „ 105,64 „ 25,39 „ 53,62 » „ 105,35 „ 24,40 . 40,05 » „ 104,75 . 26,02 „ 51,71 » „ 104,75 „ 24,10 „ 84,09 j» „ 104,40 „ 26,65 « 32,01 » „ 104,09 „ 25,39 „- B7,90 M „ 102,82 „ 25,39 „ 55,88 n „ 101,87 „ 21,57 64,06 » „ 101,56 „ 26,02 45,05 J! „ 101,19 „ 26,65 „ 47,25 » 99,02 „ 22,85 65,64 ., „ 97,41 „ 24,11 » 47,59 n 94.57 . 25,70 46,63 » „ 94,25 „ 21,24 „ 34,26 » 92,95 „ 23,16 „ 57,11 » 91.61 „ 23,16 „ 62,82 » „ 84,71 „ 24,68 „ 72,35 V 83.78- „ 22,85 „ 51,41 Gilgit „ 138,03 „ 26.02 „ 63,47 n „ 135,19 „ 26,65 „ 51.41 n „ 123,13 „ 24,74 „ 87,58 Baltistan „ 125,41 „ 26,02 24 11 » „ 114,88 „ 24,40 „ 62,82 Ladak „ 114,25 „ 26,65 „ 73,63 » „ 111,71 „ 25,39 86,32 Astor „ 114,25 „ 26,65 „. 66,01 » „ 99,65 „ 23,78 „ 62,19 Noli credo perciò, allo stato delle nostre cognizioni, sia possibile dare speciale e prevalente importanza alle differenze 2G8 LORENZO GAME R ANO sopradette, che presentano le corna dei maschi delle varie sotto- specie 0 varietà state descritte; mentre probabilmente hanno maggior valore differenziale le modificazioni della colorazione e del sistema di macchiettatura, e le differenze che le corna pre- sentano nel sistema generale di sviluppo dei loro nodi. Neppure per la distinzione delle sottospecie darei, per ora, speciale importanza ad alcune variazioni che si osservano nei crani dei pochi esemplari stati figurati e negli esemplari che ho sott'occhio, e che riguardano la maggiore o minore inclina- zione dei frontali, la forma della sutura fronto-nasale, la forma dei nasali, poiché tali sorte di variazioni ho osservato assai spiccate nel numerosissimo materiale da me studiato dello Stam- becco delle Alpi (1). Più importanti appaiono essere altre dif- ferenze dei crani, come la grandezza relativa delle cavità orbi- tarie, la distanza fra i fori sopraciliari, ecc. * I due crani colle corna raccolti da S. A. il Duca degli Abruzzi nel bacino del Baltoro nel gruppo del Karakoram, nel Baltistan, io credo si possano probabilmente riferire alla Capra sihirica sub spec. ivardi descritta dal Lydekker (2). Essi hanno una notevole rassomiglianza nella loro forma generale con quelli figurati dal Barrali nel suo libro : Sport in tìie Highlands of Kashmir (3): " The Baiti ibex „, dice il Lydekker, C. sihirica wardi, " is a well-defined race, characterised by its dark colour, and " the large white saddle, separated only by a narrow dark band " from the white neck-patch. In point of size the saddle is in- " termediate between the relatively small one of C. sihirica " lydekkeri and the large one of (J. sihirica sacin. The horns (1) L. Camerano, op. cit. (2) Lydekker, Game of India, pag. 101, 1900. — The Game aninuds of India, pag. 115, fig. 16, 1907. (3) Londra, Rowland Ward, 1898, pag. 149 e 165. Una delle figure del Darrah è pure riportata dal Lydekker nel suo volume: Wild Oxen, Sheep et GoaU of ali Lands, Londra, Rowland Ward, 1898, pag. 279. OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO DEL BALTORO, ECC. 269 " are net unlike tliose of the Thian-Slian race, but stouter, " shorter, and narrower in transverse section „ , Uno dei due esemplari (che indicherò colla lettera A) rac- colti nel bacino del Baltoro. quello di maggior lunghezza, è pure rassomigliante a quelli raccolti dal Principe Fedro d'Orleans a Chakerkot Naia presso Gilgit, per i quali il Lorenz ha pro- posto provvisoriamente il nome di C. sibirira petri. A questo proposito il Lydekker dice : " For the Gilgit ibex, which has " very slender horns, Dr. von Lorenz propose the provisionai " name of C. sibirica petri, after Frince Fedro of Orleans, but " it cannot yet be defined „ (1). L'esemplare sopra detto del Baltoro ha appunto le corna lunghe e l'elativamente sottili, e rassomiglia un poco a quelle della C. sibirica petri figurate dal Lorenz (2). L'altro esemplare del bacino del Baltoro (che indicherò colla lettei"a B) ha corna meno incurvate e piìi grosse verso la base. Ora, tenendo conto delle osservazioni sopra fatte intorno alle variazioni delle corna fra esemplari della stessa località, sorge il dubbio s(} gli esemplari di Gilgit e quello A del Bal- toro non siano che i rappresentanti della forma di corna yracilis di una identica sottospecie, vale a dire della C. sibirica wardi del Baltistan, alla quale appartiene pure l'esemplare B del Bal- toro, rappresentando questo la forma crassa. (1) Lydekker, Game aniiiKiIs of India, Londra, 1907, paof. 119. 1,2) Lorenz von Libitrnau, Steinhoeke Inneraì^iens, op, cit., tav. IT. fig. 9. 270 LORENZO CAMERANO Età dell'animale al quale appartennero le corna Lungh. del eorno alla base dei nodi . . „ ,, „ lungo la curva sui nodi ,, „ ,, „ „ inferiore „ „ „ della corda .... Distanza della curvatura inferiore dalla corda a 1,4 della lunghezza. Idem a 1/2 „ „ ... Idem a 3 4 „ ,. ... Diametro massimo trasversale alla base del corno Idem antere posteriore Idem trasversale a 1/4 della lunghezza Idem antere post. „ „ „ Idem trasversale a 1/2 „ „ Idem antere post. >, „ „ Idem trasversale a 3/4 „ „ Idem antere post. ,, „ „ Circonferenza alla base del corno (1) . Distanza delle corna fra loro a metà della loro lunghezza Idem a 3/4 della loro lunghezza . . . Idem all'apice Bacino del Baltoro B Misure in metri anni anni anni 10alll()all,lOall 0.945'0.843j0,863 1,000 0.9050,915 0.895 0.690 0,715 0,525 0,4400,435 0,150 0,200 0.165 0,2200, 150'0,218 0,215'0,185|0,235 0,054 0,072 0,054 0,080 0,043 0,074 0,025 0.060 0,230 0,057 0,084 0,050 0,079 0,037 0,071 0,030 0.061 0,240 0.056 0,078 0,050 0.075 0,034 '0.068 |0.023 0,055 0,225 anni 8a9 0,790 0,865 0,675 0,475 0,150 0.190 0,175 0,058 0,079 0,045 0,074 0.038 0,071 0,027 0.058 0,235 '0,210 0,265 0,375;0.260 j0,425:0,380, 0,470:0,380 !0,550 0,505'0,600 0,430 Le figure unite a questo lavoro mostrano lo sviluppo e l'an- damento dei nodi e la configurazione generale delle corna. Ri- chiamo l'attenzione del lettore sulle spiccate differenze che pas- sano fra i due esemplari raccolti nel bacino del Baltoro per ciò che riguarda la curvatura generale dello corna e il diverso rap- porto alla base dei diametri trasversali e antere posteriori delle corna stesse. (1) Misure prese non sul nodo. Le misure prese sul nodo sono le se- guenti: A m. 0,240, B m. 0.250, Lalml m. 0,237, Kashmir m. 0,265. USSERVAZION'I SULLO STAMBECCO DEL BALTOKO, ECC. 271 L'esemplare del Lahul deve riferirsi alla stessa forma degli esemplari del Baltoro? 11 Prof. Filippo de Filippi, il gentile do- natore al Museo dell'esemplare in discorso, mi scrive: " Ho acquistato il paio mandatole nel Lahul, fra il Ladak e la pro- vincia di Kulu, circa 300-3.50 miglia pili a sud del Karakoram, perchè il Residente inglese mi disse che l'Ibex del Lahul era diverso da quello dell'Alto Imalaia. A quanto ricordo, mi disse che il rapporto fra la circonferenza (alla base) del corno e la lunghezza totale era diverso, e diversa la divergenza massima, o distanza delle punte fra loro „. Intorno a questo carattere è da osservarsi quanto segue: Nei due esemplari del Baltoro e in quello del Lahul si hanno le misure seguenti espresse in valori assoluti e in 360™' somatici (1): Baltoro Lungh. tot. sui nodi m. 1,000-0,905 Circonfer. alla base sui nodi m. 0,240-0,250 Distanza delle corna ai loro apici . . . m. 0,550-0,505 Nell'esemplare del Lahul il rapporto fra la circonferenza (alla base) del corno e la sua lunghezza totale ha valore inter- medio fra quelli dei due esemplari del Baltoro. Maggiore è invece la distanza delle corna fra loro agli apici ; ma anch'essa, tenuto conto delle sopra riferite osservazioni sul variare della divergenza delle corna degli stambecchi, non ha, da sola, spe- ciale importanza. Si considerino in proposito anche i dati seguenti che pre- sentano gli esemplari di Gilgit, Ladak, Astor e del Baltistan rife- riti dal Lydekker, che io riduco in 360™' somatici per renderli comparabili ai precedenti: Gilgit Lunghezza totale 360-360-860 Circonf. alla base 68-71-72 Distanza delle corna agli apici 166-137-256 232-279 208 70-197 Lahul Baltoro Lahul m. 0,915 360-360 360 m. 0,237 86-99 92 m. 0,600 198-201 236 Ladak Astor Baltistan 360-360 360 360-360 84-82 84 76-77 (1) L. CAMKRANfi, Lo sfuiJio qiKnitificti vo (h'ffli organismi e il coeffìrieute somatico, " Boll. Mus. Zool. e Anat. Comp. di Torino ,. voi. XV, n. 375, 1900 272 LORENZO CAMERANO Da essi appaiono differenze notevolissime per ciò che ri- guarda la divergenza delle corna in esemplari della stessa lo- calità. Nelle corna dell'esemplare del Lahul si notano tuttavia altre differenze, come si può vedere dalle figure unite a questo lavoro. I nodi sono in generale meno sviluppati che non negli esemplari del Baltoro, sopratutto per i sei anelli di accresci- mento annuali verso la base, che sono i più recenti, tanto che in complesso le corna dell'esemplare del Lahul, per il modo di comportarsi dei nodi, hanno una notevole rassomiglianza con quelle dello Stambecco europeo, e a questa specie si rassomi- gliano pure per la maggior convessità delle faccio interna ed esterna, sopratutto verso la base. Per questi caratteri l'esem- plare del Lahul si scosta da quelli del Baltoro e da quello del Kashmir sopra indicati e, per quanto posso giudicare dalle figure date dal Lorenz e da altri, anche dalle altre sottospecie state descritte dello Stambecco d'Asia. Il cranio dell'esemplare del Lahul è anche diverso da quelli del Baltoro e del Kashmir per alcuni caratteri. I quattro crani degli esemplari sopra descritti hanno le principali misure indicate nello specchietto a pag. 14 e 15. Dallo specchietto delle misure si vede che il cranio del- l'esemplare del Lahul ha proporzioni per varie parti diverse da quelle dei crani del Baltoro e del Kashmir. — La distanza fra i fori sopraciliari è notevolmente minore nel primo che non negli altri; mentre è maggiore in esso la lunghezza dalla criò^fa occipitalis alla radice dei nasali, minore è pure la larghezza mas- sima del frontale agli apici anteriori e sono spiccatamente mag- giori i diametri massimi trasversale ed antere posteriori del- l'orbita. Quest'ultimo carattere ed il primo, cioè la distanza fra i fori sopraciliari, meritano speciale considerazione. Nei 150 crani dello Stambecco delle Alpi da me studiati (1) risultò che le va- riazioni del diametro antere posteriore e del diametro trasversale dell'orbita, fra individui di pari età, sono più notevoli nei crani giovani che non negli adulti o nei vecchi. In questi ultimi, ad (1) L. Camerano, op. cit. OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO DEL BALTOHO, ECC. 273 esempio, per il diametro massimo antero posteriore si hanno i valori estremi seguenti (espressi in 360"" somatici e prendendo per misura base, come nel caso dei crani studiati in questo lavoro, la distanza fra i fori sopraciliari) 232-261, 225-253, 226-231, 214-219. Questo carattere, come si vede, varia entro limiti ristretti nello Stambecco delle Alpi. E possibile che la cosa avvenga pure nello Stambecco d'Asia. Ora, mentre i due esemplari del Baltoro e quello del Kashmir variano poco a questo riguardo fra loro, 237-259, quello del Lahul si scosta notevol- mente da essi col valore di 347, presenta cioè una notevole maggior lunghezza. Analogamente si osserva per il diametro trasversale dell'orbita. Ne consegue un'orbita proporzionalmente più grande nell'esemplare del Lahul. Il cranio dell'esemplare del Lahul presenta pure, carattere degno di considerazione, tenuto conto che esso è adulto, una spiccata minor distanza fra i fori sopraciliari. Considerando le differenze delle corna, la notevole maggior grandezza dell'orbita, la minor distanza dei fori sopraciliari del cranio e le differenze di dimensioni di altre sue parti che da esse dipendono, credo si possa ritenere che l'esemplare del Lahul è diverso da quelli del Baltoro e da quello del Kashmir e dalle sottospecie dello Stambecco d'Asia fino ad ora state descritte. Per maggior chiarezza, e in attesa di dati intorno al si- stema di colorazione dello stambecco del Lahul , credo oppor- tuno indicare provvisoriamente questa forma col nome di Capra sihirica sub spec. filippii. 274 LORENZO CAMERAXG S| O S ai •-H U a s ce ."li ffl.Ò * ~! '^'" p.2 » pi n-tì 1-5 0) o , o a ■3 s a, p, fto ■ cS fra l'apice dei palat. e dei uasal p a 01 "3 "3 a i •s =2* o2 O'd.2 a ■s " § 3 «e c8 0, 0 0 a> 0) 0 ti © "3 o3 a cS Ti ce ed sa S^2 M tq 43 bc 0) H à-Sa fl a fl a ^ s ^ 0 C3 3 cS-^ !» hi kJ i-q ^ « rj 00 Cranio dell'individuo A del bacino del Baltoro . . . Cranio dell'individuo B del bacino del Baltoro. . . Cranio dell' individuo del, Lahul Cranio dell'individuo del Kashmir IVIisiare assolutt 55 63 68 260 149 76 118 — — 97 76 62 245 154 86 110 57 75 102 78 55 157 82 112 55 71 103 74 70 258 154 83 118 56 77 102 85 64 ^Xisure espresse Cranio dell'individuo A del bacino del Baltoro . . Cranio dell'individuo B del bacino del Baltoro . . . Cranio dell'individuo del Lahul Cranio dell'individuo del Kashmir 360 360 360 360 1376 1422 1327 788 894 1028 792 402 499 537 427 619 6391331 I 733 360 607 288 435 465 396 514 592 674 525 402 453 484 437 291 366 329 (1) Fino all'apice del lacrimale. OSSERVAZIONI SULLO STAMBECCO DEL BALTOliO, ECC. 275 ^ J^ ^ '3 5^ o ^ è (è - o m ce p< (D 'Ti ai ce .a a ce ce 'ce ce "S « '«'ée ce S-t a ■5 sa ^•3 —1 et •-a 03*^* ce N oì a *3 a ce S '3 i a ce ® o ? ? il S !3 cg ce N *cé ce a N U ie o ce -3 N a» 0) co ce 0) aa N CD .a ce N N 0) ce Q) ) esemplari adulti montati; in una pelle (C) di individuo adulto mancante della testa; di una mezza pelle (D) di individuo non adulto (la pelle è stata tagliata longitudinalmente a metà del Atti della E. Accademia — Voi. XLVl. IS 27S LORENZO CAMERANO dorso, il Museo ha la metà sinistra); di due {E, F] pezzi di pelle della regione posteriore zebrata. Da queste pelli nessun carattere sicuro si può trarre per la determinazione del sesso. L'esemplare A venne considerato come «maschio in base alla figura 78 dell'opera del Lydekker Th(' Game animals of Africa (1), e del precedente lavoro sul- rOkapia del Ray Lankester (2), ed alla relativa descrizione, sia per il colore della parte chiara del capo , sia per il fatto che la pelle appariva con due tagli circolari sul capo nel luogo degli " ossicones „, mentre l'altro esemplare B venne conside- rato come femmina in base alla figura 80 della stessa opera, per la colorazione notevolmente piìi chiara del capo e per l'as- senza degli ossiconi, come appariva dalla pelle intiera della parte superiore del capo. Le due figure citate rappresentano due esemplari del Museo Britannico. Il Lydekker a loro proposito dice, pag. 375 (op. cit.): " This " specimen, which is hornless, was subsequently proved to be " a female by the arrivai of skulls, skins and skeletons of the " male, which is invariably horned „ . Ray Lankester nel lavoro pili recente del 1910 sopra ricordato, mette in dubbio la co- stante presenza degli " ossicones „ nei maschi e la costante loro mancanza nelle femmine: " The rare absence, egli dice, of ossi- " cones in a truly adult specimen may be due, not to sex, but " to individuai variation „ ; quindi per ora rimane dubbiosa la determinazione del sesso nei due esemplari A e B sopra indicati. Il colore del dorso, dei fianchi e del collo nei due esem- plari u4. e B è bruno scuro. Le parti chiare del capo lo sono notevolmente di più nell'esemplare B che non nell'esemplare A, e nell'esemplare B sono pure maggiormente estese le striscie bianche sulle zampe anteriori, sulle posteriori e sulla parte posteriore del corpo. L'esemplare B per lo sviluppo delle striscie bianche si avvicina agli esemplari figurati dal Ray Lankester {'S),' tav. 80, (1) Londra, Rowland Ward, 1908. (2) Ray Lankester, Oh Okapia, a ticw Genus of Giraffidae front Central Africa, • Trans. Zoolog. Soc. London ,, XVI, N. 6, 1902. (3) Monoyraph of the Okapi, Op. cit. LE « OCAPIA » DEL MUSEO ZOOLOGICO DI TORINO 279 figg, 1-2 e tav. 45, fig, 1, all'esemplare figurato nella tav. 32, figg. 1-2, a quello della tav. 33, fig. 1, a quello della tav. 34, fig. 1. L' esemplare A invece presenta una maggior estensione delle striscie nere sulle bianche, come negli esemplari figurati nelle tavole 45, fig. 2; tav. 46, fig. 2; tav. 29, fig. 1. La pelle C, mancante del capo e quasi completa nel resto, è di color brano nero molto scuro con aspetto vellutato ; la striatura bianca è relativamente poco sviluppata e si avvicina a quella dell'esemplare A, e in particolar modo all'esemplare figurato del Lydekker a tav. 34, fig. 2. Così pure si dica nel suo complesso per il sistema di zebra- tura della pelle D e dei pezzi di pelle E e F. Allo stato presente delle nostre cognizioni nulla di sicuro si può dire intorno al valore tassonomico delle numerose varia- zioni die si osservano nel sistema di zebratura dei vari esem- plari. Si può osservare che sono frequenti le assimmetrie nelle estremità anteriori e posteriori, assimmetrie che si trovano pure nelle Zebre, sebbene in grado minore, anche nella disposizione delle striscie nere e chiare e nel relativo loro sviluppo. Relazione sulla Memoria della D.''' Giulia Gtiardinelli : Sul calore sistematico del tegumento seminale delle Vicieae (DC) italiane. La Memoria presentata dalla Dottoressa Signorina Giulia GiARDiNELLi per la pubblicazione nei volumi accademici, intorno alla quale ci venne dato l'incarico di riferire, è frutto di lungo e paziente lavoro condotto con somma diligenza sopra un ricchis- simo e vario materiale, messo insieme mercè la cortese coope- razione dei principali Orti botanici. I risultati ottenuti dall'A,, quali riassumeremo brevemente nelle linee generali, ci concedono di poter affermare che questo lavoro (attentamente seguito da uno di noi) non sarà inutile al progresso della scienza. L'A. si è occupata della sistemazione delle specie italiane, comprese nella numerosa tribìi delle Vicioidee, fra le Legu- minose; in cui si annoverano specie di piante nelle quali si nota una desolante affinità di caratteri morfologici , che si ac- 280 centua, massime nei semi, ove l'analogia strutturale tanto mor- fologica che anatomica è grandissima. Ora è noto che, a lato di semi che hanno un valore alimen- tare notevole per l'elevato contenuto proteico [Pisum, Cicer , Ervum, Lens) si incontrano fra le Vicioidee semi dotati invece di proprietà tossiche più o meno gravi. Tra questi ultimi vanno specialmente annoverati i semi della Vida augustifolia Reich.. quelli della V. hirsuta Gray, e della V. macrocmjm Moris. Meno studiati, ma non meno pericolosi sono pure i principi tossici contenuti in molti Lathiivus [L. aphaca Linn. , L. clye- nenum Linn., L. sativus Linn.) ai quali si devono alcune intos- sicazioni croniche note sotto il nome complessivo di Lalivismi. Vista r importanza di poter diagnosticare le Vicioidee. quando non si hanno a disposizione altro che semi, o ancora frammenti assai piccoli di essi, come nelle crusche o nelle fa- rine, la Signorina Giakdinelli ha cercato di studiare attenta- mente la struttura sottile del tegumento seminale, allo scopo di poterne dedurre un mezzo pratico di riconoscimento delle differenti specie del gruppo; per quanto ha rapporto alle specie della Flora italiana e di quelle vicine. Questo esame, pazientemente eseguito, condusse l'A. alla elaborazione di una chiave analitica fondata appunto sulla strut- tura anatomica del tegumento seminale, che nelle Vicioidee è costituito, come è noto, da tre strati distinti , rispettivamente noti coi nomi di : cellule malpif/hiane (strato esterno); di cellule a colonna (strato medio); e di cellule profonde (strati interni). Le differenze più notevoli fra specie e specie risultarono in massima dalla considerazione delle cellule del 1° strato, ovve- rosia dalle cellule malpighiane, che si dimostrarono varie nelle loro terminazioni, nella conformazione del lume cellulare, nello inspessimento delle membrane, nella distribuzione dei materiali di pigmentazione, ecc., minuziosamente descritti e registrati per ciascuna delle specie. La tavola analitica che riassume i risultati ottenuti nel corso del lavoro è poi seguita da un'altra chiave sussidiaria alla prima, fondata invece sui caratteri morfologici esterni dei semi. Mercè questi due elementi tassonomici riuscirà d'ora in avanti praticamente possibile la determinazione esatta delle specie, colla sola considerazione dei semi, ciò che era impossi- 281 bile ad effettuarsi tinora. Il lavoro della Signorina Giardinelli ad un valore scientifico indiscutibile, aggiunge quello jiltresì di una importante praticità. La vostra Commissione è quindi lieta, mentre rileva i me- riti dello studio compiuto con indefesso amore dall' A., di pro- porne la pubblicazione nei volumi accademici. Una tavola nella quale sono riprodotti da microfotografie (eseguite dall'A.) i particolari anatomici piìi interessanti osser- vati, accompagna l'accurato lavoro di l'icerca eseguito nel La- boratorio dell'Istituto botanico dell'Università torinese. Tonno, 31 gennaio 1911. C. F. Parona. 0. Mattirolo relatore. Relai^ioìie sul lavoro del Dr. A. Casu dal titolo: Lo Stagno di »S'" Gilla (Cagliari) e la sua vec^etazione. Il Dr. Angelo Casu presenta con questa Memoria la seconda parte del suo lavoro sullo Stagno di Cagliari e sulla sua vege- tazione, e l'egregio Autore non ha delusa l'aspettativa del let- tore lasciatagli colla prima parte, della quale questa è anche maggiore per mole e per comprensione. Il lavoro attuale è, come il primo, corredato di una tavola topografico-botam'ca. Il Casu divide questa parte in diversi capitoli; preceduta da acute e geniali osservazioni sull'evoluzione ecologica dello Stagno, viene presentata l'enumerazione delle specie ivi crescenti e che egli distribuisce in zone (palustre, stagnale^ sommersa), fermandosi ad illustrare le diverse particolarità ecologiche delle igrofite marine e delle igrofite cornimi, discorrendo dell'azione del mare e dei torrenti su di esse, del sottosuolo, ecc. ; tutto ciò in rapporto colla distribuzione dei vegetali dello Stagno in dette zone. L'Au- tore mette in luce insomma tutte le determinanti fisiche dello stato attuale dello Stagno, dovute essenzialmente all'azione an- tagonistica fra mare e torrenti. Il (3asu viene poi alle conclusioni; le quali, convien dirlo subito, sono in alcuni punti di tale interesse, da costituire, a parer nostro, un nuovo acquisto per la scienza biologica dei vegetali, ne si potrà meglio giudicare di questo valore che rias- sumendo in breve le conclusioni stesse dell'Autore. 282 Emerge anzitutto dalle osservazioni e dalle raccolte fatte dal Casu, che il gruppo delle piante igrofite marhie si localizza, naturalmente, nella parte meridionale dello Stagno, mentre le igrofite comuni sono limitate alla parte settentrionale circondata da fiumi e torrenti. Che nella zona intermedia cresce una me- scolanza di piante le quali possono o no vivere e perdurare, in quanto possono o non possono adattarsi ad un ambiente aniso- tonico a quello che loro è naturale (3'*,6 B. mare; 0. B. fiume). Che nella zona di contatto tra l'acqua marina e la dolce, le igrofite marine non si adattano e periscono non tollerando l'a- zione idrolitica delle soluzioni ipotoniche diluite, e così esse sono del tutto scomparse, oppure vivono ridotte a vegetare nella parte dello Stagno piìi a sud, dove solo nelle stagioni delle pioggie o delle piene, la tonicità salina discende al disotto del minimum da esse richiesto. Che le piante di fiume si adattano meglio in causa della buona nutrizione in cui esse si trovano, sul fondo limaccioso dello Stagno, la quale ne aumenta la resistenza fisiologica alle soluzioni ipertoniche (adattamento fisiologico); ed anche perchè, in questo caso, la grande quantità di sale assorbito stimola e provoca la fioritura e la fruttificazione anticipiandola; venendo cosi le piante sottratte all'azione delle più forti concentrazioni saline che mano mano si determinano nella stagione estiva (adattamento ecologico). Ed è qui, a nostro parere, dove le intelligenti, pazienti, e, diciamolo pure, faticose osservazioni del Casu sulla fioritura di diverse specie appartenenti ai Generi Potamogeton, Mgriophyllum, Najas, ecc., che egli ha seguito passo passo, lo hanno, a nostro giudizio, condotto ad un risultato che fa testo, che è la reale dimostrazione di un fatto di adattamento, verificabile quando- chessia da uno studioso. Il grado di adattamento (dimostra l'Autore) varia da specie a specie; il Potamogeton pecti?iatus resiste per il primo alle forti concentrazioni saline: vengono poi, in ordine decrescente, i Mg- riophyllum, i Najas ed il Potamogeton natans, ecc., le quali specie avanzano nello Stagno a distanze gradatamente minori, ed altre finalmente che non si allontanano quasi dalla foce del fiume dove la salinità estiva non supera i 0,05 B. Interessantissima un'ultima osservazione riituardante la tar- 283 diva yeriìiinazione dei semi e l accrescÀmento lento, fattori sfavo- revoli alle igrofite marine, le quali vengono soffocate dalle iijrofite comuni portate dal fiume verso il mare dove esse compaiono ancora qua e là sporadiche e disseminate. L'influenza dei fiumi spostandosi verso il sud dello Stagno si è però solo in certo modo sovrapposta a quella del mare, perchè nella zona esterna le piante alicole (Salicornia, ecc.) costituiscono delle vaste pra- terie alternantisi colle igrofite comuni. Da questo breve riassunto delle principali cose contenute nella Memoria del Dr. Casu, è facile dedurre, come già si disse, la sua importanza. Il Casu è preciso, incisivo^ senza esitazioni od incertezze; i fatti rilevati gli danno in mano la risposta ca- tegorica ai problemi che egli si propone, e là dove l'ipotesi è indispensabile, egli ne usa con moderazione e con riserbo, conscio della difficoltà dell'induzione e della complessità dei quesiti. Concludiamo, a nostra volta: come tutti i lavori d'indole monografica fatti con cura, con amore e con fine ricerca, questo del Dr. Casu segna un indiscutibile passo nella storia ecologica dei vegetali, ed è un esempio raro di pertinacia e di costanza. Col progresso attuale dei metodi d'indagine e colla divisione del lavoro in tutti i rami dello scibile umano, non è ormai pili concesso ad un botanico di sperare nella fortuna e nella com- prensione Linneana. Ognuno porta alla grande fabbrica scien- tifica la sua pietra piìi o meno buona, piìi o meno ben lavorata. Questa del Dr. Casu è di tal consistenza e di tal fattura da resistere alle ingiurie del tempo e della critica, ed è consolante, in questi tempi, il vedere un uomo nel quale la modestia delle aspirazioni non bastò a frenare l'inquieta foga e l'entusiasmo della ricerca, intesa a strappare ad una regione interessantis- sima della bella Sardegna, i segreti della sua natura. I sottoscritti non esitano perciò a proporre agli onorevoli colleghi l'accettazione del lavoro per la stampa nelle Memorie. C. F. Parona. 0. Mattirolo relatore. U Accademico Segretario Corrado Segre. 284 CLASSE DI SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE Adunanza del 12 Febbraio 1911. PRESIDENZA DEL COMM. KODOLFO RENIER SOCIO ANZIANO Sono presenti i Soci: Ruffini, Stampini, Einaudi, Schiapa- RELLi e De Sanctis Segretario. — È scusata l'assenza dei Soci S, E. BosELLi, Presidente dell'Accademia, Manno, Direttore della Classe, Carle, D'Ercole, Sforza, Brondi e Baudi di Vesme, È letto ed approvato il verbale dell'adunanza precedente, 29 gennaio 1911. Il Presidente ricorda il lutto che ha colpito il Socio Brondi e comunica che la Presidenza credette rendersi interprete del sentimento di tutti i Col leghi inviando al Brondi a nome del- l'Accademia le più vive condoglianze. Si comunica una lettera del Senatore Isidoro Del Lungo, Socio corrispondente, che sì rallegra della deliberazione presa dalla nostra Accademia per la edizione popolare delle opere di Galileo. Il Socio Stampini fa omaggio all'Accademia di un esem- plare a stampa del manifesto, da lui scritto in lingua latina, per il prossimo Congresso internazionale degli allievi ingegneri in Torino. Il Presidente presentando il volume del Socio Ghaf, L'an- glomania e l'influenza inglese in Italia nel secolo XVIII (Torino, 285 Loesclier, 1911), dall'Autore offerto in omaggio all'Accademia, propone che la Classe, nel ringraziare pel dono, esprima calo- rosamente al Ctraf il suo compiacimento per la salute miglio- rata. La proposta è accolta con voto unanime. Ruffini, asso- ciandosi alle parole del Presidente, rileva la grande importanza che il lavoro poderoso del Graf ha non solo per la Storia let- teraria, ma anche per la Storia civile d'Italia. Il Socio Einaudi presenta per l' inserzione negli Atti uno scritto del Dr. Cesare Jarach, intitolato: Oli effetti di iwa im- posta (jenerale ed uniforme sui profitti^ e dà un cenno del suo contenuto. Pure per gli Atti il Socio De Sanctis offre una nota del Dr. Luigi Pareti su Zuma. k nome del Socio Sforza assente, il Presidente presenta per le Memorie una monografìa dello Sforza stesso intitolata: Il testamento di un bibliofilo e la fami(jlia Farsetti di Venezia. La Classe, presa cognizione dello scritto, ne delibera con pienezza di voti segreti la inserzione nelle Memorie accademiche. 286 CESARE JAKACH LETTURE Gli effetti di una imposta generale ed uniforme sui profitti. Nota del Dr. CP]SARK J A RACK. Nella teoria della traslazione delle imposte, alla imposta generale ed uniforme sui redditi notti delle imprese è toccata la sorte di essere trattata dalla massima parte degli autori quasi di sfuggita, sia per la considerazione pratica che una im- posta veramente generale ed uniforme non è attuabile, sia perchè si son ritenuti molto semplici i fenomeni cui essa, at- tuata, darebbe luogo. Da tutti poi si negò la possibilità di tras- lazione se non in lunghi periodi in pnesi dove il saggio del profitto sia ridotto al minimo, oppure in particolarissime ed eccezionali circostanze. La pratica difficoltà di colpire effettivamente tutti i red- diti netti delle imprese in modo uniforme non esime lo studioso dal! 'obbligo di esaminare le conseguenze di un caso teorico tanto più importante in quanto alla sua attuazione il legisla- tore tende con crescente, insistente diligenza sia con le imposte generali sui redditi di ricchezza mobile, sia con le imposte ge- nerali snl reddito. La complessità degli effetti che crediamo, contrariamente all'opinione generale, discendano da una tale imposta, ci ha indotti a studiare l'argomento e ad esporre il risultato del nostro studio (1). Il quale, lo diciamo subito, ci ha (1) Che gli ertetti di un'imposta generale ed uniforme siano più com- plessi che generalmente non si creda, fu veduto ed ati'ermato da J. S. Mill: Si vede da queste considerazioni che gli effetti di una tassa sui profitti sono molto più complessi, più svariati ed in qualche modo più incerti. che non lo hanno comunemente supposto gli scrittori che trattarono tale subbietto „. J. S. Mill, Principii di Ecoiioìiiia politica (" Biblioteca del- l'Economista „, serie P, voi. XII), pag. 989. GLI EFFETTI DI UNA IMPOSTA GENERALE EU UNIFORME, ECC. 287 indotti nella persuasione che, nonché essere conseguenza ecce- zionale, quella della traslazione è la conseguenza normale di una imposta che percuota uniformemente tutti i profitti delle imprese. La argomentazione dalla quale la maggior parte degli au- tori concludono non esser possibile la traslazione di un'imposta uniforme su tutti i redditi netti delle imprese, riposa sul fatto che, non essendovi disparità di trattamento fra le varie in- dustrie, non vi ha stimolo ne possibilità per i capitalisti di trasferire i loro capitali da un investimento ad un altro. " Sic- '• come tutti i capitalisti ne sarebbero ugualmente tocchi, non " vi sarebbe motivo per l'uomo impegnato in una specie qua- " lunque di produzione di trasferire i capitali ad un'altra ... Così conclude Giacomo Mill (1), e con altrettanta rigidità con- cludono nello stesso senso Mac Culloch (2), Esquirou de Parieu (3), Helferich (4), Wagner (5), Seligman (6). (1) Elementi di Economia politica (" Biblioteca dell' Econ. ,, serie V\ voi. V), pag. 803. (2) * Un'imposta proporzionata ai netti profìtti, ottenuti da coloro che * siano impegnati in qualunque ramo d'industria, cadrà esclusivamente sui " profitti, purché sia equamente collocata Egli è evidente che ninno in " tal modo potrebbe lusingarsi di sfuggire all' imposta mutando occupa- " zione, e (j^uindi essa non potrebbe esser ragione di alcun trasferimento di " capitale da un'industria all'altra; ne potrebbe generare alcun mutamento " nell'ofi'erta e dimanda delle merci, o nel loro prezzo monetario „. Trat- tato sui principii e foii pratici effetti delle imposte e del debito pubblico C Biblioteca dell'Econ. „. serie 2", voi. X), pag. .").S. (3) " 8e la fortuna mobile della nazione potesse venire colpita da una * imposta analoga nWincome-ta.x britannica o alle contribuzioni sulla pro- " prietà che si riscuotono nell'America settentrionale, i caiaitalisti non po- " trebberò rigettarne il contraccolpo su coloro che tolgono ad iniprestito o " sui consumatori, se non in quanto trovino nel paese vicino modi di im- * piegare i capitali, vantaggiosi abbastanza per compensare la maggiore " difficoltà di sorveglianza e la spesa dei trasporti di danaro ,.. Trattato delle imposte (" Bibl. dell'Econ. „, serie 2% voi. IX), pag. ni. (4) " Pongasi che venga fatto, ciò a cui non si riescirà mai perfetta- " mente, di stabilire una imposta nella ragione esatta, poniamo, de! 10 "/,, " su ogni reddito. Ognuno avrà il suo reddito ridotto del 10 "/o e dovrà " ridurre di altrettanto o i suoi consumi o i suoi risparmi ,. L'autore nota giustamente che questa riduzione ha delle ripercussioni, inquantochè se NE. Il serjiiito della nota (4) e (5) e (6) a pai/, seg. 288 CESARE JARACH Invero non si può negare che, ove l'imposta sia congegnata in modo cos'i perfetto da colpire il profitto netto del capitale e solo questo, detratta ogni quota di rischio, non può avvenire alcuna migrazione di capitali da un impiego all'altro. Per otte- nere il risultato di colpire effettivamente il profitto netto, l'im- posta dovrebbe fissarsi* per ciascuna specie di industria o sul profitto medio realizzato in un periodo tale che in esso si sia esaurito tutto il ciclo delle probabilità, o soltanto su quella somma residuale che risultasse dalla detrazione dal profitto lordo annuo di una quota indicante, per le esatte esperienze del passato, il rischio inerente a ciascuna specie di produzione. È il primo metodo che in pratica si segue di preferenza. Ma convien dire che esso è così rozzamente applicato da non po- tersi affermare che raggiunga lo scopo voluto di commisurare l'imposta all'effettivo profitto netto. Forma infatti materia im- ponibile il profitto medio ottenuto in un breve periodo di tempo pure alla riduzione dei poteri d'acquisto dei contribuenti corrisiiondesse un'ec^uale espansione degli acquisti da parte dello Stato, le domande non sarebbero piìi quelle che altrimenti si sarebbero avute, e vi sarebbero quindi economie danneggiate più di altre dall'imposta. Teoria generaìe del- l'imposta nel Manuale dello Schonberg (" Biblioteca dell' Econ. , , serie 3% voi. XIV, parte 1»), pag. 382. 1.5) " Una imposta su tutte le industrie (professioni) veramente ìiniforme " — quale appunto non esiste — certo sarebbe, di regola, iz-riversibile, in " quanto, colpendo essa egualmente tutti i profitti d'intrapresa, il trasporto, " a scopo di riversione, dell'attività d'intrapresa e dei capitali da un' in- " dustria ad un'altra, non gioverebbe a nulla ,. Teoria speciale delle imposte nel Manuale dello Schonberg (" Bibl. dell'Ecoii. „, serie 3*, voi. XIV, parte V), pag. 539. (6) " Se i profitti rappresentano l'eccedenza sul costo di produzione, " un' imposta generale su questa eccedenza non può influire sul costo di " produzione, il prezzo non può essere alterato ed il consumatore non può " essere colpito. È sul produttore che incide l'imposta immediatamente e " definitivamente „. Traslazione ed incidenza delle imposte {* Bibl. dell'Econ. „, serie 5% voi. XVI), pag. 23-5. Non è ben chiaro se l'autore intenda includere nel costo di produzione l'interesse del capitale e perciò escludere dalla tassazione le imprese mar- ginali che non realizzano, dedotte le spese di esercizio e le quote di am- mortamento e di rischio, se non l'interesse del capitale ed il salario dell'im- prenditore. In questo caso la sua conclusione è esatta, altrimenti non si può aflermare che l'imposta non influisca sul costo di produzione. UM EFFETTI DI UNA IMPOSTA t4ENEliALE ED UNIFOilME. ECC. 289 eguale per tutte le industrie (1) : ed è troppo chiaro non esser uguale per tutte le industrie il periodo nel quale si esauriscono tutte le possibilità favorevoli e sfavorevoli ad una determinata produzione. Che anzi per una stessa industria esso varia assai facilmente colle modificazioni rapide e multiformi che subisce l'ambiente nel quale l'industria si svolge. Comunque, sia che l'imposta non abbia con alcun congegno particolare provveduto a tener conto dei rischi inerenti alle varie specie di produzione, sia che i congegni non siano ade- guati allo scopo cui tendono, ne consegue che vi sarà motivo ed interesse, nell'ipotesi di industrie in concorrenza fra loro, ad abbandonare quei campi d'impiego dove i rischi sono più elevati per investire in quelli ove lo siano meno, fino a che questo processo non abbia ricondotti i profitti netti all' egua- glianza (2). Ma queste osservazioni, fatte per amore di precisione, non toccano punto la verità della conclusione teorica, per la quale si postula un'imposta capace effettivamente di colpire il pro- fitto netto. La rigida asserzione della impossibilità che si trasferisca un'imposta generale ed uniforme sui redditi netti delle imprese è stata da alcuni autori temperata nel senso che tale incidenza inevitabile sugli imprenditori è soltanto l'effetto immediato di una tale imposta. In un lungo periodo di tempo e là dove il ^ saggio del profitto tenda al minimo, potrà diminuire l'accumu- lazione in confronto di quella che sarebbe stata se i profitti non si fossero abbassati, e di conseguenza potrà in tutto od in (1) Così, ad esempio, la nostra imposta di ricchezza mobile colpisce i profitti industriali e commerciali medii verificatisi in un quadriennio (art. 1 e 2 della legge 2 maggio 1907). (2) Se infatti due industrie che rendano egualmente il 5 "Iq netto, perche ugualmente aperte agli investimenti del capitale, corrono rischi ammontanti rispettivamente all' 1 ed al 2 "/„ del capitale, e sono colpite con una aliquota eguale del 10 % sul profitto lordo, che sarà per una in- dustria del 6 °/o, per l'altra del 7 "/oi rimarrà alla prima, dopo pagata l'imposta, un profitto del 5,40 "o, all'altra un profitto del 6,30 ''/q; detratta la quota di rischio, alla prima industria rimarrà un profitto netto del 4,40 "('o, alla seconda del 4,30 %. In questa condizione di disparità l'ori- gine di migrazioni dei capitali, tendenti a ricondurre l'eguaglianza. 290 CESARE JARACH parte l'imposta trasferirsi sui consumatori. Tale è la conclu- sione dello Stuart Mill (1), tale quella del Pescatore (2) e del Graziani (3). Ciò che non ci pare esatto in questa correzione alla troppo (1) rrincipii di Economìa politica (" Bibliot. dell' Econom. ,, serie 1" voi. XII), pag. 987: " Una tassa sui profitti deve almeno nel momento ca- " dere su di quello che la paga una tassa generale ed uguale su tutti i profitti non influirebbe sui prezzi generali, e cadrebbe, almeno nel primo " momento, sui capitalisti soltanto ^i e a pag. 988: " L'efì'etto reale di una tassa sui profitti è di far sì che il paese possegga, in un dato tempo, un capitale piìi piccolo e un prodotto accumulato minore „, e ciò perchè anche nei paesi che non accumulano tanto presto da esser sempre a * breve distanza dallo stato stazionario, sembi-a impossibile che se il capi- " tale pure vi si accumula, la sua accumulazione non venga in qualche ■' modo ritardata dalla sottrazione di una parte dei suoi profitti „ (pag. 989). Se ciò avviene, da ultimo " la tassa cade sul lavoratore o sul proprietario , (pag. 988). (2) Logica delle inipofite, pag. 214 (citato nel Manuale dello Schònberg, in " Bibliot. delI'Econom. „, serie 3*, voi. XIV, parte 1", pag. 382): " Sorge " però un'eccezione a questa regola [della impossibilità della traslazione] " quando una straordinaria abbondanza di capitali ne riducesse i profitti a " segno da venir meno lo stimolo del risparmio e dell' impiego. Se in tale " condizione sopraggiungesse una tassa sui profitti, che nella fatta ipotesi " non possono più sopportare diminuzione, allora o si dovrebbero tosto " aumentare i prezzi per risarcire i profitti e impedire la consumazione im- " produttiva e la emigrazione dei capitali, oppure avvenendo tale consuma- " zione ed emigrazione, l'accrescimento dei prezzi succederebbe come con- " seguenza della scemata produzione ,. Il Pescatore ha intraveduto gran parte delle conseguenze più impor- tanti dell'imposta sui profitti ; si sarebbe ancor più avvicinato al vero se quella che afferma esser regola avesse detta eccezione e viceversa, come sarà in seguito dimostrato. (3) " La parte dell'imposta sul reddito la quale colpisce i profitti si '' ripercuote, a lungo andare, anche se generale, almeno nei paesi vecchi " dove essi tendono al minimo ed in quei periodi nei quali la capitaliz- " zazione è efficace. Infatti l'imposta assottigliando i profitti, impedisce " un'accumulazione che sarebbesi verificata senza tale loro decrescimento... " Quindi sugli operai e sui proprietari di terre si rimbalza una parte del- " l'imposta generale sul reddito collocata nominalmente sopra gli impren- " ditori „. — Di alcune questioni intorno alla natura e agli effetti economici delle imposte (in " Studi Senesi „ voi. Il, 1889), pag. 230. In questo gruppo di autori può porsi anche il Seligman, perchè se egli non parla di ritardata accumulazione trattando dell'imposta sui profitti, ne parla a proposito dell'imposta sul capitale (Cfr. loc. cit., pag. 211). GLI EFFETTI DI UNA IMPOSTA GENERALE ED UNIFORME, ECC. 291 assoluta conclusione degli autori sopra citati, è la circostanza ritenuta necessaria, perchè la traslazione si avveri, di un pe- riodo relativamente lungo, dimodoché si possa distinguere una prima fase in cui l'imposta incide sugli imprenditori ed una seconda in cui essi sono riusciti a liberarsene. Nella prima fase si avrebbe una diminuzione del saggio del profitto, e gli autori che ammettono questa possibilità, non hanno considerato da che cosa dipenda il saggio del profitto sul mercato, ne se gli ele- menti da cui dipende fossero capaci di reagire immediatamente all'azione dell'imposta. Se avessero esaminato il problema da questo punto di vista, la loro conclusione, ci pare, sarebbe stata diversa, come cercheremo di mostrare. Prima però occorre accennare ad alcune teorie aft'atto par- ticolari sostenute da singoli autori. Il Ricardo ha esaminato il problema dal punto di vista dei fenomeni di circolazione ; ammesso che un'imposta sui pro- fitti produrrebbe una elevazione di tutti i prezzi nel caso che " la miniera che ci fornisce il danaro esistesse nel paese me- " desimo e continuasse ad esser libera da ogni imposta .,, nega invece che lo stesso fenomeno possa aver luogo quando la mo- neta sia una merce non prodotta in paese. " 1 prezzi di tutte " le merci non potrebbero elevai'si, giacche un tale effetto " non può aver luogo, senza che avvenga un aumento della " quantità del danaro, aumento che non è sperabile se non in " cambio di merci pii^i care „ (1). In nota però l'autore sog- giunge: " Fatte ulteriori riflessioni, io dubito se maggior quan- " tità di danaro sia d'uopo per far circolare la medesima quan- " tità di merci, qualora i loro prezzi si elevassero per effetto " delle imposte, e non per difficoltà di produzione „. Senza en- trare in questa questione, che non importa qui di risolvere, ciò che si doveva indagare e dimostrare era appunto se dopo l'im- posta la quantità di merci prodotta rimanesse la stessa che si sarebbe avuta quando Timposta non fosse intervenuta. Affer- mato che rimanga la stessa, è già dato per dimostrato ciò che si doveva dimostrare, che cioè i produttori non abbiano in alcun modo cercato di sottrarsi all'imposta. (1) Priìicipii dì Economia politica (" Bibl. dell' Eoon. ,, serie I, voi. XI), pag. 492. 292 CESARE JARACH In un modo tutto speciale ha considerato il problema il Pantaleoni. Supposto un mercato " unicamente costituito dai " prodotti d'industrie soggette alla libera azione della concor- " renza „, egli rigetta come fallaci cos'i la conclusione della " traslazione necessaria ed indiscutibile „, come quella della traslazione impossibile. Secondo la sua opinione, per rispondere al quesito bisogna considerare le condizioni reciproche della domanda e del prezzo del prodotto. " Può la domanda consistere, p. e., in 1000 con- " sumatori, di cui uno solo non sia capace e non abbia la voglia " di pagare un prezzo più elevato, verbi gratia, di a, mentre " gli altri 999 formano una scala di crescente intensità di bi- " sogno e capacita di soddisfazione, e può darsi che data questa " condizione della domanda, il prezzo effettivo a cagione della " eccedente e concorrente offerta, venga a stare o inferiore od " uguale ad a, o per la eccedente e concorrente dimanda mag- " giore ad a. Suppongasi ora un'imposta in questi tre casi. E " chiaro che se l'imposta aggiunta al prezzo non raggiunge a, " la dimanda resterà perfettamente la medesima quale era " prima dell'imposta, mentre la concorrenza non ridurrà piìi i " produttori al prezzo anteriore all'imposta, ma bensì a quel " nuovo prezzo che copre l' aumentato prezzo di produzione. * Perciò ritengo nel dato caso necessaria ed inevitabile la tra- " slazione intera dell'imposta „ (1). La conclusione cui giunge il Pantaleoni è vera soltanto nel caso che la domanda del bene di cui si tratta sia perfettamente rigida. Allora avverrà appunto che fino a che il prezzo non raggiunga e superi a, al quale soltanto è disposto a consumare quello fra tutti i possibili consumatori che sborserebbe per il bene in questione il piìi basso prezzo, la domanda non muterà affatto col mutare del prezzo. Ma il caso di domanda perfet- tamente rigida è puramente teorico. Proseguendo il ragionamento, il Pantaleoni alla ipotesi ora considerata fa seguire l'ipotesi opposta : '" Per contrario, se sup- " poniamo che il prezzo effettivo precedente all'imposta già ec- " ceda a, sicché vi è una domanda di merce senza efficacia sul (1) Pantalko.ni M, Teoria della traslazioìic dei frihiifi {B.oma, Ti\iogv<\R-d Adolfo Paolini, 1882), pagg. 119-12U. GLI EFFETTI DI UNA IMPOSTA GENERALE ED UNIFORME, ECC. 293 " prezzo, e immaginiamo ora un'imposta che venga ad acere- " scere il costo di produzione, è chiaro che un rialzo di prezzo " aumenta la dimanda latente e restringe il consumo, mentre " l'immobilità di esso implica una diminuzione di profitti, ri- " guardo ai quali sarà questione di fatto il sapere se la con- " correnza non li abbia già ridotti al minimo oltre il quale " cessa la spinta alla produzione, oppure no, benché conside- " rando che la maggior parte dei consumatori sono anche pro- " duttori, dovrebbesi trattare nel primo caso di una condizione "" eccezionale di regresso economico universale „, Se abbiamo bene interpretato il pensiero dell'A,, questo si potrebbe così parafrasare : Nelle condizioni postulate di domanda e di prezzo, se i profitti sono ridotti al minimum, cessando la spinta alla produzione, questa diminuisce e vi è traslazione (Poiché nò il Pantaleoni, ne altri degli autori citati sopra tiene conto della influenza sul saggio del profitto del risparmio pronto all'investimento nel momento in cui l'imposta sopravviene a per- turbare l'equilibrio economico, non resta, per spiegarsi la dimi- nuzione di produzione, che l'ipotesi del consumo improduttivo di una parte dei capitali già investiti, quale è fatta esplicita- mente da alcuni degli autori citati sopra. L'ipotesi dell'emigra- zione dei capitali all'estero non è evidentemente da conside- rarsi, perchè allora il problema non presenta alcuna difficoltà; basta che la riduzione del profitto che conseguirebbe all'imposta sia maggiore della valutazione che si fa dei maggiori rischi ed incomodi degli impieghi stranieri, perchè l'emigrazione avvenga.); se i profitti non sono ridotti al minimum, devesi avverare una riduzione del saggio dei profitti, incidendo l'imposta esclusiva- mente su di questi. Concludendo, escluso quel caso assai singolare e di valore meramente teorico, che forma la prima parte del ragionamento pantaleoniano, la conclusione cui esso giunge non è diversa da quella presentata dal Mill, dal Pescatore, dal Graziani, ecc. Atti, della R. Accademia — Voi. XLVI. 19 294 CESARE JARACH * La quale non ci pare sia accettabile come quella che non considera l'azione dei fattori onde il fenomeno della determina- zione del profitto dei capitali trae la sua spiegazione. Che cosa avviene infatti nel momento in cui la imposta sui profitti in- terviene come fatto nuovo nell'ambiente economico ? In quel momento una certa massa di capitali è investita nelle varie industrie e trae rimunerazioni diverse nella misura, con fenomeni di rendite positive e negative, o di sopraprofitti e sottoprofitti. Il valore di questi capitali si determina colla ca- pitalizzazione al saggio corrente dell'interesse del profìtto netto, o altrimenti colla capitalizzazione del profitto lordo al saggio corrente del profitto per ciascuna delle industrie. Accanto alle imprese costituite esistono, per cosi dire, delle imprese in fieri; esiste cioè una massa di redditi che, se non intervenisse l'imposta, si distribuirebbe in una certa proporzione fra i consumi presenti e i consumi futuri, fra il consumo ed il risparmio. La parte da destinarsi al risparmio si può conside- rare, come è noto, composta di successive dosi aventi un costo crescente, rappresentato dalla differenza fra la utilità che si potrebbe trarre dal consumo presente di esse e quella, scontata al momento presente, dei consumi futuri cui esse potranno esser destinate. È noto pure, e lo ripetiamo solo perchè il ragionamento non presenti lacune, che per una prima parte del risparmio di un individuo o di una collettività può quella differenza essere negativa; può cioè avvenire ed avviene di regola che per una certa quantità di risparmio l'utilità scontata dei consumi futuri superi l'utilità dei consumi immediati cui quella ricchezza po- trebbe destinarsi. È il risparmio che si farebbe quand'anche non ci si potesse ripromettere di impiegarlo per trarne un interesse. Succede poi quella parte del risparmio per cui l'accennata dif- ferenza di utilità diviene positiva, e successivamente crescente, di guisa che la quantità del risparmio è determinata dalla pos- sibilità di colmare col frutto dell' impiego di esso quella diffe- renza per l'ultima dose, di coprire cioè il costo marginale del GLI EFFETTI DI UNA IMPOSTA GENERALE ED UNIFORME, ECC. 295 risparmio. A rendimento maggiore dell'impiego del capitale cor- risponde per conseguenza la destinazione a risparmio di una quantità maggiore di reddito. Ma solo fino ad un certo punto. Giunge un punto, cosi per i singoli individui come per una col- lettività, a partire dal quale, per quanto s'accresca la rimune- razione del risparmio, questo non s'accresce più : perchè il ri- sparmio si estendesse oltre quel limite, si sarebbe obbligati a rinunciare a quel minimo di consumi che ciascun individuo ri- tiene indispensabile per se. data la classe sociale cui appartiene, la sua indole, le sue aspirazioni, ecc. Anche per l'avaro, per il quale il risparmio è una passione e trova la propria soddisfa- zione in se stesso, esiste questo limite; esso è rappresentato da quel punto oltre il quale un maggior risparmio significhe- rebbe la rinuncia al minimo di consumo necessario all'esistenza, se il suo reddito non è ottenuto col lavoro, oppure, se esso è frutto della sua attività, importerebbe una diminuzione di pro- duttività tale che la possibilità di nuovi risparmi ne sarebbe diminuita in misura maggiore. Ciò posto, i vari investimenti aperti al risparmio presen- tano ciascuno una produttività decrescente, ferme restando le condizioni tecniche della produzione, per quantità crescenti di risparmio in essi investiti. È la legge generale dei prezzi de- crescenti per quantità crescenti di consumo la causa di quel fatto, anche quando non intervenga la circostanza della inau- mentabilità di qualche fattore della produzione. Ed il risparmio si distribuisce fra questi investimenti in modo che sia uguale per tutti la produttività; si ripartisce cioè fra vecchie imprese desiderose di estendersi ed imprese nuove nei vari rami di pro- duzione, in modo che da tutti si ricavi uno stesso frutto netto, che, messo in rapporto al valore del risparmio, indica appunto il saggio netto del profitto ed il saggio dell'interesse. È solo dal rapporto fra i nuovi risparmi ed il loro frutto previsto che quel saggio si determina, poiché i nuovi risparmi hanno un valore proprio indipendente dal loro frutto, potendo essi venir destinati, invece che all'investimento, al consumo, mentre i capitali già investiti non hanno un valore di per se, ma solo per la capitalizzazione del loro frutto netto al saggio corrente dell' interesse. É evidente infatti il circolo vizioso in cui ci si muoverebbe se si intendesse per saggio del profitto il 296 CESARE JARACH rapporto fra il frutto dei capitali investiti ed il loro valore, quando non si può determinare questo valore altrimenti che ca- pitalizzando il frutto a quel saggio. Che al risparmio nuovo tocchi una stessa rimunerazione, o meglio che una stessa rimunerazione si possa prevedere per esso al momento della formazione di questo risparmio, qualunque sia l'investimento al quale s'intende destinarlo, è chiaro, poiché non è a favore del risparmio nuovo che possano formarsi (o preve- dersi possibili) rendite od extraprofitti. Se questo risparmio si impiega in imprese vecchie che vogliano estendersi, i proprietari dì queste assicurano a se esclusivamente gli extraprofitti e le rendite prevedibili dalla gestione di quelle imprese (è qui la genesi del sopraprezzo sulle azioni di nuova emissione nelle so- cietà per azioni). Ne altrimenti se si impieghi a costituire im- prese nuove : il possessore od i possessori del fattore non ripro- ducibile (o difficilmente riproducibile) che dà origine alle rendite, assicurano a se le rendite stesse, elevando il prezzo di quel fattore di una somma eguale al valore capitalizzato delle rendite. È solo nel corso della vita di un'impresa che i capitali investitivi colla previsione di ritrarne esclusivamente il saggio del profitto, possono veder costituirsi a loro favore delle rendite (1). Ne tragga in inganno il fatto che lo stesso possessore del fattore non riproducibile può investire in esso i proprii risparmi: è lecito all'analisi economica immaginare per questi casi che il possessore del fattore non riproducibile abbia attinto al mer- cato dei capitali le somme necessarie a gerire la sua impresa rimunerandole al saggio corrente del profitto, ed abbia a sua volta versato nel mercato dei capitali i proprii risparmi. Si possono quindi rappresentare in un diagramma come segue la curva del costo del risparmio e quella della produtti- vità degli investimenti ad esso aperti. Data una curva del eosto del risparmio ax ed una curva dei rendimenti de, è chiaro che si risparmierà of e che ciascuna (1) Naturalmente prescindiamo, come si deve fare in teoria, dal caso in cui il nuovo risparmio possa da alcuni esser applicato a produzioni promettenti alto profitto, perche altri risparmiatori non vi accedano per ignoranza. GLI EFFETTI DI DNA IMPOSTA GENERALE EU UNIFORME, ECC. 297 unita di risparmio avrà una rimunerazione cf eguale per tutte e sufficiente appena a compensare il costo dell'ultima unità di risparmio. Intervenga ora l'imposta, fissa o proporzionale al profìtto. Essa abbasserà la curva dei rendimenti, e la nuova curva sarà nel primo caso parallela alla de, nel secondo disterà dalla de di segmenti differenti rappresentanti una stessa frazione delle ordinate corrispondenti ai vari punti dell'ascissa, ma continuerà JC ad avere un andamento decrescente. Suppongasi per semplicità un'imposta fissa dd' . Essa ha per effetto di ridurre la quantità del risparmio da of ad og, cioè la quantità lla direzione naturale del confine per cercare ad ovest la posizione di Zama. Già vedemmo le notizie su Zama regia per la guerra Giu- gurtina: vediamo ora quelle che ci sono date dal De hello Africo intorno ai fatti del 46 av. Cr. Ci vien detto (1) che il re Giuba, dopo la sconfitta di Tapso, fuggito con Petreio interdiu in villis latitando tandem ìioctiirnis itineribus confectis in reyniim pervenit atque ad oppiduin Zaniani, uhi ipse domicilium, coniuges, liberosque hahehat, quo ex cuncto regno oninem pecuniam carissi- masque res coniportaverat quodquc inito hello operibus maximis muniverat, accedit. E chiaro da questo passo che per andare da Tapso a Zama la via era lunga e che la città, oltre ad essere in posizione molto forte, non doveva trovarsi vicina al cuore del territorio romano, se era l'ultimo rifugio del re di Numidia. Ciò posto, veniamo ad esaminare le notizie sulla posizione della Zama di cui si parla per la TI guerra Punica. Stando a Po- libio (2), Annibale dopo che da Adrumeto fu giunto a Zama, e fu- rono tornati gli spioni inviati al campo romano, mandò un araldo da Scipione per chiedergli un abboccamento, ma il console romano rispose che avrebbe scelto poi il tempo ed il luogo adatto. Due giorni dopo giunse Massinissa, con il quale congiuntosi Scipione, mosse verso Margaron ed accampò, e poi mandò ad avvisare Annibale ch'era pronto per l'abboccamento. Annibale si avvicinò col suo esercito fino a trenta stadi dal campo romano, e si fermò su di una collina. Seguì l'abboccamento, e fallito questo si venne alla battaglia ecc. Nel racconto di Polibio una parte, quella degli spioni, non è fededegna, ma non v'è il motivo di porre in dubbio tutto il resto, compreso pure che Annibale abbia cercato di far pace coi Romani dopo che li vide uniti con Mas- sinissa (3). Ora da Polibio risulterebbero le seguenti notizie: che quando Annibale era accampato a Zama, Scipione non era a troppo grande distanza, a occidente o a nord, tanto è vero che già nelle fonti di Polibio in base a ciò si inventò la storiella (1) De bello Africo, 91. (2) Polibio, XV, 5 sgg. (3) Su di ciò vedasi Lkiimann, o. c. Anche i patti che sarebbero stati proposti non hanno nulla di incredibile. 808 LUIGI PARETI degli spioni; che non fu Scipione il quale all'ultimo momento marciò verso Massinissa, ma fu Massinissa che rasrgiunse Scipione dove questi era accampato (1); che dopo tale congiungimento, da una parte Scipione andò verso Margaron, dall'altra Annibale arrivò a 30 stadi da Scipione, vale a dire che dalle mosse di entrambi risultò un avvicinamento; e che quindi la mossa di Scipione fu da nord a sud, o da ovest a est; quella di Annibale da sud a nord, o da est a ovest. Le conseguenze sono evidenti: se tra il luogo ove accampò Scipione e. Zama dov'era Annibale, prima dell'arrivo di Massi- nissa, non v'era una troppo forte distanza, meno doveva esserne tra Zama stessa e Margaron; perchè si deve dedurre la mossa di Scipione verso il territorio di Margaron. Dunque Zama doveva esser poco lontana dal luogo ove accampò Scipione, vale a dire a sud, 0 ad est del territorio della località detta da Polibio MópYapov. E qui credo sia il caso di invertire il ragionamento fatto dagli ultimi studiosi della questione, vale a dire di cer- care di determinare la posizione di Zama, da quella della loca- lità ove si venne a battaglia, e non questa da quella. Si pre- senta infatti nettamente una questione di metodo. Mentre in Polibio si legge Mdpyapov, i codici di Livio ci danno variamente, vale a dire quelli di una famiglia Narcara o Na). Poco dopo la battaglia di Zama fu^ com'è noto, sconfitto dai Romani il rivale di Massinissa: Vermina, il quale era accorso, in ritardo, per porger aiuto ai Cartaginesi. Par chiaro che lo scopo di Annibale era doppio: avvicinarsi alla Numidia anch'egli come Scipione per unirsi con Yermina (come Scipione con Mas- sinissa), e impedire allo stesso tempo il congiungimento dei nemici. Egli, e per il punto di partenza, e per quello di arrivo, vale a dire la Numidia bassa (4), doveva certamente tenersi al (1) Lih., 39. Probabilmente FldipSov corrisponiile a qualcuna delle nume- rose rovine della valle del Mutchul. (2) XV, 5. (3) Si noti d'altronde che Polibio ci descrive le stimolazioni da parte dei Cartaginesi; e che la marcia di Annibale attraverso a territorio proprio doveva necessariamente esser molto più veloce di quella di Scipione. (4) Si deve infatti supporre che Vermina, dopo la riconquista da parte di Massinissa del nord della Numidia con Cirta, si fosse ritirato all'interno. 314 LUIGI PARETI sud della marcia di Scipione. Né l'uno ne l'altro generale vo- leva attaccar battaglia prima del congiungimento col proprio al- leato numida. La tradizione ci rappresenta Annibale restìo al- l'azione e desideroso di conchiuder tregua con Scipione, e si ferma a ricamare sull'invio di spioni, e sulle trattative di ab- boccamento prima della battaglia. Si può molto facilmente dimostrare la falsità di tali notizie: resta però il fatto che Annibale deve aver tentato di venir a patti, quando vide che Scipione s'era già unito con Massinissa, e s'era avvici- nato per obbligarlo a battaglia campale, prima dell'arrivo di Vermi na. Ponendo con noi Zama non lungi da Naraggara e Sicca. e a sud o sud-est di tali località, si intendono molto bene le mosse di Annibale: colle sue marcie era già riuscito a raggiungere, come Scipione, la frontiera della Numidia, nella speranza di unirsi con Vermina prontamente, e di impedire l'unione di Sci- pione e Massinissa. Ma quando per la maggior velocità di Mas- sinissa la congiunzione dei nemici fu operata e Scipione con rapida mossa scese verso di lui per obbligarlo a battaglia, egli si vide naturalmente a mal partito e cercò di venire a patti. Ma questi furono resi impossibili da Scipione e così avvenne lo scontro tra i due eserciti, scontro che fu un disastro per Annibale, data la sua inferiorità in cavalleria. Le cose si intendono dunque assai bene, se poniamo Zama nella posizione da noi supposta, mentre riescon abbastanza dif- ficili da spiegare colla teoria comune. Male si intende infatti come Scipione, che doveva spingersi ad occidente se voleva nnirsi con Massinissa, scendesse invece verso mezzogiorno, allontanandosi grandemente dalla costa. Ne meglio si intende come si voglia ammettere che Scipione, per un momento vicino a Djiama, o a Sidi Ahmor, dov'era Annibale, d'un tratto si spingesse fino a Naraggara per unirsi con Massinissa, mentre proprio Polibio dice all'opposto che fu Massinissa a venire dov'era Scipione, e che insieme mossero fin pi-esso MdpYapov = Naraggara, mossa questa diretta ad avvicinarli ad Annibale. Come poi Annibale si fermasse dapprima a Djiama invece di proceder verso la Nu- midia, o come si lasciasse sfuggire innanzi Scipione fino presso a Naraggara non si riesce veramente ad accordare con quanto sappiamo della sua valentia strategica. ZAMA 315 Allo stesso risultato, vedeiiiiiio, portano le notizie sulla ri- tirata di Annibale dopo la sconfitta, tino ad Adrumeto. 111. •Si può specificare meglio sulle posizioni di Zania regia, e del campo di battaglia? Incominciamo da quest'ultimo, racco- gliendo le notizie d'indole più particolare^ che ci danno le fonti, accanto alle generali che già esaminammo. Si tratta adunque di caratterizzare e identificare la pianura intorno a Naraggara, in cui si venne a battaglia, perchè si combattè sicuramente in pia- nura, come prova l'andamento della battaglia, decisa dalla ca- valleria^ e come richiedevano d'altronde due degli elementi formanti gli eserciti: la cavalleria e gli elefanti. Ed anche le fonti confermano esplicitamente questo primo punto. Polibio (1), descrivendoci il luogo presso a MapYapov, dove accampò Scipione^ dice : rrpóc; re xaWa tóttov eùcpufi KaiaXa^ó- uevoq, Kal xfiv ùbpeiav evròq 36Xou(; Ttoiriadinevoq, cosa ripetuta anche da Livio (2). Dunque il campo romano non solo era in buona posizione, ma era vicinissimo a un corso d'acqua; e perchè tal campo era al margine della pianura dove si combattè, ed è naturale che tra gli eserciti non dovesse esservi un fiume, si può concludere che Scipione pose il campo al di là, vale a dire a sud 0 ad est di un corso d'acqua. Ora da quanto già vedemmo sulla campagna in genere, vale a dire sulla posizione relativat delle due marcie, risulta chiaramente che Annibale doveva ac- camparsi a est, 0 a sud di Scipione: lasciando di mezzo la pia- nura. Ci soccorre Polibio dicendo che Annibale si avvicinò fino a trenta stadi da Scipione^ e KarearpaTOTTébeucre Ttpóq riva Xóqpov, òq là |uèv XoiTTà irpò^ xòv rrapóvia Kaipòv òpGODt; è'xeiv éòÓKei, ir\v ò' ùbpeiav dTTiuxépuj luiKpòv elxe ' Kai noXXfìv xaXamuupiav ÙTteiuevov oi (JTpaxiujxat nepì xoùxo xò laépoq (3). E anche Livio afferma : Hanniòal tumulum a quattuor milibus inde, tutum commodiimque alioqui, nisl quod longinquae (iqiiationis ernf , cepit (4-).. Il col- fi) Poi.iB., XV, 5. 14. (2) Livio, 80, 29, 9. i3) P.,i,m., XV, 6, 2. (4) Livio, 30, 29, 10. 316 l'UIGI PARETI loquìo di Annibale e Scipione avvenne essendo entrambi andati e\<; TÒ luécTov (1). Dunque par chiaro che i Cartaginesi accampa- rono dalla parte opposta della pianura, vale a dire a sud o a est, a quattro miglia di distanza da Scipione, dove sorgeva un colle ; e che l'accampamento era abbastanza lontano da un corso d'acqua. Come la distanza tra i due accampamenti di quattro miglia, ci permette di farci un concetto della larghezza della pianura, così abbiamo ancora in Polibio e Livio notizie che ci permet- tono, per quanto vagamente, di farci un concetto della esten- sione della pianura nell'altro senso, e cioè in lunghezza. Dice infatti Polibio (2) che gli elefanti furono cacciati el? tòv è'Euj TÓTTOv Tu)v (JTpaTorréòuuv, e che più tardi (3) i mercenari dei Cartaginesi furono spinti a iroieiaGai xfiv àTtoxójpriaiv erri rà Kepara Km lòq ìk toùtuuv eùpuxi>ipia<;. Le stesse cose ripete Livio, che in quest'ultimo punto dice: ... densati^ ordinibus in cornua vacumnque circa campum extra proelimn eiecere (4). Dunque la pianura doveva estendersi ai due fianchi degli eserciti, i quali erano d'altra parte posti naturalmente in posizione paral- lela agli accampamenti. E che la pianura fosse estesa prova anche il fatto dell'inseguimento da parte della cavalleria romana di quella cartaginese (5); come pure l'assalto ai Cartaginesi a tergo da parte della cavalleria romana di ritorno (6). Tutte queste notizie adunque sulla posizione del campo di ♦battaglia si deducono da Polibio e da Livio. Appiano ce ne da alcune corrispondenti a queste, ed alcune altre nuove. E così nella descrizione dei precedenti della battaglia dice: TTóXiq ÒT TÙq'èfal luogo dei parlamentari fra Scipione e Annibale] r\v KiWa, Kaì Trap' aùrnv \óqp0(; eùqf)ufi(g é^ aipaTOTrebeiav. Tale colle sperava occupai'e Annibale, ma lo prevenne Scipione ; e cosi l'esercito cartaginese àTioXriqpBeìq èv Trebiuj laéaLU koi àvùòpuj, òieréXei tnv vÙKra Tictaav òpùaaoiv qppéaia. II giorno dopo seguì (1) PoLiii., XV, 6. 3. (2) PoLiB., XV, 12. 4. (3) PoLiB., XV, 13, 10. (4) Livio, 30, 34, 8. (5) Polir., XV, 12. (6) Polii.., XV, 14. ZAMA 317 la battaglia (1). Lasciando stare tutta la descrizione spettaco- losa della stupidità di Annibale, resta il fatto che la collina che secondo le altre fonti si dice occupata da Scipione, secondo Ap- piano viene posta nelle vicinanze di una citta di KiXXa: che anche in Appiano la battaglia si combattè in una pianura, della quale si dice ancora ch'era senz'acqua. Vediamo dunque se in base a queste notizie delle fonti si può riuscire a fissare la posizione della pianura dove avvenne la battaglia. Ora una pianura nelle vicinanze di Naraggara, che sia abbastanza ampia, ed abbia a nord o a ovest un fiume con acqua d'estate, non può essere che ad est del Mellag, vale a dire dell'antico Mutchul. Quanto poi alla scelta tra le varie pianure rispondenti a tale prima condizione, si devono escludere le posizioni troppo a sud, risultanti troppo lontane da Narag- gara, e che non sono al nord, o nord-ovest della via seguita da Annibale. A tali condizioni corrispondono le località com- prese tra il Mellag e la linea formata dall'O*^. Kernel, risalendo poi VO'^. Tine. La tesi verrebbe riconfermata ove si ammettesse quanto credo molto probabile a proposito della città di KiXXa, che secondo Appiano era vicina al colle su cui pose gli ac- campamenti Scipione: e cioè che non si tratti che di una confu- sione dei codici per ZiKKa. (Si badi che il C lunato può dar luogo facilissimamente ad un K, come dal K deriva facilmente il A; e che tanto KIAAA che CIKKA hanno cinque lettere, ed hanno in comune lo I e l'A nella stessa posizione). Per questo quindi ritengo esser avvenuta la battaglia nella pianura tra l'O^. Tine e rO'^. Kernel. Se si pone il campo di battaglia nelle vicinanze immediate di Sicca, ne deriva naturalmente qualche conseguenza importante per la posizione di Zama regia, che già secondo quanto vedemmo doveva essere vicino a Sicca. Qui ci può forse aiutare un esame della tavola Peutingeriana. Essa tavola dà tra Taltro questo itinerario: (1) .\i'i-., Lib. [Vili], 40. 318 LDIGI PARETI I X Zama rei già I XK Seggo ; X Avuhi ! VII Autipsidam I VI Uzappa VII Manange I XIII Aggar I Xlllf Aquas Regias. I punti tìssi di tale itinerario sono Assures =^ Zanfour ; Uzappa = Ksour Abd el Melek ; Aquae Regiae = Hr. Ba)3iischa. Per noi quindi, fissata Uzappa, la parte che ci interessa è quella tra Assures e tale città. Secondo le distanze date dalla tavola^ per quella tal via tra Assures e Uzappa v'era almeno una di- stanza di 53 miglia [10 -4- 20 + 10 -j- 7 + 6], ossia di 78 1/2 chilometri. È chiaro quindi che non si può trattare di una via retta tra le due città, perchè in tal caso si poteva ottenere tutt'al pili una quarantina di chilometri. D'altra parte un punto ha da restar fisso, fino a prova contraria, e cioè la distanza di 10 miglia (= 15 km. e.) tra Assures e Zama regia, il che porta ad escludere ancora l'iden- tificazione di quest'ultima con Djiama. Ora una città a dieci miglia da Assures ed in pianura non può trovarsi che o nella pianura che si stende a est, 0 in quella che si stende a ovest di Zanfour. Qui sorge una nuova discussione, in cui devono entrare questi altri elementi: nella tavola Peutingeriana alla parte di via che abbiam riprodotto precedono queste altre di- stanze prima di Assures: Altuburos ! XVI Altcssera 1 X ZAMA 310 ed Altuburus corrisponde a quanto pare a Medeina (1). Inoltre la città di .Seggo che vien posta a 20 miglia da Zania regia, tu identificata con rovine presso Henchir Seggo sulla Siliana (2); ma non bisogna dimenticare che si ha mi Dj. Zeggiou al nord di Maktar. Ora se noi poniamo Zama regia nella pianura a ovest- di Assures, noi dovremmo immaginare nna via Zanfour-Ksour- Souk el Djemaa-Maktar-El Ksour [UzappaJ per avere un complesso di 53 miglia. (]iò combinerebbe abbastanza bene per un lato : Zama verrebbe a trovarsi in pianura tra Zouarine e Ksour, Seggo sarebbe ricordata da Dj. Zeggiou; ma d'altra parte si deve obbiettare che non si intende senza ricorrere a soluzioni sofistiche come mai la via oltre Assures tornasse indietro nello stesso senso del tratto precedente da Altuburus; inoltre diffi- cilmente si intenderebbero le cifre denotanti una distanza di 23 miglia tra Seggo e Uzappa. Se invece poniamo Zama regia nella pianura a est di Assures le difficoltà scompaiono: le dieci miglia tra Assures e Zama regia portano a un dipresso alla località di Seba Biar dove si trovarono numerose rovine; le venti miglia tra Zama regia e Seggo posson appunto portare a Henchir Seggo sulla Siliana, lungheggiando il corso dell'O. Mas- souge, e di là la via può aver risalito la Siliana fino a Uzappa. In base a ciò noi verremmo a identificare col Kromayer (3) Zama regia con Seba Biar. Tutto quanto dicemmo finora sulla posizione di Zama regia in pianura, in vicinanza di Sicca, sul confine della Numidia, si accorda con la posizione di Seba Biar. D'altra parte la distanza tra Seba Biar e Djiama di soli 17 kilo- metri circa, le iscrizioni, le quali provano con sicurezza che Djiama era nel territorio di una Zama; l'epiteto maior o ^eiZiuuv che fa supporre l'esistenza di due sole Zama, inducono a cre- dere che appunto Djiama fosse nel territorio di Zama regia, posta a Seba Biar. Ne risulta quindi che Zama regia è una stessa cosa con Zama maior. Ciò concorda d'altronde col fatto (1) TissoT, Gi'ogr. camp., 11, 455.567 816. (2) Ibid., p. 571.574.583.584. (o) Op. cit.. p. 9 dell'osti-. Non conosco naturalmente ancora i motivi per cui il Kromaj'er venne a questa identificazione. Egli scrive soltanto: Von hier [da Djiama] ging es dann welter iiber Seba Biar, das wahrscheinlich das wirkliche Zama regia ist, nach Zanfour, etc. „ 320 LUIGI PARETI che da Sallustio, da Strabene e dal Beìlura Africìim risulta che Zama regia era una grande città, il che non permetterebbe di intendere facilmente come ad altra città fuor di Zama regia spettasse il titolo di maior (1). IV. Ed ora vediamo qualche poco la cronologia della spedizione di Scipione. Bene so quanto sia discutibile, tanto più in questo momento, qualsiasi determinazione cronologica di un singolo fatto della storia romana della seconda metà del terzo secolo, data la molteplicità di sistemi generali proposti per tale periodo. Si tratta naturalmente, per chi voglia precisare una singola data, di dichiarare a quale sistema generale si attenga. E cosi io di- chiaro di parteggiare per la teoria che il calendario romano di quel periodo abbia in massima corrisposto all'astronomico. Quel ch'io mi propongo è appunto di dimostrale tal cosa per l'anno 552 a.u. e. Quali sono le notizie cronalogiche conservateci dalie fonti? e come si devono intendere? Per la partenza di Scipione da Utica prima delhi spedizione fìiìita colla battaglia di Zama. un'utile notizia è conservata da Zonara (2), in un racconto ben conciso degli avvenimenti: ...ó xàp Zkittìujv, beiaac; \xy\ éneixQeic; ó Népuuv Tuùv aÙToO TTÓvuuv HIV eÙK\eiav acpeiepiaiiTai. toO è'apot; è7TiXà|ui4)avT0<; ènì tòv 'Avvi^av l\aì{)r\(5i, |ua6djv oti tòv Maoi- viaaav èviKiicre. Dunque Scipione si sarebbe mosso al principio della buona stagione; poniamo nell'aprile. Ancora secondo un altro dato di Zonara dovremmo poter fissare, secondo l'anno astronomico, la data della battaglia, poiché questa sarebbe se- guita ad un eclisse di sole (3): cruvé^aXov ouv ci ^èv 'Paj|uaioi (JuvretaTuévoi Ka\ TTpó9u^oi,'Avvipa(;; òè Kaì oiKapxn^óvioi anpóGuiuoi re Ktti KaTaTrerrXriTMévoi. Kaì òi' crepa koi oti Ka'i ó fiXioq (5\)\x'no.c, éEeXiTTÉV. èK YÒp xuJv àXXuuv Kaì toOto oùk a'i'aióv ti 7Tpo|unv0eiv acpiaiv ó 'Avvi^ac; ùaumTeuaev, L'eclisse in questione (1) Sallustio, Giug., 51; Stuau., 17, p. S'J9: Bd!. Afr., 91. (2) Zonara, IX, 14,' P. I, 441 C. (3) ZuNARA, IX, 14, P. b 442 C. ZAMA 321 fu identiticata con quella del 11) ottobre 202, in modo che questo sarebbe un tenninus post quei» pei' la luittaglia (J). Un altro dato si trova in Livio, riferentesi ad un fatto po- steriore, vale a dire alla sconfitta data dai Romani al Numida Vermina, accorso in aiuto dei Cartaginesi. Tal fatto sarebbe av- venuto Saturnalibiis primis, ossia il 17 dicembre secondo il ca- lendario romano (2). E Livio ci fornisce ancora altri dati, là dove ci parla dei timori dei Romani, prima che giungessero le notizie delle vittorie, e dopo giunte quelle della rehellio Cartha- yiììiensiuni (3). Sarebbero accaduti infatti oltre tutto in un certo lasso di tempo una quaìitità di prodigi, per Tuno dei quali sono fornite notizie cronologiche: inter qiiae etiain aquaruìn insolita magnitudo in 7'eligionem versa; nam ita ahundaoit Tiberis, ut huìi Apollinares circo imindato extra jwrtam CoUinam ad aedeni Ery- cinae Veneris inarati sint. ceteruni ludorum ipso die subita sereni- tate orta pompa duci coepta ad portam^ CoUinant revocata deducfaqne in circum est, cnm decessisse inde aqìiam mmtiatuìiì esset. Ora i ludi Apollinari si celebravano in quei tempi il 13 luglio del calendario romano: dunque allora si era già dopo la ribeì/ione dei Cartaginesi, e prima delle notizie delle vittorie (4). Ancora prima di queste ultime pone Livio altri fatti (5) ; il console Claudio partito da Roma, subì una grave tempesta tra i porti Cosano e Loretano, e riparò a Populonia fin che si calmasse la tempesta, poi passò all'Elba, di qui in Corsica, e poi in Sardegna, dove una seconda tempesta recò gravi danni alla flotta: ita vexata ac lacerata cìassis Carales tenuit. uhi dttni subductae reficiuntiir naves, ìiiems oppressit. circuniactumqiie anni tempiis, et ìndio prorogante imperiinn privatus Ti. Claudins classem Romani rediixit. La notizia della vittoria di Zama fu, al dir di Livio (6), portata a Roma da Lelio ; il quale pare, dal racconto, partito (1) Per questa eclissi si veda specialmente: Th. v. Ofi-oi.zEu, " Hermes ,, XX, 318-320; Kuglek, " Z. B. M. G. ,. .^6. 1902. (2i Livio. 30. 36. 8. ■ (3) Livio, 30. 38.- (4) Liviii nel capitolo citato raccoglie tutte iusieme le notizie dei pro- digi del 202. (5) Livio, 30, 39. (6) Livio, 30, 36. 3. 322 LUIGI PARETI dall'esercito prima della mossa dei Romani su Cartagine, della sconfitta di Vermina, e delle trattative di pace eoi Cartaginesi. Fatte queste trattative di pace, e stabilite le indutiae Oirtha- cjinienslbus... in fres menses, furono mandati a Roma insieme coi legati cartaginesi L. Veturio Filone, M. Marcio Ralla e L. Sci- pione (1). E Livio stesso ci dà notizie cronologiche sull'arrivo a Roma di tale ambasceria (2): quando essi furon giunti, L, Ve- turio espose i fatti al Senato, e si decretarono delle supplica- zioni per tre giorni. Legai is CurtÌKKjiniensium et Philippi reyis — nani il quoque venerant — petenflbus, ni Senatiis sihi darefur, re- sponsnm iussu patrum ah dictafore est consutes novos iis senatum dataros esse, comitia Inde hahlta. E sull'epoca in cui cadde l'en- trata in carica dei nuovi consoli^ Livio poco prima ha dato queste altre notizie (3), dopo di aver parlato delle tempeste in cui incorse il console Claudio: M. Servi/ius, ne comlt/'orum causa ad arbein revocaretiir, dictatore dieta (J. Sernlio Gemino in jtro- vinciain est profectus... saepe comitia indicta perfici te.ìnpestates prohibuerunt ; itaque cimi pridie idus Martias veteres magistratns abisseìd, novi saffecti non essejd, res pnblica sine curulibus ina- gistratibus erat. Dunque le tentate elezioni erano avvenute du- rante l'infierire della cattiva stagione. Ed ora esaminiamo i fatti stessi accaduti per valutare il tempo che devono aver occupato. E chiaro, anche se non ce lo dicesse Zonara, che Scipione partì dalia sua base d'azione litica al principio di una campagna : poniamo nell'aprile astronomico. Partendo egli mandò ad avvisare Massinissa di raccoglier forze, ed unirsi con lui. Ne Massinissa poteva far ciò in poco tempo, quindi Scipione si dette a conquistare le città lungo tutta la via che doveva condurlo alla congiunzione con l'alleato. Ora se con tale conquista giunse fino verso Naraggara, come dice Po- libio, laeià pia? dvòpaTroòi2ó)uevo<5,*Kaì cpavepàv ttoiujv ir\v òpynv r\\ eixe Tipòc; Toùq tto\6uìou(; (4), è chiaro che non si tratta di un periodo breve di tempo. Fu questa indubbiamente una spe- dizione che richiese tre o quattro mesi. E cosi si era al colmo (1) Livio, oO, 38. (2) Livi.., 30, 40. (■3j LivKj, 30, 39. (4J P.M.IH., XV, 4, 2. ZAMA Ó'IÓ dei calori estivi. D'altra parte in una campagna in tale regione una cosa è di prima necessità, vale a dire una sosta nel mezzo dell'estate, se non si vuol decimare gravemente l'esercito; e noi possiamo supporre che cos'i abbia fatto anche Scipione, e cioè che siasi trattenuto in qualche assedio, o in qualche accampa- mento forse dalla metà di luglio alla metà di settembre. Col diminuire dei calori avrà ripreso le operazioni. Da quel che ci dicono le fonti sulla marcia di Annibale, si vede ch'essa doveva esser ben diversa da quella di Scipione. In primo luogo essa dovette incominciare parecchio dopo quella dei Romani, quando cioè questi s'eran già impadroniti di nunje- rose città. Dice Polibio (1): oi òè Kapxn^óvioi, eeujpoOvTe(; -xàc^ TTÓXeiq éKTrop9ou)névaq, mandarono ad Annibale invitandolo a non temporeggiare, e a cominciare l'azione. Solo dopo alcuni giorni egli si sarebbe mosso da Adrumeto. Per me par chiaro che Annibale tardò a muoversi per congiungersi con Vermina, appunto perchè, dopo saputa la mossa di Scipione, avrà dovuto intavolare accordi col Numida, e più che tutto perchè i calori eccessivi gli avranno proibito di porsi impunemente in una spe- dizione verso l'interno, così sprovvisto di acque. Se Annibale mosse da Adrumeto col diminuire del calore, vale a dire circa la fine di settembre, per giungere a Zama, e poi per il tempo trascorso nelle ultime mosse e nelle trattative, dovremmo porre nella seconda metà di ottobre la battaglia, precisamente intorno ai giorni in cui accadde l'eclisse del 19 ottobre, di cui dice Zo- nara. Con ciò non voglio punto entrare in tutte le discussioni che si fecero intorno a questa eclisse, in difesa, o contro il dato di Zonara; poiché per me credo sia fuor di via tanto chi cerca di sostenere con Zonara che i Cartaginesi videro tale eclisse, come chi lo nega; come fuor di via credo sia chi si appiglia a quel (5\)\xua.c, di Zonara che non si attaglia ad un' eclisse parziale, perchè tale inesattezza ricorre altre volte. Per me invece la cosa si deve ridurre in questi termini: si pose da qualche fonte, cui risale Zonara, in relazione l'eclisse del P.» ot- tobre 202 colla battaglia di Zama. appunto perchè la data tra- mandata per quest'ultima non impediva tale avvicinamento; e (1) PoLin., XV, 5, 1. 324 LUIGI PAKETI si pose l'eclisse tra i prodigi che avevano spaventato i Carta- ginesi, appunto perchè tale eclisse era avvenuta qualche poco prima della battaglia. Con ciò fisseremmo la sconfitta di Anni- bale verso la fine di ottobre del 202. Cosa avvenne dopo la battaglia? Annibale fuggì ad Adru- meto, e di qui si recò a Cartagine (1). Scipione espugnò ancora gli accampamenti nemici, e poi mosse verso il mare, mentre gli giungeva la notizia dell'arrivo di Lentulo con navi di vetto- vaglie (2), Giunto ad litica m'andò Lelio a Roma, e si mosse per mare contro Cartagine, mentre Cn. Ottavio vi moveva per terra. Dopo l'invio dell'ambasceria cartaginese, Scipione e Ot- tavio ritornano ad Utlca, donde escono in seguito per porre il campo a Tunisi. Durante quest'ultimo tragitto giunge la notizia della sconfitta di Vermina (3). È chiaro che se anche Scipione agi colla massima velocità non potè trascorrere meno di un mese tra la vittoria di Zama e la mossa su Cartagine. Sicché se la battaglia di Zama fu circa alla fine di ottobre, la mossa su Cartagine dovrebbe spettare al novembre o dicembre. La notizia di Livio sulla sconfitta di Vermina accaduta Satur- nalibìis primis =: 17 dicembre, proverebbe dunque la corrispon- denza approssimativa dei mesi romani cogli astronomici. In seguito, i Romani pongono il loro campo ad Utica, dove arrivano gli ambasciatori dei Cartaginesi, per concluder pace, cui è propenso anche Scipione perchè tra l'altro lo spinge Vex- pectatio successoris oenturi ad paratam alterius labore ac pericido finiti belli famain (4); e si propongono i patti ai Cartaginesi, che tornano dai loro a riferire. Questi deliberano, e spediscono una nuova ambasceria a Scipione. Dopo di che furono date iìidìitiae Carthaginifusibus in fres meìises, vale a dire pel tempo necessario per inviare a Roma le notizie e riceverne la ratifi- cazione della pace: partono allora infatti per Roma ambasciatori romani e cartaginesi (5). Vedemmo come a questi ultimi chiedenti di parlare si rispondesse di attender la nomina dei nuovi con- fi) Poi.iB., XV, 15; Livio, 30, 85. (2) Livio, 30, 36. (8) Livio, 30, 36. (4) Livio, 30, 36, 10. (5) Livio, 30, 38. ZAMA 325 soli: dunque siamo alla tìiie dell'anno romano. Tutte queste cose devono aver portato via più di due mesi: dal dicembre veniamo al febbraio o al marzo. Anche qui l'anno romano camminerebbe a un dipresso insieme coll'anno astronomico. I fatti dunque a me paion tali da occupare tutto lo spazio di tempo tra l'aprile 202 (partenza di Scipione) e il febbraio 201 (arrivo dei legati cartaginesi a Roma). Senonchè si diedero delle ricostruzioni ben diverse in base a vari sistemi cronologici. Con- vinto come sono che uno qualsiasi di questi sistemi ha diritto di esser accolto, solo quando e in quanto concili tutti i singoli dati della tradizione; credo di aver il diritto di esaminare ap- punto un caso singolo, per vedere se tale conciliazione esiste. Vediamo dunque come vengano a disporsi i fatti secondo gli studiosi che credono esser stato in quei tempi il calendario romano in ritardo di fronte all'astronomico. Quali sono le notizie che starebbero per tale teoria, per il 552? L'unica che si può addurre è la notizia che riferimmo sulla inondazione del circo durante i ludi Apollinari, che cade- vano il 13 luglio romano e che il Matzat (1) fisserebbe al 2 marzo in base alla norma delle inondazioni del Tevere. Una prima obbiezione d'indole generale è che se si sta alla norma delle inondazioni dovremmo invece pensare all'autunno. Ma vi è di più. In Livio si parla dell' inondazione del circo come di un prodigio : dunque essa deve essere avvenuta tutt'altro che al- l'epoca consuetudinaria delle piene del Tevere, perchè allora il prodigio sarebbe stata cosa ben consueta. Li secondo luogo dalla descrizione stessa fatta da Livio dell'avvenimento, vale a dire che il circo sarebbe nello stesso giorno stato inondato e eva- cuato dalle acque, consegue che non si può trattare di inonda- zione dovuta alle pioggie continuate primaverili (o autunnali), ma che si tratta di pioggie torrenziali subitanee, quali acca- dono nei mesi estivi. In base a ciò non credo vi sia nessun motivo di porre nel marzo del 202, con uno spostamento di quattro mesi, i ludi Apollinari: oltre tutto bisognerà non pren- (1) Matzat, Rijni. Zeitrechn., p. 165, n. 6. Si badi però che l'afferma- zione del Nissen, Ifal. Landesk., I, 323, sulla norma delle piene del Tevere non corrisponde rigorosamente al vero, poiché è provato statisticamente che le maggiori piene accadono nell'autunno, e non nella primavera. S26 LUIGI PARETI dere poi alla lettera tutte le mirabolanti notizie sui prodigi in genere. Inoltre, se vi fosse stato un simile spostamento del calen- dario romano, facendo equivaka-e il marzo 553 al dicembre 202. dovremmo respingere il dato di Zonara sull'eclisse, giacché è impossibile, se si pone la battaglia di Zama alla line di ottobre astronomico, che tra tale epoca e il principio di dicembre, in cui dovremmo porre l'arrivo dell'ambasceria a Roma, avessero po- tuto aver luogo tutti i fatti che successero, tanto pili che in tal caso la sconfitta di Vermina, che pure accadde ai Saturnali ossia al 17 dicembre romano, sarebbe accaduta nell'agosto astro- nomico, prima della battaglia di Zama. Ed anche quando si sia rinunziato al dato dell'eclisse non si sarà ottenuto molto, poiché dobbiamo pure porre la sconfitta di Vermina un mese almeno dopo di quella di Annibale: ma allora resta troppo poco tempo per le azioni di Scipione dall'aprile fino a Zama. In conclusione credo che per l'anno 552 abbiamo molti motivi per negare uno spostamento regressivo del calendario. Maggior motivo ancora credo possiamo avere per non accogliere la teo- ria opposta, dello spostamento in avanti di oltre quattro mesi, in modo da stal)ilire, come fu fatto l'ecentemente (1), l'equa- zione : dicembre {saturnaUhus) 552 = aprile (toO è'apotg érriXaiu- lyavTo^) 201. E assolutamente impossibile infatti, per chi si renda conto dei movimenti dei due eserciti, di ammettere che la partenza di Scipione da Utica e la vittoria su Vermina siano così vicine da poter stabilire un sincronismo tra i due fatti. Giacche si dovrebbe ammettere che nel corso di un mese Sci- pione abbia percorsa tutta la valle del Bagradas e del Mntchul, impadronendosi delle città; abbia avvisato Massinissa al momento della partenza e con lui, che aveva messo insieme 10.000 uo- mini, si sia unito, e vinto Annibale, e tornato a Utica, e poi fatta la mossa su Cartagine, e poi ritornato ancor a Utica, abbia infine avuta la notizia della sconfitta di Vermina I A questa impossibilità di indole generale si aggiunga che si deve toglier di mezzo la notizia sull'eclisse, che porta ben lungi dal- l'aprile 201 ; e che si deve considerare errato il dato di Livio (1) Vauksk, C'ronol. Romana, I, ji. -t-t. L. PARETI - Zama. dtti Se-Wa Si. dccad. deUc Scie.n&& i?i botino. Vol. XLVI. Off. Fototecnica Ing. Molfese. Torino ZAMA 327 secondo cui Claudio fu sorpreso dall'inverno, ricorrendo al co- modo ma alquanto arbitrario presupposto degli " spostamenti di stagione „ erronei nelle fonti. In conseguenza, vista l'inconciliabilità delle teorie moderne sugli spostamenti del calendario romano, sì in avanti che indietro colle notizie delle fonti; e visto invece come tutte queste notizie si concilino e si colleghino senza gravi difficoltà ove si ammetta un funzionamento a un dipresso regolare del calendario, non dubito di considerare come giusto anche in questo caso tale sistema, che, secondo quel che ritengo, si può dimostrare anche per i tempi precedenti. L' Accademico Segretario Gaetano De Sanctis. CLASSE DI SCIENZE FISICHE, MATEMATICHE E NATURALI Adunanza del 19 Febbraio 1911. PRESrOENZA DEL SOCIO SENATORE PROF. LORENZO CAMERANO VICE-PRESIDENTE DELL'ACCADEMIA Sono presenti i Soci: Naccari, Direttore della Classe, D'Ovidio, Spezia, Peano, Jadanza, Foà, Guidi, Fileti, Parona, Mattirolo, Grassi, Somigliana, Fusari e Segre Segretario. Si legge e si approva il verbale della seduta precedente. Il Presidente comunica la lettera del Socio Brondi, colla quale ringrazia per le condoglianze inviategli. Il Socio corrispondente Celoria ha inviato in omaggio le due seguenti pubblicazioni dell'Osservatorio di Brera: Celoria, ShIV eclisse di Luna del IH novembre 1910; Gabba e Volta, Osservazioni della cometa 1910 (x e della cometa di Halley. 11 Socio Mattirolo offre in dono una sua Nota intitolata: Chenopodium amaranficolor Cost. et Reyn., nuovo succedaneo dello Spinacio. Vengono accolti per gli Atti i seguenti lavori: P. PizzETTi, Sopra il calcolo teorico delle deviazioni del Geoide dall'Ellissoide^ inviato dall'autore, Socio corrispondente dell'Accademia; N. Jadanza, Sopra alami sistemi composti di due lenti e sul livello di H. Wikl costruito dalla casa Zeiss in Jena; Atti della R. Accademia — Voi. XLVI. 21 330 N. Jacoangeli, Dimostrazione geometrica della recfola di Bessel, presentata dal Socio Jadanza (*); S. Dezani, Contributo allo studio dell' Antipepsìua , preser^- tato dal Vice-presidente Camerano; C. F. Paroma, Le Riidisfe del Senoniano di Buda sulla costa meridionale dell'isola di Lissa ; F. GrioLiTTi e F. Carnevali, Sidla cementazione degli acciai ni nichelio, I., presentato dal Socio Guidi; G. Pagliero, Resto nella formala di Lubbock , presentato dal Socio Peano, Il Socio Mattirolo, incaricato col collega Camerano di ri- ferire intorno alla Memoria del Dr. G. Gola, Le Avene piemon- tesi della Sez. Avenastrum Kock, legge la sua relazione favore- vole all'accoglimento della Memoria tra i volumi accademici. Queste conclusioni vengono approvate all'unanimità. {*) Comparirà in un prossimo fascicolo. PAOLO PIZZETTI — SOPRA IL CALCOLO TEORICO, ECC. 331 LETTURE Soppa il calcolo teorico delle deviazioni del Geoide dall'Ellissoide. Notu del Socio corrispondente PAOLO PIZZETTI In una Nota, pubblicata nel 1896 negli Atti di questa K. Ac- cademia (^), ho mostrato come la formola di Stokes che esprime le deviazioni lineari del Geoide dall'Ellissoide per mezzo delle anomalie della gravità, si possa stabilire senza ricorrere allo svi- luppo della funzione potenziale dell'attrazione terrestre per po- tenze negative del raggio vettore del punto potenziato. Riprendo ora lo stesso argomento per piìi ragioni; innanzi tutto per porre bene in evidenza quale sia l'ordine di grandezza dei termini trascurati in quel calcolo, per dimostrare poi come la formola di Stokes possa essere giustificata senza l'impiego delle funzioni sferiche, e finalmente per mostrare come la im- portante formola di Helmekt (-), che lega l'anomalia di gravita, la deviazione lineare e l'eccesso o difetto di massa in una loca- lità terrestre, si possa dedurre da quello stesso sistema di for- mole fondamentali che conducono alla formola di Stokes. 1. Preliminari geometrici ed ipotesi fondamentali. — • Sia S una superficie d'equilibrio terrestre, che supporremo poco diversa da una sfera, il cui centro 0 sia un jiunto dell'asse della rotazione terrestre, e il raggio sia (/. Assumiamo nello spazio coordinate polari aventi per ori- gine 0, per asse polare il detto asse di rotazione, e cliiamiamo 9 (') " Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino ,, voi. XXXI, adu- nanza 31 maggio 1896. (^) Die Math. u. phi/f^. Tlteorieen der ìnViemi Geodiisìc. Bd. II, pag. 259, Leipzig, 1884. 332 PAOLO PIZZETTI (colatitudine) l'angolo che il raggio vettore fa colla direzione Nord dell'asse polare, tv la longitudine. L'equazione della S potrà scriversi: (S) A-=|(l+a() dove a indichi una costante molto piccola , e t una funzione delle 6, tv, che dovremo supporre finita e continua insieme colle sue derivate P, per le note proprietà delle superficie d'equilibrio. Poniamo log(l-|-a^)= F scrivendo la [S] nella forma: (1) logr = logf/- — F. Sia ds un elemento lineare qualunque della S; dalla (1) si avrà: ,^. dr I òF dQ , òF dw ^ ^"^ ds ~ m ds ~ ì)w ds D'altra parte, rispetto al triedro trirettangolo, formato, nel punto generico (r, 0, iv), dalle tangenti alle linee coordinate nel considerato sistema di coordinate polari, i coseni direttori del- l'elemento ds sono: dr dQ - dw — - , r -^ , r sene , . ds ds ds La (2) dimos.tra quindi che i coseni direttori X, n, v della normale alla superficie S stanno fra loro nei rapporti: . . 1 . '^^ . _1^ i^Z ' òQ ' sen9 òw Quindi posto: ^-f+m' + 7àr.i^. e assunta come direzione positiva della normale la interna, vo- gliamo dire quella che fa angolo ottuso col raggio vettore, si avrà: (3) \ = cos (rn) — — ^ . SOPRA IL CALCOLO TEORICO DELLE DEVIAZIONI, ECC. 333 k5Ì consideri ora una superficie àS'i pochissimo diversa dalla 6, ossia tale che, essendo ri il raggio vettore del punto di essa nella direzione (0, iv), l'equazione della *S'i possa scriversi nella forma : (Si) ,!-= l (l+aH-P^O dove P è una costante piccolissima e u è una novella funzione delle e, «'. Come è noto, ad una data ipotesi intorno alla natura di una superficie di equilibrio (esterna), corrispondono espressioni teoricamente determinate per la funzione potenziale (esterna) dell'attrazione terrestre e. quindi, per la gravità. Si vuol ricer- care, con calcolo approssimato, quali alterazioni subiscano quella funzione potenziale e la gravità superficiale quando dalla ipotesi espressa dalla formola (5') si passi alla ipotesi (Si), o, in altri termini, quando alla superficie S, come ipotetica superficie di equilibrio, si sostituisca la 6'i . In questo calcolo noi riterremo trascHrabil/' i termini dell'or- dine di ap. 3-, Buu- (ove uu è la velocità angolare del moto diurno) e quelli d'ordine superiore. Per venire al caso pratico, in cui la S rappresenti il consueto ellissoide di riferimento di eccentricità e, noi ammet- tiamo trascurabili, oltreché le quantità del 2° ordine rispetto alle anomalie locali, considerate come piccole di 1" ordine, anche i prodotti di queste anomalie per e- ovvero per uj-. Non esi- giamo invece, come si fa nelle ordinarie teorie di Clairaut e di Stokes, cJie siano trascurabili i termini in e*, f^-uu-, uu*, ecc. 0, in altre parole, gli scostamenti fra l'ellissoide di riferimento e la sfera non si esigono tanto piccoli da poterne trascurare i qua- drati; si suppongono invece tanto piccole le anomalie da stu- diare (deviazioni fra Geoide ed Ellissoide) che, in tutti i coeffi- cienti pei quali esse vengono moltiplicate, sia lecito trascurare l'effetto dello schiacciamento terrestre. Ciò posto, chiamando n^ la normale interna alla superficie S^ , avremo, analogamente alla (3): cos{rn,) = — ^^ PAOLO PIZZETTI (love F, = log (1 + a^ + ^li). Ora si ha (l-a/jH^ Neirordine d'approssimazione prefissato si lia dunque (s'in- tende, per dati valori di B e di ir): \ m ) \ !)e ì ' e similmente: \;)icl \j)u-) e quindi Pz=:Pi. Vale a dire che. detti A ed .li i due punti in cui uno stesso raggio vettore incontra le superficie 8 ed S^, si ha, ne] nostro ordine d'approssimazione, pei punti yl ed ^i : (4) cos (;•») = cos (r«i), 2. Differenza fra le funzioni potenziali corrispondenti alle due ipotesi S ed .S'i . — Sia M la massa totale terrestre clie supponiamo conosciuta e indicliiamo con : (5) f + «>^ la espressione della fS potenziale esterna della attrazione ter- restre nella ipotesi (S), e con: + aF r l'analoga espressione nella ipotesi ('S,). Saranno T, V funzioni SOPRA IL CALCOLO TEORICO DELLE DEVIAZIONI, ECC. 335 armoniche dello spazio esteriore, la 1-' alla S, la 2^ alla -S^i. Usando gli indici s, s' per indicare i valori superficiali, avremo: ( sulla S : /• '^ + a/r. + "^ sen^e = e (6) I sulla S, : /■ ;^| -I- a/T, + '"^'^ sen^ 9 = e dove /' indica la costante dell'attrazione e i secondi membri sono costanti che, per ora, riteniamo eguali, supponendo che le due differenti forme che si paragonano della superfieie d'equi- librio corrispondano ad uno stesso valore dellì^ funzione poten- ziale terrestre. Ciò equivale, come vedremo, a supporre che il valore medio della anomalia della gravità superficiale sia nullo. (Nel n° 6 diremo anche quali modificazioni subiscano i calcoli successivi quando si faccia l'ipotesi più generale che la costante e abbia valori differenti nelle due formolo (6)). Siano, come sopra si è detto, A ed Ai i due punti in cui il semiraggio (0, iv) uscente dall'origine delle coordinate incontra le superficie S, S^. La distanza AA^ e, nella nostra approssi- mazione, espressa da: /'i — /• ^= — a^u. 11 valore della funzione V nel punto A potrà dunque scri- versi : vj = v.- + (,■ - ,-,) ( ';;; i+...= v/ + .^ ( n + ... per modo che, trascurando, come si è detto, i termini in ap, potrà nella 2-^ delle (G) porsi V,' in luogo di F/, vale a dire nelle forinole (6) i valori delle funzioni V^ V potranno considerarsi come entrambi relativi ad uno stesso punto A della S. Allora sottraendo l'una dall'altra le (6) avremo: (7) ^^^" +a(F/ — F,) = 0 a (giacché, per quanto si è stabilito, s'intende trascurabile la dif- ferenza uu'^ (ri^ — r^) che è dell'ordine di uj^p). 336 PAOLO PIZZETTI I valori, sulla superficie S, della funzione armonica a(r — T^') sono dunque piccoli dell'ordine di P. Tali si manterranno dunque per tutto lo spazio esterno ad S. Potremo porre pertanto ? e la (7) diverrà: (8) ^,, + ,, = 0. dove V è funzione armonica nello spazio esterno alla S. 3. Anomalie della gravità. — La componente della gra- vità g secondo il raggio vettore, nella ipotesi (S), si ottiene derivando parzialmente rispetto ad r la espressione: Avremo quindi, sulla superfìcie S: (9) ' fr 11 valore della costante A si determina colla condizione (IV), ossia: /3Q\ r fv cos6 . f/I ^ 0 , ove 9 è la distanza angolare del punto Q della sfera cui si ri- ferisce il valore Vs^, da un punto fisso, abitrario, B della sfera. Ova colle notazioni in figura si ha: cos6 = COST . cos6' -j- senT • senO' cosqp , 344 I^OLO PIZZETTI e la (30) potrà scriversi: dcD i' V cosT . senT . c?t -f- sen9' 6?(p r v sen^T ■ cosqp , c^qp = 0 . 0 ./ 0 J 0 J o~ Il 2'' integrale è nullo. Quanto al 1" osserviamo che: cosT.seny 7 4 rjj- cosT . sen ^^ . seny. f^T ^ 4 15 cos-T . log (2asen -| + 2a sen^ _^ J senr .dT= — TT + q log2a; rjT cos-'t . senT . df = Quindi la (31) dà, quando per //v si sostituisca l'espres- sione (29): ^ /20 ._,_.. \ , 4 A donde ; ^(fn-4.,og2a) + ±.^ = 0, A= — a.b{b — 31og2«). Introducendo nella (29) abbiamo finalmente: (32) ^5v = — ) 5 COST — 6sen ^ — 3cost log (sen ^ -(- sen"— )/ Abbiamo, per comodità di scrittura, supposta la funzione Ag diversa da zero nei soli punti dell'elemento dj. nell'intorno di un punto A. Supponendo ora la Ag generalmente diversa da zero su tutta la superficie della sfera, porremo nel 2° membro della (32) in luogo di ò la sua espressione: SOPRA IL CALCOLO TEOKICO DELLE DEVL^ZIOXK ECC. 345 e integreremo quindi il 2*^ membro della (32) su tutta la sfera, o su quella porzione di sfera per la quale la A7 è differente da zero. Avremo cosi: (33) ..^-^A-fff.A,,.,?!, dove per semplicità si è posto : 1 Y / Y T \ (34) if-— 5cosT — 6sen — — ocosTlogIsen — -[- sen- — 1. sen - e dove l'angolo t, lo ricordiamo, è la distanza angolare dell'ele- mento di. dal punto al quale si riferisce il cercato valore di v^;. Si ha d'altra parte [formola (I) del n"^ 4] : a '' = - M ''1^ e, nel nostro ordine d'approssimazione, lo scostamento normale N fra le due superficie S, S^ si può porre uguale a — a^ii (se si stabilisce che N sia positivo laddove S'i è esterna ad *S' ossia ^'i > ^')- Quindi: (35) N=''^v^ = ^^^^^JH.A.j.dI.. M ^ AtzfM È questa la formola di Stokes semplificata nell'ipotesi che è espressa dalla formola (n°4): \A[/ .di. = j». 6. — Se ora facciamo la ipotesi più generale che i secondi membri delle equazioni (6) differiscano per una costante che indicheremo con f^h, il calcolo precedente si modifica come segue. Alle (I) e (V) del n° 4 vanno sostituite, come già si os- servò, le seguenti: -^— + t' y := /i , f Ar/ . di = STxfa^h . Atti della R. Accademia — Voi. XLYI. 22 346 PAOLO PIZZETTI con che la (23) si cangia nella: ove h' è una costante data da: Alla (35) va poi sostituita la: *■- M ("- - ^) = "I "I - -iifìl {y ■ ^^ ■ Quanto al /'v esso sarà espresso dalla (33) ove si ponga A^ — h' in luogo di Ag. Osservando allora che: ìjT rn J 0 •/ 0 si ha: M ^2 ~ A-nfM (in virtù della (36)). Quindi tinalmente alla (35) va sostituita la dove B è dato dalla formola (34). 7. Equazione di Lagrange relativa alla funzione poten- ziale di una stratificazione superficiale sferica. — Allo scopo (Ji ottenere la formola di Helmert che lega le deviazioni lineari del Geoide dall'Ellissoide (o, più generalmente, da una supposta superficie di riferimento) colle anomalie di gravità e colle irre- SOPRA IL CALCOLO TEORICO DELLE DEVIAZIONI, ECC. 347 golarità locali di massa, premettiamo la dimostrazione di una formola di Lagrange (^). Sia V la funzione potenziale dovuta ad una distribuzione superficiale sopra una sfera di raggio a ; i) la densità in un punto A della sfera; si deve dimostrare che (38) V. + 2a(|^)^= — inaD , dove Tv è il valore di /' in A, e i~-]^ è il limite cui tende - \ ut' Il la derivata -'— presa secondo il raggio vettore quando il punto, dall'esterno, si approssima indefinitamente ad A. Per dimostrare la (38), il modo pili semplice è quello di cercare, con metodo analogo a quello tenuto nel n*^ 5, una fun- zione V armonica dello spazio esterno alla sfera Z di raggio a, la quale, insieme colla sua derivata normale, debba, sulla super- ficie Z, soddisfare alla equazione: (38) /A- + 2r/(|^.)_^=-4TTr./>, dove D è una certa funzione assegnata dei punti della sfera. Per questo osserviamo che, posto : X òv v^2r f =:2|./r-f (Vr), or or la A'^ è funzione armonica dello spazio esterno alla sfera, e che della X sono assegnati, per la (38), i valori superficiali. Per la formola di Poisson avremo dunque: (39) 2|/r ^ [iVr] = — (r^ — a^) { ^^ di. . 2^rj^{cVr) = -{r^-a^)l^, (M " Journal de l'École polytechnique „, T. Vili. La dimostrazione di Lagrange suppone che la densità superficiale D ammetta la derivata se- condo ogni direzione nel punto che si considera. Per la storia e la biblio- grafia relativa a questa equazione, veggasi: Todhunter, A history of the jnath. theorie.s of Attraction, etc, voi. Il, chap. XXX, p. 253 e seg. 348 PAOLO PIZZETTI Ora si verifica facilmente che, posto al solito p2 r= «2 _j_ ^.2 — 2.ar cos'f. si ha : h i^J^\ f'^ — '>'^ òr \ p ) 2p^r Quindi la (39) può scriversi : f (rl/r)-^f \|/;-f^/l/ ()r ^ òr ì ' " e integrando: «, = j ^- (^I + 4- , ' 0 ^ Ir dove E è funzione dei soli angoli (9, uj) che fissano la direzione del raggio vettore. Se si pone la condizione che la v sia una funzione potenziale, essa dovrà a distanza infinita divenire infinitesima come , , o perciò occorre che la 2 sia nulla, sicché la funzione armonica /; dello spazio esterno che, in superficie, sod- disfa alla (38) non è altro che la funzione potenziale esterna di una distribuzione superficiale sferica con densità generica i>. L'equazione di Lagrange è così dimostrata. Com'è noto, affinchè la derivata (-!~)v esista nel punto A, occorre che, in quel punto, la densità D non solo varii con continuità, ma ammetta il rap- porto incrementale finito, in ogni direzione, ossia che, detto Tf il valore della densità in un punto B la cui distanza da A sia /, si abbia: D' — D dove h è una quantità finita. i + q^a — A = k. Ad ogni valore di k corrisponde un valore di A dato dalla equazione di 2° grado: (2) A2 _ (2(Pi - k) A -f (pi^ _ k (cpi + (p.) = 0 le cui radici sono sempre reali. E poiché deve essere sempre A<<;q)^, l'unica radice utile è: (3) A = (pi — + 1/1 + 4i(P2 'P2 + k [h-1 /^ 4qP2 2 1''^^' A: mostra che cp è sempre minore di qp^. Potremo porre; (4) k ^ = -.+1^^ se sarà +j/i + 4qp2 A; ossia se cp.j = n {n -\- l)k . Volendo che cp sia poco differente da qpi converrà dare ad n valori piuttosto grandi, specialmente quando k e piccolissimo; sarà allora A = qp^ — — - anch'esso poco differente da qp^ . Si può introdurre la distanza D dell'oggetto dalla lente M e per ogni valore di D calcolare A in modo che la immagine dell'oggetto si formi sempre alla distanza A- da i^'i*. Basta ri- cordare la formola: Dcp, XCPi Z> — qp, a- — q), 352 NICODEMO .] A DANZA dove i> è la distanza dell'oggetto dalla prima lente ed x la distanza della immagine di esso dalla seconda lente. Ponendo in evidenza k sarà: e quindi; .r = qpi — A — k i)op, , (cp, — A — /.•) donde si deduce la equazione di 2" grado: (5) A2 [D — cpi) — A I (^ — (Pi) ([(p,2 — qpicpo — cpiA-] 4-(/) — qpi) |9i = cpi, l'equazione (5) diventa di l" grado e si ha (6) A = (Pi— 92 — ^•• Per D = 0 si ottiene: A-' — A (qj, -- k) + cp2 (cp, — k) = 0 e (7) cp, — k 0 ' H/. 4, sarà sufficiente calcolare prima il valore di A e quindi quello dell'ascissa di E* mediante la formola: (9) jK* = Ei-i-A qpi — A «Pi + 'P2 — À In particolare si ottiene: Per I) = X , ricordando le (3) e (4) 10) A" = £-,+-^j- = i\ + „^-j|9, Per D = (^i, ricordando la (6): (11) E*^E,+A^±>',^=E, + }.-'±'t v-^ + j (^) Cfr. Misura della base trigonometrica eseguita sulla via Appia per ordine del Governo Pontificio nel 1854-55 dal P. Angelo Secchi D.C.D.G. A pagina 55 di quel volume si legge: L'apparato ottico del microscopio è di una costruzione speciale e nuova, detta dall'inventore panfocale, perchè può variarsi la lunghezza del suo foco da pochi centimetri all'influito, e da microscopio trasformarsi in telescopio. L'invenzione di questo pezzo è veramente degna dell'alta riputazione che gode l'autore, e può dirsi uà nuovo passo importante fatto fare all'ottica applicata alle misure, onde col medesimo strumento abbiamo potuto vedere le fasce di Giove e i suoi satelliti, e leggere le graduazioni della tesa in decimi di millimetro a un decimetro di distanza dall'obiettivo, ed osservare qualsiasi oggetto a qualunque distanza „. 354 NICODEMO JADANZA che, per la piccolezza di k, può ridursi alla forma più semplice; (12) ^'* = E, + ^- = ^^--± . ,, In questo caso sarà: cp = 2^, + k 2-^^^^ A ovvero, approssimativamente: (13) cp^'^. La distanza focale dell'obbiettivo composto tende a diven- tare metà della distanza focale dell'obbiettivo semplice. Per Z) = 0: Ponendo: Y2 — 4 sarà: A = qpi — A- 2 e quindi: 1 — /.•» (14) E* = = ^\ + CPl ff'i- ^ ■ 7. 1 + 8t3, In questo caso sarà: ^= 3 1- '• 3q3, 0, approssimativamente qp = La distanza focale dell'obbiettivo composto tende a diven- tare la terza parte della distanza focale dell'obbiettivo semplice. Lo spostamento del punto E* cresce col diminuire di (p2, sicché se si desidera che tale spostamento non sia troppo grande conviene dare a qp^ valori non molto differenti da qpj. SOPRA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DUE LENTI, ECC. 355 Lo specchio seguente mostra ad evidenza i valori di qp, A ed E* — ^1 convenienti al sistema composto di cui si parla alle diverse distanze nella ipotesi di 9 qp. 10 (Pi k = tPi 40 • D «P A E' — Ei ce 0,847 qpi 0,837 (Pi 0,138 cpi 1000 (Pi 0.84 qpi 0,83 qPi 0,159 (p, 100 (Pi 0.83 (Pi 0,81 (Pi 0.174 qpi 20cpi 0,78 cpi 0.75 qpi 0,217 (Pi (Pi 0,493 (Pi 0,075 (Pi 0,507 qpi Esso mostra che se un tale sistema si adopera come ob- biettivo di cannocchiale astronomico e si rinunzia a guardare oggetti molto vicini: la distanza focale del sistema diminuisce di 0,067 cpi. lo spostamento della seconda lente è di 0,087 qpi , lo spostamento di E* è di 0,079 qpi. L'ingrandimento del cannocchiale diminuisce di 0,08 del valore primitivo. IL E facile vedere che se si pone un oggetto reale davanti ad una lente convergente infinitamente sottile in un punto A tale M N E, F, F. E. FJ Fi* A Fi-. 2. che la distanza di esso dalla lente sia =i: , , (qp essendo la Il -f- 1 distanza focale della lente), la lente dà di quell'oggetto un'im- magine virtuale situata ad una distanza dalla lente = — . 356 NICODEMO JADANZA Volendo un sistema composto di due lenti 3/ ed iV tale che la immagine di un oggetto reale qualunque, data dal sistema, si formi sempre alla distanza ~ dalla seconda lente, è neces- sario che la immagine dell'oggetto data dalla prima lente si formi alla distanza — t' , dalla seconda lente. n +- 1 Dalla relazione: « __ 1 t_^ 1 ^ 1 D — A ' _

    qpi n + 1 nella quale D rappresenta la distanza dell'oggetto dalla seconda lente e A la distanza delle due lenti si ottiene la equazione di 2° grado : (15) A^-A(/.+ „-J + />,.^, + .p.(y.-„5, 0 la quale darà il valore di A conveniente ad ogni valore di D. Essa ha le radici reali quando è: ^>4'P. + ,-;fi- Supposta soddisfatta tale condizione si otteri-à: n-\-l \ n +■ 1/ La (16) mostra che quanto piìi vicino è l'oggetto, tanto più si deve allontanare la lente M. È quindi possibile costruire un sistema composto di due lenti tale che le immagini di oggetti diversamente lontani va- dano a formarsi nello stesso punto A in prossimità della seconda lente (nell'interno); ciò si ottiene spostando la prima lente ri- spetto alla seconda. Quando D = yj , poiché A = m, 4- ,\ , si avrà: ' ^ n -\- l ^ = -,^ cp, e quindi cp>>=1000cpi ed un'altra /) = 20(Pi si ottengono i due valori approssimati di A: A = (Pi + A=:(Pi + (Pa 1 ^i « 4- 1 I 1000 qp., qj, n -r 1 20 i quali mostrano lo spostamento della lente il/ per ottenere che le immagini dei diversi oggetti si formino sempre alla stessa distanza dalla lente N. Indicando con qp' e cp" i valori di cp quando 7) = 1000qpi e quando D = 20cpi si ottengono i valori seguenti: 9 9 + (p- 1000 (p. CD 4- "^ ^ "^ 20 , A ed Ei — E* in funzione della distanza focale della seconda lente, 9 «he è quella che rimane fissa, supponendo qp^ =: _^ cp^ ed n = 40. D 9 A E^-E* 00 0,9225 CP2 0,9244 (P2 0,9475 qps 1000 qpi 0,9233 q>2 0,9253 qpa 0,9493 cp^ 20(Pi 0,9650 qp. 0,9694 cp. 1,0417 qpo 358 NICODEMO JADANZA Le considerazioni svolte nei numeri I e II permettono la costruzione di un sistema composto di due lenti che può ser- vire da obbiettivo di un cannocchiale astronomico nelle due po- sizioni diretta ed invertita; ognuna delle due lenti si può trovare in prossimità dell'oculare. Un tale cannocchiale si può chiamare: cannocchiale a vi- suale reciproca. III. Un cannocchiale astronomico a visuale reciproca può essere anche costruito in un altro modo, come ora diremo. M P Er E, F,* B Ficr. 8. Le due lenti M ed N sono, la prima convergente di distanza focale qpi , la seconda divergente di distanza focale — cp., , e sono situate alla distanza E^E^ = Ù^ tale che sia: (17) A<(Pi La immagine di un oggetto che trovasi alla distanza D dalla lente M (a sinistra) si formerà ad una distanza x dalla seconda lente N (a destra) data dalla equazione: (18) ossia (19) A = -Dqpi X = Dqpi — A (D — cp, XCp2 qpa + a; CP2- I> (qpa + A — ^^^^±^ qpi e quindi, in ogni caso, Z)>qpi SOPRA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DUE LENTI, ECC. 359 Codesta immagine si formetà ad una distanza EiR = L dalla lente M se ce = L — A, cioè se L- A = Z)(p, — A(D — cp,) D((P2 + A - (Pi) — cp, (rp2 4- A) donde si deduce la equazione di 2° grado: ,] + + cp,(po(L + 7)) + LD{q>, - cp,) = 0. Quando /> = co sarà: (22) A-^ _ A(cp^ + L) 4- cp^cp, + L((picp2) -= 0 donde si otterrà il valore di A conveniente al caso in cui R sia il 2° fuoco principale del sistema composto delle due lenti 31 ed N. Ponendo L = cpi -[- 2X nelle precedenti equazioni ed indi- cando con A;, e A^ le radici della (21) e della (22) si ottiene facilmente: A;, qpi 2\ + CPl -1//cPi + 2X + SqpgX — 1 — 4qp2 1 — CPl D 3(30 NICODEMO JADANZA Un sistema cosiffatto avrà la sua distanza focale sempre maggiore della distanza focale qpi della lente M e se ne potrà calcolare il valore in ciascun caso mediante la formola: (28) -P^-,^,^^. sostituendovi il valore corrispondente di A calcolato mediante la (21) 0 la (22). Il secondo punto principale E* sarà sempre fuori del si- stema (a sinistra della lente M), la sua ascissa si calcolerà mediante la formola: (29) A- = E\--^'-^ ed il primo fuoco principale del sistema composto sarà dato dall'altra: (30) F=t\- ""' fP-2 — («Pi — ^) Nel punto E in cui si formano le immagini degli oggetti diversamente lontani si mette il reticolo, il quale può anche essere inciso su di una lente della medesima distanza focale della lente M. Aggiungendo un oculare per ingrandire le imma- gini che vengono a formarsi sul reticolo si sarà ottenuto in altra maniera un cannocchiale a visuale reciproca. Esempio numerico. Date le due lenti M ed N le cui distanze focali sieno: (Pi=0'",15; q)2= — 3(pi si può costruire un cannocchiale astronomico con cui si può vedere un oggetto alla distanza D =-- 20qpi =: 3'",00 e le imma- gini di tutti gli oggetti si formano alla distanza = O*",!!) della lente M. Sarà 2\ = 0'",04 valore assoluto di qpg = 0'",45. SOPRA ALCUNI SISTEMI COMI'OSTI DI DUE LENTI, ECC. 3()1 Applicando le forinole piccedenti si ottengono i risultati seguenti : A„ = 0^0344 A3 = 0'",0527 qp^ =0 ,2011» cp3 = 0 ,1914 E* = E, — 0'".0119 E2* = Ei — O^Mib F^ =Fi — (ì .0673 7' 3 = Fi — 0 .0638. IV. L'idea di costruire i cannocchiali a visuale reciproca è dovuta al sig. Wild (\) che Tha applicata ad un nuovo livello che da poco tempo è stato costruito dalla Casa Zeiss di Jena. Il modo di funzionare del cannocchiale di codesto livello si vede nelle due ligure seguenti: Nella posizione diretta (fig. 4) M ed X sono le due lenti che formano l'obbiettivo composto del cannocchiale astronomico; E è M N R Fi.-. 4. un vetrino tisso a l'accie piane avente nel suo mezzo una cir- conferenza con due incisioni perpendicolari tra loro che costi- tuiscono il reticolo: 0 è l'oculare a fuoco esterno. Col movimento longitudinale della lente xV le immagini degli oggetti diversamente lontani vengono a formarsi sul reticolo fisso; l'oculare 0 ingrandisce tali immagini. Nella 2^'>s>^^o}iP invertita (fig. 5) il vetrino B si trova davanti la lente X e non è veduto attraverso al cannocchiale; sulla faccia interna della lente M in A^ vi sono due incisioni che formano il nuovo reticolo. L'oculare è il medesimo, è stato tolto dalla prima posizione e messo in un foro centrale al coperchio del- l'obbiettivo C che copre la lente fissa M. (*) Cfr. Zeitschrift far Instruinenteiikunde (Novembre 1909). Atti della R. Accademia — Voi. XLVl. 2-3 362 NICODEMO JADANZA Col movimento longitudinale della lente N le immagini degli oggetti si vengono a formare sul nuovo reticolo fisso Ai. Questo cannocchiale ha dunque due assi ottici (linee di col- limazione), uno nella posizione diretta, l'altro nella posizione invertita. Ciascuna linea di collimazione varia colla distanza dell'og- getto che si guarda, e tale variazione dipende da quella del se- condo punto principale E* del sistema obbiettivo. Il cannocchiale ha un movimento di rotazione intorno al proprio asse di figura, e quindi se, a cannocchiale presso a poco orizzontale, si fanno due letture sopra una stadia situata ad una certa distanza, una in una certa posizione del cannocchiale, l'altra nella posizione che ha dopo la rotazione di esso di 180° intorno al proprio asse di figura; la scmisomitxi delle due letture R N Ficr. 5. rappresenta la lettura che si farebbe sulla stadia coli' asse di figura. Questo nella posizione diretta. Nella posizione invertita si possono fare due altre letture analoghe sulla medesima stadia, la semisomma di queste ultime rappresenta la lettura che si farebbe coll'asse di figura in questa nuova posizione. È evidente che se la inclinazione dell'asse di figura rispetto all'asse della livella è rimasta inalterata (cam- biando soltanto di segno), la media delle quattro letture rappre- senta la lettura esatta. La livella del livello Zeiss è una livella ad inversione, avente cioè due assi, quale fu proposta dall'AMSLER fin dal 1859. Essa è attaccata al cannocchiale e può girare con esso in- torno al suo asse longitudinale. Per una piìi facile intelligenza supponiamo che la livella sia sotto il cannocchiale in modo che, quando questo gira intorno al suo asse di figura di 180", essa si trova al disopra. Nella SOPRA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DUE LENTI, ECC. 363 prima posizione (a bolla centrata) è l'asse superiore della livella che è orizzontale, nella seconda posizione (a bolla centrata) è orizzontale l'asse inferiore. Per maggiore generalità supponiamo Vis. 6. che i due assi della livella facciano tra loro un angolo X; allora, supposto reso verticale l'asse verticale dello strumento, il si- stema del cannocchiale e della livella si presenteranno come lo Fig. 7. indica la fig. 6 nella posizione diretta e nel modo indicato dalla fig. 7 nella posizione invertita. ^ella fig. 6 se indichiamo con l la lettura vera, cioè quella che si farebbe coll'asse ottico coincidente coli' asse meccanico disposto orizzontalmente, e con a^ ed a^ quelle che si fanno 364 NICODEMO JADANZA effettivamente sulla stadia quando hi livella è nella ì-^ posizione (livella sotto il cannocchiale) e nella 2^ posizione (livella sopra il cannocchiale), si avrà: / a^ = l -]- Dti^u (31) ( a,=: l- ingiù ^\) dove D è la distanza a cui si trova la stadia ed h è l'angolo che l'asse di figura fa colla orizzontale. Nella posizione invertita (fig. 7), indicando con «3 ed «4 le letture fatte sulla stadia nella T' e 2=' posizione della livella, si avrà: / «3 = Z — Dt^v (32) ( a, = l-{- Digiti + \) Sommando le (31) e (32) si ottiene: /ooA 7 «t + «2 + (h + «4 La media delle 4 letture è adunque la lettura esafta (*). Per la piccolezza degli angoli ?< e X si può ritenere: tg iu + \) -- tgw -j- tgX ; sarà quindi : donde : (34) Quest'ultima equazione dà l'errore dovuto al non paralle- lismo dei due assi della livella a riversione. Se si trova che tale errore è praticamente trascurabile, potremo ritenere: (35) (="■ + '" "1 2 "2 = :/ — D 2 tg\ «: i + «4 = :/ 1 D 2 tgX 2 «3 -U «4 «1 + iiì Di' 2 2 (*) Questo metodo è preferiliile a quello d"invei-tire la livella proposto iin dal 1892 dal sig. Adoli-o Fennkl (Cf'r. Zeitschrift fiir Vermessiingsivesen, XXI Band, 1892, pag. 528 e seguenti). SOPRA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DDE LENTI, ECC. 365 e quindi : adoperare il livello nella sola posizione diretta del can- nocchiale. Si noti che il meccanico costruttore può sempre fare in modo che il punto d'intersezione dei due iili del reticolo fisso R sia un punto dell'asse di figura del cannocchiale; un secondo punto è dato sulla stadia dalla lettura esatta l, cosicché rimet- tendo il cannocchiale nella posizione diretta e facendo nella prima posizione della livella la lettura / sulla stadia, l'asse di ( '..::.■-. '/--^''.U ■.'■•.' v':'-'.. ■• .)- } Vis. 8. figura del cannocchiale sarà orizzontale. Se, stando il cannoc- chiale in questa posizione, si centra la bolla della livella, si sarà reso l'asse di questa parallelo all'asse meccanico del cannoc- chiale, e quindi l'istrumento perfettamente corretto. La livella non è graduata, la sua bolla è osservata per mezzo di una ingegnosa disposizione di prismi senza che l'os- Fii?. 9. servatore si sposti dall'oculare. Il sistema dei prismi si vede in proiezione verticale nella tìg. 8 ed in proiezione orizzontale nella fig. 9 insieme al prisma rettangolo F che manda all'occhio le immagini delle due estremità della bolla. Questa si dice cen- trata quando si vede nel modo indicato dalla fig. 10; mentre se si vede come nella fig. 11 l'estremo piìi vicino all'osservatore è più alto, e se si vede come nella fig. 12 tale estremo è più basso. 3G6 NICODEMO JADANZA La mancanza della graduazione dell'arco direttore della li- vella, rende possibile un piccolo spostamento dell' asse della li- vella, e ciò si ottiene spostando longitudinalmente il sistema dei prismi. Fior. 10. Fig. 11. Fig. 12. V. Le due figure (13 e 14) qui annesse, rappresentano il livello della Casa Zeiss in due posizioni differenti sul suo treppiede. Le tre viti C del basamento servono per centrare la bolla della livella sferica N. Il morsetto M serve per arrestare il movi- mento azimutale; ad esso corrisponde la vite micrometrica B per i piccoli movimenti azimutali. La vite ^ è la vite di ele- vazione che dà al cannocchiale piccoli movimenti in altezza; con essa si ha una facile e comoda regolarizzazione della bolla della livella cilindrica i cui estremi si vedono nel prisma F. Il cannocchiale costruito colla lente divergente interna, ruota nell'anello K intorno al suo asse longitudinale ed il movi- mento è limitato da due arresti. Lateralmente al cannocchiale è fissata in modo regolabile la livella a inversione. Per mantenere costante la lunghezza del cannocchiale, e quindi assicurare la completa ermeticità del tubo contro l'ac- cesso della polvere e della umidità, i due obbiettivi sono mon- tati invariabilmente. La messa a fuoco per le diverse distanze si fa per mezzo della lente divergente spostabile nell'interno del tubo del cannocchiale per mezzo del bottone TV. Il reticolo si mette alla visione distinta movendo l'oculare che è provveduto di apposita filettatura e di graduazione in diottrie. La livella a inversione è disposta nella sua montatura libera di sforzi di tensione e racchiusa in un tubo di cristallo Q, per ripararla dalle variazioni di temperatura. L'astuccio E contiene SOPKA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DUE LENTI, ECC. 867 la combinazione dei prismi die ])roduce due immagini delle due estremità della bolla a contatto luna dell'altra; esse, per mezzo del prisma girevole F possono essere osservate stando tanto dalla parte deirobbiettivo, quanto dalla parte dell'oculare del cannocchiale. La bolla della livella è fortemente illuminata dal disotto per mezzo dello specchio /. Per centrare la bolla bi- Fig'. 13. sogna con la vite di elevazione A portare a coincidenza le due metà della bolla della livella. Si chiama ^^ri;/, si introduce nell'apertura H del coperchio dell'obbiettivo e si applica ijuindi insieme a questo sull'estre- mità del cannocchiale che porta l'obbiettivo. Si gira di 180° il prisma F e, dopo aver messo a fuoco col bottone TF, si può Ficr. 14. leggere la stadia allo stesso modo come nelle due prime posi- zioni del cannocchiale. La ini(/i(( delle quattro letture fatte in questo modo è (come è stato dimostrato) la lettura esatta. Si ri- metta il cannocchiale nella prima posizione e si legga sulla stadia la lettura esatta /; quindi si guardi nel prisma i'' lo stato della bolla. Se questa e centrata l'istrumento è perfettamente regolato; se non è centrata, si allenti il morsetto A* e si sposti SOPRA ALCUNI SISTEMI COMPOSTI DI DUE LENTI, ECC. 369 l'astuccio E del prisma movendo la rotella X fino a che i due estremi della bolla coincidano. Corretto l'istruniento la livellazione si esegue facendo cia- scuna volta due letture sulla stadia nella pri»i SERAFINO DEZANI P . CaO P che si presume lea;ato al Ca per "/ou di muco in peso 1,38 1,42 i 1,40 0,56 I 0,50 0,20 0,18 per "Zoo di estratto in volume 0.21 0,26 i — i 0,40 0,14 0,20 0,36 0.13 Calcolato il Calcio come tutto legato all'acido fosforico, il fosfato tiicalcico verrebbe a trovarsi nel muco nella proporzione dell' l%,o e negli estratti del 0,6-0,7 %o. H Fosforo legato al Calcio, mentre nel muco non rappresenta che la settima parte del Fosforo totale, negli estratti ne rappresenta piìi della metà. Qual'ò la funzione di questo fosfato di Calcio che costituisce da solo la quarta parte delle ceneri degli estratti ? Ho pensato anzitutto che a questo sale potesse attribuirsi un qualche valore anti peptico; ma le esperienze da me fatte al riguardo mi convinsero che il fosfato di calcio nella concen- trazione in cui esiste nel muco e nell'estratto non può avere alcuna azione antiproteolitica. Bisogna ricorrere a soluzioni no- tevolmente più concentrate (5 » oo) pe^' osservare un ritardo ap- prezzabile nella digestione. Può invece questo composto avere una funzione di presenza per l'antipepsina, analoga a quella dei Co-enzimi ? Per rispondere a questa domanda occorreva eliminale questo sale dall'estratto, e verificare l'azione dell'estratto in queste condizioni e dopo l'aggiunta di nuove quantità di sale. Elimi- nare però il fosfato mediante precipitazione con idrato sodico era cosa non conveniente, perchè venivano a formarsi nel liquido quantità non trascurabili di cloruro sodico: e questo — come è noto — ha valore antipeptico. Io ho perciò fatto ricorso alla dialisi: ho cosi potuto con- statare che gli estratti dializzati perdono completamente la loro aziono antiproteolitica e la riacquistano, sebbene non più coni- CONTKIBUrU ALLO STUDIO DELL'aNTIPEPSINA 377 plotameiite, in seguito uU'aggiunta di fosfato di Calcio, cosi che questo venga a trovarsi nelle proporzioni di quelle preesistenti (0,(>-0,7 "^ oo)- Ma per osservare decisamente questo ritorno del potere antiproteolitico occorre dializzare a lungo (non meno di cinque o sei giorni), poiché l'aggiunta di fosfato di Calcio in quelle proporzioni agii estratti dopo soli due o tre giorni di dialisi non produce effetto alcuno. Io mi sono chiesto se la spiegazione di questo fatto debba ricercarsi in una condizione di equilibrio fra l'antipepsina ed il fosfato di Calcio, per cui rotto l'equilibrio l'atitipepsina non agisca piìa. Ed i risultati delle mie ricerche a questo riguardo hanno risposto affermativamente. Ammettendo che il fosfato di Calcio dializzi lentamente tanto che occorrano cinque o sei giorni perchè esso venga eliminato completamente, si capisce come coll'aggiunta di una quantità "di fosfato nelle proporzioni accennate precedentemente — quantità che viene a sommarsi a quella ancora esistente nel liquido — l'antipepsina venga a tro- varsi in presenza di un eccesso di questo sale e non possa piìi agire. Ma se nei primi giorni della dialisi si aggiungono quan- tità di fosfato minori di quelle accennate, è sempre possibile — procedendo per tentativi — ridare il potere antipeptico a quell'estratto nel quale la quantità di fosfato aggiunto sommata a quella ancora esistente ristabilisce l'equilibrio. Certo quest'ipotesi dovrebbe poggiare su qualche dato spe- rimentale ; ma, data la composizione assai complessa degli estratti, già dopo il secondo giorno della dialisi riesce impossi- bile svelare la presenza di fosfato di Calcio libero in essi : il che però non esclude che ve ne possa essere. Noterò qui che traccio di Fosforo e di Calcio esistono an- cora negli estratti dializzati per 10-12 giorni; naturalmente queste traccio non si possono dimostrare che dopo evaporazione di porzioni degli estratti e incinerimento del residuo. Bisogna am- mettere che questo Fosforo sia esclusivamente di origine orga- nica e che questo Calcio sia trattenuto fortemente da qualche sostanza proteica (1), ma che ne l'uno né l'altro di questi due elementi residuali possano servire ai fini deWanfipejìs/ìia. (U 'ijuantità di cilicio non dializziiliile si riscontrano pure nel siero sanguigno. Atti della R. Accademia — Voi XLVl. 24 378 SERAFINO DEZANI Io riporto qui dal mio diario una tabella dimostrativa di alcune delle numerose esperienze da me fatte. Come metodo di determinazione dell'azione antipeptica degli estratti io ho adot- tato il processo di Gruetzner. Questo processo fondato sulla digestione della fibrina colorata al carminio, permette di ben notare il ritardo che si ha nella digestione, poiché mentre nelle prove con solo acido cloridrico 0,30 ^o il liquido si colora in rosso già pochi minuti dopo l'aggiunta della pepsina, nelle prove con gli estratti la colorazione non compare che dopo 15-20-30 minuti, (rli estratti sottoposti alla dialisi venivano esaminati giornalmente. A 5 cm^ dei liquidi da saggiare por- tati a breve ebollizione io aggiungevo dopo raffreddamento una goccia di una soluzione di fosfato di Calcio in q. b. di acido cloridrico, una goccia di acido cloridrico conc. (^^=1.18) (1). due goccio di una soluzione all'I ^'o di pepsina preparata in la- boratorio e gr. 0,15 di fibrina. L'ordine delle esperienze era il seguente. N. 1. 5 cm'^ di estratto (Controllo). N. 2, „ ., dializzato. N. 3. ,, „ „ -j- sol. di fosfato di calcio 2 °/oo ^> ^- » » » ~t- » •' 3 Zoo -M. 5. „ „ „ -j- ., „ 4 Zoo ^- ^^- » » » ~r » w 5 Zoo N. 7. „ „ ., + „ « 6 «Zoo N. 8. „ „ „ -f ., ., 7 «Zoo N. 9. „ „ » ~r n !j 8 Zoo N. 10. „ „ „ + « (2) „ 10 «Zoo I varii tubi da saggi contenenti i varii liquidi da saggiare venivano posti in termostato, ed ogni cinque minuti si sottopo- nevano all'osservazione. Si notava cosi la prova in cui si aveva il maggior ritardo nella digestione; e si poteva così constatare come, dopo due giorni di dialisi il potere antipeptico ricom- (1) L'acido viene così a trovarsi nelle proporzioni volute per unii buona digestione. (2) Nelle prove N. 9 e N. 10 la concentrazione del fosfato di calcio ag- giunto, viene ad essere presso a poco la stessa degli estratti non dializzati. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELL'aNTIPEPSINA 379 pariva decisamente, ad es., nella prova n. 3, dopo tre giorni nella prova n. 5, dopo quattro giorni nella prova n. 8, ecc. Estratti N. I. IL =- 111.= .. .2 So "5 -5 r;^ 1 o àJ aJ S S 7 7o ■53 lO cS ics .2 6 7o -e ics o c5 o a5 00 3 / / / / / / l 1 / .•• U Ir ^7 / / / .• / / £1 i^ ■■• o «J g ^"^ o 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Durata della dialisi in giorni. Una domanda degna pure di essere presa in considerazione era la seguente: a quale dei due joni in cui si scinde il fosfato di Calcio in soluzione è da ascriversi l'azione di presenza ? — Le prove da me fatte sostituendo al fosfato di calcio 0 il fosfato di Sodio o il cloruro di Calcio diedero risultato completamente negativo. Il fosfato di Calcio negli estratti da me studiati avrebbe dunque una funzione analoga a quella dei Co-enzimi, Ma poiché allo stato attuale dei nostri studi non possiamo ammettere l'esistenza di un fermento che resista all'ebollizione, occorre 380 e. F. PARONA ammettere che l'antipepsina sia una sostanza capace di formare col fosfato di Calcio un composto labile, già dissociabile me- diante la dialisi e ricomponibile in seguito all'aggiunta di nuove quantità di quel sale nelle proporzioni di quello preesistente alla dialisi (1). R. Laboratorio di Materia Medica e Jatrochimica dell'Università. Torino. Le Rudiste del Senoniano di Ruda sulla costa meridionale dell'isola di Lissa. Nota del Socio C. F. PARONA. I radiolitidi, che danno argomento a questa breve nota, mi furono comunicati in esame dal collega prof. A. Martelli, che li raccolse in occasione delle sue ricerche nell'isola di Lissa, sulla quale, com'è noto, pubblicò un interessante studio geografico e geologico (2). Il suo lavoro mi dispensa dall'intrattenermi sulla serie dei terreni, che costituiscono l'isola e che appartengono al Cretaceo, fatta eccezione di un lembo di Trias superiore sulla costa di Camisa, dei calcari eocenici sviluppati lungo la costa meridionale e dei depositi quaternari. Osserverò soltanto, che il risultato dello studio delle rudiste gentilmente comunicatemi dimostra, che nell'isola il Senoniano ha maggior estensione di quella ammessa dal Martelli, essendo di età senoniana anche i calcari deW orizzo7ite superiore a radioliti da lui attribuito al Turoniano superiore. Di guisa che il Turoniano superiore sarebbe invece rappresentato dall'orizzonte inferiore a radioliti ed ippu- riti, e ne abbiamo una prova anche nel fatto, che l'A, accenna (1) Vedansi a riguardo dell'importanza dei sali di calcio e dei comporti organici di fosforo per l'azione di certi enzimi gli studi di Buchner und Antonie Hoppe-Seylers Zeitschr. „, 46), di Buchner und Klatte (" Biochein Zeitschr. „, 8), di Harden et Joung (" Bull. Pasteur ,, 1905). (2) A. Martelm, Osservazioni geograficn-fì siche e geologiche snìl'isoh/ eli Lissa, " Boll, della Soc. Googr. Ital. ,, fase. V, 1904. LE KUDISTE DEL SEN0NL4N0 DI liUDA, ECC. 381 alla presenza in questo stesso orizzonte degli ippuriti, dei quali il primo livello, l'inferiore, coincide appunto col Turoniano su- periore, come confermano le recenti revisioni, che H. Douvillé e A. ToucAS hanno fatto di questo gruppo di rudiste. Le prime notizie sulle rudiste della Dalmazia sono di data abbastanza remota. 11 Fortis (1) fin dal 1771 osservò certi corpi tìstulosi, interpretabili come avanzi di radiolitidi, nell'isola di Oherso ed Ossero, e pochi anni dopo diede il disegno di certi ortoceratl {cornn-v:opra l'isola di Cherso ed Ossero Venezia, 1771. pag. lOf). — \d.. Viaijgio in Dalmazia, Venezia, 1774, 1, pag. 177, tay. VII, fig. 12, 13, U. (2) Fh. Lanza, Essai sur les formations géoi/iiostifj. de la Daìmatie et sur quelques nouvelles espèccs de RadioUtes et d' Hippurites, " B. S. G. d. Fr. ,, (2), XIll, 1855, pag. 127, tav. Vili. — lu., Sopra le forinaz. geognost. della Dal- mazia (Appendice ila: Viaggio in Inghilterra e nella Scozia, ecc.), Trieste, 1860, pag; 285. 382 e. F. PARONA Nel 1889 lo Stache (1) distinse nel Cretaceo del versante dalmatico un gruppo inferiore. Urgoniano-Cenomaniano. ed un gruppo superiore a rudiste, rappresentante nell'insieme il Turo- niano ed il Senoniano, riconoscendo in quest'ultimo tre orizzonti : il più basso con Biradiolites lumhricalis e Praeradiolites Ponsianus e però corrispondente al Turoniano, il medio a caratteri pa- leontologici non ben definiti, in quanto che insieme con forme turoniane {Praeradiol. Ponsianus, Radiol. radiosus, Biradiol. {Dii- rania) cornupastoris) se ne citano altre santoniane (Radiol. acu- ticostatus, Rad. squamosus) e campaniane [Hippiir. coriiu-vaccimim e H. organisans), ed il superiore verisimilmente equivalente, secondo l'A.. del Campaniano ed in parte del Santoniano supe- riore, a luoghi con Praeradiol. Hoeninghausi. Pili recentemente il Sohle (2) riferendo sulla geologia del- l'isola di Lesina accennò pure alle rudiste, risultandogli che il Turoniano superiore vi è ben rappresentato da radiolitidi: dai Radiol. irregularis Sow. (Agria). Rad. Ponsianus d'Ardi. [Prae- radiolites], R. socialis d'Orb., Rad. radiosus d'Orb.. Rad. angidosns à'Orh. {BiradioliU's)^ R. quadratus d'Ovh.{Biradi(il.).Mii non manca il Senoniano, attestato dalla presenza di Hipp. radiosus Des M,, Sphaeridites angeiodes Lmk. [Radiol. angeiodes Pie. d. Lap.), Radiol. acuticostatus d'Orb. [Biradiolites). Altre notizie sui terreni a rudiste delle terre dalmatiche sono esposte nel lavoro del De Stefani sulla geotectonica delle regioni periadriatiche (8), e da esse risulterebbe la maggior estensione del Turoniano superiore, coi calcari a Biradiolites lumbricalis, in confronto dello sviluppo del Senoniano. Può darsi che più accurati studi sui fossili di questi calcari dimostrino, che il Senoniano non è meno e forse più sviluppato del Turo- niano; ma a questo riguardo nulla io posso affermare. Fra i campioni fossiliferi del Museo di Firenze, avuti gentil- (1) G. Stache, Die liburnis^che Stufe und cleren Grem-Horizonte. Eine Studie ùber die Schichtenfolgen der cretaeisch-eocanen oder protociinen Landbildungsperiode im Bereiche der KùstenUinder von Oesterreich-Unofarn. " Abhandl. d. k. k. geol. Reichs. ,.. Wien, Bd. XIII, 1889, pag. 41. (2) U. SòHLE, Geognostisch'palaeontologische Bcschreibunr/ der Insel Lefiina, " Jahrb. d. k. k. gool. Reichs. ,, Wien, L Bd., 1900. (1901), pag. 33. (3) C. De Stkfani, Géotectonique dea driix reraaiitft de l'Adriatìijue, " Ann. de la Soc. géol. de Belgique ,, t. XXXIII. Mémoires, Liège. 1908. p. 209 (19). LE RUDISTE DEL SEN'ONIANO DI KDDA, ECC. 383 mente in comunicazione dal collega De Stefani, ve ne sono due dei calcari marmoiei bianco-cerei delle vicinanze di Zara, con fossili colorati da ocra rossa e raccolti dallo stesso De Stefani: l'uno comprende esemplari di un Praeradiolites probabihnente appartenente al P. Boueheroni (Bayle), l'altro un esemplare di Bournonia (?), che non mi risulta riferibile a forma conosciuta, e li riterrei l'uno e l'altro di età senoniana. Così dall'isola di Lagosta provengono diversi campioni, raccolti dal Martelli, di un calcare biancastro, zeppo di rudiste indeterminabili. Sol- tanto la parte marginale della valva inferiore di un radiolite è abbastanza conservata e parrebbe determinabile come Radiolites radiosìfs d'Orb. Se la determinazione è esatta, il calcare appar- terrebbe al Turoniano superiore, ma il dato paleontologico è troppo incerto per esserne sicuri. I radiolitidi della costa di Ruda in Lissa da me riconosciuti sono sette: Prderadiolìtes Boiickeroiii (Bayle) „ Roeìiinrjhausi (Des M.) Radiolites (j(dloj)rovincialis Math. „ anyeiodes Picot de Lap. Bournonia Bounioui (Des M.) Durania Martella n. f. Lapeiroiisia Jouannefi (Des M.) (y) E una fauna schiettamente senoniana, poiché anclie la Du- rania MartelUi è una n. f. che si ritrova in Puglia in calcari affatto simili ed insieme con rudiste d'età senoniana. Infatti in Puglia e nelle regioni attigue io già liconobbi il Fraeradiolites Hoeninghausi, la Bournonia Bournoni e la Lapeirousia Joiiamieti; di guisa che abbiamo da questi dati paleontologici una nuova conferma della corrispondenza nella serie del Cretaceo superiore sui due versanti, balcanico ed italico dell'Adriatico. La quale corrispondenza è, si può dire, integrata per il calcare senoniano di Ruda dall'identità nei caratteri litologici. La roccia di Ruda, come quelle di Cortemartina (Acquaviva), di Putignano nella Terra di Bari e di altri giacimenti dell'Appennino, è un calcare bian- castro sempre poco compatto, poroso e, direi, caratteristico; ben diverso dai calcari marmorei e dalle lumachelle compatte prevalenti nel Turoniano. Si aggiunge inoltre che i caratteri micropaleontologici sono quelli dei depositi benthogenici, quelli 384 e. F. PAKONA stessi già riconosciuti in altri calcari senoniani della Nurra in Sardegna, dell'Avellinese e delle Puglie; infatti il calcare di Ruda contiene, fra gli altri avanzi di organismi, non rari fru- stuli di un'alga calcare riferibile, a quanto sembra, al genere Triploporella ed una fauna a foraminiferi, non ricca di individui, ma abbastanza complessa per varietà di forme, caratterizzata in particolare dalle miliolidi trematoforate. Già ebbi occasione di accennare a questa faunula con miliolidi trematoforate (1), notandone l'importanza per lo studio del (Cretaceo superiore; e non è senza interesse il segnalarne ora la jiresenza in quest'alti^ punto della regione mediterranei, ed in calcari del Senoniano superiore, com'è sicuramente dimostrato dalla loro fauna a rudiste. (JENNI DESCRITTIVI DEI KADIOLITIDI 1)1 RIDA 1. Il genere Praeradiolifes e rappi'esentato da due forme: l'uno appaitiene al primo dei gruppi distinti da Touoas (2) ed è il Praerad. Boucheroni, l'altro è il tipo del secondo gruppo e cioè il Praerad. Hopninghaìi^i. JPì'aeradiolites Boucheroni (Bayle). Due esemplari di valva infei'ioi-e, incompletamente isolati dal calcare, ma abba- stanza ben conservati nei caiatteri della superficie esterna, e ri- conoscibili anche per quelli interni, presentando scoperta l'apertura e libero il lembo ampio che la circonda. La somiglianza colla valva figurata nel testo (tìg. 13, pag. 32) da Toucas è manifesta, non solo per la situazione e conformazione dei seni S, E. ma anche per la lieve espansione, che il margine, in corrispondenza dei seni, presenta verso l'interno; per modo che in questa parte i-esta interrotto il regolare decorso subcircolare del margine stesso. Questa forma è indicata per il Maestrichtiano. Praerad iolites Hoeniughausi (Des Moul.). Due pic- coli esemplari di valva inferiore, corrispondenti alla forma già (1) C F. Parona. a propo-iito dei caratteri micropaleontol. di alcuni cal- cari mesozoici della Narra in Sardc^jna, ' Atti della R. Aecad. delle Se. di Torino ,. XLV. 1910. (2) A. TdiicA.s, Etudes sur la classifu-ation et l'ccolutioiì des Radio/ilidés, " Mém. de la Soe. Géol. de Fr. ,, Paléontoloirie, 1907-1909. voi. XIV. \\ 28. LE KDUISTE DEL SENONLANO DI UUDA, ECC. 385 distinta da d'ORBiGNY come Rad. dilatata, e che da Bayle (1) od ora da Toucas (op. cit., pag. 84) è riunita al Fna'v. Hoenìny- hausl. Specialmente uno dei due, meglio conservato, presenta nelle dimensioni e nella conformazione una somiglianza quasi perfetta colle figure di d'ORBiGNY (2); di guisa che fa escludere ogni dubbio sull'esattezza del riferimento. È questo uno dei Praeradiotites più comuni e geograficamente piìi diffusi, e si trova nel (;ampaniano e nel Maestrichtiano inferiore. 2. Gli esemplari di Radiolites sono abbastanza numerosi, una dozzina, tutti ridotti alla valva inferiore, più o meno profonda- mente erosa ; uno soltanto conserva porzione della valva superiore. Sono riferibili al gruppo (Toucas) del Radiolites angeiodcs e, colle riserve suggerite dal cattivo stato di conservazione, si pos- sono ripartire fra le due forme (jalloprovinciaìis e angeiodes. Radiolites (falloprovincialis Math. -Toucas (op. cit., pag. 76, tav. X\^, f. 1-5) riunisce sotto questo nome il Radiai, yalloprovincialis Math. ed il Rad. Laniarckii Math. (3), conside- rando quest'ultimo come varietà del primo, a valva inferiore più corta e conica, anziché cilindroide. Ora fra gli esemplari di Lissa sarebbero rappresentate le due forme. Non è il caso di insistere sulle fascie corrispondenti ai seni e sulla zona inter- posta, troppo mutilate da compressione ed erosione; ma la fisio- nomia è caratteristica, anche per la frequenza delle lamine embricate, regolarmente spaziate, fin dalla estremità o punto di attacco della valva, ciò che concorre a distinguere questo Ra- diolites dal R. anr/eiodes. 11 Rad. (jalloprovinciaìis si trova nel Santoniano inferiore. Radiolites auf/eiodes (Picot de Laper.). Numerosi sono anche gli esemplari riferibili a questa forma, assai diffusa nel Campaniann inferiore, al livello di passaggio dal Santoniano. Sono riconoscibili per l'incurvatura che generalmente presentano le valve inferiori, a lamine espanse, rare, embricate, largamente e irregolarmente spaziate, a margini pieghettati. In complesso (1) Baylk, Noitv. ob-ifirr. fiur ijuvìq. e^p. de End., " Bull. 8. G. de Fr. „, XIV, 1856-57, pag. 657. (2) D'OitBiGxv, Paléont. frane., Terr. crét., Brachiopodes, 1851, tav. 568. (.3) M.VTHER?. 30. (2) A. Toi-cAs, op. ciL, 1909, pug. S4. G. PAGLIEKO — RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK H89 Lapeù'ousia Joiuaìneti (Des Moul.) (?). Sul pezzo di calcare al quale sta aderente uno degli esemplari da me riferiti al Praeradiolites Boucheroni, si osserva in sezione trasversa un piccolo esemplare di valva inferiore, che, per quanto permettono di assicurarsene le condizioni in cui si trova, presenta i carat- teri di questa forma particolare del Maestrichtiano superiore. La riserva sul riferimento specifico è anche suggerita dalla possibilità, che questo piccolo esemplare appartenga invece alla forma di piccola statura, distinta da Toucas col nome di Sphae- rnlites Perrinquierei (1), del pari di età senoniana, ma di livello pili basso. Resto nella formula di Lubbock. Nota del Dr. G. PAGLIERO. Nella scienza attuariale si ha spesso da calcolare la somma di numerosi valori di una funzione. Ad es. posto r = 1 ~~ t, ove ^ è il tasso d' interesse, e detto V,,. il numero dei soprav- viventi all'età X riferito al numero dei nati di un dato gruppo, secondo una determinata statistica, allora 2'""^.' variando x da y -\~ n in poi, tutto diviso per r~^Y,,, dà il valore attuale della pensione unitaria annua, differita di n — 1 anni, per una persona di età i/. Il calcolo diretto di una tale somma di prodotti è molto lungo; per abbreviarlo si costruiscono delle tavole speciali dette " Tavole di commutazione „. Ma, quando non esistono ancora le Tavole di commutazione relative ad una determinata statistica, ovvero relative ad un determinato tasso d'interesse, furono pro- posti dei procedimenti rapidi di approssimazione per il calcolo di dette somme. Una delle formule pili notevoli, molto usata nella scienza attuariale, esprime la somma: (a) f()^fì-\-f2 + ... ■ (1) ToccAs, op. cit., 1908, pag. 57, tav. X, fig. 1, 2. — H. Duivillé, op. cit, 1910, pag. 27, tav. I, fig. 7, 8. 390 G. PAGLIERO mediante la somma dei termini corrispondenti ad indici mul- tipli di un certo intero a (in pratica spesso a = h od «=10), cioè mediante la somma: (P) fo^fa-\-f{2a)^... più r incremento di una serie infinita ordinata secondo le suc- cessive differenze della seconda successione moltiplicate per coef- ficienti numerici indipendenti dalla natura della funzione f, ma dipendenti dal numero a ; V incremento di questa serie è relativo al primo ed all'ultimo termine della variabile. Ma il Lubbock, che espose per primo la formula in " Cam- bridge Philosophical Transactions „, a. 1830, pag. 323, e gli scrit- tori di trattati d'attuarla che l'hanno riportata chiamandola col nome dell'autore, non si sono mai occupati della convergenza della serie ; inoltre, siccome la serie in pratica si tronca dopo pochi termini, dando un'approssimazione sufficiente, nessuno ha dato un'espressione pel resto. Secondo 1' " Encyklopàdie der Mathematischen Wissen- schaften „, la formula è ancora " oIiìk^ Eesfglied „. Io mi propongo appunto in questa nota di esporre la for- mula del Lubbock, in modo da condurre ad un'espressione del resto. Dimostrerò poi direttamente una nuova formula che si pre- senta come caso limite di quella del Lubbock col resto. Appli- cherò questa al calcolo del valore attuale di una pensione vita- lizia, e l'una e l'altra al calcolo della somma dei reciproci dei quadrati dei numeri interi da 100 a 199. I. Per semplicità di scrittura, chiamo fi la funzione f{ax) in cui varia x, cioè pongo: fiX ^=f{ax). Si ha la formula data da Mercator nel 1668 {Formulario Mathematica di Peano, tomo V, pag. 131): f,x = /\0 + XÙ.U) + ^^Ij^^^- L%0 + . . . RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 3fll la quale sussiste per x intero e positivo; il 2" membro è un polinonìio finito. Il Lubbock suppone in questa formula x fratto, precisa- mente della forma x a, ove x e un intero, e nulla aggiunge sulla validità della formula. Io comincio col dare un'espressione del resto di questa formula. Teorema, /eqFNo . a, ;<€Ni . j:-6No . 0 . /'.f ~v I G{x a,r)ù.'[f{ax) x]0 \ ì\Q-n { e dx (^/^ + l)«"-^lMedA"+V■•No ** Indicando con /' una quantità funzione dei numeri interi, cioè essendo una successione infinita di quantità, se a ed n rappresentano due interi positivi, ed a:^ è un intero positivo o nullo, allora la differenza fra il valore fx e la somma dei primi w-f-l termini nello sviluppo colla formula di Mercator applicata alla funzione f^x =^f{i -I- 1 ) K. Considero ora la funzione di z: ,jz = fz - ffi - f A/iO - C (-^ , 2) AYiO - . . . ...-0(|,«)A"AO-0(f.» + l)K che è ciò che diventa il primo membro dell'eguaglianza prece- 392 G. PAGLIERO dento quando si trasporti tutto nel primo membro, e si legga z al posto di X. Si ha: f/r ^ 0. ..7O = 0, (ja = 0. + AAO V ^ + A'ViO V C(f , 2) -f ... 4- -f AYiO 2 e (^, v) + a"^^u V C (^, n + l) ove i X si intendono estesi da (* ad « — 1. I coefficienti di /"lO, AfiO, AYi", ..., n5"+^« sono i coefficienti delle potenze di z nello sviluppo di: i 4- (1 -f zY + (1 + 4' + ... 4- (1 + ^F ; Atti della R. Accademin — Voi. XLVL 25 394 G. PAGLIER0 ma questa somma vale, per z diverso da zero: z • i (1 + ^r-i e la stessa eguaglianza sussiste ancora per z eguale a 0 se noi conveniamo che la funzione zl[{l -\- zf'" — 1], continua yi tutto il campo reale da cui si escluda lo 0, assuma per z eguale a 0 il suo valore limite, a. Dunque, posto: (/ = ( ^ \z, q^^iOj ^i(a;0), cioè: ( gz = ^^^ per z diverso da 0 segue che i coefficienti di fO, Af^O, A^iO, ..., a"'^hi, sono le suc- cessive derivate di ordine 0, 1, 2, ..., n ~\- ì della funzione gz in cui varia z, fatte per il valore 0 della variabile, e divise per 1 fattoriali di 0, 1, 2, ..., w -{•- 1 ; quindi: 2 \f, 0-{a - 1)] = «AO + DyO X A^O + ^^ D^^O X Af xO + ... + + ij D"^0 X A"AO + j^^ B^^hjO X a^'^hi cioè: 2 [f, 0-(a - 1)] =- af,0 + V (i- D^^O X ATiO ] /•, V'n) + Analogamente: V 1/, a-i2a - 1)] = af\l -f V (i-D'-^O X AY" 1 jr, l"-n) + RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 395 I \t\ {2ay-{Sa - 1)1 - af,2 + i: (ij D^) )< ^^mr,, Vn) + etc; essendo m un intero positivo si avrà: V [(/'. {ma. - a)-ima - 1)] = af, {m - 1) + 2 [^ D'-^O X X A?"i {m - ì)\r, 1-n] + ^^^^^y, D"-VO X a"+%„,_i ed u, Ui, U.2, ... , Un,^i indicano m valori medii fra quelli della succe-ssione A"^^, precisamente: ^/,.e Med A"+if {ra)-[{n + r) a. — w —1], Sommando queste eguaglianze a membro a membro, osser- vando che: ATiO + Ay\l + Ari2 -f ... + A'/a^^ - 1) = A'-^Am - A'-i/iO e che la somma degli u si può porre sotto la forma mu, ove u indica un valore medio fra quelli della successione A"^Y da 0 ad {n -\- m — \)a — n — 1, si ottiene : (1) V [/■, 0-(m« - 1)] - a V f A , 0-(m - 1)] + + 2 [™ (A^-Yi^>^ - A^-^iO) I r, 1-/*] + m -|-^^^^, «"+% . E questa la formula di Lubbock completata col suo resto. Essa si può enunciare completamente in simboli così : feqFN,, . a, m, «eNi . g = [^, q n^ lO i(a;()).0. .(1 + ^)" -1 2 [/•, 0-{ma - 1)] - « 2 |y(m) | r, 0-(m - 1)] - — 2 ( ^^^ ) A^-i[/-(aa;) ! x\m — A'-^f[ax) 'x]Oi\ r, l-«) e m ~^^^ a"^' Med A"-if 0-[(w + m -~ l)a -n — ì\. 396 G. PAGLIEKO Se la funzione f si annulla per ogni valore della variabile a partire da ma, e quindi è pure nulla ogni differenza di /" a partire da ma, allora nella (1) le prime due sommatorie si pos- sono considerare estese da 0 ad oo , e la formula stessa diventa: (2) 2 (A No) = a V (A , No) ~ V {^'^^ A'-%() I r, 1-,^) + III. Le quantità ^^0, D/7O, D-^0;2!, ..., cioè i coefficienti delle potenze di z nello sviluppo di gz, si possono ottenere col me- todo dei coefficienti indeterminati. Poiché: 9^ (i+.)^-i 7^+c(|,2).^+c(;;,3)^^+:. l + c(l2). + c(l3).-' + ...| = l così, posto: ffz = Ao + A,z + A^s^ ^ segue : (Ao + Ai^ + A,z'' + ...) cioè: A» I + [a. V + A.C (i, 2)] - + [a, I + A, 0 (1, 2) + + A„c(J-,3)]^' + ... = l e quindi: A»i = l A.Ì + A,C(Ì2) + A„0(1 8) = (. ecc., ecc. Di qui si ricavano successivamente Ao, Ai, Ao, etc. RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 397 Trascrivo dal Text-Book de l'institut des Actuaires de Londres (deuxième partie, Opérations viageres) le espressioni di A,, ..., A7: Ao = ^0 = a A,= %o = a—1 2 X,= 2 ! a*-l 12» X,= D'ffO _ 3! ^ 24rt. K = l)V/0 _ 4 ! ~~ («2 — l)(19a2— 1) 720«^ A5 = 5! ~ («•^ - 1) i9à^ - 1) 480«'' A,- 6 1" ~ (a- — l)(863a'' — 145a- + 2) 60480a'* . _ D^^O _ (g^ — l)(275(i*-61a^ + 2) ^ ~ 7 ! ~ 241 920^^ Lo stosso Text-Book dà pure i valori numerici di A^, ..., A7 corrispondentemente ai valori 2, ..., 11 di a, cioè di A^. Mi ser- viranno nelle applicazioni i valori di A per i valori 5 e 10 di a ; sono i seguenti: A„ A.i -A« A, 5 ; 2 , 0,4 10 ' 4,5 0,825 0,2 ; 0,1264 0,0896 I 0,068032Ì 0,054080 0,4125| 0,261113! 0,185419| 0,141028! 0,112288 IV. Osservazione. — Se nella (1) si pone n = m= 1, si ha: /"O -f/'l + ... + /•(« — 1) = afO + Ai(/rt — fO) -\- A^a^ ove u è un valore medio fra quelli di A^ per i valori da 0 ad (i — 2. 398 G. PÀGMEUO Aggiungendo fa ai due membri, si ottiene: /O 4- A + -. -f A - (« - Ai)/-0 + (1 + k,)fa + k,ahi e poiché Al =: (a — l)/2 , Ao = — (a^ — l), (12a), segue ; /t, + ^1 + ... + /■„ = („+ I) '•«i^ _ f(f?Lii) „. Si ha così il seguente teorema, enunciato nel " Formulario Mathematico „ a pag. 134, e dimostrato dalla Prof. Dott. Pey- roleri nella Nota già citata : aeNo ./€qFO*"a . Q, 2(^, 0-«) - (« + 1) ^'4^ e - C(a _|_i^3)MedAyo-(«-2) _ Dovendo calcolare mediante la formula di Lubbock col resto la somma dei valori della funzione D., = r^'^V,. quando x varia fra due interi // e 2:, o da y in poi, occorre esprimere la diffe- renza di ordine n di essa funzione mediante le differenze della sola V.o. Si ha il seguente teorema, che si può dimostrare facilmente: /"eqFNo . ceQ r^ 1 1 .x, weNo . y. A"(cfx|a;)a; = c^+"Ì C(«, r) (i - |-YA"-f:c| r, 0-« . " Essendo f una quantità funzione dei numeri interi, e una quantità positiva diversa da 1, x un intero qualunque, allora la differenza di ordine n della funzione c'fx. in cui varia x, per il valóre x, vale: k'fx + « (i - f ) A-A- + *'\7-ii (1 -^ D'a-'à + ... + + „(i-i)"-V + (i-|)> KKSTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 399 Applicando questo teorema alla funzione D, . poiché 1 — r = = l-(l+0 = — ^ segue: A"D.. = r-^-" y [(— 1)' C (w. r) ^' A"-' V, | r, 0-w] . Ho calcolato le differenze 1^ 2*^, 3% 4*= dei valori di V^,. dati dalla " Statistica Italiana „ del 1901, per la popolazione ma- schile (Vo= 100000, V^i„i=:0); le l'' sono naturalmente nega- tive, le altre sono parte positive, parte negative, e, considerando le età da 7 anni in poi. si ha: massimo valore assoluto delle A = 2008 . ^'= 169 . ^''= 60 „ A^= 58 Quindi, applicando la formula di Lubbock col resto per cal- colare una somma di valori di r~^V,. , conviene fermarsi alle differenze prime, cioè porre ti = 2. In tal caso il resto K è della forma: ove u è un valore medio fra quelli assunti dalla differenza 3* di r~''V.,. da // in poi, se r~^V,, è il primo termine della somma. Poiché, per la formula precèdente, la differenza 3* di r'^'X ,. è: r-- -3 (A3V ,. — 3^A2 V.,. -f- 3e2ÌÌV.,. — m.^) segue che u è in valore assoluto minore di: r-y-^ (60 -|- 3 X 170« + 3 X 2008^=^ -f 100000/=^). In particolare, se il tasso d'interesse è il 3,50"/,,, cioè ^ = 0,035, u è minore in valore assoluto di 90(l,035)~*~^ Ad esempio, calcolo la somma dei valori della funzione D.,; da 51 anni in poi, applicando la formula (2). Posto nella (2): ^a;=:D5i .,, rt = 5, m = 10 , n = 2 400 G. PAGLIERO si ha: D51 + D,,2 f D53 -f ... - 5(D5i 4- D5, ~f D,i + ...) - A1D51 - -A2(D5«-D5i)+1250A3U ove : Al = 2, A2 = -(»,4, A3 = 0,2, ed il è compreso fra: — yO(l,0:3.5)-5i e 1)0(1,085)-°* cioè fra — 14 e 14. Quindi il resto è compreso fra — 3500 e 3500. Mediante la tavola dei valori di r~' e quella dei valori di V,., si trova che il secondo membro, a meno del resto, è 124000 circa. Dunque la somma cercata è 124000 più o meno una fra- zione di 3500: V (D,l.r, 51-100) = 124000 ±93500. Quindi il valore attuale della pensione annua unitaria dif- ferita di 32 anni per una persona di 18 anni, è: ^{Da: I X, 51-100) 124000 + 6.3500 o , , un 1 D;^ = 86207''^ " ~- ^'^ ±^*^'l cioè è compreso fra 3,3 e 3,5. L'approssimazione è pili che sufficiente, se si tien conto della variazione che presentano le cifre di V, dopo la prima, quando si confrontano le statistiche di varie nazioni, non solo, ma anche le statistiche di una stessa nazione nei vari censimenti. Credo però utile di citare qui una formula data dal '' For- mulario Mathematico „ (pag. 131, prop. 3' 4), che si presta be- nissimo al calcolo della somma di valori della funzione r'^V,. . E la seguente: u,ben . h >> a . ceQ ^^ 1 1 . ftqFw'h . 3. j:[crx\x, a-{h - 1)] = If^^I^ _ ^^^ V [el:^fx\x, a-{h - 1)]. RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 401 Si dimostra così: A (c'fx \x)x = c'-'Afx -\- fxù^c' = cd'ù.fx + [e — \yfx da cui : c'fx — -^ A ic'fx '■x)x— \ c'Mx ; facendo variare a; da r/ a ò — 1 , sommando, ed osservando che la somma delle differenze di d'fx vale c'fh — c"f(( , si ottiene la proposizione enunciata. Applicandola alla funzione r~'V,, poiché r~^ (/~^ — 1) = = 1/(1 _,•) = — 1/^, si ha: V [r-^V.,';r, a-{h—ì)\ = y (r-°+'V„ — >•-"-'¥,,) + + |v|,.-AV., x,a-[h-\)\. Poiché la funzione V, é nulla per ogni valore di x supe- riore all'età estrema della vita umana, si può scrivere: V [r-'V.,. I ^, a + No] - ]~ »- -^' V. + | V [r-^A V.,.. i ;r, a + NoJ ed applicando n-\-l volte successivamente tale formula, risulta: V [r-V... ! X, a + Noi = ''7"' I (| A'T,, | /•, ()-n) 4- -f ,..l,I('--^A- V„/x,a-l-No). Ripeto il calcolo di X t''"'^.. variando x da 51 in poi, ap- plicando questa formula per n ^= 8. Si ha: V [r-'^y....'x, 51 + xNo) = 7" (V,, 4- ]- AV51 + ^ A^V.i + + j, A3V,,) + ^^ X (r-^AHM-r, 51 + No). Supporremo sempre che sia t = 0,085, e che i valori di V,, 402 G. PÀGLIERO siano quelli dati dalla tavola della " Statistica Italiana „ del 1901. Maschi. In tali ipotesi si ha: V51 = 51420 AV5i = — 745 J AV.,1 =—21285 An^i = — 45 ^ A-V,i = — 36784 AT,, = 89 [ An%, — 909620 Somma = 908021 r--"0 — 0.17905:-; ... '""'" = .^.1 158 ... t e quindi: 4619000 < '■'- (Y51 + ... 4- l À3V51) < 4620000 . Dobbiamo ora calcolare: La somma fra parentesi si calcola abbastanza facilmente, perchè delle diifererize qiiarte di V5, , T52, ..., 4 sdrio nulle, 32 sono inferiori a 10 in valore assoluto e delle rimanenti la piìi grande in valóre assoluto è — 53. Prendendo i valori di r~' con 6 cifre decimali ed in difetto, eseguendo i prodotti per le A* di V e sommando, si trova — 6,744627 ; poiché la somma delle A"* positive è 260 e la somma delle A' negative è — 299, segue: — 6,745 < r-^iAn^r.i + r-^^-'A^V,, + ...< — 6,744 e quindi: — 4495000 < \ {r-'^'A^Vr,, -f r-^^-'An'.,, + ...) < — 4494000. KKSTO NELLA FORMULA IH LUBBOCK 403 Dunque la sonima cercata sta fra 4619000 — 4495000 e 4620000 — 4494000, cioè fra: 124000 e 126000 e quindi vale 125000 più o meno una frazione di 1000: Kr-n^Ja-, 51 H- No) = 125000 + 61000. Le tav'ole di commutazione danno: I(r-^V.,. X, 51 + No) = 125124. VI. Calcolo, come altro esempio, la somma dei reciproci dei quadrati dei numeri inteii da 100 a 199 mediante la formula di Lubbock col resto dopo le differenze seconde. Posto nella (1): si ha: 100*^ 101- ^ 1 199- I.IOO- ^ 110- ^ ••• I 190-/ ' ^210- 2002 1102 l'i 00-/ ^ H22O- 210- '200^ 120- ' 110- 100-j + lO^'A^H ove Al = 4,5, Ao = — 0.825, A3 = 0,4125, A^ = — 0,26 ..., ed u e un valore medio fra quelli assunti dalla differenza 4^ di Ix- per i valori da 100 in poi. Ma la differenza 4" di 1 x- vale: t{x -f Ij ... {x + 4) [x "^ a' -fi ">" - ^'x + ij 404 i). PAGLIEKO quindi il resto è negativo e minore in valore assoluto di; 10^ y 0.3 X 5 ! 1006 < 0,000004 Con 6 cifre decimali, per difetto, e con errore minore di un'unità del 6" ordine, si trova: l'I I 10 I 4- 10 ^ 0 005389 100-^^ 110-^ ^ - ^ 190^ ",'J^'3o5J Ai(...) 'r A2(...) + A,{...) = - 0,000351 somma = 0,005038 Dunque il 2" membro, a meno del resto, è compreso fra: 0,005037 e 0,005039 e poiché il resto è negativo e minore in valore assoluto di 4 unità del 0" ordine decimale, si conclude che la somma cer- cata è compresa fra: 0,005033 e 0,005039 cioè, con 5 cifre decimali , per difetto e con errore minore di un'unità del 5" ordine: y (^ \x, 100-199] = 0,00503 . VII. Se nella (1) si sostituisce ad f la funzione /'( 1 in cui varia x, si divide tutto per a, poi si passa al limite per a ten- dente ad X), si ottiene il valore dell'integrale: (8) S(/-,O-;;0 = 2r/",O-{/M-l)]4- + 2 [c,.(A'-i/"/H — A'-yo) i r, 1-«1 + mc.,,in RESTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK 405 ove Cr è il limite di k,.'a per a ^ x. cioè è il coefficiente di z" nello sviluppo di ^/log(l-}-2), ed u è un valore medio fra quelli che assume la derivata di ordine n -\-\ dà f nell'intervallo da 0 ad m + « — 1 . I numeri e soddisfano alle condizioni: ' 2 = {) C\ _|_ Ci 2 "^ 3 = 0 etc, etc. Dimostrerò questa formula per via diretta, senza che oc- corra supporre la continuità di /", la quale ipotesi invece è ne- cessaria quando si ottenga la formula passando al limite in quella di Lubbock col resto. Inoltre la dimostrazione diretta dà una semplice espressione dei numeri e. Siano n ed m due numeri interi positivi, e sia f una fun- zione definita assieme alla sua derivata di ordine n-\-\ in tutto l'intervallo continuo da' 0 ad n -\- m — 1. Allora, se re è un va- lore qualunque di tale intervallo, la formula d'interpolazione per le differenze finite data dal Mercator e completata col resto dato da Cauchy (I) ci dà: fx=fO + xAf()-{-C{x, 2)A2/'0 -f ...^C{x, 7iWfO + C{x, u + 1)1)"+^^ ove z è un valore dell'intervallo considerato. Brevemente: fx = /"O + V [C [x, r)ò:fi) I r, \-n\ -|- C (.r, ìt + l^-^fz ■ Integro fra i Jimiti 0 ed 1, e pongo: c,. = ^G{x,r)\xAr\]. Si avrà: S (/•, (r 1) = fi) + v(c,.ArO I r, 1-^0 + c,,^iw ove u indica un valore medio fra quelli di 1)"*^ nell'intervallo da 0 ad n. 406 G. PAGLIERO Analogamente: Sif, r 2) = A + S (cA-n I r, l-n) + c,,^,H, S(f, 2-3) = /■2 + V (cvAr2 ! /•, V'n) + c,,^,u, etc; S[/, {m- irm] = f{m~l) + V [cvA'/Im- 1) | r, l-'n] + c,.+,u„._, ove i<,.€MedD"+i/'';-"(>i + r). Sommando queste eguaglianze a membro a membro, osser- vando che: A'/O + A'/l f- ... + Ay{m — 1) = A'-i/'jM — A'-^fO e che la somma degli u si può porre sotto la fornia mu, ove w indica un valore medio fra quelli di 0"+'/" nell'intervallo da 0 ad n-\-m — 1, si ha appunto la (3). La formula si può enunciare completamente in simboli cosi : 7n,ti e Ni ./; D"+Y'€ q F 0" (m-j-n - 1) : reN^ . 0,..(!,.= S| C{x,r) \ a;,0" 1] : o . S(/-,(rm)-V|/,o-(m-l)]- -£ [c,(A'"i/-m — A'-i/"0)|r, l'-n] €mc,,+,MedD''+'f'(r{?n + n — 1). Essa ha molta analogia colla formula data da Eulero nel 1732 e da Mac Laurin nel 1742, detta formula di Eulero- Mac Laurin, completata col resto da Jacobi nel 1834, la seguente: S(f, 0-m) =lfOi-^ [f, l-{m - 1)] + ] fm + + S [^~ ^^^ (^ ! ^^'^"'^'^' ~" ^'^""'^"'^^ ' ''' ^"^'' ~ ^^] + -|- S 1 Barn [x, 2n) I [D2y(/- - x) \ r, 1 -m\ \ x, 0" 1 ( . In questa i coefficienti numerici B,.'(2r)! sono i coefficienti di z nello sviluppo di z!{e- — 1), mentre in quella i coefficienti numerici e,, sono i coefficienti di z nello sviluppo di 2 log(l-|-2). RESTO NEIJ.A FORMULA DI LUHBOCK 4^y' I coeftìcienti e, si calcolano facilmente ; ad es.: Ci = S [C {x, 1 ) X, ^ri\=^ S {x 1 X, (V 1 ) = 2 e, == S[C(.r, 2)>, , ir 1 1 r= -1 S [x{x - \)[x — 2) [ a;, 0" 1 1 = c, = S [C{x, 4) ■' X, ir 1 1 ---= ?^ S |.r(x — l){x— 2){x — 8) | x, 0" 1] = 24 1/1 3,11 .,\ 19 24 \5 2 "T" 3 '^/ 720 etc. Si può verificare che essi sono appunto i coefficienti dei termini di grado più elevato nelle espressioni di Aj, Ag, ...(III). Osservazione. Se nella formula ora dimostrata si pone ìi=l, si ottiene il teorema: meNi./", D-yeqF(rw, .0. ^if, o'^'») - l A3 "21/, i-0«- D] - } fni e — ^2 wMedD-y'O^»^ E questa la formula di quadratura detta dei trapezii. Vili. Calcolo la 7 ^ | x-, lOO"'" 199] colla formula (3), prendendo il resto dopo le differenze prime. Posto nella (3): ^■^=aooT^' '^' = 100, n = 2 si ha : y;(^ k, 100-199) =^['^\x, 100-200) - ~ ^1 \2W^ ~ 100-J "~ ^2(2012 ~~ 200-^ ~ lOP "^ lOOV ~^^^^ u 408 G. PAGLIERO — RETTO NELLA FORMULA DI LUBBOCK ove Ci =^1/2, c, = — 1/12, c^-= 1/24 ed u è uno dei valori che assume la derivata 3^ di \lx- quando x varia da 100 a 201. La derivata 3* di I/a*- vale — 4!.r~^. quindi il resto è po- sitivo, e minore di 1 100^. Si ha poi: S(Ì l-'l^>^»^200) = ^J^ -4=0.005 - 4.L - é^ - L. + lù\ = 0.00000014... 100'^ 101-2 200^ ' 20 IV somma = 0,00508764... Dunque il valore di > ( .^ \ x, 100"'"199|, a meno del resto, è compreso fra: 0,00503764 e 0,00503765 e poiché l'errore è positivo e minore di un'unità dell'ottavo or- dine decimale, si conclude che tale somma è compresa fra: 0,00503764 e 0,00503766 cioè, con 7 cifre decimali, per difetto e con errore minore di un'unità del 1^' ordine: ( V I •»• 100-199) = 0,0050376 Così, mentre colla (1), usando due ordini di differenze, si avevano solo le prime 5 cifre decimali della somma, la (8) ci dà 7 cifre decimali, pur tenendo conto delle sole differenze prime, e con un calcolo di gran lunga pili rapido. 8i può anzi affermare che l'ottava cifra od è 4 od è 5. F. GIOLITTI - F. CAUNEVALl — SULLA CEMENTAZIONE, ECC. 409 Sulla cementazione degli acciai al nichelio. I. Nota .li F. (ilOLITTl e F. CARNEVALI. (Con 1 Tavola). In una serie di note, pubblicate nello .scorso triennio (1), abbiamo studiato il processo della cementazione degli ordinari acciai al carbonio, proponendoci sopra tutto di determinare in qual modo varino — col variare delle condizioni nelle quali si compiono le cementazioni e gli ulteriori trattamenti ai quali l'acciaio cementato è sottoposto — la concentr'azione e la disfri- bìizione del carbonio nelle zone cementate. Nelle numerose altre ricerche sperimentali — antecedenti alle nostre — delle quali è stato oggetto il processo della ce- mentazione, i vari sperimentatori si sono proposti quasi esclu- sivamente due problemi: dei quali il primo ha per oggetto lo stabilire quale parte spetti nel processo della cementazione al- l'azione diretta del carbonio solido sul ferro, e quale, invece, ai gas carburanti: ed il secondo consiste nello studio delle re- lazioni che passano fì'a la profondità raggiunta dalle zone ce- mentate e le condizioni (di tempo, di temperatura, di composi- zione del cemento,... ecc.) nelle quali si compie la cementazione. — Soltanto incidentalmente troviamo in due o tre di quei la- vori (2) i risultati di alcune determinazioni di carbonio, eseguite sopra vari strati successivi di una stessa zona cementata; risul- tati i quali — se convenientemente completati e rnterpretati — avrebbero permesso di trarre qualche conclusione intorno alla (1) Y. " Gazzetta Chiuiiea Italiana „; " Rendiconti delia R. Accademia dei Lincei ,; " Rendiconti della Società Chimica di Roma ,; " Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino ,; " Rassegna Mineraria ,, anni 1908-1910. (2) V. ad esempio la classica memoria di R. Mannesmann C Verliand- lungen des Vereins zur Beforderung des Gewerbfleisses „, 1879), e l'inte- ressante lavoro di Arnold (" The Journal of the Iron and .Steel lustitute „, 1898, II). Aiti della R. Acrademia — Voi. XLVI. 26 410 F. GIOLITI! - F. CARNEVALI ilistribuzione del carbonio nelle zone cementate. — Invece, in nessuno dei lavori pubblicati anteriormente ai nostri, abbiamo trovato altra considerazione intorno alla distribuzione del car- bonio nelle zone cementate, all'infuori della constatazione pura- mente qualitativa — ed ovvia a priori — che nelle zone cemen- tate — qnalunque siano le condizioni in cui esse sono state preparate — la concentrazione del carbonio va diminuendo a mano a mano che si pi'ocede dalla supertìcie agli strati più profondi. Ola le nostre ricerche più recenti — che abbiamo citate poco fa — ci hanno permesso di stabilire: 1) Che la concentra- zione e la distribuzione del carbonio nelle zone cementate pos- sono variare entro limiti larghissimi col variare delle condizioni nelle quali si compie la cementazione (e specialmente colla na- tura del cemento, colla temperatura ecc.); col variare delle condizioni nelle quali si compie il primo latfreddamento del pezzo cementato ; col variare dei successivi trattamenti termici ai quali il pezzo cementato viene sottoposto;... ecc. — 2) Che le proprietà meccaniche dei pezzi cementati e temprati (ed in special modo la loro resistenza all'urto) dipendono assai più di- rettamente dalla concentrazione e dalla distribuzione del carbonio negli strati successivi delle loro zone carburate, che non dalla profondità della cementazione, o da ogni altra caratteristica. — 3) Che operando in determinate condizioni e usando cementi determinati, si possono ottenere zone cementate nelle quali — oltre alla profondità — la concentrazione e la distribuzione del carbonio sono tali da conferire al pezzo cementato le proprietà meccaniche che lo rendono meglio atto a compiere il lavoro al quale è destinato (1). Ciò posto '^ e data l'importanza pratica dei primi risultati, i quali hanno già trovato larga applicazione nella tecnica — è evidente l'interesse di estendere le ricerche compiute sugli acciai al carbonio, agli acciai speciali; e sopra tutto a quelli attual- mente più adoperati nelle industrie meccaniche. Tali licerche — necessariamente lunghe e laboriose — abbiamo già iniziate (1) Su questo punto abbiamo già raccolto un abbondante materiale sperimentale tecnico, che pubblicheremo in seguito. SULLA CEMENTAZIONE DEGLI ACCIAI AL NICHELIO 411 fino da molti mesi addietro. — Di esse conmiiichiamo ora quella parte dei risultati che si riferisce alla cementazione degli acciai al nichelio, eseguita con cementi gassosi puri, sotto la pressione atmosferica ordinaria. — Questa serie di esperienze è* parallela ad una delle prime serie di ricerche da noi eseguite sugli acciai al carbonio (1). I risultati delle ricerche sulla cementazione degli acciai speciali appartengono a due classi nettamente distinte. — «La prima di esse comprende i risultati atti a fornire indicazioni intorno all' andamento del processo della cementazione, per sé stesso: e ad essi si ricollegano tutte le considerazioni relative sia alla teoi-ia che alla pratica della cementazione. — Il secondo gruppo comprende le deduzioni che possono trarsi intorno alla natura e alla costituzione degli acciai ternari, in base all'osser- vazione delle zone cementate: nelle quali — variando il car- bonio da punto a punto secondo una legge determinabile speri- mentalmente — ci si presentano le strutture corrispondenti ad intieri tratti continui della porzione piìi interessante del dia- gramma del sistema ternario costituito dal ferro, dal carbonio e dal metallo " speciale ... Riservandoci di far conoscere piìi tardi i risultati di questa seconda classe di osservazioni, ci limitiamo ad occuparci ora di quanto riguarda piìi direttamente l'andamento della cementa- zione degli acciai al nichelio. Come materie prime, abbiamo adoperato acciai al nichelio, gentilmente fornitici dal Sig. Paul Girod. — Tali acciai — fab- bricati al forno elettrico Girod, nelle officine della " Compagnie des Forges et Aciéries Electriques Paul Girod ., di Ugine — avevano le seguenti composizioni: 1) Acciaio A): che distinguerenio in seguito come acciaio al 2 " 0 di nichelio: Nichelio 2,03 «/o Carbonio 0,10 o/o Silicio 0,26 % Manganese 1,38 ^'q (1) GiowTTi e Carnevali, " Gazz. Chimica ital. ,. 190y, II. pgg. 309-361 412 F. GIOLITTI - F. CARNEVALI 2) Acciaio B): che indicheremo in seguito come acciaio al 3 ° 0 di nichelio: Nichelio 2.92 o,, Carbonio 0,11 ^o Silicio 0,085 "^'o Manganese 1,34 ^Iq t 3) Acciaio C): che indicheremo in seguito come acciaio al 5 *^/o di nichelio: Nichelio 5.02 % Carbonio 0.118 «/o Silicio 0,20 o/„ Manganese 1.53 ^ ^^ 4) Acciaio D): che indicheremo in seguito come acciaio al 25 ° 0 di nichelio: Nichelio 24,92 *>/„ Carbonio 0,17 '^'o Silicio 0.10 % Manganese 3.46 ^,o 5) Acciaio E) : che indicheremo in seguito come acciaio al 30 ^jo di nichelio : Nichelio 29.80 % Carbonio 0,06 "'o Silicio 0,10 «/o Manganese 1,35% Tutti questi acciai non contenevano che tracce di zolfo e di fosforo. Come cementi gassosi adoperammo successivamente l'etilene e l'ossido di carbonio puri: le precedenti esperienze (1) avendo dimostrato che le cementazioni ottenute con essi costituiscono i " tipi „ ai quali possono riferirsi j risultati ottenuti mediante (1) V. GioMTTi e Carnevali, loc. cit. SULLA CEMENTAZIONE DEGLI ACCIAI AL NICHELIO 418 molti altri gas caibiiraiiti. — Adottammo — sia per la preparazione e la puriticazione dei gas, che per l'esecuzione delle cementa- zioni — dispositivi sperimentali completamente analoghi a quelli già descritti nelle note precedenti (1): talché stimiamo superfluo darne qui la descrizione. — Accanto ai cilindretti di acciaio al nichelio — delle solite dimensioni di 10 nim. di diametro per 100 mm. di lunghezza — collocammo sempre nella camera di cementazione un cilindretto di acciaio dolce al carbonio, della seguente composizione: ( •arbonio 0,06 <^'o Silicio 0,04 <>'o Manganese O./w^'o Zolfo 0.O2 0 0 Fosforo 0.02 ^^;'o L'esame microscopico — e talora l'analisi chimica — di questo cilindretto, ci peimise di controllar sempre — in base ai l'isultati delle numerosissime esperienze eseguite precedente- mente sullo stesso acciaio — l'andamento normale delle cemen- tazioni. Compiuta la cementazione, lasciammo raffreddare lenta- mente i cilindretti nel forno stesso: poi — dopo averli opportuna- mente rettificati — ne tagliammo, al tornio, una serie di strati coassiali dello spessore di due decimi di millimetro ciascuno. — Raccolto a parte il materiale costituente ciascuno strato, vi de- terminammo il carbonio per pesata, col metodo di Corleis, se- parando prima il ferro mediante la soluzione di cloruro doppio di rame e potassio. — In generale facemmo due determinazioni per ogni strato. Il taglio degli strati successivi non presentò alcuna diffi- coltà allorché l'acciaio costituente gli strati stessi apparteneva ad una delle serie estreme degli acciai al nichelio: la serie degli acciai perlitici o quella degli acciai a ferro t (poliedrici). Ciò che accadde — naturalmente — per gli acciai al 2 e al B '^'q di nichelio, che si mantengono perlitici anche ai tenori di car- bonio più elevati raggiunti nelle zone cementate; e per gli acciai (1) V. sopratutto la nota or ora citata. 414 F. GIOMTTI - F. CARNEVALI al 2') 0 al 30% di nichelio, nei quali il ferro t si presenta anche pei bassi tenori di carbonio. — Al più, le zone più car- burato dell'acciaio al 2 % e al 3 % di nichelio e quelle meno carburate dell'acciaio al 25 *^'o di nichelio, possono presentare le strutture " miste „ caratteristiche delle due " zone di transi- zione „ del diagramma di Guillet (1). In modo differente si comporta l'acciaio al 5 % di nichelio; il quale — secondo il diagramma di Guillet — nelle zone a tenore di carbonio inferiore al 0,85 "/o è perlitico: nelle zone in cui il tenore di carbonio varia da 0.85 a 1,05 *',o lia struttura mista; mentre pei tenori di carbonio superiori ad 1,05 % è martensi- tico, e quindi fragile ed inattaccabile agli utensili più duri. — E realmente i cilindretti di acciaio al 5 ^Iq di nichelio cemen- tati con etilene — nei quali, come fra breve vedremo, il tenore di carbonio degli strati supei-fìciali supera l'I.l ° „ — risulta- rono costituiti da martensite pura, e del tutto inattaccabili agli utensili più duri. — Senonchè. sottoponendo le provette — im- merse nella polvere di carbone, in ambiente chiuso — ad un prolungato riscaldamento a 600" seguito da un laffreddamento lentissimo (circa 100" C. all'ora), giungemmo a conferire la strut- tura '• mista „ (ferro a. perlitf e martensite) (2), e quindi a rendere attaccabili all'utensile, gli strati esterni di quei cilin- dretti, nei quali (come fra breve vedremo) la concentrazione del cai bonio supera l'I,! '^o- Ci limitiamo, per ora, a constatare questo fatto, sul quale — e su altri analoghi — avremo occasione di ritornare in seguito. Facciamo, però, notare fin d'ora che esso conduce ad un sensibile spostamento della linea di demaicazione fra gli acciai perlitici o gii acciai martensitici (almeno nella regione degli acciai ipereutectici) del diagramma di Guillet: almeno quando questo voglia intendersi riferito agli acciai al nichelio (1) V. (4uiLT,KT. Les (iciers xpécùix.r, I, ])a